"Believe In Yourself"
N.A. È parecchio lungo come capitolo, ma spero possa piacere comunque
"it will be difficult, it will be painful, it will be different, it will be special, it will be real, it will be that it will be, however its name will be always and forever LOVE*„
Alla fine anche il week-end arrivò tra le mura di Hogwarts. Notte dopo notte, giorno dopo giorno.
Per quanto lunghe e fredde le notti d' inverno nel grande castello c'era chi in quell' oscurità tarda non si lamentava più di tanto.
E per quanto improbabile da credere quella persona era proprio Draco, Draco Malfoy.
Tutti si sapevano lamentare talmente bene da occupare anche tutta la notte tra capricci ed imprecazioni.
Eppure Draco, il ragazzo conosciuto per essere un gran viziato, tal volta codardo e figlio di mangiamorte, stava zitto. Non fiatava al riguardo.
Anzi, s'organizzava da solo, prendendo una o due coperte in più.
Ma non parlava. Già solo il fatto che un Serpeverde non si lamentava era abbastanza raro, se poi si vedeva quale Serpeverde era, sembrava addirittura impossibile.
Però era tutto vero.
E solamente lui sapeva il perché. Molti suoi compagni di casata cominciavano a chiedersi come mai questo improvviso maturamento del giovane Serpeverde, e insomma chi non l'avrebbe fatto?
E se gli chiedevano il perché di quello strano cambiamento, il biondo platino rispondeva che nulla avrebbe potuto rovinargli la settimana, e che ormai era tempo di darsi una sbrigata e non di fare i preziosi.
E per l'appunto pure ad Hogwarts era arrivato l'atteso week-end. E
Draco era -per usare un eufemismo- elettrizzato.
Ora era in mezzo ad altri Serpeverde, che sghignazzavano alle spalle dei Tassorosso che involontariamente erano diventati i loro giocattoli. Con vari incantesimi stavano cambiando i colori dei capelli alle ragazze, e ai ragazzi facevano alzare le divise fino al viso, non facendoli vedere nulla.
Molti di quei ragazzi erano spaesati e non capivano più di tanto. E questo aumentava esponenzialmente le risa.
Draco però, aveva la testa altrove. Non rideva, né li scherniva com'era suo solito fare, e molti silenziosamente si chiesero il motivo.
Anche Pansy aveva provato a farlo ridere, a farlo reagire, insomma a farlo tornare il solito odioso Serpeverde, che -a quanto pareva- si divertiva solo quando ridicolizzava gli altri, ma niente. Draco era letteralmente altrove. Ma di buono c'era che aveva un gran sorriso, che non tentava di nascondere. E i più scemi dei Serpeverde credettero fosse per i loro scherzi, e lo presero come un invito a continuare.
Ma sappiamo tutti che non è così.
Draco si stava sempre più chiedendo cosa sarebbe successo. Non sapeva davvero che aspettarsi: Harry Potter, proprio lui in persona, gli aveva chiesto di uscire. Non aveva raggirato la cosa, no. Potter aveva davvero detto se sarebbe voluto andare con lui ai Tre Manici. Draco stentava a crederci, era così pazzesco, dopo anni di odio e astio fra i due, sarebbe finalmente potuta nascere un' amicizia. E francamente questo bastava a far sentire Draco in pace con sé stesso. Si sentiva così felice che secondo lui, avrebbe potuto toccare il cielo con un dito.
Pansy mise la sua mano proprio sulla spalla di Draco, mentre quest' ultimo era di nuovo lontano nei suoi pensieri.
Questo attirò l'attenzione del biondo, che girò la testa a vedere l'amica, che lo guardava dispiaciuta, e forse anche preoccupata.
Perché Draco sapeva che anche se la ragazza faceva la spocchiosa, l'antipatica e l'odiosa oca giuliva, in fondo gli voleva bene. E anche Draco stesso, per quanto desse a mostrare, le voleva bene.
«Draco, per una buona volta, hai intenzione di dirmi che ti succede? Non ti riconosco nemmeno più, per Morgana!» la mora Serpe aveva gli occhi puntati in quelli di Draco, per niente intimorita dallo sguardo contrariato del Serpeverde. Draco infatti non sapeva bene perché l'amica stesse dando così i numeri, ma intuì che probabilmente doveva essersi davvero perso in sé stesso se anche Pansy si era accorta che qualcosa non andava.
Non per fraintendere. Pansy era la sua migliore amica, sapeva bene com'era Draco, lo conosceva ed era una dei suoi pochi e veri amici, anche se non si comportava come altri individui delle altre casate.
Diciamo che Serpeverde era un po' meno esternatrice dei propri pensieri. C'erano veramente pochi momenti in cui un Serpeverde era affettuoso, ed erano bellissimi, perché era qualcosa che nessuno si aspetterebbe così facilmente,anzi per nulla, nessuno riuscirebbe a prevederlo. Quelli, quelli erano i veri momenti in cui si vedeva com'era davvero un Serpeverde, e se accadeva, era solo tra membri della stessa casata.
Pansy però era anche una di quelle persone che non erano così intuitive, come molti altri, Pansy ci metteva qualche momento in più a capire le azioni altrui. Quindi Draco aveva davvero oltrepassato un limite, ed ora era chiaro a tutta la gente lì attorno: Draco stava cambiando e aveva qualcosa, non si sapeva cosa, però c'era quella sensazione di diverso.
Le persone si erano girate verso i due amici da quando Pansy aveva urlato. Anche chi faceva -e chi subiva- gli scherzi si era girato interessato. Non capitava spesso di vedere una litigata tra due amici come Draco e Pansy. Chissà Blase dov'era. Ora sì, che avrebbero avuto bisogno di lui.
Draco guardò la massa di studenti intenti a fissarli e scoccò un' occhiata di rimprovero alla Serpeverde, che intanto se ne fregava bellamemte degli sguardi degli altri,e invece prestava attenzione ad una risposta di Draco.
«per la barba di Merlino Pansy! Urlalo più forte la prossima volta!» rispose a tono il Serpeverde, mentre le prendeva il polso e girava i tacchi, intento ad andare a parlare con l'amica in un posto più privato. L'idea che l'intera Hogwarts venisse a sapere che lui aveva qualcosa di strano non gli piaceva nemmeno un po'. C'era sempre qualche Grifondoro pronto a sospettare di lui, e non li sopportava proprio.
Draco affrettò il passo, portando Pansy più lontano possibile dalle scale d'ingresso, dove prima erano assieme ai compagni di Casata e gli sfortunati Tassorosso.
La ragazza seguì silenziosa Draco, anche perché la presa sul suo polso era forte, non faceva male ovvio, ma era salda e per niente interessata a cedere. Era ovvio che Draco era teso, ma Pansy non capiva il perché. Stette zitta però, perché voleva aspettare di arrivare dove la stava portando Draco, solo lì avrebbe chiesto spiegazioni.
Poi mentre il biondo avanzava silenziosamente, restando comunque ancora infastidito da poco prima, andò a sbattere contro qualcosa. Draco con l'impatto chiuse gli occhi e quasi cadde all' indietro, se non fosse stato per la presa ferrea e fulminea della Serpeverde.
Pansy intanto lo aveva tirato di nuovo su, facendolo tornare in piedi, e sprezzante, si era rivolta all' altro individuo che era caduto, invece, dato che, per sua sfortuna, non aveva avuto nessuno che lo prendesse come Pansy aveva appena fatto col biondo.
«WEASLEY! CI SARÀ MAI UNA VOLTA IN CUI GUARDERAI DOVE METTI I PIEDI?» la mora si abbatté contro lo sfortunato Ron, che intento cercava di massaggiarsi la testa, nel punto dove era avvenuto l' impatto fulmineo.
Presto il rosso Grifondoro fu raggiunto dalla Granger, che vedendolo a terra, davanti ad una Serpeverde munita di bacchetta e piuttosto sprezzante, si era preoccupata.
«Ron tutto okay? Che è successo?» gli chiese premurosa, mentre lo aiutava ad alzarsi. Ron ben volentieri, accettò l'aiuto di Hermione e tornò pure lui in piedi. Il rosso borbottò qualcosa, ma si capì ben poco.
Intanto Pansy era ancora davanti a loro, che li guardava, con quell' espressione omicida che Draco le aveva visto in viso poche, pochissime volte. Prese la mano a Pansy e la strinse dolcemente, facendole intendere di finirla lì.
Pansy ora più che mai era confusa. Da quando in qua Draco le diceva di NON litigare con dei Grifondoro? Se non andava errata, lui era il primo della casata verde-argento a voler portar zizzania contro i rosso-oro.
Eppure le stava dicendo senza fiatare di smetterla lì. Assurdo. Adesso più di prima voleva sapere che avesse Draco.
«Parkinson, che hai fatto sta volta?» la Granger aveva sbuffato. Aveva sbuffato contro Pansy. E Pansy ora era rossa di rabbia. Aveva abbandonato il piccolo e quasi dolce momento di calma con Draco ed era tornata a scagliare contro i due Grifondoro una nuova occhiataccia rabbiosa.
«come osi parlarmi mezzosangue?! Metti un guinzaglio a quello lì piuttosto, così riesco ad evitare di avere un' altra discussione con voi stupidi Grifondoro! Via dalla mia vista!» era ufficiale. Pansy stava perdendo il controllo contro la Granger e Weasley, che in realtà non avevano fatto poi granché. Ma era sempre stato così, a Pansy non erano mai, ma proprio mai, andati a genio i Grifondoro, e questo si notava parecchio.
Hermione reagì praticamente appena Pansy finì la sfuriata, estraendo la bacchetta con fare esperto. Pansy, che già l'aveva in mano, la puntò contro la Granger, seguita a ruota da quest' ultima.
Ron stava guardando spaesato la scena, perché tutto ciò era davvero assurdo.
In primis era stato solo un banale scontro, poi Malfoy non stava sfottendo Hermione come sempre, in più la Parkinson era più nervosa del solito e Malfoy continuava a non fare nulla. Anzi, prima lo aveva visto anche provare a fermare l' imminente scontro. Era assurdo, non c'era molto da aggiungere.
«come osi tu, Parkinson, a rivolgerti a me così! Cerca di usare un altro tipo di linguaggio in mia presenza, o non potrai nemmeno più parlare!» le due ragazze sprizzavano odio da ogni poro, e la situazione -già iniziata male- stava degenerando fin troppo.
Draco decise che era meglio finirla lì.
«Pansy, lascia stare. Andiamocene via piuttosto, non voglio sprecare altro tempo qui, con questi- questi Grifondoro» prese di nuovo la mano dell' amica e sta volta fece intrecciare anche le dita fra loro; sapeva infatti che a Pansy piaceva quando lo faceva, appunto perché le volte erano poche, poche ma buone.
Hermione stava invece a bocca semi-aperta. Malfoy? Era davvero lui? Aveva davvero interrotto uno scontro, di cui fra l'altro non era l'artefice? E non li aveva insultati? Grifondoro non era un insulto, era un aggettivo, un normalissimo aggettivo. Forse detto con astio, ma non era assolutamente un insulto.
Ma che stava succedendo?
Ron invece sembrava solo un po' più convinto. Per una volta era lui che aveva inteso prima di Hermione qualcosa. Però non se ne vantò. Preferì seguire l'esempio di Malfoy e prendere la mano ad Hermione, cercando di farla allontanare.
Ron e Draco si scambiarono un' occhiata di intesa, forse la prima della loro vita nella quale non c'era astio o odio o ancora, rabbia. Si erano guardati come per dirsi 'cerchiamo di farla finire qui noi'.
