Capitolo 17: Simmons&Fitz
Quella notte dormii pochissimo.
Le parole di Ryan avevano continuato a seguirmi, fino a rendermi inquieta.
Una piccola voce dentro di me mi sussurrava che probabilmente avrei dovuto iniziare a parlargli chiaramente, perché probabilmente stava iniziando a provare quello che ormai io provavo da tempo.
C'era però la parte realistica di me che mi impediva di fare tutto, per non spezzare quello che aveva già diverse crepe.
Mi girai e rigirai verso l'area verde del campus, alla ricerca di Ryan.
Perché sì, era vero che non era opportuno parlare di quello che provavamo, ma dovevamo comunque parlare di Aiden e del suo futuro.
Lo ritrovai a parlare con Callie. Sentii lei parlare ad alta voce, piuttosto arrabbiata. - L'ho già detto - disse. - Per lei non sta succedendo niente, ma sappiamo tutti la verità. Ragazzi, io vi voglio bene, ma Daniel... deve iniziare a sapere.
Ryan scosse la testa. - No, è tutto sotto controllo.
- Come puoi dire una cosa del genere?! - sbottò lei. - Non lo è!
- Questo fallo decidere a me, che mi ritrovo all'interno di questa situazione. Tu sei solamente... una spettatrice poco gradita.
Callie prese fiato per insultarlo.
- Ragazzi.
Callie sussultò e si girò verso di me. Ryan invece si irrigidì, senza guardarmi.
- Che cosa sta succedendo? - chiesi io.
- Ho paura che Daniel possa scoprire qualcosa - rispose subito Callie. - Su voi due.
Ryan strinse i denti, accentuando la mascella.
- Puoi stare tranquilla...
- No che non sto tranquilla - ringhiò lei. - Mi pare evidente che le cose tra voi si stiano facendo sempre più serie. Tutto è, tranne che sotto controllo.
- Io mi vedo con Katy - se ne uscì Ryan. - Quindi le cose tra me e D sono tutto, tranne che serie.
Il mio cuore sembrò aver preso un cazzotto. Trattenni il respiro e lo guardai, ferita.
- È il tuo migliore amico - disse lei, rabbiosa.
- Proprio perché è il mio migliore amico, sto cercando di rendere le cose più semplici possibile - replicò Ryan, senza guardarmi minimamente.
Callie rise. - Ma credi veramente alle cose che dici?
- Non so più come dirtelo - continuò Ryan. Si avvicinò a Callie ed a bassa voce disse: - Mi scopo Katy e la cosa mi va più che bene. Sono più che soddisfatto della mia vita sessuale in questo momento.
Le lacrime fecero capolino.
- Il tuo sbaglio è proprio...
- Callie, basta - la interruppi io, guardando a terra. - Sai bene come stanno le cose.
- Io non voglio più coprirvi - mormorò lei, con le lacrime agli occhi. - Io e Daniel stiamo insieme. E per quanto possa volerti bene... Questa situazione mi sta distruggendo.
- Ti stai penando inutilmente - continuò Ryan, freddo come non mai.
Ripensai alle parole di Ryan, solo del giorno prima.
Il Ryan perso era lontano chilometri dal ragazzo che avevo difronte quel giorno.
Callie si girò e se ne andò. Il mio primo istinto fu quello di correrle dietro, ma mi ricordai di dover parlare prima con Ryan.
Ryan ed io rimanemmo fermi per molto tempo, a guardare un punto indistinto lontano da noi.
- Dimmi, Deitra - disse poi.
Mi girai verso di lui ed iniziai ad osservare il verde della maglietta che aveva addosso. - L'hai già fatto buttare fuori?
- Non è così semplice - replicò lui, sistemandosi i capelli. - Ma sono molto propensi a farlo, sì.
Scossi la testa. - Devi fermarti.
Per la prima volta dal giorno precedente, decise di guardarmi. Tuttavia, non volevo far emergere niente, e sapevo che se mi avesse guardato negli occhi avrei buttato giù ogni muro. Per lui. - Fermarmi? E per quale motivo?
- Ieri mi hai detto che non devi sapere, quindi non chiedere - risposi io, decisa.
Lo sentii cercare in ogni modo di attirare i miei occhi. Scosse la testa e si mordicchiò il labbro inferiore. - Non mi fermo.
Trasalii. Chiusi gli occhi, sentendoli sempre più umidi. - Devi farlo.
