19-𝓟𝓲ù 𝓿𝓲𝓿𝓪 𝓬𝓱𝓮 𝓶𝓪𝓲.
Non avevo mai visto niente di più straordinario in vita mia. Forse, solo il viaggio con Raith poteva essere paragonato a ciò che i miei occhi videro non appena svoltammo i cespugli che separavano la foresta dalla laguna.
L'acqua, ricca di luminescenze cangianti, era la vera protagonista del luogo. I colori che riempivano la notte prendevano tutte le sfumature del viola, passando dal più scuro fino ad arrivare al fucsia più acceso, per poi sfumare con accenni di lilla. Onde di verde smeraldo sfioravano la superficie donando un contrasto ancora più magico e netto. La cascata cadeva nel lago dissolvendosi con le sue pagliuzze argentee che, riflesse dalla luna, donavano un'eleganza più mistica di quanto ricordassi.
La vera meraviglia avvenne non appena la nostra presenza destò gli abitanti notturni di quel posto incantanto.
Miriadi di farfalle fluorescenti invasero i dintorni, regalando incantesimi in tinta con la laguna. Sfioravano la superficie riflettendosi a specchio in un rimbalzo di sfumature che lasciavano adito al pensiero di una realtà fatta di sogni. Sogni che presero forma quando il battito di ali di quelle creature si mutò in vita. Le acque si aprirono, e una figura mistica, quanto affascinante, fece capolino dalle stesse. La sua pelle, color della lavanda, brillava di luce propria. Le orecchie ricordavano le ali delle stesse farfalle che l'avevano innalzata, ma più grandi.
Gli occhi, fin troppo ammalianti, avrebbero potuto portare qualsiasi essere vivente a restarne affascinato oltre ogni misura. Rosa, erano rosa quelle meravigliose iridi. Nessuno dotato di un briciolo di raziocinio avrebbe potuto non perdersi nella loro magnificenza. I capelli, dai colori indefiniti a causa delle luminescenze che le giravano intorno, sembravano una lunga seta liscia e lucida. La maestosità della sua uscita riempiva, passo dopo passo, la distanza che ci separava.
Si avvicinò curiosa. Si vedeva da come mi scrutava centimetro dopo centimetro. Orio non sembrava turbato dalla sua presenza, pregavo solo ne avesse fiducia e non fosse sotto un probabile incantesimo. Rimase sulla riva del lago a bere a piccoli sorsi, fingendo noncuranza, ma non distoglieva lo sguardo da quella figura irresistibile che sembrava voler trovare qualcosa di normale in me.
«Tu... chi o cosa sei tu?» La sua voce era quasi un canto soave, mentre chiedeva qualcosa a cui non riuscivo a rispondere. «Mh, dovresti essere un essere umano, ma...» affermò, sfiorandomi la guancia con un dito affusolato, «credo tu sia altro, ora!»
«Cosa stai blaterando? E, soprattutto, chi o cosa diavolo sei tu?» risposi con un'altra domanda.
Ero spesso confusa da quando avevo messo piede ad Ylion, ma mai come in quel momento.
«Io non blatero, bambina. Tu sembri essere... appena nata! Sì, tu sei una creatura sconosciuta nata da poco, vero?» La sua voce calda mi rassicurava, mentre diceva cose senza alcun senso.
«Appena nata? No, non mi vedi? Ho la bellezza di ventidue anni, altro che neonata, ma penso sia visibile a occhio nudo, non credi?» La derisi, stava palesemente prendendomi in giro, quando cercava di terrorizzarmi, in qualche modo.
«Cosa sei?» ripetè in un soffio.
Un alito appena che si propagò nei dintorni come vento leggero.
«Io sono Aledis, Aledis Biell di Airsa» affermai decisa.
Strinse gli occhi in due fessure e arricciò il muso, intonando un gorgheggio sinfonico.
«Mh, tu non sei chi credi di essere» continuò, mantenendo un canto melodioso. «Aledis Biell è morta!» Mi freddò seria.
Non era la prima volta che mi veniva detta quella stessa frase ma, forse, era la prima in cui avrei potuto saperne di più.
«State tutti delirando, vero? Anche il sospiro ha detto qualcosa del genere qualche tempo fa.»
«I sospiri sono mostri crudeli e, per quanto non possano mentire, dicono le loro verità per incutere paure, insinuare dubbi terrificanti e spezzare cuori deboli» confermò quello di cui già sospettavo dal primo momento. «Ma io sono la ninfa del lago delle rivelazioni. Io posso scoprire ogni verità sull'anima della persona solo guardandola negli occhi e, i tuoi, splendono di una nuova luce. Una più reale,» continuò sfiorandomi i capelli, «una luce di luna piena, la stessa della notte in cui sei nata di nuovo!»
