20. Anderson Hamilton Richmond Associated.
[ 16 Gennaio 2017, Sede AHR Associated – New York ]
«Almeno il riscaldamento funziona.»
«Prima finirai di lamentarti, prima riuscirai ad apprezzare dove siamo.» Meredith sventola una mano, liquidando il fratello.
«Allora. Ci siamo?» Alex deposita il suo cappotto contro la spalliera della poltroncina, guardandoci tutti.
Questa sala riunioni è la più grande dell'intero complesso che abbiamo acquistato. Esattamente, a Flatiron District, a pochissimi minuti da Madison Square Park. Comprare un immobile qui è pressoché impossibile perché qualunque spazio si liberi, poi viene acquistato in tempo zero.
Grazie però ai nostri contatti siamo riusciti a prenderci quest'occasione più unica che rara: quattro piani interi a disposizione della AHR Associated, gli ultimi quattro di un palazzo d'epoca interamente ristrutturato. Gli spazi sono grandi, ampi. Se fuori il palazzo conserva lo stile di Flatiron District, all'interno i nostri piani sono completamente rimessi a nuovo, seguendo lo stile moderno che piace a tutti e quattro.
Ci siamo svenati per questo investimento, abbiamo mosso capitali non indifferenti, investito tutto in quella che è una scommessa non azzardata, di più. Stiamo lavorando per reclutare i migliori avvocati e fixer della East Coast e non solo: vogliamo solo i migliori, solo gente di cui possiamo fidarci.
Essere agli ultimi piani ci dà il vantaggio di poter gestire internamente la nostra sicurezza, per questo motivo Michael ed Harrison sono già al lavoro, ispezionando il primo dei nostri piani ed approntando una sala di sicurezza e sorveglianza degna del nostro nome.
C'è un silenzio ovattato qui dentro, invece. Il caos di una Manhattan che non si ferma mai è relegato venti piani più in basso, come se non potesse proprio mai toccarci.
«Fa strano.» È Garrett a parlare.
«Cosa? Esserci appena svenati per comprare questo posto?»
«Ti senti povero, Hamilton?» Meredith lo pungola un pochetto.
«Pzè. Ti pare.»
«Siamo tutti più leggeri, oramai.» E solo la mia Banca sa effettivamente di quanto mi sono alleggerito per questa società.
«Torneremo carichi.» Meredith forse, fra noi, è quella che si è esposta di più perché loro si sono costruiti la loro ricchezza grazie al padre che ha fatto una fortuna costruendo e vendendo immobili a Chicago. Lei ha investito tutto ciò che ha in questa società, ma non ha un paracadute a differenza mia e di Alex, o anche solo di suo fratello Garrett. Ha lasciato il suo posto alla Mallard & Baker solo per seguirci, senza garanzia alcuna.
«Lo voglio ben sperare.» Garrett sbuffa una risata.
«Manco dobbiamo firmare e già avete presagi di morte. Ma io mi gratto le palle.»
«Sempre molto fine, Hamilton.» Mer sta scoccando un'occhiata sarcastica ad Alex.
«Che vuoi farci, quello elegante sono io sorellina. Non puoi aspettarti che un caprone profumi di Valentino, ora.»
Meredith guarda un po' scettica il fratello, voltandosi verso Alexander poi.
«Caprone.»
«Avete i mufloni a Los Angeles?» si interessa Garrett.
«Anderson, lo stai sentendo?»
«Come potrei non farlo?»
«Eccolo Thomas. Lui ha capito tutto dalla vita.»
«Come ignorarvi, per esempio.» L'aggiunta di Meredith mi fa ridere più rilassato.
Non c'è tempo per dire altro perché fanno il loro ingresso Hanna e il notaio Collins.
«Signori!» Hanna ci saluta tutti e, come al solito, il suo sorriso ha il potere di catalizzare tutte le attenzioni altrui. «Perdonate il ritardo, ma c'è un traffico osceno.»
Mentre lei si avvicina al tavolo della sala riunioni non posso fare a meno di osservarla a lungo. Batto la sua figura palmo dopo palmo, seguo la piega che i suoi abiti fanno nel seguire le curve del suo corpo. Il tubino grigio perla che indossa sembra essere cucito appositamente su di lei, lo scollo appena accennato è fin troppo una tentazione e ha lasciato i capelli sciolti, esattamente come sa che a me piacciono.
Mi sta sorridendo mentre il notaio Collins si sta accomodando, tirando fuori dalla sua cartella in pelle pregiata scura i quattro plichi che altro non sono che l'atto costitutivo della nostra società.
Abbiamo discusso i dettagli così tante volte, così a lungo, che posso dire di conoscere a memoria quelle pagine racchiuse entro i limiti del plico blu notte che mi è stato consegnato. Tuttavia rileggo sommariamente ciò che c'è scritto, lo faccio per pignoleria personale ed etica professionale.
Siamo tutti diventati seri adesso, ognuno di noi ha una penna in mano e il proprio plico.
