XV

«Non credi di stare un po' esagerando, George?»

Il ragazzo si girò lentamente verso Lee, con in mano il suo quarto, o forse quinto bicchiere bevuto in meno di un'ora. Si trovavano al centro di Piccadilly Circus, circondati da una miriade di persone, tutte lì per festeggiare la fine del 1998 e l'inizio dell'anno nuovo.

«Perché?» chiese lui con fare innocente.

«Siamo arrivati da meno di un'ora e hai già bevuto cinque cocktail, e mi chiedi anche perché?» disse Lee, con uno sguardo a metà tra l'arrabbiato e il preoccupato. Era purtroppo abituato a vedere George ridursi in quello stato, e poteva voler dire solo una cosa.

«Cosa è successo oggi all'incontro?»

George abbassò lo sguardo. Accidenti, lui per Lee era ormai un libro aperto. Non poteva nascondergli niente. «Niente, cosa vuoi che sia successo...» provò, in un tentativo disperato.

«George, perché non la fai finita? Sai che è tutto inutile con me. Ti conosco troppo bene. E poi, ho visto gli sguardi che ti sta lanciando Isabelle da quando siete arrivati. Avanti, dimmi, cosa è successo?» disse Lee, mettendogli una mano sulla spalla. Charlie, accanto a loro, li osservava in silenzio. Li aveva raggiunti direttamente dopo la chiusura dei Tiri Vispi Weasley.

George sospirò. «Oggi la mediatrice ci ha fatto lavorare in coppia... dovevamo raccontare il nostro ricordo più bello con la persona che... insomma, il ricordo più bello che avevo con Fred e io... sono crollato. Ho pianto. Ci credereste?» disse lui, abbassando lo sguardo.

Lee, che sotto sotto era un tipo tenero, si commosse. In silenzio, lo abbracciò per qualche secondo, mentre anche lo sguardo di Charlie si addolciva. 

«Sono fiero di te, amico. Questi sono ottimi risultati, sono passi avanti!»  esclamò lui, con un sorriso enorme stampato in faccia. «Perché ti stai buttando sull'alcool in questo modo allora? Non ce n'è bisogno!»

«Infatti, Georgie. Non capisco, è una buona cosa no?» chiese Charlie, anche lui con un bicchiere di vodka in mano.

«Non è l'unica cosa che è successa...»

Lo guardarono con aria interrogativa, ma non sentirono il resto, perché furono interrotti dalle ragazze, di ritorno da uno dei bar della grande piazza. Ognuna di loro, anche Beth, aveva in mano un bicchiere stracolmo fino all'orlo di alcool.

«Cosa sono quei musi lunghi, ragazzi?» chiese Pam, mentre sorseggiava il suo drink verde chiaro dal bicchiere. «Stasera dobbiamo solo festeggiare!»

Sorridendo in maniera tirata, George annuì. Isabelle incrociò il suo sguardo, speranzosa, ma lui non resistette più di un secondo e lo distolse. Si vergognava per la scenata che aveva fatto. Aveva avuto una reazione esagerata, ma era stato più forte di lui. Vedere Eric comparire davanti a loro e, con tutta la serenità del mondo, osare rivolgere parola ad Isabelle dopo ciò che le aveva fatto... aveva perso la ragione. Cercò di sgranchirsi la mano destra, quella con cui aveva colpito ripetutamente il ragazzo, e buttò lo sguardo sulle sue nocche, ancora ferite e arrossate. Isabelle si era proposta di medicarlo, una volta rientrati al suo appartamento, ma lui aveva rifiutato. Non gli aveva più rivolto né una parola né più di uno sguardo fugace da quel momento. Si sentiva di aver fatto una figura pessima con lei, e non riusciva a sostenere la sua presenza.

«Che ore sono?» chiese Beth, con le guance rosse per il freddo. Aveva gli occhi che le brillavano per la felicità, e George ne fu contento. Si meritava di passare un po' di tempo spensierata, facendo cose con persone della sua età.

«Manca un quarto a mezzanotte! Ci siamo quasi! Dovrebbero anche fare i fuochi d'artificio!» rispose Sammy, mentre si stringeva a Charlie per cercare di ripararsi dal freddo. Lui la guardò, sorridendo. George sorrise osservando il fratello. Sembrava proprio cotto. Infatti, dalla sera di Natale al pub, non aveva fatto altro che parlare di lei a tutti, soprattutto a lui e Lee.