«Spiegati meglio...» La pregai con il cuore in gola e il fiato spezzato.
«Vieni con me, seguimi. Anche le foglie hanno le orecchie da queste parti» disse in un sussurro appena udibile.
Mi fece cenno di seguirla all'interno del lago, avevo timore ma, allo stesso tempo, un filo invisibile ricco di fascino e incanto mi agganciava saldo, trascinandomi dove la ninfa mi stava suggerendo. Le acque si aprirono al nostro passaggio, sembravano seguirci passo dopo passo, chiudendosi appena dietro di noi. Le farfalle, con le loro ali, facevano luce al sentiero da percorrere, fino alla maestosa cascata.
Non appena arrivammo sotto di essa, la ninfa si girò e mi sorrise prima di attraversarla. La rapida si aprì, come una tenda che fa entrare la luce sole, per richiudersi, nascondendo la sagoma perfetta della donna che, fino a qualche secondo prima, era a un salto da me.
«E ora? Come faccio?» chiesi ad alta voce a me stessa.
Il forte scroscio dell'acqua non mi consentiva di udire nessun altro suono o rumore.
«Devi solo attraversarla!» Mi rispose la ninfa in un'eco che era riuscita a infrangere la barriera acustica creata dalla cascata.
Presi un grosso respiro e tirai con esso tutto il coraggio e la voglia di sapere che potevo avere in corpo. Feci un passo, ancora un altro e le tende si aprirono anche per me, mostrando cosa si celava dietro di esse.
Un'altra magia di luci azzurre, soffuse e, nell'aria, un profumo inebriante di gardenia, magnolia e gelsomino. Tutti i fiori che vivevano nella sottile luce di quella caverna estasiante. Non mi chiesi neanche come fosse possibile, d'altronde, in quei posti, avevo visto così tante cose strane che ormai i miei occhi ne avevano fatto l'abitudine.
La luce naturale della stessa ninfa si intensificò, rivelando un delizioso salotto con accanto un altare pieno di cianfrusaglie.
«Questi sono tutti oggetti che i passanti perdono nel lago e ho qualcosa che ti appartiene» affermò, notando il mio sguardo curioso.
«Hai qualcosa che appartiene a me? Cosa?»
Si avvicinò con eleganza a quel tavolino imbandito, prese una scatola verde e me la porse con gentilezza.
«Questo è tuo, l'hai perso quel giorno durante i tuoi allenamenti di magia.»
«Tu... tu eri qui e ci stavi spiando?» chiesi quasi sconvolta.
«Io sono sempre qui, questa è la mia casa e le mie acque hanno memoria di ciò che accade anche quando io non sono presente, sono anch'esse i miei occhi!» La sua voce si fece malinconica. «Le perderò...»
«Cosa perderai?» domandai confusa.
«Le mie acque... ci perderemo noi, per un tempo che non conosco. Promettimi che verrai a fare loro compagnia.»
«Io non ti sto capendo, ninfa. A proposito, hai un nome?»
«Sì, ed è lo stesso del tuo.»
«Tu ti chiami Aledis?» domandai stupita, piegando la testa da un lato.
Le sue mani presero a danzare leggere, mostrandomi la notte in cui incontrai Lantus per la prima volta.
«Tu sei nata in una sera poco lontana. Aledis ha visto qualcosa quella notte, qualcosa che l'ha uccisa, che ha ucciso il suo lato umano e l'ha sollevata e liberata da catene invisibili che la tenevano prigioniera in un corpo che non era il suo. Il tuo nome non è quello che hai sempre portato e la tua storia non è quella in cui hai sempre creduto.» Quelle parole mi tagliarono l'anima e il cuore andò in pezzi. Sapevo che mi stava dicendo la verità, non conoscevo il motivo, ma ne ero sicura. La sentivo fluire nel sangue quella realtà che mi era sempre appartenuta.
Vedevo passare le immagini; Lantus era lì, ma c'era anche qualcun altro. Era la figura di un uomo, forse. Una sagoma sfuocata, resa irriconoscibile da quella stessa magia che mi faceva vedere quei momenti.
«Io... Chi è quell'uomo?»
La ninfa si spaventò e fece sparire quelle immagini all'istante.
«Devi andartene da qui, ora. Lui sta arrivando, per te!» La voce rotta fu come un fulmine a ciel sereno.
Non avevo idea a chi o cosa si stesse riferendo, sapevo solo che era terrorizzata da ciò che aveva appena visto o sentito. I suoi occhi, colmi di lacrime, cercavano riparo da un destino crudele. Le mani, seppur tremanti, raccoglievano le gocce che scendevano sul viso con fierezza. Dolore nel suo volto, quello di una perdita.
