Capitolo 15: Sconfitta
Più dolce sarebbe la morte se il mio sguardo avesse come ultimo orizzonte il tuo volto, se così fosse... mille volte vorrei nascere per mille volte ancora morire.
(William Shakespeare)
Aiden si fermò davanti a me, furioso. – Ti sei fatta anche quel coglione, adesso?! Ryan lo sa?
Aggrottai la fronte, osservandolo. – Scusami?
– Il capellone – ringhiò.
– Justin – dissi io. – E questo in che modo dovrebbe riguardarti?
– Tu – ringhiò lui, torreggiando su di me. – Eri solo una piccola, minuscola bambina dagli occhi grandi ed i denti storti.
Trattenni una risata. – I denti storti? – lo schernii. – Davvero? Non sai fare di meglio?
– Sono stato l'unico dentro quella scuola a puntare gli occhi su di te. Eri invisibile a tutti – continuò lui, avvicinando pericolosamente il viso al mio.
– Ed adesso i miei denti sono dritti. Wow, ora che ci penso potrebbero essere proprio loro la causa della mia troiaggine – dissi io, sorridendogli.
– Va tutto bene qua? – si intromise mio fratello. Guardò attentamente Aiden. – Perché diavolo continui ad avere una faccia conosciuta? Chi cazzo sei?
Aiden passò da me a Dan. Ridacchiò, nervoso. – Davvero non ti ricordi di me?
– Pensa quanto puoi essere poco interessante – rispose mio fratello. – Chi cazzo sei?
– Il mio ex fidanzato – replicai io, fredda. – Aiden.
Mio fratello non sembrò molto convinto. Ridusse gli occhi in fessure, come per cercare di vedere meglio. Scosse la testa. – Ti ricordavo più bello – commentò poi. – Mi sbagliavo. Ora... levati dalle palle.
– Credo ci sia una cosa che dovresti sapere – disse Aiden.
Il mio corpo si tese immediatamente. Puntai Aiden con gli occhi sgranati, in preda al panico. Cercai Ryan, senza successo. Smisi di respirare.
Questa semplice reazione sembrò però bastare ad AIden, il quale mi guardò con un sorriso soddisfatto. – Tua sorella è andata con uno della squadra di baseball.
Buttai fuori l'aria, con ancora il cuore a mille.
Aiden se ne andò, lasciandomi con un Daniel piuttosto arrabbiato.
– È vero? Adesso ti fai i miei amici? – ringhiò mio fratello.
– Non è vero, Dan – borbottai, continuando a guardare Aiden camminare lontano da me, assolutamente soddisfatto. – Però ci siamo baciati.
– Che cosa?! – urlò. – E quando?
– Datti immediatamente una calmata – ringhiai io, sfogando tutta la mia rabbia su di lui. Mi avvicinai, furiosa. – Lasciami stare, cazzo.
Dopo un'ultima occhiata torva, mi girai e me ne andai.
***
Conoscevo molto bene la rabbia di Aiden: era sempre stata una rabbia molto pericolosa, affatto sana. Aiden si vendicava, in un modo o in un altro, nel tempo.
Per questo quando una ragazza, in mensa, venne verso di me con il viso rosso dalla rabbia, non fui nemmeno troppo sorpresa.
Mi trovavo al tavolo con Callie, Ben, mio fratello e Ryan. Non ero in vena di chiacchiere, quindi mi ero limitata ad osservare il modo in cui Callie guardava Dan: era decisamente cambiato qualcosa tra loro e non era nemmeno troppo difficile arrivare a determinateconclusioni. Finalmente la mia coinquilina aveva dato una chance a mio fratello, ma dopotutto era sempre stato solo questione di tempo.
Callie sorrise a Dan, quando lo beccò a fissarla mentre mangiava. Gli lanciò una patatina fritta addosso, facendolo ridacchiare. Mio fratello era decisamente una persona più felice accanto a lei ed il modo in cui la guardava mi fece pensare che ne fosse addirittura già innamorato.
Mio fratello era sempre stato un tipo "o tutto o niente". E Calliope d'altro canto era fuoco. Niente in lei ti dava l'idea di una persona delicata.