Isabelle tentò ancora una volta di incrociare lo sguardo di George, ma senza risultato. Di fronte ad un ennesimo rifiuto da parte di lui il suo sorriso si spense.

Improvvisamente, il telefono di Lee squillò.

«Pronto? Ciao! Sì, sono qua... sul lato destro della piazza... dal lato dei monitor! Ma non vi vedo, dove siete?» disse lui, guardandosi intorno tra la folla.

«Scusa, stai aspettando qualcuno?» chiese Pam, con uno sguardo interrogativo.

Lee annuì, mentre continuava a girare la testa in ogni direzione. George lo osservò sorpreso, e anche mezzo ubriaco. Chi stava cercando?

«Eccovi! Vi vedo! Sì, mi sto sbracciando... ecco! Mi vedi? Venite qua!» disse Lee, chiudendo la telefonata e riponendo il piccolo cellulare in tasca.

George si girò verso la direzione in cui il suo amico stava guardando e non poté credere ai suoi occhi. Due ragazze si stavano avvicinando. E le conosceva fin troppo bene. Angelina Johnson e Alicia Spinnet, mancava solo Katie Bell all'appello. George si chiese perché non fosse insieme alle sue amiche del cuore.

Incredulo, si voltò ad osservare il suo amico. Aveva una faccia colpevole. Alzò le spalle, come a volersi giustificare.

«Che ci fanno loro qua?» disse Charlie.

«E quelle chi cazzo sono?» disse Pam. Era livida di rabbia e di gelosia, e si vedeva. Sammy le disse qualcosa all'orecchio, probabilmente per calmarla. George notò che Isabelle era rimasta immobile di fianco a Beth a osservare la scena.

«Buonasera Lee, come stai?» disse Angelina, con il suo solito atteggiamento fiero, mentre stampava due baci sulle sue guance. Alicia la seguì, voltandosi a salutare anche George e Charlie.

«Ciao ragazzi, come va?» chiese mentre li abbracciava.

«Tutto bene Ali, come vedi sono ben fornito stasera» rispose lui, con un sorriso sghembo, mentre alzava con una mano il bicchiere di alcool.

«Sto bene Ali, grazie. Mi sto godendo le vacanze dal lavoro, anche se tra poco finiranno...» disse Charlie con uno sguardo malinconico.

George si sentì in imbarazzo, che aumentò quando Angelina gli si parò davanti e, senza preavviso, gli saltò al collo circondandolo con le braccia.

«Mi sei mancato, Georgie...» sussurrò lei, avvicinando la sua bocca al suo orecchio destro. «Non vedevo l'ora di rivederti...» Quella frase gli provocò un brivido lungo la schiena. Rimase però rigido, senza ricambiare la stretta.

Lei si staccò e George iniziò a guardarsi intorno confuso. Il quantitativo di alcool che aveva iniziato a girare nel suo organismo unito alla sorpresa di trovarsi davanti Angelina lo aveva destabilizzato. Vide che le ragazze si stavano presentando. Pam allungò una mano verso entrambe, in modo freddo, mentre Sammy e Beth cercavano di fare domande per socializzare e cercare di smorzare la tensione che si poteva tagliare con un coltello.

George notò che Isabelle lo stava guardando di sottecchi. Cosa stava pensando? Forse si era accorta della tensione tra lui e Angie? Dopo qualche secondo, spostò lo sguardò e si aprì in un sorriso, che George comprese essere forzato. La conosceva da poco tempo ma riusciva a riconoscere i suoi sorrisi genuini, spontanei, perché erano bellissimi e gli scaldavano il cuore. Questo, non lo era.

«Sono Isabelle, piacere» le sentì dire, mentre stringeva la mano alle sue vecchie compagne di scuola e di Quidditch.

Pam, visibilmente furiosa, prese per mano Sammy e, lanciando occhiate di fuoco al suo fidanzato, se ne andò senza dire niente verso il bar.

«Ehi, dove andate? Sammy? Sam!» urlò Charlie, cercando di farsi sentire sopra il frastuono. Non servì, perché le ragazze non si girarono.

«Scusateci, torniamo subito» disse Isabelle, voltandosi per raggiungere le sue amiche. Beth le andò dietro, urlando: «Ehi, non lasciarmi qui da sola! È una situazione imbarazzante!»

Si ritrovarono così da soli Lee, George, Charlie, Angelina e Alicia.