- Non devo fare proprio niente - replicò aspramente lui.
- Fermati. Ti devi fermare.
Rise, nervoso. - Col cazzo.
Alzai gli occhi su di lui per fulminarlo. Un sorriso vittorioso gli stava illuminando il viso. Non staccò gli occhi dai miei, sfidandomi. - Ryan.
- Deitra.
- A che gioco stai giocando? - chiesi io.
- Oh, è un gioco molto divertente. Si chiama "buttare fuori dalla tua vita quel figlio di puttana".
Aggrottai la fronte, confusa. - Peccato non sia affar tuo.
- Se vuoi lo facciamo diventare un affare di tuo fratello. Sono sicuro che potrebbe prenderla molto meglio di me - ribatté lui, quasi con cattiveria.
Sospirai. - Che cosa vuoi?
- Che cosa voglio? - chiese lui. - Da te non voglio niente.
- Allora smettila. Non esagerare - ringhiai io.
- Perché cazzo ti ostini a difenderlo? - chiese lui, rabbioso. Strinse le mani in pugni e fece per avvicinarsi a me, ma cambiò idea immediatamente. - Perché?
- Perché è assolutamente uno stronzo - risposi io, con le lacrime agli occhi. - Ma non voglio che la sua vita si distrugga ancora di più, solo per colpa mia.
Aggrottò la fronte e la sua rabbia svanì. - Non sarebbe colpa tua, D.
- Sì, invece - replicai io. Delle lacrime sfuggirono dal mio controllo. - È colpa mia, perché lui sta facendo tutto questo per me. Non voglio rovinargli la carriera universitaria. Fidati, la sua vita fa già schifo. Io... io... - Singhiozzai. - Ho paura di che cosa potrebbe fare a sé stesso ed a te... se dovesse essere cacciato.
Sembrò vedermi di nuovo, senza quell'ombra che gli offuscava la vista. - Deitra... Non piangere.
- Per favore, non costringermi a sopportare anche questo - dissi io, senza guardarlo.
Non disse una parola, in difficoltà.
- Non potrei farcela.
- Tu lo ami?
Sussultai ed alzai nuovamente lo sguardo su di lui. Aveva il viso turbato. Qualcosa nel suo modo di inumidirsi le sue labbra secche mi fece pensare che forse non voleva veramente sapere.
- Quello che mi chiedi...
- Ho bisogno di saperlo - mormorò lui, avvicinandosi a me. - Dimmelo.
- No - risposi io, determinata. - Non lo amo più da tempo, ma non voglio... non voglio vederlo ancora più sofferente a causa mia.
- Deitra, lui ti sta rendendo la vita un inferno - mormorò lui, alzandomi il mento, affinché potessimo guardarci. - Non sarebbe colpa di nessun altro, se non sua.
- Nella sua testa...
- Nella sua testa fa in modo che sia sempre colpa tua, perché non è in grado di sopportare altrimenti - mi fermò lui. - Ma questo non significa che sia giusto.
Scossi la testa. - Aspettiamo. Per favore.
Alzò il mento, restio.
- Ry - mormorai, guardandolo con occhi supplichevoli.
Sospirò. - Non gli darò altro tempo per riprendersi: o smette di fare cazzate, o se ne va da qua - borbottò.
Sorrisi, grata. - Grazie.
Mi guardò con diffidenza. Non era affatto convinto di quello che stava facendo, ma non sembrò avere altra opzione. - Non farmene pentire, Deitra. Perché adesso è stato lo schiaffo, il prossimo passo... ho paura che potrebbe essere mettere di nuovo in giro le tue foto.
Scossi la testa, nonostante i brividi lungo la schiena. - Non lo farà.
Strinse le labbra, affatto convinto. - Hai troppa fiducia in quel ragazzo.
- Dice di amarmi - mormorai io.
- Non sa nemmeno che cosa sia, l'amore - commentò aspramente lui.
E tu?
Lo guardai, curiosa.
Ma non avevo il coraggio di chiedergli niente.
- Smettila di guardarmi così - mormorò lui. - Hai avuto quello che volevi.
- Non ti sto guardando in nessun modo - ribattei io.
Rise, portandosi indietro i capelli. - Come no...
Nonostante il dolore, le parole forti che aveva rivolto a Callie, mi ritrovai a buttargli le mani attorno ai fianchi e stringerlo a me.