Ben parlottava con Ryan, il quale continuava a guardare il suo cibo, non molto interessato del mondo esterno. Il ché in realtà non era nemmeno una novità. A tratti poteva sembrare tanto depresso quanto incline ad episodi di narcisismo più assoluto, in cui tutti erano fin troppo noiosi per la sua mente troppo interessante.
– E mi ha detto che comunque non è successo niente tra loro – continuò Ben.
– Non mi interessa davvero, Ben – cercò di fermarlo Ryan.
– Bé, a me sì – riprese Ben, pensando di non essere ascoltato da nessun altro. – Perché pensavo che fosse intoccabile. Il tuo amichetto aveva fatto credere così almeno. Quindi se solo mi potessi dare una possibilità...
– Che cosa vuoi? – chiese Ryan, stringendo gli occhi, fingendo confusione. In realtà, quando Ryan era confuso non ti faceva pensare di esserlo. Ti osservava in modo diverso, quasi con troppa insistenza, per cercare di afferrare la risposta che stava cercando. Quando faceva finta di essere confuso era una prova, una tattica per farsi sentire dire quello che non voleva sentire.
– Beh, sai benissimo che cosa vorrei – sogghignò lui.
– Sei veramente disgustoso – commentò Ryan, tornando a guardare il suo cibo.
– Potrei veramente prendermi un cazzotto per la Bionda – continuò Ben. – Potrei veramente prendermi un cazzotto per te, Bionda – ripeté Ben. Capii quindi che stavano parlando di me. Eppure tutti sapevano che Ben voleva portarsi a letto tutto il campus, io ero solo una delle tante. Con me ci provava più delle altre, perché ormai lo avevamo preso come un gioco tra noi. C'era quindi qualcosa che non mi tornava.
– Dan sta accanto a te. Sei proprio stupido – borbottò Ryan, accennando un sorrisino.
Le porte della mensa si spalancarono.
Tutti ci girammo verso quel rumore.
La ragazza si guardò attorno e puntò gli occhi su di me. Il cuore fece un balzo.
All'inizio sperai di essermi sbagliata, perché non l'avevo mai vista. All'inizio, sperai di essermi sbagliata, perché non l'avevo mai vista.
Quando si fermò davanti a me, capii.
– Hai baciato il mio fidanzato – ringhiò lei.
– Che cosa? – chiesi io, confusa. Le gambe cominciarono a tremarmi, tutti gli occhi erano puntati su di noi. Un silenzio agghiacciante era piombato nella stanza.
– Mi hai sentita benissimo, puttana – continuò lei.
– Woah! – esclamò Dan. – Abbassa le penne, ragazzina.
– Io... non so di che cosa tu stia parlando – dissi a bassa voce, guardandola con occhi grandi, cercando di trasmetterle sincerità.
Rise a crepapelle. – Nemmeno ti ricordi, sei patetica – mi insultò lei. Aggrottai la fronte, le lacrime fecero capolino. – Guarda – ringhiò, facendomi vedere sullo schermo del suo cellulare un ragazzo...
Con cui non avevo mai nemmeno parlato.
Ma era l'unico ragazzo che stava sempre con Aiden.
Trattenni un sorriso sconfitto, eppure la mia espressione mi tradii. La ragazza dovette intendere male, perché il secondo dopo alzò l'altra mano e mi schiaffeggiò.
Trasalii, sentendo immediatamente un bruciore alla guancia.
Callie e Dan si alzarono dalle sedie, furiosi.
Cercai Aiden e, quando lo trovai dall'altra parte della mensa, lo beccai a sorridermi.
Annuii, sconfitta.
Proprio quando mio fratello si stava per mettere in mezzo, Ryan lo precedette. Mi prese delicatamente il braccio, per allontanarmi un po' dalla ragazza. Lo ascoltai.
I suoi occhi puntarono i miei, leggermente scossi ed un po' persi. E questo sembrò scatenare qualcosa dentro di lui. Sembrò capirmi all'istante. – Triste. Triste come tu sia andata dalla ragazza e non dal tuo fidanzato – commentò quindi, puntando i suoi occhi accusatori su di lei. – Triste, come tu abbia ascoltato tutti, tranne la diretta interessata. Altrettanto triste e patetico, come tu sia ricorsa alle mani. Attenzione poi: sempre verso la ragazza e non verso il tuo fidanzato. Questo dice molto a tutti noi, riguardo quello che sei tu. E pochissimo... davvero poco su di lei.