Si stavano allontanando piano e in due direzioni opposte, quando un'altra voce si aggiunse nel corridoio da poco silenzioso. Era proprio lui, era proprio Potter. Draco si fermò un attimo sui suoi passi e voltò di novanta gradi la testa, permettendosi così di vedere che succedeva senza girarsi del tutto.
Pansy notò tutto, ma stette in silenzio, stringendo un po' possessivamente la mano che si intrecciava con quella di Draco.
«Ragazzi, ma che è sucesso? Sentivo che litigavate con qualcuno...» chiese allora il moro Grifondoro, mentre guardava ancora i due amici, non notando che più avanti si trovava la persona che per l'intera settimana era quasi sempre al centro dei suoi pensieri.
Ron non era poi così sconvolto, quindi decise di intervenire lui, anche perché Hermione era ancora incredula per cosa aveva visto. Non era stato poi cosi tanto, però l'aveva sorpresa molto. Erano davvero imprevedibili i Serpeverde, a volte.
«nulla di così scandaloso, Harry, la solita litigata giornaliera con le Serpi. Forse un po' più- ehm particolare, ma rimane sempre la solita routine» alzò le spalle Ron, finendo così la spiegazione. In realtà era stata più che semplice abitudine giornaliera, ma non era il caso di allarmare Harry.
Alche il Grifondoro da poco arrivato girò lo sguardo verso il cenno che Ron gli aveva fatto, per fargli capire di chi si trattava.
Trovò la figura da poco ferma di Draco, che per quanto minimamente avesse girato la testa, lo stava guardando. Ad Harry spuntò un sincero sorriso sulle labbra vedendo il suo probabile-amico-serpeverde, e stava quasi per andargli a parlare normalmente. Insomma, non erano più nemici, potevano considerarsi pure dei quasi-amci dalla punizione di Piton e Harry voleva approfittarne per conoscerlo meglio.
L'avrebbe sicuramente fatto, era deciso, stava per andare da lui, ma poi vide la mano del biondo, intrecciata dolcemente con quella della Parkinson, e si fermò di colpo.
Aveva ancora il piede a mezz'aria.
Non seppe dare una gran risposta al suo comportamento, però poté dire che quello che provò non fu poi così piacevole.
Era gelosia forse, oppure tristezza, o ancora stupore misto a rassegnazione.
Ma nonostante questa classificazione, non capì perché stesse provando ciò.
Si disse che Draco poteva prendere la mano a chiunque, e a lui non avrebbe dovuto importare più di tanto. Però proprio non riusciva a guardare le loro mani senza ignorarle. Erano una specie di peso fuori luogo e ad Harry davano un gran fastidio.
Così, Harry si girò ancora, sta volta verso Ron ed Hermione, che lo guardarono spaesati.
Scosse la testa e li rassicurò per il momento con un sorriso, che ad entrambi gli amici diede l'impressione di essere parecchio falso, e sparì con loro, quasi come se non fossero mai stati lì.
Pansy stette in silenzio per altri secondi, ancora ferma cercando di capire i pensieri del suo migliore amico. Ma niente, Draco era impassibile. Fermo e fisso a guardare il vuoto davanti a lui. Aveva girato la testa appena Potter se n'era andato, lasciandogli un senso di amaro in bocca e di delusione nel cuore. Pensava sarebbe venuto a parlargli, pensava che avrebbe fatto capire ai suoi amici e a Pansy che loro avevano sotterrato l'ascia di guerra e che finalmente sarebbero potuti essere amici.
Però qualcosa lo aveva fermato e Draco sperò non fosse per le mani sue e di Pansy tenute assieme. Non voleva che Potter pensasse che a lui piacesse Pansy, voleva che capisse da solo che che a lui piaceva solamente Harry stesso. Ma non avrebbe trovato mai le parole per dirglielo e ovviamente se dava l' impressione di andare dietro alla Serpe accanto a lui, non avrebbe iniziato col piede giusto.
Pansy iniziò ad essere stanca di quel silenzio, e quindi decise di risvegliare Draco, per avere così le spiegazioni che dall' inizio voleva, aggiunte ovviamente alle spiegazioni del suo comportamento per i Grifondoro.
«Draco, basta nasconderti, basta mentirmi, sono la tua migliore amica e tu sei il mio migliore amico. So che hai qualcosa, lo noto, non sono stupida. Sfogati con me, dammi la possibilità di aiutarti, non puoi continuare la tua strada per sempre da solo. Raccontami che ti succede Draco, sai che non ti giudicherei mai»
Prima vi parlavo di quei momenti in cui un Serpeverde ha la sua trasformazione, diventa dolce e amichevole, e finalmente si mostra per quel che è. Vi ho spiegato che erano momenti rari e inaspettati che tutti desidererebbero provare o anche solo vedere.
Ecco, questo era uno di quei momenti per Pansy e Draco non poté che esserne felice.
Pansy nascondeva molto di più di quanto desse a vedere. E a Draco questo suo lato piaceva molto.
Pansy aveva perfettamente ragione, doveva sfogarsi e per una volta lo avrebbe fatto con lei, con la sua migliore amica. Finalmente si sarebbe tolto un peso.
«Vieni Pansy, abbiamo molto di cui parlare»
[...]
«bene bene, finalmente ad Hogsmeade cari compari» Blaise aprì le braccia in una mossa teatrale e Draco ridacchiò guardando divertito l'amico. Il biondo platinato poggiò la mano sulla spalla di Blaise e poi decise di fare come l'amico. Forse per sfotterlo un pochino, forse solo per il gusto di essere spensierato. Fatto sta che adesso c'erano due Serpeverde con gli occhi chiusi e le braccia aperte, che inspiravano l'aria pura del posto e di tanto in tanto ridacchiavano.
«staremo così ancora per tanto signor Zabini?» chiese usando un tono divertito, Draco. Il biondo aveva il cuore leggero stando con l' amico. Con lui un modo per divertirsi si trovava sempre.
«già stanco signor Malfoy? Pensavo fosse più duraturo, ah che delusione che è» rispose Zabini stando al gioco. Era bello riportare un po' di divertimento a Draco, che in quel periodo ne aveva decisamente bisogno. Erano ancora nella medesima posizione e nessuno dei due sembrava voler smettere.
«oh no si sbaglia signor Zabini, era solo per chiedere» Draco alzò di poco la palpebra destra per vedere che faceva davvero Blaise. E come pensava, Blaise non si era mosso di una virgola.
«ti vedo Malfoy, sei inquietante, girati e non guardarmi con quei tuoi occhioni grigi» Blaise ridacchiò, cogliendo Draco con le mani nel sacco, che impercettibilmente arrossì.
«Non so di cosa tu stia parl-»
«ragazzi! Ma che fate lì? Muovetevi che facciamo un giro ad Hogsmeade e ci divertiamo un po'» Pansy li chiamò a gran voce riscuotendoli e portandoli di nuovo alla realtà. I due Serpeverde si guardarono ancora una volta, per poi scoppiare a ridere.
Pansy li guardò entrambi, scuotendo la testa e sorridendo. Sì, il week end era proprio la parte della settimana in cui Blaise, Draco e Pansy, potevano divertirsi ed essere spensierati, una buona volta.
«okay Pansy, arriviamo!» urlò quindi Blaise, che corse fino ad arrivare alla mora Serpeverde. Draco li guardò ancora una volta, sorridendo. Poteva dirsi fortunato e felice. Aveva due amici che erano fantastici e di lì a poco avrebbe raggiunto la persona che amava ai Tre Manici Di Scopa. Quel week end stava procedendo davvero bene e Draco stava riconquistando quel bellissimo sorriso che da tempo aveva dimenticato di usare. Forse perché non s'era ancora presentata l'occasione.
Pansy lo chiamò ancora e allora Draco li raggiunse.
Arrivarono nella cittadina ed individuarono subito il gruppo dei Serpeverde con cui Draco e Pansy avevano passato la mattinata prima di allontanarsi. Ridevano, ma sta volta per conto loro, forse per qualche barzelletta, ma almeno avevano abbandonato l'arroganza che avevano in mattinata.
Sì, Hogsmeade faceva bene proprio a tutti, e ogni studente amava andarci e tornarci ogni fine settimana.
Draco però non aveva voglia di stare in loro compagnia, voleva passare il tempo coi suoi due amici e poi fiondarsi ai Tre Manici.
Blaise guardò i due suoi amici e capì che nemmeno loro avevano così voglia di andare dagli altri compagni di casata. I tre girarono i tacchi prima di essere visti dagli altri e si fecero un veloce giro nella piccola città. Riderono e scherzarono più del solito, mostrandosi per quelli che erano. Quella forse era la giornata in cui tutti loro facevano vedere chi erano. Era indubbiamente una fantastica giornata, quindi.
Blaise guardò una vetrina in particolare, lasciando un attimo soli Pansy e Draco.
Il biondo era totalmente divertito dall' attenzione eccessiva che Blaise dedicava per le sfere di cristallo del negozietto, mentre Pansy guardava Draco sorridere. Era davvero bello quando sorrideva, peccato che succedesse veramente poche volte. Soprattutto poi in quel periodo così difficile per i Malfoy in generale.
Poi alla mora si accese la lampadina, e si ricordò immediatamente che Draco aveva un appuntamento a cui non avrebbe mai potuto saltare.
Realizzando ciò, Pansy praticamente saltò addosso a Draco, facendolo cadere all'indietro, nella neve.
«Draco! Draco! Mi vuoi dire che ci fai ancora qui?» urlò la mora, ancora addosso al biondo, sempre nella neve. Forse la posizione era ambigua, ma per loro non lo era affatto. Piuttosto sembrava più pazza che maliziosa, Pansy.
«ma cos- Pansy, di che stai parlando? E perché mi sei addosso?» chiese del tutto spaesato il biondo, che era così confuso e disorientato dal discorso, che quasi non si chiese come mai la gente che passava li guardava male e fraintendeva.
Pansy roteò gli occhi, con fare ovvio, ma Draco tutto quell' ovvio non lo capiva.
Pansy fece una palla di neve e gliela tirò in viso, colpendogli lo zigomo destro. Draco allora cercò di liberarsi dalla presa dell'amica. Pansy si trattenne dal dargli dell' imbecille, e si tolse da sopra di lui, stando ancora seduta, insolitamente, sulla neve. Anche Draco di mise seduto in tal modo e la guardò ancora irritato, con pure un pizzico di divertimento dall' insolito modo di comportarsi di Pansy.
«sveglia Dray! Dovresti essere ai Tre Manici! C'è Harry che ti aspetta, non ti dice nulla tutto questo?» le rispose lei, alla sua muta domanda di spiegazioni. Draco per un secondo buono assimilò le parole, poi, mosso da qualche forza interiore, saltò letteralmente in piedi ed iniziò ad imprecare, facendosi filmini mentali di lui Harry arrabbiato con lui per essersi fatto aspettare.
Pansy lo guardò mentre girava in tondo mettendosi a volte le mani nei capelli, o congiungendole a pugno.
Era nervoso e stava perdendo ancora più tempo. Pansy si chiedette perché si stesse perdendo così. Il vecchio Draco lo avrebbe fatto volentieri apposta a farsi aspettare. In più Draco sembrava seriamente preoccupato per una sua stupida fantasia e non andava avanti. Certo che , si disse Pansy, non aiutava affatto girare alla cavolo facendo passare ancora altro tempo.
«Draco! Ma per Salazar! Svegliati e muoviti ad andare da lui! Non sei ancora in ritardo, vi dovrete vedere fa cinque minuti» Pansy, come si sarà notato, era già al corrente di ogni dettaglio. Ma proprio tutti. E si può anche dire che Pansy stessa fosse la sua consulente personale. Draco non sapeva come ringraziarla. L'aveva aiutato la mattina, non giudicandolo, ma anzi consigliandolo. L'aveva aiutato ad interpretare meglio i movimenti delle persone, perché per quanto esperto fosse Draco, il consiglio di Pansy era dieci volte meglio.