Sussultò e si irrigidì immediatamente. - Deitra - sussurrò lui, in difficoltà.
- Grazie, perché sei sempre in grado di ascoltare il mio punto di vista e comprenderlo - mormorai io, nascondendomi nell'odore della sua maglietta.
Ryan sospirò, per poi posare il mento sulla mia testa. - Mi risulta impossibile fare altrimenti - borbottò.
Lo strinsi ancora di più, in un gesto disperato di volerlo sentire più mio. Sembrò capirlo, perché smise di respirare per alcuni secondi.
Mi lasciò un bacio veloce sulla testa e mi costrinse a lasciarlo andare. Si girò e se ne andò velocemente.
Tornai a cercare Callie, per parlarle, e la trovai in biblioteca. Era china sui libri, intenta a mordicchiarsi il labbro inferiore, nervosa. Aveva lo sguardo fisso, a conferma del fatto che non stesse realmente studiando, ma semplicemente rimuginando.
Mi misi seduta accanto a lei. Fece finta di non accorgersi di me, ma la vidi irrigidirsi leggermente. - Andiamo a parlare di mio fratello? - le chiesi.
Sospirò. - Va bene - ringhiò, chiudendo i libri e dirigendosi velocemente verso la porta.
Alcuni ragazzi la guardarono, incuriositi.
Si appoggiò al muro del corridoio e mi guardò, arrabbiata. - Ti ascolto. Vediamo se sei più lucida di Ryan.
- Non penso sia giusto dirgli qualcosa... lo ferirebbe inutilmente. Ryan non vuole niente di serio da me e...
Rise. - Forse sei addirittura peggio di lui! - esclamò lei. - Almeno lui è convinto di quello che dice!
La fulminai. - Ti ricordo che è mio fratello. Tu potrai anche essere la fidanzata, ma lo sei da cinque minuti e vi conoscete da dieci. So cosa è meglio per mio fratello. Conosco mio fratello come le mie tasche e... potrebbe non fidarsi mai più di Ryan - borbottai io.
- E quindi preferite fare le cose di nascosto - continuò Callie.
- Calliope - la chiamai, arrabbiata. - Io e Ryan non facciamo niente.
- Sì, certo - ridacchiò lei.
- Scusami, non mi ero resa conto di averti invitato a guardarci - ringhiai io. - Quindi puoi crederci o meno, ma io e lui non ci baciamo da settimane. Quindi figurati altro.
- E che mi dici delle parole? Dei fatti?
Scossi la testa - Che vorresti dire? Non possiamo nemmeno parlare?
- Dipende da quello che vi dite - ringhiò lei. - Non prendermi in giro, Deitra. Perché il modo in cui vi guardate la dice lunga.
- Peccato che io lo guardi come sempre - borbottai io.
- Lui non ti guarda come sempre - sbottò lei. - Cazzo, addirittura uno stupido come Aiden è riuscito a capire che c'era qualcosa tra voi! Quanto pensi ci metterà Dan a capire? Già l'altra volta si è reso conto del modo in cui ti chiama Ryan...
- Come se fosse una cosa rilevante... - sbuffai io. - Ryan mi chiama per nome quando è arrabbiato per qualcosa, e lo fa anche Daniel.
Scosse la testa. - Proprio non vuoi capire.
- No, sei tu che non vuoi capire - ringhiai io. - Non ti ho mai chiesto di proteggermi, men che meno di tradire la fiducia di mio fratello per me. Io e Ryan non stiamo insieme, anzi lui preferisce stare con Katy. Io... beh, sto cercando di andare avanti.
- Pensi che non sappia che non lasci che Justin ti tocchi? - ringhiò lei. - Quel ragazzo parla fin troppo di quello che c'è tra voi due con Daniel.
Arrossii. - Sto comunque cercando un modo per...
- Il problema è che a Ryan non frega proprio niente di Katy.
- Smettila.
- No, smettila tu! - urlò lei. - Sei innamorata di lui e nemmeno lo ammetti!
Strinsi i denti, furiosa. - Non urlare con me. Non sai fare altro?
- No, non ci riesco, perché non riesci a capire quanto questa storia mi stia stressando! - continuò lei. - Mi sento continuamente tirata indietro da voi.
Risi. - Fanculo, non darmi la colpa per le tue malattie mentali che ti porti dietro dai tuoi genitori - dissi io.
Fece un passo indietro, ferita.