La ragazza cercò di alzare il mento per guadagnare millimetri. I suoi occhi però strabuzzarono alle sue parole ed il bianco sostituì il colorito rosso della sua pelle.
Si girò e, senza dire altro, se ne andò.
Ryan non smise di tenere delicatamente il mio braccio. Si girò verso di me e mi carezzò delicatamente il braccio, facendomi venire la pelle d'oca. – Va tutto bene – cercò di tranquillizzarmi. – Ha fatto solo una patetica figura di merda.
– Ryan... – mormorai io.
– Lo so, lo so – continuò, posando l'altra mano sotto il mio mento per alzarlo. I suoi occhi catturarono immediatamente i miei. – Tu non hai fatto proprio niente.
Annuii, abbassando lo sguardo sulla sua maglietta.
– Tornate a farvi i cazzi vostri! – tuonò mio fratello a tutte le persone che continuavano a fissarci. Si avvicinò a noi. Posò la mano sulla spalla di Ryan ed i suoi occhi erano pieni di gratitudine. – Ecco perché ti amo – aggiunse, senza staccare gli occhi da Ryan, il quale accennò a malapena un sorriso.
Strinse la presa sul mio braccio, prima di lasciarmi andare. Si girò e se ne andò, attirando l'attenzione di alcune ragazze.
***
Nel parcheggio, trovai Aiden vicino la mia macchina. Sospirai, stanca. – Non credi di aver già fatto abbastanza? – chiesi, aprendo lo sportello della macchina.
– Ho appena iniziato.
Mi girai verso di lui, già con le lacrime agli occhi. – Perché lo stai facendo? Cosa pensi di ricavarne? – gli ringhiai addosso, con la voce tremante.
– Non mi faccio più prendere per il culo da te, Dei – si giustificò lui, alzando il mento con fare spocchioso. – Adesso inizieremo a fare le cose a modo mio.
– Io non voglio fare niente con te – mormorai, buttando la borsa dentro la macchina. – Devi seriamente lasciarmi stare. È finita. Speravo di farti capire che potevi aspirare a molto altro, ma a quanto pare non sei ancora in grado di sentire questo discorso.
– Tu non sei più la buona della storia – mi disse a denti stretti, avvicinandosi pericolosamente a me.
Non ne fui spaventata, ritrovai nei suoi occhi verdi lo stesso bambino spaventato che avevo conosciuto tempo prima. – Semplicemente perché non sono come mi vuoi tu, questo non fa di me una cattiva persona – replicai, ferrea, nonostante le lacrime.
– Non avresti dovuto farmi incazzare così.
– Non ti ho fatto niente – ringhiai, piangendo. – Niente!
– Invece si – continuò, osservando in modo duro le lacrime che scendevano sulle mie guance rosse. – Non solo hai raccontato all'amichetto di tuo fratello i nostri segreti. Non solo te lo sei scopato. Adesso non ti basta più nemmeno lui.
Scossi la testa, con la testa appesantita dalla confusione e lo stress. – Non ho fatto sesso con Ryan, Aiden. Mettitelo in testa. Però si, parliamo molto. Questo ti preoccupa? Beh, mi dispiace, perché in realtà non sono affari che ti riguardano. E si, sto frequentando un'altra persona.
– Perché?! – sbottò lui, ad un centimetro di distanza dal mio viso, con ancora la finta aria da cattivo ragazzo. – Perché sei arrivata a questo punto?
Trattenni il respiro.
– Perché sono innamorata di Ryan – ringhiai, senza più pensare alle conseguenze, alle parole che uscivano dalle mie labbra. Mi avvicinai a lui. – E per il momento stare vicino a lui mi crea un dolore che non potrai mai capire. Per questo ho deciso di provare ad uscire con un'altra persona.
Aiden divenne bianco in faccia, le labbra tendenti al viola. – L'hai ammesso finalmente.