«Quindi... qual buon vento vi porta qua, ragazze?» cercò di dire George, oramai palesemente ubriaco fradicio. Strascicava le parole e l'imbarazzo che provava sembrò essere diminuito, ora che le altre ragazze si erano allontanate. Senza Isabelle, si sentiva meno sotto pressione, meno osservato.

«Ma come, Lee non ti ha detto che ci ha invitato?» chiese Alicia, sorridendo.

George si girò ad osservare il suo amico, incredulo. Improvvisamente, sentì montare la rabbia. Dopo tutto quello che era successo con Angelina, dopo il bacio davanti alla tomba di Fred, ed i suoi tentativi di evitarla, come aveva potuto l'unico amico di cui si fidava pugnalarlo così?

Lee tentò di scusarsi, ma fu interrotto da Angelina. «Guardate, mancano solo 5 minuti! Avviciniamoci ancora di più sotto i monitor!» disse lei, tutta eccitata. Prese la mano di George e iniziò a trascinarlo verso i grandi schermi su cui passavano le pubblicità, completamente illuminati e che trasmettevano il countdown. Gli altri li seguirono.

Si posizionarono proprio sotto i grandi schermi, e iniziarono a fare il conto alla rovescia, unendosi al coro di voci delle persone che li circondavano. Vide che Lee e Charlie si stavano guardando intorno per cercare le due sorelle bionde, ma non le trovarono da nessuna parte. Anche George cercò di individuare la folta chioma nera di Isabelle tra la folla. Nonostante tutto, voleva passare gli ultimi secondi dell'anno che stava volgendo al termine insieme a lei, guardandola nei suoi profondi occhi verdi. Ma le ragazze sembravano completamente sparite.

Preso sempre di più dal panico, Lee disse qualcosa che però lui non comprese a causa della confusione intorno a loro, e si allontanò, probabilmente a cercare Pam. Charlie lo seguì.

George rimase quindi solo, cercando di conversare del più o del meno con le sue amiche, aspettando il conto alla rovescia.

«Dieci, nove, otto...»

«Oh per Merlino, che emozione!» disse Alicia, saltellando sul posto eccitata.

«Sette, sei, cinque...»

«Il mio primo capodanno babbano!» rispose Angelina.

«Quattro, tre, due, uno... Buon anno!»

La folla intorno a lui esplose in un boato assordante. Fischi, urla, e sopra di loro, il forte rumore dei fuochi d'artificio che venivano sparati nel cielo.

George si voltò per fare gli auguri alle sue due amiche di vecchia data, quando improvvisamente trovò le labbra di Angelina sulle sue. Dapprima sorpreso, poi si lasciò andare. Rispose al bacio, mentre lei appoggiava le braccia intorno al suo collo, stringendolo ancora di più a sé. Mentre la sua lingua si insinuava nella bocca di George, lui le cinse la vita con le sue braccia e la avvicinò. Corpo contro corpo, stretti in un abbraccio, le loro lingue continuarono ad intrecciarsi a lungo. George sentiva i brividi percorrergli tutto il corpo, e per la prima volta da molto tempo, sentì la sua erezione premere contro i pantaloni. Non poteva nascondere che fosse sempre stato attratto da Angelina, solo che si frenava continuamente a causa di Fred.

Fred.

Il pensiero di suo fratello lo fece scuotere dallo stato di estasi e di ottundimento alcolico. Si staccò da lei, come se avesse preso la scossa, e la guardò con uno sguardo indecifrabile.

No... no. Non di nuovo. Cosa c'è che non va in me?

«George? Che succede?» chiese lei preoccupata.

«Io... I-io...» balbettò lui. «Io me ne devo andare. Adesso».

Iniziò ad indietreggiare e dopo qualche passo si voltò, scomparendo tra la folla.

«Com'è che lo fai sempre scappare?» disse Alicia, ridendo, mentre cingeva le spalle della sua amica con un abbraccio.

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«Buonasera Lee, come stai? Oh George, mi sei mancato così tanto, gne gne» disse Pam, facendo il verso alla ragazza che si era presentata come Angelina. Era furiosa, e anche leggermente ubriaca.

Non vorrei essere in Lee, pensò Isabelle.

«Ma chi si crede di essere quella? Arriva, nemmeno saluta... ma l'educazione non la conosce? E poi, ha ben poco da fare la strafottente. Voglio dire, con che coraggio porti ancora le treccine? Sei rimasta nel 1995?»

Sammy trattenne una risata, mentre guardava la sorella gesticolare di fronte al bancone del bar.