Mi resi conto di aver esagerato quando le sue lacrime fecero capolino, ma non dissi una parola per rimangiarmele. Perché era vero: aveva evidentemente dei problemi a legare, e non poteva dare la colpa a me per questo.
- Sei una stronza - borbottò lei.
- Una stronza che però almeno si prende le proprie colpe - ringhiai io. - E, mi dispiace, ma il tuo modo di allontanare mio fratello non fa parte di quelle.
Rimase in silenzio, con le lacrime agli occhi.
- Torniamo ad essere delle semplici coinquiline che si condividono Daniel - conclusi io. - Così evitiamo di arrivare alla parte in cui mi dai colpe per cose che non mi riguardano e di certo ti tolgo il peso insormontabile di essere a conoscenza del fatto che sono innamorata di Ryan. - Mi avvicinai a lei e mormorai: - Che oltretutto è quello che sanno tutti.
- Quello che gli altri non sanno è che Ryan prova qualcosa per te - ringhiò lei.
- E fino a quando questo non avrà effetti sul rapporto che lui ha con me... non sarà un problema. Come ti ho detto, stiamo tenendo le distanze.
- E lui non ti lascia decidere qualsiasi cosa, non è così?
Presi un respiro profondo. - Mi lascia decidere quello che mi spetta - dissi io. - E sì, mi ha detto che lascerà stare Aiden, perché Aiden è affar mio. Non suo.
- No, lui lascia stare Aiden perché tu glielo hai chiesto - mi riprese lei.
- Sì, perché mi vuole bene - continuai io.
- Non è solo bene, quello che prova - disse lei.
Mi allontanai da lei. Non lo conosceva nemmeno e pensava di sapere cose che nemmeno lui sapeva. Sospirai. - Ci vediamo a casa - la liquidai io.
- Se te lo stai chiedendo - mi fermò lei, afferrandomi il braccio. - No, non gli avrei mai detto niente a Daniel. Perché è questo quelle che fanno le amiche: si proteggono. Esattamente come tu hai fatto con me... ma soprattutto con mio fratello. Il minimo che possa fare è tenere segreta una cosa che, a mio parere, non dovrebbe essere fatta passare come una cosa negativa. E voi lo state facendo, continuando a tenerla segreta... la rendete solamente sbagliata.
Sorrisi tristemente. - E questa è la conferma che non conosci mio fratello.
La spinsi a mollare la presa sul mio braccio e me ne andai.
Riconobbi subito Michael dall'andatura e mi sorrise, quindi mi fermai per aspettarlo. Aveva una piccola busta in mano e mi ricordai subito del piccolo regalo che gli avevo fatto, quindi afferrai la mia borsa per prenderlo.
- Tieni! - esclamò, porgendomi la busta.
Sorrisi e, travolta dalla curiosità, aprii immediatamente la busta. Era una camicia bianca a pois neri. Lo guardai e risi. - Non ci crederai mai, ma ho già pronto il maglioncino e la cravatta! - esclamai. - Anche io ti ho fatto un regalo!
Prese la cravatta che gli avevo fatto e scosse la testa. - In perfetto stile Fitz!
Ridacchiai.
Mi osservò severamente. - Certo che io e te siamo proprio uguali eh?!
Strinsi le labbra in una linea fina ed annuii. Dovetti dargli ragione. In molti modi di fare eravamo simili. Entrambi eravamo abbastanza freddi all'inizio. Per fortuna però l'essere così simili non ci aveva fatto avvicinare in un modo diverso dall'amicizia.
- Non ti arrabbiare, ma poco fa vi ho sentite... Non mi intrometterò per nulla al mondo in questa storia - disse d'un tratto Michael. - Ma voglio che tu sappia... che per qualsiasi cosa, ci sono. E vorrei farti capire che dovresti pensare più a quello che provi tu, e meno a quello che prova l'amico di tuo fratello. Perché non sei meno importante e soprattutto i tuoi sentimenti non sono più importanti soltanto perché sono ricambiati. Io vedo come lo guardi, come non riesci a non cercare le sue reazioni e le sue emozioni... Ma dovresti dare più importanza alle tue.
Sorrisi. - Grazie, Michael.
Mi mise un braccio sulle spalle e disse: - Andiamo a lezione.
***
Per la festa di Halloween ci ritrovammo in una casa piuttosto grande. Quando arrivammo, il proprietario di casa ci accolse guardandoci con la fronte aggrottata. - No, voi non potete entrare - disse, fermando me e Michael. - Non siete travestiti.