E anche adesso lo stava aiutando, ricordandogli tutto e facendolo tornare coi piedi a terra.
Draco sentì di amare Pansy ora più che mai, sempre però nel senso affettivo di amici. Come avrebbe fatto senza Pansy e Blaise?
«giusto! Giusto! sei un genio Pansy! Io scappo, tu- tu sta con Blaise, fatevi uj giro e- non so, inventatevi qualcosa. Io sono ai Tre Manici, a dopo ragazzi» Draco disse tutto talmente in fretta che Pansy capì solamente 'sta con Blaise' e 'a dopo ragazzi'. Arrossì quasi immediatamente quando sentì la prima frase del suo amico, ormai era un' abitudine e Pansy era tanto impacciata quando stava sola con Blaise. Però Draco non la vide, era già scappato via, saltando sulla neve troppo alta per camminarci sopra. Era abbastanza buffo da vedere, sembrava quasi un camoscio di montagna e nessuno avrebbe mai detto che quello era Draco Malfoy. No. Nessuno ci avrebbe creduto.
Blaise aveva solamente intravisto l'ombra di Draco correre via come una scheggia, dato che mentre era avvenuta la conversazione tra i suoi due migliori amici, lui ne aveva approfittato per andare nel negozio e comprarvi qualcosa.
Arrivò al fianco della Serpeverde e, in un gesto fraterno, le avvolse le spalle con il braccio. Pansy ovviamente non poté non arrossire ancora di più e optò per nascondere le guance dentro la sciarpa verde-argento.
Però l'amico nemmeno fece caso al diverso comportamento della Serpe.
«ma dove se ne sta scappando Draco?» Blaise sorrise divertito mentre guardava gli ultimi salti di Draco in lontananza. Strano da dire, ma il suo migliore amico era buffo. Strano perché anche lui aveva notato qualche cambiamento, ma nemmeno immaginava. Blaise però apprezzava quel nuovo lato del suo amico, forse più aperto pure per gli amici, invece che chiuso ermeticamente in sé stesso.
«diciamo che si è ricordato di una cosa molto importante e che non poteva ignorare» rispose Pansy, tornando a controllarsi. Forse essere figlia di Purosangue portava anche i suoi vantaggi. Pansy superato il primo piccolo ostacolo sapeva benissimo come nascondere determinati sentimenti, un po' come ogni serpeverde. Sì, questo era un punto a suo favore, perché riacquistava anche coraggio e scioltezza, caratteristiche che, ad esempio, quegli stupidi Grifondoro non avevano.
Merlino, se erano impacciati loro...
«ma ci lascia soli tutto il giorno o tornerà?» chiese poi Blaise, appena la testolina bionda e lontana ebbe svoltato l'angolo.
Tenne stretta nel pugno la palla di neve che aveva conservato per Pansy ed aspettò che la mora aprisse bocca per parlare. Sì, essere Serpeverde aveva anche questo punto a proprio favore: l'astuzia.
Pansy non si aspettava nulla, e normalmente gli rispose.
«no, penso torner-» ma fu interrotta proprio per questo. Blaise aveva approfittato del momento buono per agire, ovvero quell'attimo in cui aveva capito la risposta che voleva sentire, e prima che Pansy finisse.
Ora la mora si ritrovava la faccia coperta di neve e la bocca ripiena sempre di quest'ultima.
Blaise rise a crepapelle guardandola, mentre Pansy invece toglieva pochi strati con le dita, facedole finta di esserne schifata. Blaise rideva ancora di più, e Pansy sorrideva apertamente.
Forse, in fin dei conti, non erano così esperti nel trattenersi coi sentimenti. O forse, solo in quei momenti non volevano.
[...]
Draco aveva rischiato quattro o cinque volte di cadere di faccia sul manto bianco e alto su cui correva. Cioè, in realtà non correva, lui saltava. Ma questi erano piccoli dettagli.
A Draco non stava importando gran che il fatto che tutti quei pochi ragazzi ancora in giro, lo guardassero come se fosse stato un molliccio, o peggio, il molliccio di Neville, ovvero Piton vestito come sua nonna. Sì, quello sì che era un molliccio spaventoso.
Però davvero, per una volta era Draco che se ne fotteva altamente degli altri. Stava correndo per una persona, una persona importante per lui, stava correndo perché ci teneva davvero, stava correndo perché quello che sentiva non era una piccola infatuazione, ma era amore puro e sincero, correva perché per una volta era talmente in affanno che aveva paura di farlo arrabbiare arrivando in ritardo.
Arrivò davanti alla porta del locale, prese un profondo respiro e si guardò le mani, senza un vero perché, le guardò e si disse che questa era davvero la volta buona per creare un' amicizia col moro Grifondoro. E a lui poteva anche bastare solo quello. Davvero. A Draco sarebbe bastato anche solo essere suo amico, perché era già un gran passo avanti ed era il massimo a cui -purtroppo- poteva aspirare. O almeno, così la pensava lui.
Poi prese il coraggio a due mani ed entrò finalmente nella locandina.
Subito il forte odore di fumo, di carbone, di alcol e qualche strano intruglio di pozioni-probabilmente finito male- lo colpì, lasciandolo schifato ancora davanti alla porta.
Era tantato di tirar fuori dalla sua tasca un fazzoletto e metterlo davanti alla bocca, però si disse che sarebbe sembrato ancora stronzo, per quanto poco questo potesse influire, e quindi proseguì. Cercò con occhioni grigi e speranzosi l' unico Grifondoro che voleva vedere, ma non lo trovò.
Draco però non si scoraggiava mai alla prima volta, cercava di trovare sempre un perché, e anche questa volta fece così.
Decise così, che prendere un posto non ancora occupato ed aspettarlo sarebbe stata la scelta più intelligente. Andò al bancone e chiese un tavolo per due, mentre il locandiere lo squadrava scettico.
Poi l'omone passò oltre il piano e fece strada a Draco, e lo portò in un tavolo per quattro, e Draco si chiese se questo qua sapesse realmente la sua lingua o se sapesse effettivamente contare.
Ironicamente quel tavolo era esattamente quello che di norma Harry prendeva, assieme a Ron e Hermione. Però che ne sapeva Draco? Per lui era un tavolo qualsiasi... Forse un po' sporco, ma pensò schifato che nulla là dentro sapeva che volesse dire 'pulito'.
Le abitudini sono dure a morire, perché per quanto il biondo fosse stato felice e spensierato con gli amici, non aveva alcuna intenzione di esserlo anche con gli altri. Lui era così, aveva due lati di sé, e sicuramente il migliore non lo sbandierava ai quattro venti, ma anzi, lo teneva per sé, liberando invece l'altra, cioè quella che tutti ad Hogwarts conoscevano bene.
«ecco a lei, questo tavolo le va bene? O preferisce un altro?» chiese l' omone al Serpeverde, che aveva ancora quell' espressione sul viso. Draco lo fulminò con lo sguardo per il suo modo acido che aveva usato per rivorgergli la parola, ma alla fine scosse la testa e gli fece un fugace cenno di andarsene. L' omone grugnì qualcosa in risposta, ma Draco se ne fregò, decidendo invece di sedersi al tavolo, a sua mala voglia.
Tolse il cappuccio che aveva tenuto mentre era entrato, e si sentì gli occhi puntati tutti su di lui. Sentì dei mormorii mal tenuti, ma non osò girarsi per vedere chi fossero.
Sentiva i bisbiglii farsi sempre più acuti e quasi non ci vide più dalla rabbia. Sapeva che provenivano da membri della altre casate, se lo sentiva ed era anche parecchio scontato.
Così, quando si fecero fin troppo insistenti, si arrabbiò contro di loro.
«STATE ZITTI! CHIUDETE QUELLE ODIOSE BOCCHE! SE SENTO ANCORA UN' ALTRA PAROLA VI CRUCIO UNO AD UNO, INTESI?» urlò così a pieni polmoni, sentendosi anche orgoglioso di non aver davvero usato un cruciatus prima di parlare. Era stato diplomatico -più o meno- però si era trattenuto, ed era già tanto. Solo che Draco non sapeva bene cosa fossero le vie di mezzo, e quindi se doveva scegliere tra lo stare zitto e il lanciare cruciatus a tutti, preferiva urlare come un pazzo, ma ottenendo comunque quello che voleva.
Ed era davvero così, perché di colpo tutto cessò, quelli che prima bisbigliavano ora erano come pietrificati, e nessuno, ma proprio nessuno, nemmeno i giovani Grifondoro, avevano osato controbattere. Malfoy se si arrabbiava era spaventoso, e in più nessuno conosceva com'era davvero, quindi chissà, per quanto ne sapevano, Malfoy i cruciatus li avrebbe scagliati per davvero. E ovviamente nessuno voleva metterlo alla prova, quindi ecco perché era tutto taciturno adesso.
E Draco sorrise, contento di avere quel potere sugli altri, contento di non essere molle e senza spina dorsale, contento perché aveva capito che poteva essere sé stesso, come poteva essere anche lo stronzo di sempre. Non aveva perso la sua maschera, nonostante le recenti voci del suo cambiamento. E questo era quindi un punto a suo favore. Forse.
Si sedette poi, facendo strisciare a terra la sedia in legno vecchio, facendola stridire. Nessuno gli staccava gli occhi di dosso, ancora sconvolti per quello che aveva appena urlato. Draco non sorrise più. Perché però agli altri doveva sempre farsi vedere per il peggio che era? Dopotutto stava iniziando a pensare che non fosse poi così piacevole e bello essere considerato 'il cattivo'. Anzi, era davvero orribile, perché oltre a Pansy, a Blaise, ai serpeverde di cui si poteva dire abbastanza amico, non aveva una bella fama. Oltre a loro era odiato, ed essere odiati è davvero brutto. Forse pensava a tutto questo perché prima non se n'era accorto, o forse perché solo adesso stava davvero pensando lui. Fatto sa che in quella giornata stava capendo tante, tantissime cose che ignorava, e iniziava a fare male la testa.
Sì, forse era meglio sedersi un attimo e riposare a testa bassa, almeno quella volta
Una testolina mora era appena entrata fulminea dalla porta. Draco sapeva benissimo chi era, e finalmente sorrise di nuovo, come quando sorrideva a Pansy, o Blaise. Insomma, sorrise come solo lui sapeva fare.
Potter aveva il fiato corto, le guance rosse ed il naso ugualmente pigmentato. Gli occhiali si erano appannati per il cambio di temperatura da fuori a dentro i Tre Manici e adesso aveva lo sguardo perso di chi non riesce a distinguere nulla. Appena Potter si accorse che il problema erano gli occhiali, li pulì, togliendo lo strato di acqua condensata, e finalmente tornò a vederci normalmente. Aveva però ancora lo sguardo perso, di chi ,sta volta, non sa dove sia un qualcosa, o in questo caso, un qualcuno.
Ma si vede che subito non notò Draco, perché andò al bancone, sempre da quell' omone che aveva aiutato Draco. L' uomo sembrava davvero, ma davvero tanto, sorpreso. Aveva allargato le pupille, facendo una smorfia sorpresa che probabilmente era anche faticosa da mantenere. Potter sorrise forse dolce, ma rifece la domanda. L'omone ancora con bocca e occhi spalancati indicò un tavolo. Il suo tavolo che usava di norma con Herm e Ron, e quindi non gli fu difficile trovarlo.
