Capitolo 14: Con cattive intenzioni
Tutto iniziò a casa di Ben, pochi giorni dopo. Ben ci aveva invitato a mangiare una pizza a casa sua. Ryan ed io non parlavamo dall'ultima volta in cui eravamo entrati dentro casa sua.
Era arrabbiato, perché purtroppo mi conosceva fin troppo bene ed aveva già capito il motivo che mi stava spingendo a cambiare atteggiamento nei suoi confronti.
Quello che non sapeva però era la rabbia che stava continuando a crescere, alimentata dal dolore di vederlo giorno dopo giorno accanto ad una ragazza che non ero io. Ero arrivata anche a pensare che se fosse stata Louisa sarebbe stato addirittura più semplice, dato il suo essere così adorabile.
Mi continuavano a ronzare tutte le sue risposte fredde, sempre il suo modo cruento di allontanarmi, facendomi capire che non c'era e non ci sarebbe mai stato niente tra me e lui.
Anche io cercavo di non avvicinarmi a lui, di non desiderarlo... tuttavia mi risultava impossibile. Vedere un distacco del genere tra i miei sentimenti ed i suoi era quello che maggiormente alimentava il dolore. Inoltre, quella mattina mi era risultato impossibile non notare una certa ragazza dai capelli corvino uscire dalla sua macchina, poco distante dal parcheggio del campus. Si erano salutati con un bacio sulle labbra. Era assurdo come provassi dolore al solo vederli baciarsi.
Ed era altrettanto assurdo come lui avesse il coraggio di non definire quella una relazione.
Fu per questo che poco dopo aver mangiato la pizza, iniziai a bere avidamente.
- Non esagerare, D - mi riprese immediatamente Daniel, ricevendo un'occhiata torva.
Gli sorrisi dolcemente, per poi ricominciare a bere il vino.
Appena la porta si aprì nuovamente, mi strozzai immediatamente col vino, attirando l'attenzione dei nuovi arrivati. Tra loro, notai immediatamente Justin.
Mi sorrise, divertito. - La sorellina di Daniel - mi salutò, avvicinandosi a me. Avvampai. - Ti avevo detto che quella sera sarebbe stata la prima di tante altre.
Ryan aggrottò la fronte, confuso. Cercò il mio sguardo, per chiedermi spiegazioni.
- Sono qua - bofonchiai io, imbarazzata.
- Lo vedo - mi prese in giro lui. - E soprattutto l'ho sentito.
Cercai di nascondermi dietro i capelli lunghi, imbarazzata, e tornai a bere.
- Tu come fai a conoscere mia sorella? - chiese mio fratello, scontroso.
- Oh - esclamò Justin, salutandolo con una stretta di mano. - Diciamo che tua sorella ha la cattiva abitudine di uscire di sera in determinati parcheggi.
- Non è così - lo ripresi io.
- Ah, no? - mi chiese lui, divertito, con una strana luce ad illuminargli gli occhi.
Non dissi una parola.
Ryan non staccò gli occhi da Justin. Lo stava studiando.
- Ci stai provando con lei, amico? - chiese Dan, rosso in viso per la rabbia. - Davanti a me? Sei così stupido?
Alzò le mani in segno di resa. - Tranquillo, Dan. Mi conosci.
- Esatto - ringhiò mio fratello. - Quindi stai nel tuo.
- Daniel - borbottai io, in difficoltà.
- Lo sai che prima o poi tua sorella ti darà un calcio nelle palle, vero? - se ne uscì Callie, sorridendo a Dan. - E ti starà più che bene. Tu stai nel tuo, Daniel. Non è la tua ragazza. Sei inquietante.
Dan la guardò, fece per dire qualcosa, ma dovette ripensarci perché richiuse immediatamente le labbra ed incrociò le braccia, come un bambino offeso.
Ryan, d'altro canto, non aveva smesso di osservarci, pensieroso.
- Allora - cercò di sdrammatizzare Ben, - so che ormai Katy ha occhi soltanto per te.
Mi irrigidii all'istante. La mascella di Ryan guizzò. - Non stiamo insieme.
- Ah, no? - chiese Ben. Callie ridacchiò per schernirlo. - Non sembrerebbe. Ormai l'accompagni anche al campus. So che a letto è proprio...