«In effetti è stata parecchio antipatica, cioè si è posta un po' male, ecco...» disse Beth. Isabelle le cinse la vita con un braccio e la strinse a sé, appoggiando delicatamente la testa sulla sua. Si stava davvero affezionando a quella piccola ragazzina dal cuore tenero.

«E tu, Isabelle, non dici niente? Cioè, hai visto come si è avvinghiata a George?»

La ragazza parve sorpresa. «Cosa devo dire, Pam? Lo ha solo abbracciato, non ha mica fatto niente di male. E poi mi sembra di aver capito che sono solo amici, no?» disse lei. In realtà, quel gesto le aveva dato un po' fastidio, ma non poteva avere nessun tipo di pretesa su di lui. Erano solo conoscenti. Avevano condiviso delle emozioni fortissime insieme, ma comunque non erano una coppia.

Ti piacerebbe.

Cercò di scacciare via quel pensiero, scuotendo leggermente la testa.

«Forza ragazze, sarà meglio tornare, mancano solo due minuti e non voglio perdermi lo spettacolo pirotecnico! E poi, penso che anche Charlie mi stia cercando» esclamò Sammy, tutta eccitata e con gli occhi lucidi dalla gioia. Ormai parlava solo di quanto fosse bello Charlie, di quanto fosse gentile Charlie, un uomo d'altri tempi a suo dire. E pensare che lo conosceva da meno di una settimana!

Mentre Pam continuava a borbottare sottovoce, le ragazze raggiunsero il luogo dove si trovavano prima, ma i loro amici erano spariti.

«Ah, addirittura! Se ne va anche senza dirmi niente! Incredibile, non ho parole!» disse Pam, nera di rabbia e probabilmente di gelosia.

«Ti vuoi calmare?» le rispose la sorella. «Di sicuro si saranno avvicinati ai monitor, lo vedi che tutte le persone si sono spostate lì sotto? Vieni, andiamo a cercarli! Basta che ti calmi...» 

Isabelle prese la mano di Beth e le seguirono. Intravide tra la folla Lee e Charlie che cercavano di farsi spazio.

«Eccovi, ragazze! Ma dove eravate finite? Pam, sei scappata e-»

«Risparmia il fiato. Ne parliamo dopo, ora non ne ho voglia» gli disse lei, con voce tagliente.

Lui rimase impietrito di fronte alla sua risposta, ma annuì. Sapeva di averla fatta arrabbiare. Sammy andò incontro a Charlie con un sorriso enorme e gli buttò le braccia al collo, mentre lui rispose stringendola a sé in un abbraccio, con un sorriso contagioso.

«Dieci, nove, otto...»

«Forza ragazzi! Andiamo più avanti! Voglio vedere i fuochi!» disse Sammy, prendendo la mano di Charlie.

«Poco più avanti c'è George! Andiamo lì!» disse Lee, indicando un punto di fronte a loro.

«Sette, sei, cinque...»

Infatti, Isabelle scorse tra le tante persone la chioma rossa che aveva iniziato ad adorare.

«Quattro, tre, due, uno... Buon Anno!»

Cercò di raggiungerlo da dietro per fargli una sorpresa, ma quello che vide le fece gelare il sangue. Sentì Beth accanto a lei sussultare.

Vide la ragazza dai capelli scuri buttarsi su George. Vide il bacio appassionato che si scambiarono. Vide il modo in cui lui la teneva stretta. Isabelle aveva provato tanti dolori nella sua vita, e questo si aggiunse alla lista. Ma era un dolore diverso. Era il dolore di un cuore che piano piano si stava incrinando, scheggiando.

Perché fa così male?

Cosa credevi? Che avrebbe ricambiato le tue sensazioni? Stupida illusa, pensò.

«Io... vado via» disse piano lei, rivolta alle sue amiche che stavano festeggiando. Solo Beth si era accorta di ciò che era accaduto e la guardò con occhi preoccupati.

«Perché? Che è successo?» chiese Sammy, guardandosi intorno. Poi, li vide. «Oh cazzo...» disse, portando una mano a coprire la bocca.

«Oh no, George...» disse Charlie, scuotendo la testa.

Isabelle si voltò per andarsene. Beth la raggiunse e le strinse un braccio. «Posso venire via con te? Non voglio lasciarti sola».

Isabelle annuì in silenzio. Insieme alla ragazza, si allontanò da Piccadilly Circus, con alcune lacrime solitarie che scorrevano sulle sue guance.

Che bel modo di iniziare l'anno. Benvenuto, 1999.

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