Alzando lo sguardo aveva avuto un tuffo al cuore. Sinceramente non era sicuro del perché stesse provando quello, aveva sempre pensato a Malfoy come uno stronzo irrecuperabile. Diciamo che era il suo chiodo fisso. Se mesi prima gli avessero chiesto chi era quel biondo serpeverde per lui avrebbe risposto in tal modo. Senza nemmeno spendere tempo a pensarci. Però aveva visto un cambiamento radicale nel biondo, qualcosa che non ricordava di aver mai notato, non che lo osservasse quando erano ad Hogwarts. Pff, mai.
Però diciamo che anche a quella fatidica lezione di pozioni aveva capito che era in qualche modo cambiato. Il vecchio Dr- Malfoy non avrebbe mai agito così, semmai avrebbe urlato, avrebbe dato di matto, insomma di sicuro non sarebbe andata così. E ora Harry era curioso, curioso di vedere se era davvero cambiato, curioso di sapere se quel giorno avrebbe trovato un nuovo ed improbabile amico, curioso di vedere come si sarebbero comportati.
Ed era anche estremamente felice.
Ecco, dicevo, non sapeva bene perché si sentisse così estremamente felice. Di solito alle cose che non sapeva trovava comunque una risposta, però quella sembrava essere una di quelle rare volte in cui non si capiva.
Sicuramente avrebbe seguito l'istinto, almeno si sarebbe risparmiato qualche figuraccia. Forse.
Ed è così che lo vide pure Draco. Il biondo aveva subito capito che non era a disagio Potter. Aveva visto forse uno spiraglio di felicità semplice e pura, e ciò a Draco piacque parecchio. Non pensava che già dall' inizio Potter si mostrasse così espansivo e... Felice. Ma dal tronde era proprio Harry che lo aveva invitato, solo che Draco... Draco proprio non lo aveva pensato. Non aveva davvero pensato, in realtà, all' inizio, i suoi viaggi mentali erano stati perlopiù nello svolgersi dell' incontro, l'inizio lo aveva tralasciato, regalandosi così, una fantastica sorpresa.
«ehi, sì ecco, scusa se sono arrivato tardi, ma ho fatto davvero il prima possibile» Harry si sentiva in dovere di scusarsi, ma non perché era in obbligo o altro, semplicemente si sentiva di dovergli in primis delle scuse e poi delle spiegazioni, per quanto generiche fossero.
Poi sorrise dolcemente ed approfittò del cenno comprensivo di Draco, per sedersi accanto a lui.
Di nuovo Draco si ritrovò nella medesima posizione di prima, tutti bisbigliavano di nuovo. E la cosa lo faceva impazzire. Era proprio vero che non riuscivano a farsi una loro vita! Odiava dover sentirsi così osservato, così- così- così al entro dell'attenzione generale. Era irritante. Girò la faccia velocemente verso chiunque stesse parlando, e i ragazzi in questione che ancora guardavano la scena, si ritrovarono a sbiancare o a far finta di esser sempre stati taciturni. Certo era che, Draco se voleva farsi rispettare aveva sia i mezzi che il potere per farlo, ed Harry lo notò dalla piccola scena che gli si era parata davanti.
«non fa nulla davvero, non ho aspettato poi così tanto» Draco poi portò di nuovo lo sguardo su Potter, che intanto lo guardava un po' confuso. Forse si aspettava più pazienza da parte sua, ma Draco non ne poteva davvero più di quegli impiccioni.
«allora, signor Malfoy, che ha da raccontarmi?» chiese con uno strano accento che Draco non ricordava di aver mai sentito. Era buffo però, non era il suo solito, sembrava fosse un modo per prendere in giro quelli che di natura lo avevano, però non era in modo cattivo, Draco lo vedeva, lo vedeva dal sorriso sornione di Potter. Doveva essere un' usanza babbana.
Il tutto era divertente e così ridacchiò, per una volta capendo qualcosa del mondo babbano.
«uhm, non ne ho idea. Di Quidditch?» rispose allora Draco, usando, per quanto riusciva, quel tono di prima. Harry ridacchiò, perché sì, Malfoy ci aveva provato, solo che non assomigliava gran che, però restava simpatico.
«bella mossa Malfoy, allora c'è un argomento in particolare?» disse Harry, pensando fra sé e sé che era una cosa con cui andava d'accordo col Serpeverde, entrambi adoravano il Quidditch, ed era un argomento su cui ci sarebbero stati ore a parlarci.
«ho saputo che avrete una nuova divisa, perché le altre le avete praticamente distrutte dall'anno scorso» Draco gli rivolse un ghigno divertito, e Harry arrossì lievemente. Malfoy aveva perfettamente ragione, non si potevano nemmeno più chiamare 'divise' se si guardava in che stato erano. Ed usare un incantesimo purtroppo non le avrebbe riportate allo splendore iniziale, quindi avevano deciso di farsene fare delle nuove.
Nonostante ciò, Harry si sentì di sminuire la cosa.
«non sono 'distrutte' forse un po'- ehm... Sgualcite» con le dita aveva preso a picchiettate il tavolo, e poi aveva ridacchiato, perché la faccia di Draco aveva espanso il proprio ghigno, e ciò significava che non ci credeva affatto. Stranamente non trovò odiosa quella sua espressione, perché in qualche modo non era come gli anni prima, e questa era una delle tante novità di Malfoy. Si sentì felice, perché quei gesti sinceri stavano a significare che era davvero cambiato e che non erano solo voci o solo il suo istinto.
«beccato Potter! Un ragazzino ha fatto le foto in 'esclusiva' delle divise di Grifondoro, e posso dire che 'distrutte' è un complimento» Draco la sapeva lunga su quella storia. Infatti le foto le avevamo davvero fatte, e tutti avevano visto come si erano ridotte, senza che i Grifondoro sapessero, o sospettassero. Ma sia Draco che tanti altri Serpeverde avevano deciso di svelare questa parte, facedoli vedere che sapevano, e che non si sfuggiva alla scuola.
Certo, gli altri Serpeverde però lo avrebbero usato come insulto, Draco scelse di usare questa carta per divertirsi.
«e solo tu-» Harry era arrossito ancora di più, ma aveva un bellissimo sorriso sulle labbra, e a Draco vennero i brividi quando pensò che avrebbe voluto baciarle. Si era contenuto in quei giorni, e doveva continuare così. Lui era un Malfoy. E i Malfoy nascondevano tutto perfettamente.
E poi doveva farlo, o avrebbe di nuovo rovinato tutto. Sta volta irrimediabilmente.
«oh non solo io Potter, praticamente tutta Hogwarts» lo aveva interrotto divertito, sta volta deciso a far finta di nulla, i suoi pensieri andavano messi in un angolo remoto del cervello. Nascosti e -per niente probabile- dimenticati.
E così, Malfoy e Potter, riuscirono a passare una bellissima ora e mezza. Ridevano, scherzavano, si punzecchiavano pure, perché tutte le abitudini sono dure a morire, ed infine, non si sa esattamente come, erano finiti a parlare di ragazze, dei loro pareri e delle loro preferenze.
Draco si sentiva un po' fuori luogo, ma erano discorsi che tutti i ragazzi facevano. Lui lo faceva sempre con Blaise, con Goyle, o Pansy a volte, o Theodore, o chiunque altro. Solo che davanti non aveva loro, ma bensì Harry Potter, alias la sua nemesi, alias il Grifondoro per eccellenza, alias il ragazzo più voluto di Hogwarts, alias il suo amore. E- e beh diciamo che questo lo metteva un po' a disagio.
In più a Draco non piacevano più le ragazze, aveva altri gusti, e quindi doveva pure fingere. Ma sarebbe dato peggio rifiutare di partecipare a questa conversazione, quindi si mise su una nuova maschera ed andò in scena.
«...e sentiamo Potter,invece tra le Grifondoro ce n'è almeno una accettabile?» deglutì senza realmente sembrare forzato, ed aspettò, facendo sì che sembrasse tutto totalmente normale. Aveva anche adoperato il suo tono divertito e questo bastò a non destare alcun sospetto nel moro. E Draco così facedo, non sapeva che si stava ferendo da solo.
Infatti...
«uhm- bella domanda, anche se sarcastica... Beh sì, ce ne sono parecchie di belle, ma devo dire che se dovessi dirti, in tutta sincerità in cima ci starebbe Ginny» e per Draco fu come ricevere un coltello dritto al cuore, perché certo non si aspettava che le voci che giravano fossero vere. Aveva sempre cerato di dirsi che a Potter non piaceva la Weasley, ma tutti lo ripetevano, tutti glielo facevano notare -forse sperando che il biondo utilizzasse ciò per prendere in giro Potter- e lui adesso ne aveva la conferma.
Ma ormai la maschera c'era, era in gioco e non fece trafelare nulla, se non dai suoi occhi, ma sembrò che Potter non si fosse accorto assolutamente di nulla, perso com'era a fissare oltre Draco, nei suoi pensieri.
E questo lo ferì semmai, ancora di più, perché era certo che stesse pensando a quella- quella lurida-... Alla Weasley, alla Weasley. Nemmeno riusciva più ad insulare interiormente, tanto era abbattuto.
«e a te?» chiese poi Harry, quando riemerse dal suo viaggio mentale, per lui, breve. Un giuzzo appena accennato era arrivato nel suo io interiore. Un timore forse, di cosa avrebbe detto Draco adesso. Sperò vivamente che non fosse chi pensava, perché in qualche modo, ciò lo avrebbe reso triste, ma molto molto triste.
Draco era totalmente in panico, che avrebbe dovuto dirgli? Lui non era stato ad osservare le sue compagne, e nessuna di veramente tanto bella gli veniva in mente. Sentiva come un blocco e non aveva proprio idea di chi dire. I suoi gesti esternamente sembravano più che normali, sembrava che appunto ci stava pensando, ma in realtà non ragionava gran ché. Eppure con Blaise li faceva questi discorsi, con Goyle era capitato anche di parlarci, con Tyger pure e con Theodore non era stato da meno. Aveva certamente recitato, ma non era stato così difficile. Però se andava a pensarci, non erano loro con cui adesso stava parlando, davanti a sé Draco aveva sempre Harry Potter e non era ancora cambiato.
Poi gli venne in mente un viso, un nome ed un carattere, che lo salvò letteralmente. Pansy. Non era poi così brutta, anzi, oggettivamente, Pansy era davvero bella, e Draco sapeva cogliere al volo le opportunità che gli venivano offerte.
«beh, di ragazza bella da noi... penso che sia Pansy la migliore, sì decisamente» ed eccolo lì il nome che Harry sperava di non sentire. Allora le sue supposizioni non erano sospese nel nulla. Potevano benissimo essere vere.
Le prime volte si era detto che era un'amicizia come quella fra lui e Hermione, ma una parte di lui era rimasta parecchio scettica. Poi lo vedeva, vedeva come la guardava come le parlava vedeva tutte le volte che si prendevano la mano. Questa mattina li aveva visti con le mani intrecciate. Questo pomeriggio li aveva visti fare a palle di neve ridendo e scherzando. E poi prima ad Hogsmeade, li aveva intravisti quando erano uno sopra l'altro nella neve. Vicini. Tanto vicini. Troppo vicini. Due normali amici non si comportavano così, e queste alta e al fece male ad Harry. Si sentì davvero tanto male, ma non di salute, ma nel profondo. Sentì una fitta trapassarlo da parte a parte, convincendolo che qualcosa non andava e che forse era tardi per tornare indietro.