- Non parlerò con te di questo, Ben - lo interruppe Ryan, serio.
- Ti vuoi tenere le sue tattiche per te, capisco - si intromise Callie.
Ryan non la guardò neppure.
Sospirai, con il cuore a mille per il dolore.
- Ero rimasto a Katy come uno spirito libero - se ne uscì Justin, sedendosi distrattamente accanto a me.
Daniel gli lanciò un'occhiata di fuoco.
- Ci voleva uno serio come Ryan a metterle in testa l'idea di un fidanzamento - commentò Ben. - Chiamalo scemo, il nostro furbetto!
- Smettetela. Non stiamo insieme - ripeté Ryan, con voce piatta e convinta.
- Sì, vallo a dire a lei - ridacchiò Ben.
- Beh, andare a prenderla a casa e portarla ovunque rende la situazione più seria - disse Justin.
Ryan posò gli occhi su di lui. Per alcuni secondi non disse niente, poi: - Sono punti di vista, immagino.
- Cosa fai, il tassista adesso? - ringhiai io.
Ryan fece finta di non ascoltarmi.
- La mia sorellina ha una cotta per Ryan - se ne uscì Daniel, fissando Justin.
- Non è vero - borbottai io.
Afferrai la bottiglia di vino e versai altro da bere.
- Deitra, basta - mormorò Ryan.
Non lo guardai nemmeno.
- Non la chiami mai "Deitra" - se ne uscì Dan.
Io e Ryan ci immobilizzammo, terrificati. CI guardammo per un secondo. Il cuore sembrò salirmi in gola ed iniziai a sudare.
Callie rise, per attirare l'attenzione, vedendomi in difficoltà. - Justin, che sport fai?
Questo sembrò risvegliare mio fratello, il quale girò immediatamente il viso verso la mia coinquilina, geloso. - E a te che cazzo frega? - bofonchiò.
Callie sorrise, trionfante, e mi fece l'occhiolino.
Ricominciai a respirare.
- Baseball - disse Justin. Senza guardarmi, afferrò la bottiglia di vino che avevo ancora in mano. Le nostre dita si sfiorarono. Avvampai, quando i suoi occhi color nocciola si abbassarono su di me. - Grazie - mormorò, per poi prendere un calice sul tavolino da caffè davanti a noi.
Poggiai la schiena per allontanarmi il più possibile da lui ed abbassai lo sguardo sul mio calice, per cercare di controllare il sangue che continuava a correre velocemente dentro di me.
Ryan non disse una parola, eppure potei sentire i suoi occhi su di noi.
- Fai anche altro, immagino - continuò Callie. Dan la incenerì all'istante con lo sguardo.
- Sì, sala pesi - replicò educatamente Justin.
Daniel fece cadere "accidentalmente" la sua birra sul vestito di Callie, la quale sussultò. - Oh, acciderbolina! Che sbadato!
- Sei proprio stupido - lo insultò Callie, facendolo sorridere maliziosamente.
- A te piaccio proprio così come sono.
La mia coinquilina alzò le sopracciglia, non convinta. Tuttavia, stava flirtando terribilmente. Mio fratello lo aveva capito benissimo.
- Che ne dici se una di queste sere... - iniziò mio fratello a bassa voce, guardandola intensamente.
Ma la mia attenzione fu richiesta altrove. Perché sentii la spalla di Justin toccare la mia. Il fatto che avesse capito il mio debole per lui non stava semplificando la situazione. Anzi, sembrava quasi divertirlo il mio panico ed il mio imbarazzo.
Sgranai gli occhi quando la sua gamba toccò la mia completamente scoperta. L'osservai, per cercare di capire il suo modo di fare. Mi guardò per alcuni secondi, per poi ridacchiare ad una battuta di Ben, che si trovava proprio accanto a Ryan, seduti sul divano davanti al nostro.
Bevvi avidamente il resto del vino all'interno del mio calice.
Quando la gamba di Justin toccò nuovamente la mia, posai la mano poco sopra il suo ginocchio per fermarla. Abbassò gli occhi su di me. - Che cosa stai facendo? - mormorai.
