Capitolo 4 - Missione appena iniziata.

La battaglia fu rapida e feroce. Il capo dei contrabbandieri cercò di sopraffare Sampo e Gepard con una serie di attacchi veloci e potenti, ma la sinergia tra i due si dimostrò decisiva. Sampo usava le sue tecniche elusive e astuzia per distrarlo, mentre Gepard lo colpiva con forza e precisione. Dopo uno scontro intenso, il capo fu messo alle strette e cadde a terra, sconfitto.

Sampo si avvicinò, respirando affannosamente, «Pensavi davvero di potermi battere? Hai sottovalutato il mio stile, amico».

«Beh, avete solo vinto la prima battaglia. Ci sono altri tre gruppi di criminali miei amici attivi nei sotterranei di Belobog che stanno lavorando per me. Buona fortuna con loro!», rispose il capo ridendo di gusto.

Sampo grugnì, ancora un po' scosso dall'intensità dello scontro, «Tre gruppi, eh?», disse, fissando il capo sconfitto a terra e accennando una piccola risatina, «Immagino che ci sarà ancora qualche avventura in serbo per noi, Capitano», disse dopo, rivolgendosi a Gepard.

«Già, sembra che la missione non sia finita», rispose il Capitano, «E non possiamo permetterci di perdere tempo. Se ci sono altri criminali in giro, dobbiamo agire subito prima che possano causare ulteriori problemi nelle città inferiori».

«Underworld... città sotterranee, la rovina o la completa risorsa di Belobog...», mormorò Sampo, come se assaporasse il suono delle parole, «Quel posto è sempre pieno di sorprese. E di guai».

Gepard si avvicinò al capo prigioniero, fissandolo con disprezzo, «Chi ti ha mandato? Cosa stanno pianificando gli altri gruppi?».

Il criminale ridacchiò, nonostante il dolore, «Non saprai mai tutto, Capitano. Ciò che sta per accadere è ben oltre il tuo controllo, o il controllo di Koski. Siete caduti di nuovo in trappola!».

«Beh, a dirla tutta, non è mai stato il mio stile lasciare le cose fuori controllo. Quindi sarebbe meglio che cominciassi a parlare, o ti assicuro che la tua permanenza nelle città inferiori sarà molto meno piacevole», rispose Gepard con fermezza.

Sampo sorrise appena, ammiccando, «Io mi fiderei delle sue parole, grande capo».

Il criminale fissò i due, ma non rispose e si accasciò a terra, come se si stesse sdraiando su un comodo letto. Poi, nel momento in cui sembrò voler dire qualcosa, Sampo intervenne di nuovo, gesticolando con la mano destra, «Non perdiamo tempo con lui, Geppie. Andiamo piuttosto a fermare quei tre gruppi. Questo suonerà molto più divertente!».

Gepard fece un respiro profondo, poi si voltò verso Sampo, «Hai ragione. E dobbiamo agire in fretta. E per favore... non chiamarmi Geppie!».

Sampo ridacchiò, «Oh, non posso farci niente, Capitano. Ti si addice così bene», disse, allontanandosi con passo leggero, mentre si dirigeva verso l'uscita.

Gepard lo seguì con uno sguardo di rimprovero, ma non riuscì a nascondere un leggero sorriso, «Pensiamo prima alla missione. Tre gruppi non sono uno scherzo, e sappiamo poco di cosa stiano pianificando».

«Se fosse facile, non sarebbe divertente», rispose Sampo, strizzando l'occhio.

I due uscirono nella piazza abbandonata, le loro ombre si allungarono sotto la debole luce della luna. Il vento freddo dell'Underworld soffiava attorno a loro, portando con sé l'eco di risate e pericoli nascosti. Sampo si fermò per un attimo, osservando il cielo scuro, «Senti l'adrenalina, Capitano? Questo è il momento in cui le cose si fanno interessanti!».

Gepard non rispose subito, concentrato a pianificare il loro prossimo passo, «Dobbiamo dividerci. Copriremo più terreno così. Tu vai verso il distretto nord, io prenderò quello ovest».

Sampo alzò un sopracciglio, «Separarsi? Sei sicuro di voler stare senza di me, Geppie?».

«Non chiamarmi così. Ci vediamo alla fine della missione. E stai attento», rispose Gepard.

Sampo fece un cenno teatrale con la mano, «Non sono ancora d'accordo. Secondo me è meglio rimanere insieme».

Gepard si fermò, guardando Sampo con un'espressione seria, «Sampo, non abbiamo tempo per discutere. Separarci è la scelta più efficiente. Se restiamo insieme, ci vorrà troppo tempo per fermare tutti e tre i gruppi».