Immagini di Draco e Pansy assieme ad Hogwarts, a lezione, nelle partite improvvisate di Quiddich, al Lago Nero, a difesa contro le arti oscure. Le immagini facevano una più male dell' altra ed Harry non capiva perché gli importasse così tanto. Doveva essere felice che Draco avesse una ragazza. Erano amici, e Draco sarebbe stato felice di vederlo con una ragazza. Perché lui no? Che aveva di sbagliato?
Non poteva più andare avanti così, era tutto strano ed Harry non ammetteva che a lui l'amicizia con Draco non bastava, che in qualche nuovo modo lui voleva di più. Non ammetteva che voleva essere lui quello che Draco coccolava, quello a cui stringeva la mano, e non la Parkinson.
Doveva assolutamente fare mente locale e lasciarsi alle spalle questa svista.
«i-io non mi sento benissimo, penso che questa burrobirra sia stata di troppo... Vado un attimo al bagno, ma torno subito» gli sorrise usando un affetto trovato chissà dove nel suo io interiore, e fu il miglior sorriso che regalò a qualcuno, perché dentro di esso ci stava più di quanto il Grifondoro ammettesse.
Draco immediatamente si preoccupò, invece.
«sicuro? Non è che vuoi una mano?» lo guardava con occhi apprensivi, preoccupati e ad Harry venne subito in mente Molly Weasley per il modo di fare. Sorrise leggermente al paragone, ma poi dedicò tutta la sua attenzione al biondo.
«tranquillo, non è nulla di grave, non c'è bisogno di aiuto» sentenziò convinto e vide il volto del suo amico prendere una sfumatura di sollievo puro e semplice.
«okay, io aspetto qui» Poi Draco gli sorrise e Harry sentì lo stesso calore di poco prima prendere possesso del suo petto, che fu invaso da un nuovo e diverso calore, molto, molto piacevole. Dovette ammettere, senza poi così tanta fatica, che Draco aveva un bel sorriso, di quelli che ti mozzano il fiato, come dal tronde il viso,e i muscoli delle braccia,e gli occhi,e i capelli,e le labbra e... E- sì era meglio andare via al più presto.
Andò nel primo bagno libero ed aprì una porta a caso. Il fato sembrava essere dalla parte di Harry almeno in quello, perché si trovò solo, coi suoi pensieri e sentimenti che passo a passò si stavano rivelando. Forse li aveva sempre ignorati, forse erano stati in attesa del momento giusto per agire, forse era il cambiamento del Serpeverde, o i suoi modi più dolci ma sempre con quella caratteristica che contraddistingueva i Malfoy, ma Harry ammise che anche lui stava cambiando, ed ora voleva capire meglio di che natura fossero questi nuovi pensieri.
In men che non si dica era già davanti al lavandino, mentre riempiva le mani a ciotola di acqua fredda. Seguendo il classico metodo buttò l'acqua sul suo viso e poi asciugò la pelle del viso, sentendosi forse un poco più sveglio di prima.
Si guardò nella specchio, e ciò che vide fu un ragazzo confuso, un ragazzo che si sentiva strano, uno di quei ragazzi che nega l'evidenza e poi non sa più che pensare.
Harry non era stupido, affatto. Ma quello che si diede per risposta non lo soddisfava.
Aveva capito perfettamente ciò che gli stava capitando, ma era testardo e non voleva ammettere.
Si guardò ancora, e trovò sempre lo stesso ragazzo che negava, ma che sta volta aveva capito. E si diede dello stupido.
Mise ancora le mani a ciotola e ripeté il gesto, trovandosi ancora con la faccia imperlata di goccioline fredde.
Si guardò ancora, e sta volta vide pure la tristezza, la deluzione per la risposta di Draco, che ancora aleggiava nella sua mente.
Il suo spirito Grifondoro emerse proprio adesso, nel momento in cui Harry aveva bisogno di aiuto, ma non un aiuto di un' altra persona, un aiuto da sé stesso. E lo ebbe.
Era tempo di smetterla di raggirare la cosa, era tempo di ammettere a testa alta ogni cosa, senza più mentire a sé stessi. Era tempo di affrontare il tutto con più sicurezza, e per prima cosa doveva mettere tutto ,ogni cosa, in chiaro.
Sì. Ora o mai più, si disse. Ed ecco perché pensò a Draco. Pensò ai suoi lineamenti perfetti del viso, pensò alle sue labbra rosee che davano quel particolare contrasto con la pelle chiara, pensò ai capelli anch'essi particolarmente chiari, così perfetti e setosi. Pensò al suo sorriso sincero, che per Harry era il più bello che avesse mai visto. Pensò al corpo del ragazzo, che era uno spettacolo per gli occhi, così slanciato, alto e snello, muscoloso eppure elegante. Pensò infine anche a quei bellissimi occhi grigi, ed essi infestarono la sua mente. Erano la parte più bella di Malfoy, erano forse quella parte che Harry stava iniziando a capire meno, ma che comunque, nel suo profondo, amava.
Amava.
Harry aprì gli occhi di scatto perché realizzò che la risposta se l'era appena data, involontariamente.
Harry amava Draco? No.
No, non lo amava.
Harry non poteva amare Draco... Era un ragazzo... Era un Serpeverde... Era un Malfoy.
Però si era promesso di essere coraggioso, coraggioso come un degno Grifondoro. E quindi decise di fare mente locale e cominciare a ragionare senza più pensare ai princìpi.
Se non era amore, era attrazione. Sì, attrazione. Harry provava solo attrazione per Draco, forse, si disse, per il suo aspetto fisico di cui Harry stesso non riusciva a fare a meno di pensare.
Perché l'amore, quello vero, è più intenso, si disse. L'amore, quello vero, non guardava solo l'aspetto, ma anche ciò che la persona stessa aveva dentro.
Ma così si smentì da solo, perché una vocina nella mente di Harry gli disse che aveva iniziato a vedere Draco sotto una nuova luce proprio per il suo nuovo comportamento, totalmente diverso da prima.
Intervenì poi un' altra voce, che prese parte sempre contro la parte razionale di Harry. Questa vocina gli ricordò che se non era amore quello che provava, era pazzia, perché solo per amore Harry avrebbe potuto essere tanto triste per la semplice risposta del biondo.
La fine di quella piccola sentenza mentale, per Harry fu sorprendente, ma non seppe dire se in modo positivo o negativo.
Lui amava Draco, e tanto a quanto pareva.
Ora l'aveva ammesso.
Non era stato così terribile, dopo tutto. Ma era davvero scombussolato, e dentro di sé, confuso. Non si era dato la possibilità di affrontare la cosa passo a passo, rinchiudendo i suoi sentimenti in un posto lontano della mente, e adesso che aveva ammesso tutti, i suoi sentimenti fuoriuscivano assieme, lasciandolo spiazzato.
Sentì che non era un sentimento totalmente nuovo, sentì che non era recente. In fondo Draco, era sempre stato un chiodo fisso per Harry, ma non in senso positivo. Eppure da quando era cambiato, tutte le convinzioni del Grifondoro erano crollate, cambiando radicalmente.
Quindi non era una novità, in un modo strano, Harry stava ammettendo a sé stesso che era da tempo che provava questo per il Serpeverde, solo che era stato bravo ad ignorare e mascherare, convincendosi pure da solo.
Ma adesso era tutto cambiato, ora capiva il perché di molte azioni e pensieri che prima chiamava 'istinto' o che non capiva.
Ma poi come una spada, un pensiero, trafisse il cuore di Harry, e lui sentì che ora avrebbe sofferto parecchio.
Venne di nuovo in mente la risposta di Draco.
La Parkinson. Chi non gli garantiva che Draco provasse qualcosa per l'amica? Harry aveva pensato fossero amici, come ad esempio lui ed Hermione, ma poi vedendoli quella mattina con le mani intrecciate dolcemente, il pomeriggio a fare palle di neve ridendo e quello stesso pomeriggio ad Hogsmeade quando li intravise uno sopra l'altro, vicini, tanto vicini, troppo vicini, gli aveva fatto cambiare idea. Aveva pure cercato istintivamente di non pensarci, oppure di smentire la cosa e sminuirla, ma la risposa semplice che Draco gli aveva fornito aveva dato più veridicità alle sue supposizioni.
Un'altra spada si fece largo sul suo petto, ferendolo dentro. Draco, quando mai quel biondo avrebbe ricambiato Harry?
Quando mai un etero era diventato gay solo per un altra persona? Quando mai uno come Draco avrebbe voluto diventare qualcosa di più di un semplice amico per Harry?
Harry non credeva nei miracoli, credeva nei fatti, e adesso si sentiva cento volte peggio. Mai, nemmeno in una terza vita Draco avrebbe ricambiato.
Aveva la Parkinson, aveva gli amici, aveva la famiglia ed una discreta fama. Harry non voleva rovinare tutto ciò, ma avrebbe desiderato con tutto se stesso di avere lui le redini del cuore di Draco.
Ora gli occhi del giovane Grifondoro erano stufi di restare in disparte. Volevano agire, a quanto pare, e così iniziarono a bruciare. Harry scommise che fossero già rossi e acquosi, perché era così che li sentiva.
Alzò quindi di nuovo lo sguardo, e vide un ragazzo triste e disperato, logorato dall' interno da un sentimento troppo nuovo per Harry. Lo vedeva solo come una sofferenza, ed Harry non vide la famosa felicita che dominava le persone che amavano.
Forse perché nel suo caso, l'altro non lo ricambiava, si rispose.
Corse nella prima cabina del bagno che trovò e lì dentro vi si chiuse con un incantesimo.
Ne usò anche un altro, per silenziare l' area attorno a sé, e decise che si sarebbe sfogato, sperando così di perdere quella brutta sensazione che lo domava.
Un singhiozzo, due singhiozzi, tre singhiozzi, un inizio di un pianto disperato.
Harry si sentì male mentre riversava milioni di lacrime suoi suoi vestiti. Gridò perché tanto nessuno lo sentì, pianse perché tanto nessuno lo vide, picchiò la porta perché tanto nessuno c'era, portò su le ginocchia, perché così poté nascondervi il viso distrutto. Ora Harry si sentiva malissimo, col cuore che batteva a mille e gli occhi ciechi per le troppe lacrime. Ma poi dopo due buoni minuti passati nella disperazione e nel pianto più totale,
sentì che iniziava a calmarsi, sempre senza smettereci piangere, ma stava abbandonando piano piano la furia che lo aveva accompagnato mentre si sfogava.
Alla fine smise del tutto, trovandosi però ancora con gli occhi rossi e il respiro mozzato. Non riusciva a dire nemmeno una parola e dovette iniziare a respirare col naso. Non fu una mossa molto intelligente, perché non cambiò di molto. Tornò al respiro con le labbra, e si trovò già meglio. Tempo due minuti e Harry era tornato a respirare normalmente. Usò un altro incantesimo, per pulirsi dalle lacrime e per nascondere il suo stato pietoso.
Avrebbe fatto finta di nulla, avrebbe cercato di vederlo ancora come solo un amico, e non avrebbe più pensato quelle cose. E se non ci sarebbe riuscito, almeno avrebbe potuto dire di averci provato. Ora che si era sfogato riusciva a sentirsi un po' meglio, e quindi decise che era il momento di tornare di là, dal suo Draco, a far finta che niente che in quel bagno era appena successo fosse mai accaduto. Sì, era la cosa migliore da fare.
Draco vide Potter tornare dopo vari minuti, nei quali non sapeva che pensare. Non aveva detto nulla di male, che ricordasse.
Anzi no, proprio niente, non aveva usato nessun insulto, o- o qualsiasi altro epiteto non gradito, eppure Potter non sembrava messo a posto. Sembrava stanco, ma quando guardò meglio il viso, non vi vide niente che ricordasse la stanchezza. Sembrava tutto normale, eppure non riusciva ad abbandonare l'idea che ci fosse qualcosa che non andasse.