Sorrise. - Muovo la gamba? - chiese.
- Beh, non muoverla - replicai.
Ridacchiò ed i suoi occhi seguirono le mie labbra. - Va bene.
Girai di nuovo il viso verso gli altri invitati, in imbarazzo.
Caddi immediatamente negli occhi di Ryan. Non si aspettava di essere beccato a fissarmi, lo potei capire dal modo in cui la sua mascella guizzò e, con fare disinvolto, portò gli occhi sulle mie gambe scoperte e la mia mano sul ginocchio di Justin, per poi passare a mio fratello.
Il modo in cui la maglietta verde bottiglia a maniche corte gli fasciava il petto catturò la mia attenzione. Il suo pomo d'Adamo fece su e giù. Si mosse leggermente, per farmi capire che dovevo distogliere gli occhi dal suo corpo. Quando tornai a guardare il suo viso, lo trovai ad osservare mio fratello, con un finto sorriso divertito.
- Non hai proprio intenzione di dirmi come hai fatto a portarti a letto uno schianto come Katy? - volle sapere Ben, tenendo il tono di voce basso, avvicinandosi all'orecchio di Ryan.
- Smettila, coglione. Nessuna vuole venire a letto con te perché sei troppo fissato - borbottò Ryan, senza guardarlo.
- Quindi il metodo è fare finta di non volerla?
Strinsi i denti, furiosa, quando Ryan ridacchiò toccandosi distrattamente i capelli.
Mi alzai lentamente per cercare di non attirare l'attenzione di nessuno.
- Ti ho già detto che questo vestitino nero ti sta d'incanto, Bionda? - mi chiese Ben.
Alzai gli occhi al cielo. - Due o tre volte - scherzai io.
- Bé, sei veramente una favola.
- Sta' zitto, viscido - sbottò mio fratello.
Callie gli diede un pugno nello stomaco. - Sta' zitto. Andiamocene via. Ti devo parlare.
Trattenni una risata e mi allontanai dai divani dopo aver salutato Callie e mio fratello, il quale non se lo fece ripetere due volte.
Mi nascosi in bagno, per cercare riparo dagli occhi indagatori di Ryan e quelli interessati di Justin. Mi bagnai leggermente le guance rosse.
Qualcuno bussò alla porta.
Andai ad aprire, pensando di aver occupato l'unico bagno inutilmente. Ma invece di lasciarmi lo spazio per uscire, una mano mi spinse ad entrare di nuovo in bagno. Non riconobbi il profumo. Alzai lo sguardo e vi trovai gli occhi di Justin.
- Che cosa fai? - mormorai io
Un secondo più tardi le sue labbra investirono le mie.
Trasalii.
Grazie al vino, che aveva reso la mia testa nettamente più leggera ed anche più stupida, mi ritrovai a ricambiare il bacio.
Questo ovviamente lo incoraggiò. Mi strinse a lui, alzandomi leggermente da terra, per farmi essere alla sua stessa altezza. D'istinto, portai le gambe attorno ai suoi fianchi.
Potei sentire le mattonelle fredde dietro la mia schiena, mentre le sue mani iniziavano ad alzarmi sempre di più il vestito.
Tutto stava accadendo troppo velocemente.
Ryan era ancora di là.
Tutti gli altri erano di là.
- No.
- Sssh - mi sussurrò lui, con ancora le labbra sopra le mie. - Ho pensato di farlo dal momento in cui mi hai negato il the, poche sere fa.
Il fatto che anche io fossi attratta per qualche strana ragione da lui era palese. Ma non mi apparteneva questo modo di fare. Una cosa che sapevamo solo noi era che il giorno dopo il nostro prima incontro, Justin mi aveva trovato su Instagram e ci stavamo sentendo da quella mattina. Tuttavia, non mi aspettavo comunque di vederlo là, quella sera. Non mi aveva detto niente ed io avevo fatto lo stesso. Il nostro fino a quel giorno era stato uno stuzzicarci senza troppo impegno, un conoscerci senza entrare troppo nel personale.
- Non mi farò scopare in un bagno - ringhiai io.
Justin sospirò posando la fronte sulla mia. - Pensi che mi voglia beccare un pugno da Daniel per averti scopato in un bagno? - mormorò. - Non sono così stupido.