Alzai il mento, fiera. Non avevo smesso di piangere, ma non aveva importanza. – Avevi bisogno di sentirtelo dire? Adesso l'hai sentito. Ti senti meglio?
– Dovrebbe? – mormorò, con un'espressione totalmente persa. – La persona che amo è innamorata di un altro.
Sospirai, scuotendo la testa. – Se mi avessi amato davvero, non avresti fatto tutto quello che hai fatto. Perfino oggi.
– Quindi lui ti ama perché ti protegge? – chiese, furioso. Mi afferrò il braccio di scatto, vedendomi intenzionata ad entrare in macchina. – Rispondimi.
Lo guardai negli occhi. Verde. Un verde che per molti mesi avevo amato. Adesso... mi procurava nausea. – No. Non mi ama. Ma mi rispetta comunque. Tu pensi di amarmi, ma nemmeno mi rispetti. Ecco quello che dovresti imparare da lui.
Allentò la presa sul braccio, ancora una volta ferito dalle mie parole. Entrai dentro la macchina, dopo un'ultima occhiataccia, e me ne andai velocemente.
Il resto del pomeriggio lo passai in camera, a fissare un punto fisso, con le cuffiette alle orecchie.
Non avevo mai detto di essermi innamorata di Ryan. Non avevo mai avuto nemmeno il coraggio di pensarlo. Tuttavia, mi resi conto di aver detto la verità. Non era stata una frase detta per ferire, era stata una confessione che avrei voluto fare a tutti. Ryan compreso.
Probabilmente mi ero innamorata di lui tempo prima. Probabilmente avevo avuto semplicemente bisogno di un briciolo di attenzioni da parte sua per ammetterlo a me stessa.
Non me ne potevo fare una colpa. Col passare del tempo, non potevo nemmeno più definirmi "patetica". Non lo avevo programmato. Non avevo programmato di innamorarmi del migliore amico di mio fratello. In realtà, era un sentimento che mi distruggeva. Se avessi potuto scegliere, avrei scelto chiunque altro, ma non lui.
Odiavo sentirmi in questo modo.
Non sarei mai stata ricambiata e vedere la persona di cui ero innamorata scegliere sempre altre ragazze... mi spaccava sempre di più il cuore.
Aiden era sempre stata una cotta, ancora prima di conoscerlo veramente. Tuttavia, vederlo insieme ad altre ragazze non mi aveva mai procurato il dolore che ero costretta a setire da quando Ryan era entrato nella mia vita nell'ultimo periodo.
Semplicemente perché Aiden era stata una cotta. Probabilmente, ad un certo punto, avevo anche amato l'idea di Aiden. Forse avevo anche amato Aiden, per un certo periodo.
Ma niente era in confronto ai sentimenti che avevo covato per Ryan da quando ero piccola.
Non ero stupida, sapevo che Ryan provava un'attrazione nei miei confronti. A volte, mi sembrava addirittura geloso soltanto dal modo in cui mi guardava. Non era abbastanza. Non lo sarebbe mai stato. Ormai aveva visto il mio vero carattere, sapeva molte cose di me ed i suoi sentimenti nei miei confronti non erano cambiato.
Non potevo di certo accontentarmi. Anche se ogni giorno mi ritrovavo ad elemosinare le sue reazioni, dovevo trovare la mia strada ed andare avanti.
Non sapevo bene come, visto l'invadenza del mio sentimento. Però partire da Justin non sembrava una pessima idea. Dopotutto, mi ero ritrovava bene perfino a parlarci.
Non ci sarebbe mai sato niente di serio. Questo lo sapevamo entrambi. Tuttavia, il parlarci così bene e lo stare bene insieme mi portava a voler passare più tempo con lui.
Molte volte mi trovavo a pensare a Ryan, anche quando stavo con Justin, ma quest'ultimo sembrava aver capito i miei veri sentimenti per il migliore amico di mio fratello. Me ne aveva parlato il giorno dopo avermi visto a casa di Ben e mi aveva anche fatto sapere che per lui non era un problema. Perché si, era fisicamente attratto da me, ma non a tal punto da essere la sua fidanzata.