Forse, si disse, era stata la sua risposta su Pansy.
Ma poi si diede dell' idiota, perché- perché per Salazar! Potter che motivo avrebbe avuto per sentirsi male dopo che Draco aveva nominato Pansy?
Nessuno.
A meno che-
No. No, era un' idea stupida. Non piaceva a Potter, lui andava dietro alla Weasley femmina, non aveva grandi speranze, e quella non era di sicuro la causa del forse-malessere di Potter.
Affatto. Era ovvio che riempirsi la testa di inutili speranze avrebbe solo portato al suo crollo, e Draco non aveva davvero l' intenzione di crollare.
Non in una giornata tanto splendida come quella.
«Potter, meglio?» chiese subito, dimenticandosi di restare meno apprensivo. Harry sorrise, pensando ingenuamente che si era preoccupato per lui. Uno spiraglio di calore prese posto nel suo cuore ancora interamente triste e in tal modo riuscì a sorridere. Draco aveva quel potere su di lui, quello che seppur con poco ti faceva star bene.
«certo Draco, tutto okay, te l'avevo detto che non era nulla, era tutto aposto» Draco assunse uno sguardo più sollevato e meno preoccupato, ed invitò di nuovo Potter a sedersi accanto a lui, e i due ripresero a chiacchierare come prima, con una particolare affinità e facilità.
[...]
I due ragazzi erano davvero la coppia più bizzarra di Hogsmeade quel giorno d'inverno.
Nessuno mai avrebbe creduto che un giorno i due peggiori nemici più conosciuti ad Hogwarts sarebbero diventati ottimi amici.
Stentavano a crederci pure Ron ed Hermione, che poco prima li avevano visti, o meglio dire, intravisti, mentre scherzavano e passeggiavano sotto i deboli fiocchi cadenti.
Harry aveva deciso di tenerli all' oscuro di tutto e sicuramente ora avrebbero voluto sapere ogni particolare, prima di scannarlo vivo, per un motivo o per l'altro.
Ma per il resto, questa giornata stava andando davvero bene, Harry era felice di parlare con Draco, e Draco era felice del fatto che Harry fosse felice di parlare con lui.
Ad Harry sembrò quasi assurdo, ma i due sapevano capirsi alla perfezione, e parlare con Draco era talmente semplice che sembrava fossero stati amici da sempre.
E per Draco era esattamente come per Harry.
Era davvero una bella giornata, e nevicava, come in quelle scene romantiche in cui la neve cade a soffici fiocchi e i due amanti percorrono la stessa strada.
Forse però per loro, non era ancora così.
Entrambi avevano ancora quei pensieri, che seppur non sapendo, avevano in comune, ma li tralasciavano, parlando invece come perfetti amici, e divertendosi senza pensarci troppo.
Ma occhi malevoli li osservavano da lontano.
E quegli occhi non avevano smesso per un secondo di osservare la scena.
E non avevano affatto aria affabile e gentile, ma anzi erano maliziosi, ed era un problema. Sarebbe presto stato un problema.
Intanto Draco ed Harry, si erano fermati un attimo, sedendosi su d'una panchina, leggermente stanchi, o forse solamente pigri.
Ed Harry sorrideva a Draco, che intanto ricambiava. Draco era seduto tendendosi in avanti, mettendo i gomiti sulle gambe, mentre Harry era totalmente contro lo schienale. Entrambi molto comodi, insomma.
Poi Draco si mise meglio seduto ed anche Harry. La situazione stava prendendo una strana piega, perché mentre parlavano, Harry involontariamente si avvicinava, poco, ma si avvicinava.
Draco notò che il moro si stava pian piano avvicinando, ed il suo cuore esplose di gioia, abbassando così la guardia.
Harry aveva il battito leggermente accelerato, ma non sapeva bene che stava facendo. In realtà adesso non voleva nemmeno più avanzare. Al posto della gioia nel cuore del Grifondoro si espanse il timore, e si disse che non voleva essere stupido, e farsi strane idee.
Si tradì però da solo perché quando vide che sta volta era lo stesso Draco ad avanzare, avvampò.
Che stava succedendo?
Draco perché si avvicinava? No, non poteva assolutamente essere perché volesse baciarlo, doveva assolutamente esserci un altro motivo.
Ma Harry in questo caso fu ingenuo, perché intanto Draco avanzava di poco sempre guardando negli occhi il Grifondoro.
Grigio nel verde. Verde nel grigio, ed Harry pensò che ora sarebbero stati i suoi colori preferiti. E Draco pensò che la casata di serpeverde avesse fatto un' ottima scelta nei colori caratteristici.
Ma poi Harry, fu scettico, perché non credeva affatto che i gesti di Draco volessero arrivare dove lui scioccamente pensava. Ma nonostante ciò, i suoi occhi saettarono un attimo sulle labbra sempre più vicine del Serpeverde, che intanto s'era accorto di tutto.
'Capirai se vorrà baciarti solo se guarderà anche lui le tue labbra, perché è desiderio, perché è istinto, e non si sfugge a tutto questo' e anche se quando Pansy glielo aveva detto, Draco aveva riso sarcastico, adesso invece prendeva quella spiegazione come ispirazione.
Ma Harry, quando vide che allora le intezioni di Draco erano davvero quelle di voler un suo bacio, ebbe paura.
Paura di perdere quell' amicizia appena creata, paura che per Draco non fosse poi così importante, e paura che lo stesse prendendo in giro. Perché per quanto Harry amasse Draco, sapeva che aveva cattive compagnie, sapeva che era facilmente influenzabile, e non si riusciva ancora a fidare davvero del tutto.
Quindi fece il più grande casino della sua vita.
Lo rifiutò, ridendoci sopra.
«Draco ma che- che vuoi fare? Baciarmi?» ridacchiò usando un tono molto acido, che in realtà non voleva usare, ma che gli venì fuori spontaneo quando pensò che Draco lo stesse prendendo in giro.
Era stato altamente ed irrimediabilmente stupido.
Draco, dal canto suo, aveva il cuore non solo spezzato, ma proprio rotto, frantumato, irrimediabilmente sbriciolato.
Non lo sentì quasi più battire, ed un gelo immensamente doloroso lo pervase da capo a fondo, facendolo sbiancare.
Aveva abbassato la guardia, aveva fatto una figura di merda, aveva perso un' importante amicizia ed ora- ora peggio del resto, aveva il cuore in frantumi. Si sentì morire dentro lentamente, mentre ancora assorbiva ciò che era appena successo, ed un coltello lo trapassò da una parte all' altra.
Cosa aveva combinato? Era- era davvero stato così stupido?
Ma non ebbe tempo di piangere o sfogarsi o arrabbiarsi o scappare, perché in quel momento entrarono in scena quegli occhi malevoli, che non avevano lasciato stare i due ragazzi nemmeno un momento.
«già Malfoy, che avevi intenzione si fare? Baciare Potter? Ma che sei, gay?» e Draco parve impallidire ancora di più. Ora lo avevano visto. La sua paura più grande si era appena avverata. Ora tutti avrebbero saputo che lui era gay e che il suo amore altri non era che Harry Potter.
Goyle.
Draco però sentì una grande rabbia pervaderlo, e diede di matto, diversamente da cosa avrebbe fatto una serpe. Ora Draco sentiva la rabbia incrementata dal dolore, scorrere dentro di sé. Ora Goyle lo avrebbe sentito. Nessuno, ma proprio nessuno poteva prendere in giro Draco Malfoy.
«Goyle! Che cazzo vuoi grassone?» ora il biondo era rosso, rosso di rabbia, della rabbia che ora avrebbe usato contro quella testa di cazzo davanti a lui. Saltò letteralmente in piedi abbandonando sulla sedia Harry, che era pietrificato sul posto. Non aveva mai visto una rabbia così su Draco.
Che aveva combinato?
«HEI- piano con le parole frocietto! Sai tu quanto io che ora sono io a comandare fra i due... Oppure preferisci che tua padre lo venga a sapere?» Goyle aveva avuto la sfrontataggine di sfotterlo. Draco ammise che aveva fegato, ma imprudenza, ed era anche un emerito stronzo. Goyle non sarebbe tornato indietro tutto intero. Draco era pronto a scagliargli un incantesimo addosso, ma Goyle non aveva finito con l' umiliazione per Malfoy.
Chiamò infatti a gran voce gli studenti che erano in giro, ed in poco tempo c'era già una folla molto ampia di persone attorno ai tre soggetti. Tutti erano curiosi di sapere qualcosa in più su quello che era successo tra Draco Malfoy ed Harry Potter, e sembrava che Goyle fosse disposto a darle.
«gente di Hogwarts, penso che questo possa interessarvi! Avete presente Draco Malfoy?» e tutti i presenti puntaono gli occhi su Draco, che si sentì umiliato nel profondo. Non sapeva cosa aveva scatenato in Goyle un tale odio, ma sapeva per certo, che adesso sì che tutta Hogwarts sarebbe venuta a conoscenza dei suoi due segreti.
«no- non puoi...» aveva sussurrato nella disperazione, e Goyle gli aveva riservato un mostruoso ghigno beffardo. Lo avrebbe fatto, oh sì, e se la sarebbe goduta alla grande.
Ora tutti pendevano dalle labbra di Goyle, mentre Harry e Draco erano pietrificati sul posto.
«bene! Il nostro caro Malfoy è gay. G-A-Y, a questo bell' imbusto piace il cazzo gente» e tutti quanti si misero a ridere, ridere di gusto per giunta, e Draco sentì di morire per la seconda volta in un solo giorno.
Sentì gli occhi inumidirsi ad ogni risata aggiunta, e la rabbia riprese a scorrere nelle sue vene.
Alla mano portò la bacchetta e enza curarsi più delle risate altrui, si concentrò su quel pezzo di merda di Goyle.
«Stupeficium!» urlò con rabbia, ma Goyle sembrava aspettarsi un attacco dal biondo.
«Protego!» perché prontamente si difese. Tutti i presenti sussultarono per la forza che Malfoy aveva utilizzato per scagliare quello schiantesimo. Goyle stesso ebbe comunque difficoltà a contrastarlo, ma la sua prontezza diciamo che lo salvò.
«Expelliarmus!» urlò allora Goyle, furioso per la figuraccia appena fatta.
Draco schivò questo attacco da parte di Goyle con facilità, ma fu colpito a tradimento da uno spettatore, che anche qui, cercò di disarmarlo...
«Expelliarmus!»... Riuscendoci, purtroppo.
La bacchetta di Draco volò nella neve, lontano da lui, che si ritrovò imponente davanti al ghigno orribile di Goyle.
«siamo rimasti a corto di armi eh? Adesso vedi cosa ti faccio» e rise malefico, mentre la gente lì attorno cominciava a preoccuparsi per cosa avrebbe fatto Goyle, ma senza intervenire.
Draco si sentì all' angolo e avrebbe tanto voluto chiedere aiuto a Harry, ma sapeva bene che non ne avrebbe ricevuto dopo quello che aveva fatto.
Goyle non perse tempo e mantenne la promessa, dando a Draco quello che gli aveva detto.
«Leggimens!» e Draco non poté fare a meno di cadere all' indietro. Sentì la testa pesante e un dolore all'altezza della fronte, ma non mollò. Il suo scudo mentale era ancora stabile, ma ben presto Goyle divenne troppo insistente e suo mal grado, Draco lo lasciò entrare.