- E allora...
Mi baciò nuovamente, mordicchiando il labbro inferiore. Sospirai sonoramente, buttandogli le braccia attorno al collo, per poi stringermi a lui.
Avrei potuto fare esattamente come faceva Ryan.
Justin avrebbe potuto essere quello che Katy era per Ryan.
Bussarono forte alla porta, facendomi trasalire. Mi staccai immediatamente da Justin e tornai a terra, spingendolo via.
- Non si fa sesso nel mio bagno! - urlò Ben, facendo ridere alcuni ragazzi in salone. - Fuori!
- Oddio... - mormorai, con il cuore in gola.
- Non stiamo facendo niente, Ben! - esclamò Justin, vedendomi in difficoltà.
- I tuoi gemiti da femminuccia affermavano il contrario, amico - rise uno degli amici di Ben.
Il pavimento sotto i miei piedi sembrò cedere.
- Non ti preoccupare - mormorò lui, prima di lasciarmi un bacio veloce sulle labbra e dire: - Ci penso io.
Mi pentii di tutto quello che avevo fatto nel momento esatto in cui Justin uscì dal bagno.
Lo seguii poco dopo, una volta sistemata alla perfezione.
Tornata in salone, Ben rise. - A quanto pare, quel vestito non è piaciuto soltanto a me. Farai la spia a Dan, Ryan?
Mi irrigidii. Cercai timidamente gli occhi di Ryan, tuttavia aveva lo sguardo rivolto verso il tavolo da caffè ed il corpo così rigido da essere completamente immobile. - Perché dovrei?
- Perché sappiamo tutti che tu sei la seconda guardia del corpo di Deitra - rispose Ben, con un sorriso malizioso.
Ryan non alzò gli occhi. Mi sembrò profondamente deluso. Questo mi portò a sentire il petto pesante, così pensate da non riuscire a respirare. - Io non sono la guardia del corpo di nessuno, figuriamoci quella di Deitra - replicò Ryan, la voce troppo piatta per essere veramente indifferente.
- Allora è tutto ok - si intromise Justin, sedendosi vicino a Ryan, il quale non si scompose minimamente: continuò ad essere immobile, con lo sguardo puntato sul tavolino. In qualche modo, Justin era riuscito a prendere il mio cellulare. - Tieni - disse, allungando la mano verso di me. - Mi sono permesso di aggiungere il mio numero in rubrica. Instagram non mi bastava più.
Arrossii.
Ridacchiò, pizzicandomi debolmente la guancia. - Sei adorabile.
Mi allontanai e tornai a sedermi, davanti a Ryan. Non sembrò minimamente intenzionato a guardarmi. Si portò la bottiglia di birra alle labbra e prese un sorso, per poi deglutire e stringere i denti.
Scusami, pensai guardandolo. Scusami. Scusami.
Mi sentii terribilmente stupida.
Il cuore già sgretolato ormai chiedeva pietà da tempo.
Il problema principale era che non ero nemmeno ubriaca. Avevo semplicemente accettato di fare esattamente quello che avevo chiesto a Ryan di non fare davanti a me.
Eppure, lui non aveva mai chiesto lo stesso. Principalmente perché mi aveva sempre detto di non provare le stesse cose che provavo io. Quindi in realtà non avevo fatto un torto a nessuno, se non al proprietario di casa. Sì, mi misi in testa che Ryan non era affatto deluso, figuriamoci ferito.
Lui era sempre stato questa maschera di superiorità, molte volte lo avevo visto annoiato in luoghi diversi.
Alzò finalmente lo sguardo. Nonostante fossi proprio davanti a lui, il suo interesse fu catturato dall'amico di Justin, che stava parlando dei loro ultimi allenamenti.
Ryan odiava il baseball.
Cercai disperatamente i suoi occhi, perché volevo essere sicura che fosse tutto ok, che lui non fosse ferito per la mia ennesima scelta sbagliata.
Bevve lunghi sorsi e d'un tratto i suoi occhi si incollarono a me. Non cercò nemmeno di fingere. Aveva deciso di guardarmi.