E lui sapeva di non poter essere il mio fidanzato, perché purtroppo ero innamorata di un'altra persona.
Il sentimento che provavo mi spingeva a sentirmi in colpa, perché mio fratello non poteva immaginare quello che ero ritrovata a fare solamente per stare un secondo da sola con Ryan.
Non era da me. Questo mi faceva sentire terribilmente in colpa, ma era un sentimento troppo forte, che mi rendeva addirittura egoista.
Non mentirò: molte vlte mi ero ritrovata a provare rabbia nei confronti di mio fratello, tantissime volte lo avevo reputato egoista, perché costretta a nascondere il mio dolore per non fargli sapere che il suo migliore amico ed io avevamo avuto dei momenti.
Più volte mi ero ritrovata a chiedermi perché fosse sempre così categorico coi suoi amici: state alla larga dalle mie sorelline.
L'essere innamorata di una persona così lontana da me mi spaventava terribilmente. Era un sentimento che mi logorava dentro, perché impossibilitato ad uscire ed esplodere, come la maggior parte degli amori.
Per non parlare della speranza che mi ingannava ogni volta che lui posava gli occhi su di me, ogni volta che mi parlava più del solito o quando decideva che valeva la pena esporsi e proteggermi.
Con lui mi sentivo sempre debole, sempre in balìa delle mie emozioni e sensazioni... e questo mi spaventava terribilmente, era anche per questo se puntualmente mi ritrovavo ad essere più brusca del solito.
Ero già la sorellina di Daniel, ero "D"... Non volevo essere ancora più debole.
Mi vestii con dei semplici jeans ed una camicetta per andare al lavoro.
Il mio nuovo capo era già più freddo e questo mi rendeva meno nervosa, perché finalmente aveva capito che da me non avrebbe ricevuto altro se non un rapporto professionale.
Fu proprio lui a chiamarmi con la mano, per dirmi: – Porta questi documenti a Ryan, per favore.
Annuii e li afferrai, con il cuore già a mille per l'emozionedi poterlo vedere. Chiamai l'ascensore ed aspettai, posando il peso da un piede all'altro.
Ritornai al piano in cui avevo lavorato all'inizio. Il mio amico nonché collega Ian mi salutò calorosamente. – Domani pomeriggio dobbiamo assolutamente staccare da qua ed andare a fare un apericena – disse.
Annuii. – Certo, va bene.
Mi indicò la porta di Ryan. – Buona fortuna, oggi è di pessimo umore.
Gli sorrisi. – Non mi sembra una novità.
Un ghigno si creò sul suo viso. – Ti amo.
Ridacchiai e tornai ad avanzare. Ryan non si era ancora accorto di me. Era chino sul suo computer e stava parlando a bassa voce per concentrarsi maggiormente. Quando bussai alla porta, alzò immediatamente il viso e mi fece segno di entrare, senza troppe cerimonie.
– Che succede? – chiese lui, puntando gli occhi sui muri di vetro che ci separavano dagli altri.
– Emh...Dylan mi ha chiesto di portarti questo – dissi io, porgendogli i fogli.
Li prese con eleganza e delicatezza, tuttavia un sorriso triste fece capolino. – Che figlio di puttana – commentò.
– Come? – chiesi io, confusa.
– Lascia stare – replicò lui, scrollando le spalle. – Ringrazialo e digli che d'ora in poi ci penso io.
– Ok – mormorai io.
Ero in imbarazzo, non mi aveva più visto dopo che una ragazza mi aveva schiaffeggiato difronte a tutto il campus.
– Chi era quella ragazza? – mi chiese, come dopo avermi letto nel pensiero.
– Era la prima volta che la vedevo – risposi.
Alzò lo sguardo su di me. – C'entra Aiden, non è così?
Strinsi i denti. Il mio primo istinto fu quello di negare tutto. – Che cosa gli hai detto quando ci hai trovati a litigare nel corridoio? – volli sapere.
Scosse la testa. – Niente di importante.
– Conosco Aiden – riprovai io. – E so che ti ha guardato in quel modo perché gli hai detto qualcosa di importante.
Mi fissò un momento, concentrato sul mio viso. Si schiarì la voce e disse: – Quindi è stato lui.