Alzai un sopracciglio. - Siamo Simmons e Fitz - dissi io, fingendo indignazione.
- E chi sarebbero? - chiese poco interessato.
- Agents of Sheild - risposi io.
- Non fate paura, sembrate dei semplici sfigati - borbottò il proprietario di casa.
- Ah! - esclamai io. - Perché quella fa paura, vero?! - sbottai indicando una ragazza travestita da infermiera sexy con del finto sangue addosso.
Il proprietario ammiccò. - Almeno lei è interessante - replicò.
- Definiscimi "interessante" - ringhiai io.
- Entrate, mi avete già stufato - mi liquidò lui.
Lo guardai, schifata, ed entrai.
- Non ti smentisci mai - se ne uscì Callie. La osservai, poco interessata, e questo la fece sbuffare. - Non avercela con me. Stavo soltanto cercando di farti capire il mio dolore.
- Incolpandomi - aggiunsi io, schietta.
- Andiamo a bere, ragazze! - se ne uscì Michael, per interromperci.
Mio fratello ci raggiunse non appena mise gli occhi sulla mia coinquilina. - Sei spettacolare - disse, senza staccarle gli occhi di dosso.
Ben mi posò un braccio sulle spalle. - Ti trovo... piuttosto normale, per essere ad una festa di Halloween.
- Sono Simmons, di Agents of Sheild - dissi io. - Non devo per forza fare paura.
- Beh, io sono un essere umano in transizione... Sto per diventare un vampiro. Vedi? - chiese, indicando due puntini rossi. - Sono stato morso.
Trattenni una risata. - Bel costume - lo presi in giro io.
- Vuoi essere la mia prima vittima? - ammiccò lui.
Alzai gli occhi al cielo arricciando il naso.
Ormai anche Dan aveva capito che le intenzioni di Ben non erano serie, per questo fece finta di non sentire la nostra conversazione.
- Sono Donna - disse poi Callie.
Annuii. In effetti, il tubino attillato ed i capelli rossi ondulati erano un buon indizio. - E dov'è il tuo Harvey? - chiesi io.
Sorrise maliziosamente, vedendo Dan sempre più confuso, non conoscendo la serie televisiva. - Ancora non è arrivato - rispose lei.
- Scusami? - chiese Daniel, avvicinandosi a lei. - Chi è questo Harvey?
Risi e tornai in cucina a prendere qualcosa da bere e trascinai Michael con me, in modo che i due fidanzati potessero stare da soli. Michael fece una battuta su Dan che mi fece ridere, proprio mentre mi versavo altro da bere.
- D - mi salutò Ryan, avvicinandosi insieme ad un suo amico. - Ciao.
Gli sorrisi, nonostante il mio cuore avesse appena mancato come minimo un battito. - Ciao.
- Fammi indovinare - disse il suo amico. - Voi siete travestiti da...? Dammi qualche indizio.
- Siamo degli agenti - rispose Michael, attirando l'attenzione di Ryan, il quale sembrò interessato al costume del mio amico.
- Troppo vago - borbottò il ragazzo.
- Io sono un ingegnere e lei è una biochimica - disse Michael, indicandomi.
- Fitz - dissi io, indicandolo.
- Simmons - continuò Michael.
Gli sorrisi, complice.
- Agents of Shield - se ne uscì Ryan, sorridendomi. - Per un periodo non facevi altro che parlarne.
- Esatto! - esclamai io.
- Ok, ho delle domande per voi! - disse Callie, avvicinandosi a noi. - Mi sono documentata. "Dì la prima cosa che ti viene in mente. Cosa c'è in quella scatola?"
- "Questa è difficile, mi faccia riflettere... Il TARDIS" - risposi io.
- "Simmons" - replicò invece Michael.
- Fitz è il tuo migliore amico nel mondo! - disse Callie.
- "Già, beh... Per me sei più di questo" - aggiunse Michael, osservandomi.
- La prima legge termodinamica! - esclamò Callie.
Sorrisi. - "Mi piace pensare alla prima legge termodinamica" - recitai io, osservando Michael. - "Che nell'universo nulla si crea energia e nulla si distrugge".
- "Che nell'universo nulla si crea energia e nulla si distrugge" - disse Michael insieme a me.
- Wow - mormorò Callie. - Sembrate proprio loro.
- "Sappiamo entrambi che sono io quello romantico" - aggiunse Michael.