Sampo incrociò le braccia, con un sorriso beffardo, «Forse hai ragione sul tempo, Capitano, ma hai dimenticato un dettaglio. Qui sotto, nel mondo sotterraneo, è facile cadere in trappole o imboscate. E a dirla tutta, preferisco avere un alleato che uno scudo come mio supporto».

Gepard strinse la mascella, riflettendo per un istante, «Capisco i tuoi dubbi, ma...»

«Ma niente», lo interruppe Sampo, che afferrò il bavero della sua armatura, tirandolo verso di sé. I loro volti si avvicinarono pericolosamente, «So che puoi cavartela da solo, ma abbiamo già visto cosa succede quando ci muoviamo separati. Gli imprevisti sono la norma qui sotto».

Per un attimo ci fu solo il rumore del vento che soffiava tra gli edifici abbandonati dell'Underworld. Gepard non si tirò indietro, i suoi occhi fissavano quelli di Sampo con una scintilla di desiderio, «Va bene. Restiamo insieme, ma dovremo essere rapidi».

Sampo sorrise, sollevato, «Così va meglio. Vedrai, non te ne pentirai, Capitano. E chissà, magari riuscirai anche a sorridere una seconda volta oggi».

Sampo avvicinò il volto a quello di Gepard, ma proprio quando sembrava che i loro volti si sarebbero incontrati per un altro bacio, un boato assordante ruppe l'aria, e un'esplosione lontana li fece sobbalzare. I due si staccarono bruscamente, sospirando all'unisono.

«Davvero? Proprio adesso? Ogni volta che le cose iniziano a diventare interessanti, qualcosa deve esplodere!», sbuffò Sampo.

Gepard, seppur ancora col respiro accelerato, non poté fare a meno di alzare gli occhi al cielo e ridacchiare dal nulla, «Siamo in missione, Koski».

Sampo si fermò un attimo, con gli occhi ancora scintillanti di malizia, poi, senza esitazione, si gettò di nuovo su Gepard. Questa volta non esitò a baciarlo e quel bacio fu più feroce e travolgente dei precedenti, come se volesse cancellare l'interruzione, facendo scivolare le mani sull'armatura di Gepard e afferrandola con decisione, come se volesse esplorarne i contorni.

Gepard, sorpreso dall'assalto improvviso, esitò per un attimo, ma non riuscì a resistere. Si trovò a cedere a quella passione travolgente, il suo respiro si fece irregolare, e per un attimo sembrò abbandonarsi completamente, quasi permettendo a Sampo di proseguire.

Prima che la situazione potesse evolversi ulteriormente, un'altra esplosione, questa volta molto più vicina, ruppe di nuovo il momento. Il suono assordante li fece spaventare e si staccarono bruscamente la seconda volta, entrambi ansimanti.

«Ecco, di nuovo. Sembra che non possiamo avere un momento di pace qui sotto», disse Sampo.

Gepard si riscosse rapidamente, fissando Sampo con desiderio, «La missione, Sampo. Dobbiamo concentrarci sulla missione... ti prego», mormorò un gemito sommesso.

«Oh, certo, Capitano, ma sai che non finisce qui», rispose Sampo con un sorriso malizioso.

Anche Gepard ghignò, riavvicinando il volto a quello di Sampo, «Assolutamente, dopo la missione festeggiamo...».

Sampo si sporse ancora finché le loro fronti furono incollate, «Ci conto capitano», sussurrò.

Proprio mentre le loro fronti si toccavano, creando un'intimità elettrica tra di loro, una terza esplosione squarciò l'aria, molto più vicina e intensa. Il terreno sotto i loro piedi tremò, facendo vacillare entrambi. Gepard si irrigidì, i suoi istinti militari prevalsero in un istante.

«Sampo, dobbiamo andare. Ora!», gridò.

Sampo, ancora con un sorriso sul volto, si tirò indietro, sciogliendo l'atmosfera, «Sempre sul pezzo, eh, Capitano?», disse con tono scherzoso, anche se la sua espressione rivelava che era pronto a tornare all'azione.

«Non abbiamo scelta», rispose Gepard, il volto tornato serio mentre fissava l'orizzonte dove l'esplosione aveva avuto luogo, «Qualunque cosa stia succedendo, non possiamo permetterci di perder tempo!».

Sampo si stiracchiò pigramente, ma con un occhio vigile, «Allora, muoviamoci. Le feste sono molto più divertenti quando sai che la città non sta andando a fuoco».

I due si lanciarono nella direzione dell'esplosione, pronti ad affrontare ciò che li attendeva.

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