– Quindi l'hai minacciato – dichiarai io.
Sorrise, ma la luce che illuminò la sua espressione mi ricordò la cattiveria. – A che gioco stiamo giocando? – mi chiese, incrociando le braccia e posando la schiena sullo schienale della sedia, allontanandosi dalla scrivania.
– Non sto giocando – mormorai io. – Che cosa hai in mano?
– La sua carriera al campus – ringhiò. – Sei contenta?
Sbiancai. – Lo vuoi sbattere fuori dal campus?
– Sì, è esattamente quello che voglio fare – replicò lui, freddo.
– È grave, Ryan – dissi, spaventata. Quello che mi spaventava però era la rabbia che avrebbe buttato su Ryan. Aiden su di me si stava già vendicando, ma Ryan... Un brivido freddo percorse la mia schiena. – Cerca di lasciarmi fare, ok? Non voglio che entri troppo in questa questione.
Ridacchiò, sarcastico. – Quindi la tua idea sarebbe quella di continuare a farti picchiare dalla gente?
Gli lanciai un'occhiataccia. – Per favore.
– Deitra, ti sto già facendo un favore: non ho detto niente a Daniel – replicò lui, freddo
– Non ne hai il diritto.
Scosse la testa. – No, è vero – confermò lui. – Per questo non l'ho fatto, ma se dovesse spingersi oltre... – Si fermò a guardarmi, serio ed arrabbiato. – Non risponderò più in modo così amichevole.
Rabbrividii. – Ryan...
– Dovresti tornare sopra – mi liquidò lui, tornando a guardare il computer. – Dylan potrebbe insospettirsi.
Me ne andai mordicchiandomi il labbro, nervosa. Sentii i suoi occhi seguirmi ed il cuore cedette leggermente. Quando tornai da Dylan, il suo sorrisino continuò a caratterizzare la sua espressione da megalomane montato. – Mi ha ringraziato? – volle sapere.
– Sì, ha detto che d'ora in poi ci pensa lui – risposi io.
Ridacchiò. – Mi sembra giusto.
– Emh...
– Dovremmo parlare, io e te – disse d'un tratto alzandosi dalla sedia. Gli uffici del reparto paghe non erano come quelli contabili: i muri grigi separavano ogni singolo ufficio, senza far vedere molto al resto del reparto. Si avvicinò a me, facendomi sentire nuovamente a disagio. – Non trovi strano come Ryan continui a prendere ragazze come te e Louisa?
Divenni rossa in viso. – Come scusa?
– Sì, come te e Louisa – confermò. – Ragazze con cui va a letto.
Trasalii. – Tra noi due c'è solo un rapporto fraterno – mentii io.
– Sì, fraterno – rise lui. – Ormai conosco molto bene Ryan e riconosco quando è geloso di qualcosa o di qualcuno. E sembra tenere a te in un modo molto profondo.
Cercai di non cadere nel suo tranello. Tentai quindi di non provare ulteriore disagio per le sue parole con un evidente doppio senso. – Sì, perché mi conosce da quando sono piccola. Siamo amici d'infanzia. Il suo migliore amico è mio fratello.
– Siete come fratelli – mi ripeté lui, con un sorrisino malizioso. – Eppure un fratello non dovrebbe guardarti nel modo in cui fa lui e non dovrebbe cercare di tenermi lontano da te in questo modo.
– Sì, se tende a proteggermi molto – replicai io, rossa in viso.
Rise. – Per favore, Deitra. È una scusa piuttosto ridicola – mi prese in giro lui.
Scossi la testa, abbassando lo sguardo. – Non è una scusa.
– Forse tu non lo vedi in questo modo – mi corresse lui. – Ma è evidente il suo non riuscire a staccare gli occhi da te quando sei nella sua stessa stanza.
Aggrottai la fronte. – Ma cosa... No, lui mi tiene d'occhio – dissi io, con il cuore in gola per l'ansia.
Rise, avvicinandosi ulteriormente a me.
– Che cosa stai cercando di fare? – chiesi io, guardandolo negli occhi.
– Sto cercando di prendermi quello che mi spetta – replicò duramente. – Il mio posto in questa azienda.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top