Alzai gli occhi al cielo. - "Oh, Fitz!" - esclamai io, con tanto di accento.
Callie e Ryan scoppiarono a ridere.
- Perfetti - commentò Ryan, senza staccare gli occhi da noi.
Arrossii e toccai la cravatta, nervosa.
Daniel alzò gli occhi al cielo e fece una battuta sui miei sentimenti riguardo Ryan, il quale abbassò lo sguardo sul suo cellulare. Si affiancò una ragazza dai capelli lunghi e biondi. Non ci misi molto a riconoscerla: era Louisa. Travestita da infermiera insanguinata.
- Deitra! - mi salutò lei. - Ti trovo... bene.
Sorrisi. - Ti ringrazio, Louisa - dissi io. - Stai proprio bene - aggiunsi io, notando il modo in cui l'abito le fasciava i fianchi e lasciava scoperte le lunghe gambe.
Mi ringraziò sorridendomi teneramente.
Al contrario di Katy, mi risultava quasi impossibile provare odio o addirittura rabbia verso questa ragazza. Nonostante fosse tremendamente innamorata di Ryan e nonostante loro due sembrassero sempre sul punto di prendersi per mano, trovavo i suoi occhi completamente trasparenti e la sua anima pura.
E questo forse mi rendeva una brutta persona, perché nonostante questo la gelosia faceva sempre capolino.
Probabilmente, se non ci fosse stato Ryan in mezzo, mi sarei trovata pronta ad un'amicizia con lei. Tuttavia, per me Ryan era più del migliore amico di mio fratello e per lei era più di un amico.
Quando lui posò una mano sul suo fianco, per poi avvicinare le labbra al suo orecchio... sentii il cuore tendersi verso di lui, per trovare il vuoto e cadere a terra. Le disse: - Il tuo drink - porgendole il bicchiere che aveva in mano.
Lo ringraziò ed afferrò il bicchiere.
La mano di Ryan non si mosse dal suo fianco.
I miei occhi non si staccarono da quel tocco piuttosto intimo.
Ryan si mise a scherzare con Louisa. Potei sentire la sua risata roca. I miei occhi non riuscivano proprio a staccarsi da quella mano.
Ripensai alle parole di Ryan, al modo in cui aveva completamente buttato all'aria ogni eventuale possibilità di relazione tra me e lui, nel momento esatto in cui aveva parlato a Callie in quel modo.
- Respira - mi sussurrò all'orecchio Michael.
Trasalii ed inspirai. Non mi ero resa conto di non aver più respirato, dopo aver visto lui toccare lei.
Mi ritrovai a pensare a come sarebbe andata la mia vita: sempre attenta ai suoi atteggiamenti... Così concentrata su di lui da non essere minimamente cosciente della mia vita.
Non me lo sarei mai perdonato.
Guardai distrattamente Michael e gli sorrisi, grata della sua presenza.
- Noi andiamo a ballare - aggiunse Michael, prendendomi per mano.
Mi trascinò in pista, portandomi via da lui... da loro.
***
Dopo poco più di due ore, mi ritrovai da sola. Daniel aveva rapito Callie ed erano scappati dalla festa, mentre Michael aveva conosciuto una ragazza e stavano parlando dal più di quaranta minuti in giardino, lontano dai rumori.
Mi ritrovai Louisa davanti, cercai di evitarla ma mi bloccò. - Possiamo parlare? - mi chiese, sbiascicando leggermente.
Sgranai gli occhi. Non ero pronta a parlare con Louisa, figuriamoci con Louisa ubriaca. - Un altro giorno - risposi io, titubante.
- Per favore - mormorò lei.
La guardai negli occhi, in difficoltà. - Hai guidato fino a qui da sola? - chiesi io.
- No, mi ha accompagnato Ryan - replicò lei.
Il mio cuore sussultò. - Ah. Andiamo a cercarlo allora...
- Lou.
Mi immobilizzai.
Louisa mi sorrise. - Che telepatia - commentò, facendomi arrossire ancora di più. - Ry! - esclamò poi, buttandogli le braccia al collo.
Feci un passo indietro, ferita. Odiavo il modo in cui il mio corpo - ed in particolare il mio cuore - reagiva ad ogni singolo gesto collegato a Ryan.
OFF-TOPIC:
Abbiamo ammirato Fitz e Simmons, ma...
Devo ancora superare lui...
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