Goyle vide scene della vita di Draco, vide che guardava Potter nei corridoi, vide che si divertiva con gli amici, lo vide mentre faceva gli incubi più brutti e terrificanti, lo vide piangere di nascosto sopra il letto, lo vide mentre era a pozioni, lo vide quando era in quella fatidica punizione proprio con Potter e vide il dolce bacio sulla guancia con il quale si erano lasciati e vide quando erano ai Tre Manici Di Scopa quello stesso pomeriggio. Vide anche Malfoy, in quella mattinata mentre confessava a Pansy che amava Potter da tempo, e lì Draco cercò di mandarlo via, con la sola forza di volontà, ma non ci riuscì.
Poi sentì un urlo familiare spezzare l' incantesimo del grassone lì davanti.
«Stupeficium!» era la voce arrabbiata di Pansy, venuta lì per l'amico. Draco la ringraziò mentalmente, sentendosi ora protetto, mentre lentamente riapriva gli occhi.
Goyle volò letteralmente contro la corteccia di un albero più in là da dove si trovavano quelle persone raccerchiate. Tutti si voltarono verso Pansy, la quale stringeva la bacchetta nella mano. Era furibonda e niente l'avrebbe fermata dal distruggere Goyle in quel momento. Meno male che era arrivata in tempo.
Draco raggiunse invece la sua di bacchetta, che tenne stretta nella mano, mentre la rabbia tornava dieci volte più forte. Goyle si massaggiò il capo, ma capì che adesso oltre ad affrontare Malfoy avrebbe dovuto difendersi anche dalla Parkinson.
Goyle ebbe paura, pura e viscerale paura. Li vedeva, erano entrambi furibondi e forse anche accecati dalla rabbia. E si pentì di cosa aveva combinato.
Ciò nonostante si era ripromesso di finire il suo lavoro, aveva ancora una cosa da dire a Potter e tutti i presenti. Era uno stronzo ed era stupido, tremendamente stupido. Nonostante di fronte avesse due serpi e fosse tecnicamente spacciato quindi, continuò.
«adesso fai pure il furbo Malfoy? Ti credevo più intelligente! Dopotutto io adesso so un tuo grande segreto, e non mi farò problemi a dirlo. MAGHI, DRACO MALFOY AMA HARRY POTTER» e nessuno però sta volta osò fiatare, nessuno rise, tutti erano piuttosto spaventati per la fine che Goyle avrebbe fatto di lì a poco. Ma nessuno nemmeno voleva aiutare quello stronzo, sia per paura, che per odio.
Draco corse, corse velocissimo contro di lui, facendolo sbattere ancora contro l'albero. Goyle sbatté violentemente la testa, ma Draco aveva appena iniziato.
Pansy rinfoderò la bacchetta, lasciando che fosse Draco stesso a combattere la sua battaglia. Nessuno sembrava fiatare. Potter era a bocca aperta, ma adesso non voglio perdere tempo a parlare di come si sentiva Harry.
«tu! Tu finirai malissimo Goyle, stronzo di merda! Ti farò talmente male che pregherai che io ti uccida per darti stare meglio, mi pregherai BASTARDO» Draco tirò fuori la bacchetta e fece tre o quattro passi indietro. Lo fissò negli occhi, mentre Goyle fremeva di paura. Era immobile, ancora stordito per il duro colpo appena ricevuto.
Draco era tremendamente tentato di usare la maledizione Cruciatus, ma tentennò. Non era così cattivo, era la rabbia a parlare per lui, ma ciò nonostante meritava di soffrire Goyle, meritava eccome di soffrire.
Draco volle allora usare un' altra tecnica.
«Expelliarmus!» e gli tolse quindi la bacchetta, così che Goyle adesso si sarebbe trovato nella sua stessa posizione in cui tutto questo casino era iniziato.
«Serpensoria!» dalla bacchetta di Draco vi uscì un grosso cobra, dilatato per immettere paura. Goyle iniziò quindi a raggirare l'albero, ma il serpente lo seguiva, strisciando velocemente. Goyle cadde a terra tanto che era impacciato, ed il serpente lo sovrastò. Gli morse un braccio, lo rimorse e Goyle gemette di dolore, mentre la neve iniziava a colorarsi di un rosso scarlatto.
Draco poi distrusse il serpente, dato che la sua coscienza lo fermò. Certo, si disse, avrebbe meritato molto di più, ma proprio non ce la faceva a fargli altro male. Draco in fondo, aveva un cuore d'oro, nonostante ciò che Goyle gli aveva appena fatto.
Goyle si sentì umiliato, ma ancora non aveva capito, ancora il suo cervello era rimasto indietro, ed ancora fece lo stesso sbaglio.
Draco si era in tanto voltato, volendo lasciarlo lì così e da solo, ma dovette fermarsi quando sentì le parole di Goyle. Lo ferirono, e le lacrime tornarono.
«pensi davvero che Potter avrebbe ricambiato? Malfoy non sono tutti come te, non sono tutti froci, non si realizzano i miracoli» Draco si sentì umiliato, rotto, ancora ferito da prima. Goyle gli aveva appena mandato una ventata gelida di pura verità, buttandogliela orribilmente. Quanto aveva ragione, si disse. Strinse le mani e la bacchetta con loro. Nessuno aveva sentito, perché erano lontani dal gruppo, e Goyle aveva solo sussurrato la frase.
Ma Draco si arrabbiò ancora, con le lacrime in viso che copiose scendevano sulla pelle, rigandola.
«sta zitto! STA ZITTO! SMETTILA! NON TI HO CHIESTO NULLA, QUINDI SMETTILA! O PREFERISCI MORIRE EH? È QUESTO CHE VUOI? POSSO ACCONTENTARTI!» Pansy questo lo sentì, come ogni altro presente. Corse dall'amico, mettendosi fra i due. Lo guardò in viso, e vi lesse una tristezza che mai si sarebbe aspettata. E davvero, fu tentata di lasciare che Draco continuasse, ma non era giusto. Il biondo non avrebbe dovuto macchiarsi di un crimine così grave per un imbecille.
Quindi gli prese la mano, e gli tolse dolcemente la bacchetta. Mentre Draco invece restava a testa bassa, lasciando che Pansy lo aiutasse. Piangeva e le goccioline cadevano sulla neve, colorandola di un nuovo colore.
«non devi dargli peso, Draco tu sei migliore di lui, non ne vale la pena»
La serpeverde gli accarezzò la guancia, trovandola soffice e vellutata, ma bagnata da lacrime che non avrebbero dovuto esserci in una giornata tanto speciale.
«Blaise ci aspetta dalla collina, l'ho laciato lì. Ora dammi la mano Draco, mi racconterai tutto se ne avrai voglia, ma non qui» continuò dolcemente la serpe. Gli sorrise e Draco le fu grato per l'aiuto che gli stava dando.
Anche Pansy stava cambiando, stava maturando anche lei. Era semplicemente una ragazza magnifica, sia fuori che dentro. E- e Draco in qualche modo si sentì orgoglioso di lei.
Annuì, prendendo la mano all'amica, e insieme si smaterializzarono proprio sulla collina in questione.
Draco andò subito a sedersi per guardare finire il tramonto.
E così, pure la sua 'giornata perfetta' stava finendo. E Draco non sentì affatto che fosse stata 'perfetta'.
Si sedette con le gambe piegate, i ginocchi verso l'alto e la testa persa nei suoi pensieri. Aveva smesso di piangere, non ne sarebbe uscito sennò.
Pansy gli si sedette accanto, e Blaise anche.
I due amici lo guardavano preoccupati, parecchio preoccupati. E c'era chi in parte sapeva perché e chi invece era ignorante a tutta la faccenda.
Pansy si scambiò uno sguardo con Blaise, e si dissero che avrebbero voluto almeno sapere a grandi linee, così da poterlo aiutare.
«Draco, prima che è successo? Pensavo stesse andando tutto bene da quando vi ho visti girare e ridere assieme...» questa era la voce lenta e dolce di Pansy, quella che almeno sapeva con chi era stato Draco.
«era tutto perfetto... Ci stavamo divertendo ed era tutto magnifico» disse Draco non distogliendo lo sguardi dal sol calante.
Rosso fuoco e arancione brillante gli colorarono la faccia diafana.
«ma poi ho abbassato la guardia... Penso che la tua lezione sul 'quando baciare una persona' non sia così attendibile Pansy» e la ragazza intese all' incirca quello che era successo. Beh, in realtà capì solo che Draco aveva provato a baciarlo ma non era andata come sperava lui, però ancora non capiva che centrasse Goyle.
Blaise invece era totalmente confuso, ma avrebbe chiesto spiegazioni a Pansy solo dopo. Per ora lui aveva capito che a Draco piaceva qualcuna, ma che quando ci aveva provato era stato malamente rifiutato. Però ancora non si spiegava perché fosse ridotto in quello stato il suo amico.
«so a che stai pensando Pansy, ma non so nemmeno io che volesse da me Goyle. So solo che se tu non fossi arrivata, lui adesso non sarebbe più fra noi» e Draco nascose la testa fra le gambe, concedendosi ancora un pianto liberatorio. Gli avrebbero chiesto più tardi.
«o-ora an-anche lui sa, Pansy, ha vis-visto tutto. E gliel' ha de-detto. Parola per parola. Potter sa che lo amo, e mi ha rifiutato. Ho sperato ciecamente nel suo sguardo più sincero... E se devo dirla tutta, ci ho creduto per davvero...» Pansy allora capì cosa fosse successo. Non sapeva che avesse fatto Goyle a Draco quando li aveva raggiunti, ma adesso era palese fosse stato vittima dell' incantesimo Leggimens.
Che stronzo che era stato Goyle. Non centrava nulla, eppure aveva rovinato ogni cosa. Ora non le sembrava più così tanto l' incantesimo Serpensoria con cui Draco lo aveva ferito. Meritava di sicuro molto di più.
Blaise non era in verità poi così sorpreso. Anche se non era sicuro di ciò che aveva pensato da un po', era sempre sembrato che a Draco, Potter fosse sempre interessato parecchio. In un modo o nell' altro Blaise aveva già accettato da tempo la preferenza di Draco, ed è per questo che lo abbracciò, mentre Draco pianse ancora, sulla spalla di Blaise.
Pansy li guardò meravigliata e anche triste.
Ora aveva iniziato ad odiare sia Potter che Goyle, per aver ridotto così il suo amico.
[...]
La sera arrivò pure ad Hogwarts in quella giornata, faceva freddo, e da poco erano tornati dall gita ad Hogsmeade.
Il vento soffiava gelido nei dormitori della casata di Serpeverde.
Tutti si sapevano lamentare talmente bene da occupare anche tutta la sera tra capricci ed imprecazioni.
Eppure Draco, il ragazzo conosciuto per essere un gran viziato, tal volta codardo e figlio di mangiamorte, stava zitto. Non fiatava al riguardo.
Era zitto perché se avesse parlato, sarebbe stato espulso per tutti gli epiteti che avrebbe potuto usare contro chiunque.
Pansy era sempre accanto a lui, nella sala grande di Serpeverde e Blaise pure. Avevano passato la serata con lui, non lasciandolo mai. Erano riusciti a distrarlo per un po', ma poi il macigno era tornato e Draco non se la sentì di andare già a dormire. Ora voleva stare un po' da solo.
Salutò quindi Blaise e Pansy, che lo guardarono tristemente, ma comprensivi, e lo lasciarono andare.
«abbiamo fatto bene a lasciarlo andare da solo di notte da 'solo lui sa dove'?» Blaise era preoccupato. Non voleva che Draco commettesse qualcosa da cui non avrebbe potuto portare rimedio.
Non gli sembrava esagerato il comportamento dell'amico. Anche lui aveva amato, non contraccambiato, e quindi sapeva perfettamente la tristezza che Draco provava già solo per quell' aspetto. Ma non voleva che si facesse male. Quello no.