«Come ti chiami?» chiesi di nuovo sperando di conoscere anche il mio di nome.
«Scappa, ti prego!» urlò con tutto il fiato che aveva in corpo.
«Non posso lasciarti qui, non riesco!» risposi senza il minimo dubbio.
«Io non lascerò le mie amate acque, non per lui, non a lui.»
Era quello il suo problema più grande. Amava quel lago come fosse suo figlio. L'amava di quell'amore viscerale che solo una madre può donare. Come Rahel faceva con me e le mie sorelle.
«Dove si trova questa creatura di cui parli?»
«Si trova a qualche miglio da noi, ma si avvicina veloce» rivelò decisa. Annusò l'aria, come a seguirne le tracce. «È dall'altra parte, forse fai ancora in tempo.
«Non hai capito... io non me ne vado senza di te!» dissi perentoria mentre inchiodavo il mio sguardo ai suoi occhi rosa.
«Lui è qui per te, può entrare solo se attirato da un'anima. Se io resto qui dentro non può sentirmi, ma ormai è troppo tardi. Riuscirebbe a prenderti senza di me.» Avevo combinato un gran casino, non potevo saperlo, non avrei mai potuto immaginare di essere la causa della fine.
«Ma io sono morta, non dovrei avere nessun'anima!»
«Sei più viva che mai, bambina. Questo ancora non lo hai capito. Sei rinata nella tua vera te, quella che non eri mai stata» disse in un ultimo momento di dolcezza. I suoi occhi erano pieni di sincerità, puri, indimenticabili; le parole erano vere e non ne dubitai neanche per un solo istante.
La ninfa si guardò intorno, alla ricerca di qualcosa. Strinsi la scatola verde che tenevo in mano, a causa della tensione che stava prendendo piede nelle ossa.
«Cosa c'è, che succede ancora?» chiesi nella speranza che fosse finito tutto.
«Non lo sento più, ha cambiato strada.»
Un sospiro di sollievo uscì da entrambe e, senza perdere tempo, ci avvicinammo allo scroscio d'acqua per essere sicure che non ci fosse nessuno oltre la cascata. Quando le tende si aprirono tutto era come lo avevamo lasciato. La pace regnava ancora tra le acque e quelle splendide farfalle. L'atmosfera da fiaba non aveva perso la sua magica scintilla.
La ninfa, davanti a me, mi faceva strada. Le acque si riaprirono ai lati e un paio di quelle danzatrici con le ali, mi solleticarono il naso, provocandomi una lieve risata che si propagò nel silenzio della notte.
Orio era sdraiato, riposava tranquillo. Non lo faceva mai quando non era sereno. Avrebbe dormito, sì, ma su quattro zampe per stare allerta. Arrivammo alla riva del lago e Orio continuava a ronfare beato, senza preoccuparsi del silenzio che stavamo rompendo.
«Allora, mi vuoi dire come ti chiami ora?»
«Mi chiamo N-»
Gli occhi della ninfa si sgranarono e il fiato le si spezzò, la bocca aperta in una supplica silente, senza parole che potessero uscire. Una lacrima le rigò quel viso che aveva perso ogni traccia di bagliore. Non riuscii a raggiungerla perché le acque si richiusero e si agitarono per lei. Il cielo pianse le sue lacrime, scatenando una tempesta.
Dietro di lei... c'era lui. Il sospiro. La sua mano inconsistente nel petto della ninfa era entrata dalle parti del cuore. Sembrava volesse stritolarlo. Ne uscì vittorioso, alzò in alto quello che riteneva un trofeo. Non era l'organo vitale, ma un alone della stessa forma. La ninfa, cadde in ginocchio, riprese a respirare, ma non era più la stessa. Era caduta in un sonno vigile. Dondolava sulle sue gambe e non dava più segno di essere in quello stesso posto che lei considerava casa. Non c'era più, non con la testa, non con il cuore. Lei si era spenta...
«Naïa, il suo nome è... era Naïa» rivelò il sospiro, mostrandosi nella sua forma tangibile. «Credevate avessi cambiato strada? Mi spiace, l'odore della tua anima è troppo dolce per poterle resistere.» Era riuscito a farle credere che fosse andato altrove e a farci pensare che Orio stesse solo dormendo.
"Ora tocca a te, fiorellino!"
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Questa sera con un ritardo immane, ma... ce l'abbiamo fatta anche 'sta volta.
Questo capitolo non ha bisogno di altre parole, quindi, spero che la lettura vi abbia appassionati come ha appassionato me, mentre la scrivevo.
Come al solito, se scovate qualunque cosa, questa sera ancora di più, segnalare, segnalare, segnalare. Grazie ❤️
Al prossimo capitolo, cuZzoli!
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