«Bene, adesso se è vostra volontà concludere l'accordo e costituire la società, non dovete far altro che firmare il vostro plico.»
Ci guardiamo tutti per qualche istante. Sono il primo ad aprire la mia stilografica e ad apporre la mia firma su quei documenti. Ogni punto indicato, viene firmato con quella mia calma controllata, piena di consapevolezza. Chiudo il plico e lo passo a Meredith, dando il via al giro di firme definitivo: ognuno di noi deve firmare tutti i plichi, per completezza.
«Ottimo!» Collins è fin troppo entusiasta.
Lo sarei pure io con quello che lo paghiamo, a dire il vero. Alexander appone le ultime firme dopo quella che ci è sembrata un'eternità, i quattro plichi sono in mano al notaio.
Adesso è il loro turno: sia Collins che Hanna devono firmare gli atti, rendendoli effettivi. Abbiamo la fortuna di avere un Giudice dalla nostra come testimone dell'atto costitutivo della società, possiamo solo che andarne fieri.
In realtà tutti sappiamo che lei è qui solo perché ci sono io, perché le ho chiesto di esserci.
«Depositerò i documenti oggi stesso.» Ci rassicura Collins. «È sempre un piacere concludere affari con voi, signori.»
Guardiamo tutti Collins uscire dalla sala riunioni, Alexander è in piedi accanto a me.
«Più il tempo passa, più lui si trasforma in un folletto. È incredibile.»
«Ha lo stesso fascino incartapecorito.» Meredith sempre inclemente.
Garrett, però, stappa una bottiglia di Dom Pérignon P3 Plenitude Brut. «Bisogna brindare.» mentre riempie i calici di tutti quanti.
«Cinquemila dollari bastano, direi.»
«Suvvia, Mer. Si fonda una società da sballo una volta sola nella vita, no?»
Ci raggiungono anche Michael ed Harrison e li invito ad unirsi a noi. «Si spera, vorrai dire.»
«Io sono quello che si gratta sempre come scongiuro, eh.»
«Se ti ricoverano perché pensano che tu abbia una qualche malattia venerea, io rido fino al duemilaventicinque.» Con la sua calma serafica, Mer strappa una risata a tutti.
Dura poco, mi guardando tutti, aspettandosi che dica qualche parola. Mi schiarisco la voce e smuovo appena le spalle. «C'è stato un tempo in cui tutto questo...» Indico con un gesto la sala riunioni, intendendo in generale tutta la AHR. «...era solo che un sogno partorito in una serata un po' troppo alcolica, dopo una sessione di esami estenuante. Eravamo giovani, pieni di progetti. Affamati di quel successo che volevamo guadagnarci noi, ognuno indipendentemente dal cognome che portava.» Guardo per un istante il mio calice. «Abbiamo affrontato cose che nemmeno cento vite avrebbero dovuto affrontare. Inculate pazzesche. Successi, delusioni.»
«Garrett arrestato a Las Vegas.» Meredith si infila nel discorso in punta di fioretto.
«'Dio, Garrett a Las Vegas.» Inizia a ridere Michael, il maggiore dei Richmond.
«Cos'è questa storia che ti hanno arrestato!?» Hanna sta cercando con tutte le sue forze di non ridere sfacciatamente.
«Dai, dovevate tirarla fuori adesso!»
«Amico. Ne hai fatte di stronzate.» Alex gli dà una pacca sulla spalla.
«Alex, ti sei sposato Kelly.» Rimbecca Meredith.
«Ecco, amico. Parliamone.»
«Oh, stavamo parlando di Garrett, quello che è bandito da quasi tutti i casinò di Las Vegas.» Si difende Alex.
«Thomas che fa il Procuratore di Campagna.» Mer sposta l'attenzione su di me e Hanna ride senza ritegno.
«La merda di unicorno.» Cita Alex.
«E le vacche in mezzo alla strada.» Aggiunge Garrett.
«Siete i soliti.» Li interrompo. «Mi fate finire?»
Meredith rotea gli occhi al cielo e Alex mi fa segno di tagliarla, oramai il momento è andato.
«E niente, mi avete fatto dimenticare che stavo dicendo. Brindiamo alla nostra e che ci vada più di culo di quanto non abbia fatto finora.» Chiudo il brindisi, alzando il calice per primo, tutti a ruota che mi imitano.
«Eh, vedi. Troppe vacche canadesi ti hanno confuso.» Alex con tono di ovvietà.
Garrett, che stava già bevendo, si strozza e ci manca poco che ci lava tutti in combo.
«Eccheccazzo.»
«Fai schifo, Gary.»
«Ma manco i geyser per davvero!» Michael si tampona con un fazzolettino.
«Ma che problema hai, ogni volta fai così.»
«Io, ma che cazzo. Dite sempre cose mentre bevo!»
«Eri così pure da piccolo, mò non dare la colpa a noi eh.»
Se dovessi descrivere la felicità, ecco, da oggi per me sarebbe questa.
L'unica cosa che conta io ce l'ho già.
Mi sono fatto proprio un bel regalo di compleanno, quest'anno.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top