«ne aveva bisogno Blaise, non potevamo fare altrimenti» rispose allora Pansy, guardando triste la porta.
Pansy si alzò e abbracciò Blaise. Ne aveva bisogno, anche lei voleva conforto, anche lei aveva paura come l'amico che Draco facesse qualche cazzata, ma sarebbe stato peggio se non l'avessero lasciato andare. Blaise la strinse a se con affetto, e Pansy si lasciò andare nell' abbraccio. Pianse anche lei, preoccupata molto, ma rassicurata dalle forti braccia del ragazzo che amava da sempre.
[...]
Draco uscì da Hogwarts, non facendosi assolutamente scoprire. Sarebbe andato nell' unico posto che ora voleva vedere, ovvero il Lago Nero.
Aveva freddo. Ma un freddo suo, e sicuramente non aveva niente a che fare con le temperature.
Beh forse un po' sì, perché era inverno, era notte e lui aveva solo un mantello.
Ma il vero freddo lo sentiva dentro... Nel cuore.
Forse la cosa che più gli rodeva e gli dispiaceva non era che adesso tutti sapevano i suoi due segreti. Forse era stato il fatto che Potter lo avesse rifiutato in un modo così cattivo e- e acido, perché avrebbe potuto non ridere di lui ,avrebbe potuto non guardarlo in quel modo, avrebbe potuto semplicemente digli di no ed andarsene, e forse avrebbe sofferto di meno.
Ma anche ciò che Goyle aveva fatto contribuiva, ed adesso Draco si sentiva uno schifo. Un fantasma.
No, i fantasmi facevano una vita parecchio migliore della sua.
Chissà che avrebbe detto suo padre quando avrebbe letto il giornale la mattina dopo. Per Salazar, lo avrebbe ucciso con le sue mani.
Ma in fondo, questo era l'ultimo dei problemi di Draco.
Alla fine arrivò piuttosto in fretta alle rive del Lago Nero, e non gli fu difficile trovare posto in quella notte deserta. Le acque erano calme, con la luna alta in cielo che si specchiava nelle lente onde.
Sembrava catrame l'acqua, ma aveva stile. Aveva quel suo fascino attiratore, e Draco trovò molto coerente il colore dell'acqua confronto al suo stato d'animo.
Si sedette sulle pietre bianche e, come quella sera sulla collina, guardò davanti a sé.
Tutto sembrava così tranquillo che Draco volle trascorrere altre ore così, seduto solo, senza pensieri, tranquillo. Nemmeno il sonno lo venne a disturbare.
Quanto avrebbe voluto svegliarsi da quell' incubo orribile.
Poi sentì un rametto spezzarsi, le pietre muoversi e dei passi raggiungerlo. Riconobbe subito la persona in questione, ma era l' ultima che avrebbe voluto vedere adesso.
Sentì che s'era avvicinata, ma non poi così tanto. Era a debita distanza.
E ora doveva andarsene, Draco era piuttosto umiliato e arrabbiato per poterlo guardare negli occhi. Quei suoi occhioni verdi che spudoratamente lo avevano ferito.
«vattene via Potter» restituì così il favore, usando pure lui quel tono acido che ormai non era più solito usare.
«Draco-» Harry non sapeva davvero cosa fare, voleva scusarsi, ma a che sarebbe servito? Draco lo odiava, e aveva tutti i motivi per farlo. Ma lui voleva parlargli, voleva chiarire, voleva che sapesse che sa quando Goyle aveva detto ' Draco Malfoy ama Harry Potter' il suo cuore era scoppiato di gioia. Sapeva che era così, non avrebbe mai mentito così bene uno come Goyle, e Draco non lo avrebbe fronteggiato così se fosse stata una bufala. Harry aveva il cuore che ancora una volta suonava un ritmo tutto suo, ma aveva la brutta sensazione che non sarebbe stato facile farsi perdonare da Draco.
«no! Niente 'Draco', Potter non hai più il diritto di parlarmi, Vattene» ripeté allora Draco, che iniziava a sentire di nuovo il sangue ribollire nelle vene.
Potter pensava davvero che sarebbe di nuovo stato rose e fiori? Si sbagliava di grosso. Draco era stato triste, ora sarebbe stato arrabbiato.
«No! Sono venuto qua per uno scopo e non me ne vado via finché non avrò finito. Io non volevo, non volevo che accadesse tutto quello, Draco io non pensavo-» ma Draco ormai sentiva che sarebbe di nuovo sorto un litigio fra loro. Non aveva intenzione di starlo ancora a sentire. Perché insisteva?
«Pensavi? Ah, davvero? Adesso ti do io qualcosa a cui pensare Potter! Hai mai pensato a come sia stato io? Hai mai pensato a come è stato essere rifiutato così brutale? Era poi tanto brutto aiutarmi con Goyle?!» Draco urlava ormai,e parole che dormivano in lui da quel pomeriggio. Non poteva più andare avanti così. Adesso sì che lo avrebbe sentito.
Si alzò e fronteggiò Potter, a pochi passi da lui, mentre ira e sofferenza aleggiavano in lui.
Harry le vide queste sensazioni, le vide attraverso gli occhi di Draco, che solo adesso riusciva a capire meglio.
«è per questo che sono qua, v-volevo scusarmi e magari-» Harry adesso si sentì stupido. Che avrebbe detto ancora? Come avrebbe fatto adesso a ritirarsi da quella discussione? Era così difficile vivere il proprio amore senza così tanto dolore e così tanti ostacoli?
«sai che me ne faccio delle tue scuse?! Potter tu non hai idea di ciò che ho provato! Di ciò che provo...» Draco però non riusciva a odiare quelle due giade che lo osservavano dispiaciute. Non riusciva davvero ad odiare Harry, non riusciva a provare odio viscerale perché in realtà la sua era solo tristezza, tristezza creata dall' amore, dal suo amore.
Così scoppiò in un pianto liberatorio, con il quale si sfogò ancora, incapacitato di fare altro. L'alternativa era stata picchiare Harry, ma il suo cuore aveva preferito piangere piuttosto che ferire chi aveva avuto il potere di romperlo e che tutt'ora avrebbe potuto ripararlo.
Harry lo stette a guardare, mentre Draco crollava definitivamente. Mentre continuava ad urlargli, mentre lo mandava affanculo, ma mentre piangeva per lui.
Alla fine non resistette, e nel mezzo di un divagare di insulti, Harry lo abbracciò.
Lo tenne stretto, ignorando i primi borbottii contrari e le piccole lotte per liberarsi, perché alla fine Draco si lasciò andare, e stette fra quelle braccia del ragazzo che amava. Ricambiò, perché ora il cuore batteva di nuovo, forse felice, si disse. Il cuore batteva e decise di sovrastare il cervello. Restarono allora abbracciati l'uno all'altro.
Draco che aveva poggiato la testa nell'incavo del collo di Harry, mentre ancora singhiozzava, ed Harry, che lo teneva abbracciato per la vita, stringendolo possessivamente e amorevolmente.
«Sei stato uno stronzo, comunque» Draco sospirò, non sentendosi però ancora felice. Perché tanto, anche se aveva perdonato Harry, lui non lo amava, e niente sarebbe poi cambiato. Lui voleva di più da Harry, ma era sicuro che Harry non sarebbe stato disposto ad amarlo.
«lo so... E mi dispiace Draco, ma io- io ecco» ora Harry si trovò ad essere timido, ancora stretto nell'abbraccio più bello della sua vita.
«tu cosa?» Draco era confuso. Ma non stupido. Forse speranzoso. Sperava in una confessione di Harry, ma si diede dello stupido mille volte, e preferì cercare di godersi appieno l'abbraccio più bello della sua vita.
Forse involontariamente, si strinse di più ad Harry.
Ed Harry lo strinse di più a sé, sentendosi felice. Secondo lui avrebbe potuto toccare il cielo con un dito, ma doveva finire la frase.
Sì, doveva dirglielo, voleva essere felice, e la sua felicità sarebbe stata Draco.
«ecco io ti amo Draco, ma- ma non sapevo che fare e- e- e ho fatto una gran cazzata oggi» Harry l'aveva detto. Gliel' aveva detto. E per Salazar, Draco scoppiò letteralmente di gioia dentro di sé. Alzò la testa di colpo dalla spalla di Harry e lo guardò un attimo negli occhi, quel tanto che bastava per vedere se era sincero. Ma Draco si era già fidato della voce del moro, e senza aspettare oltre unì le loro labbra in un dolce bacio.
Harry non se lo sarebbe davvero aspettato. Lo aveva immaginato, ma mai aveva pensato di riceverlo così. Draco era speciale in ogni cosa, dopotutto.
La lingua calda del Serpeverde scivolò contro il labbro inferiore del moro, volendo entrare ad esplorare la bocca dell'amante.
Inutile quasi, dire che Harry glielo permise immediatamente.
Draco inseguì la lingua di Harry, mentre quella di Harry cercava quella di Draco.
Non era un bacio a doppio scopo. Era dolce, forse un po' tanto passionale, ma voluto solo per puro amore.
Draco inclinò la testa, e tutto fu più semplice. Di tanto in tanto si sentiva lo schiocco delle due labbra che si lasciavano per riprendere fiato, ma che poi si ricercavano, dipendenti l' une dalle altre.
E quando si staccarono definitivamente, i due ragazzi poggiarono le loro fronti l'una contro l'altra. Si guardarono e si sorrisero, facendo tingere di rosso le guance, e facendo esplodere il cuore di ognuno.
Mai in tutta la loro vita erano stati più felici. Mai.
«ti amo Potter» e Draco gli lasciò un dolce bacio a stampo. Per poi riaprire gli occhi e guardare Harry. Sorridendogli.
«ed io amo te Malfoy» ridacchiò e poi sorrise.
«e il mio bacio?» Draco scherzò, ma voleva davvero anche lui un bacio a stampo, giusto per sentirsi amato un altro poco.
Ed Harry non aspettò molto, glielo regalò e lo fece durare molto. Si toccavano con le labbra, ma era una cosa dolcissima e piaceva ad entrambi.
Ed alla fine i due ragazzi avevano davvero una gran affinità, erano davvero capaci di parlarsi con semplicità anche di cose complesse come l'amore.
•Sarà difficile, sarà doloroso, sarà diverso, sarà speciale, sarà reale, saràquel che sarà, però il suo nome sarà sempre e per sempre AMORE•
~
Da allora Draco appartenne a Harry, ed Harry appartenne a Draco. Fu ovvio che i due amanti si misero assieme appena dopo quel tenero bacio. Finirono infatti gli studi ad Hogwarts senza mai lascisempre amandosi.
Fu Harry a fare la proposta a Draco.
Glielo chiese al loro anniversario, ad Hogsmeade, sotto i dolci fiocchi della neve, sulla panchina dove anni pima era iniziato tutto.
E Draco disse di sì. Lo baciò con gioia pura, facendolo cadere nella neve. Risero quel giorno, di gioia pura e vera. Si amavano, e si appartenevano.
Perché alla fine vissero avvero per sempre felici e contenti, come nelle favole. Per sempre, perché nessuno mai, nemmeno la morta, riuscì davvero a dividerli. Nessuno mai può dividere due anime che si sono trovate ed hanno lottato per il loro amore. Nessuno ne ha la forza, nessuno ne ha il diritto.
Draco amava Harry.
Harry amava Draco.
Se l'erano detto, quella notte speciale, sulle rive del Lago Nero, con la luna come testimone
Ed ora pure la mia one shot è finita, fatemi sapere se vi è piaciuta con commenti e stelline. Grazie a chi l' ha letta ;)
~Nikki✒
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