Un lampo gli attraversò gli occhi e pensai quasi... anzi, sperai di vedere della gelosia in quel lampo.
Ero patetica.
Si portava a letto una bellissima ragazza, che a quanto pare era pure pronta a creare qualcosa di duraturo con lui. Perché diavolo avrebbe dovuto essere geloso di me. L'accompagnava al campus, lei poteva liberamente presentarsi a casa sua anche senza appuntamento e tutti ormai li consideravano una coppia.
Odiavo il modo in cui mi faceva sentire ogni singola volta. Odiavo il fatto di dover sentire ogni singola volta quel bruciore allo stomaco al solo pensiero di loro due. Odiavo addirittura che gli altri potessero in qualche modo considerarli come una coppia e rendere me la solita patetica con una cotta assurda.
D'altro canto, però, mi piaceva da matti il modo in cui mi faceva sentire il petto pizzicare di speranza, quando i suoi occhi incontravano i miei. Sembrava sempre una scelta calcolata... lui sceglieva di guardarmi, di osservarmi e di parlarmi solo con lo sguardo.
Ryan era sempre stato riservato, anche a livello di concessioni. Non si era mai concesso con facilità. Non concedeva facilmente nemmeno i suoi sguardi più leali, più sinceri.
Smise di osservarmi dopo pochi secondi. La sua espressione era rimasta apatica quasi per tutto il tempo. Ricominciò ad ascoltare i ragazzi, senza troppo interesse. Dopo poco più di dieci minuti, guardò l'orologio al suo polso ed annunciò: - Io devo andare. Domani mattina mi devo allenare.
Salutò tutti velocemente e si chiuse la porta alle spalle. C'erano altre ragazze all'interno della casa, tuttavia mi sentii completamente scoperta ed a disagio, per cui decisi di andarmene anche io.
Scesi i gradini lentamente, leggermente confusa. Era stata una serata piuttosto... strana. Non mi sarei mai aspettata un cambiamento così radicale. Justin aveva qualcosa, l'attrazione che mi spingeva verso di lui era una cosa totalmente nuova per me, soprattutto perché lo conoscevo da pochi giorni.
Ero convinta di essermi buttata tra le sue braccia perché... perché ero ferita, a tratti arrabbiata.
Non si trattava solo di attrazione, lo avevo fatto con cattive intenzioni.
Mi sentii patetica, immatura e soprattutto... afflitta.
Stavo cambiando. Quest'anno senza mamma mi aveva portato lontano dalla persona che ero stata, ma non per forza lontana dalla persona che avrei voluto essere. C'erano solo alcune cose che mi stavano allontanando, e forse avrei potuto aggiustarle. Ma forse non era il momento adatto. Forse avevo bisogno anche di questo: di sbagliare. Perché la vita mi aveva spinto a crescere tanto, forse troppo.
Quindi, in fin dei conti, forse Jusitn non era stata una cattiva idea.
Il cellulare vibrò. Un messaggio da parte di Ryan:
"Ferma."
Mi immobilizzai. Alzai lo sguardo sul suo balcone e notai la sua figura da lontano. Un brivido lungo la schiena mi fece sospirare.
Odiavo il potere che aveva su di me.
Lo aspettai, quando vidi che si stava dirigendo verso l'interno della casa.
Uscì senza mettersi il giacchetto, con le braccia incrociate. Non disse una parola fino a quando non fu proprio davanti a me. - Controlla dentro la tua borsa - disse.
Aggrottai la fronte. - Cosa?
- Le chiavi - mi rispose, freddo.
Quindi mi misi a cercare le chiavi della macchina, senza risultato. - Hai messo le mani nella mia borsa?! - sbottai io. - Ridammele!
Alzò un sopracciglio, con fare saccente. - Non sono stato io.
- E chi allora?! - esclamai. - Ridammele, Ryan.
- Tuo fratello - rispose. - Non appena ha visto che non avresti smesso di bere.
- Sto bene - ringhiai io.
- Oh, questo lo so - mi schernì lui. Il cuore sussultò. - Buonanotte, Deitra.
- Che cavolo... - bofonchiai io. Sospirai e mi incamminai verso casa. Sentii la porta di casa di Ryan sbattere poco dopo.
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