So can we start all over again?

Londra, 1857

Non potete capire quanto io odi il mio vicino di casa. Insomma, è il solito ragazzo che non sopporta la sua situazione di povertà in famiglia, che si sente superiore agli altri e cerca sempre di essere il leader in qualsiasi cosa faccia. Non riesco a capire come facciano i suoi amici ad andargli dietro, insomma, ordina loro qualsiasi cosa e quelli, come degli animali da circo, esaudiscono ogni suo desiderio.Adesso sono con la mamma a prendere delle lezioni di ricamo, e sono chinata sul mio lavoro, intenta a non far saltare neanche un punto colorato nel caso il lavoro esca male, e sento in sottofondo gli urli di quel maleducato che riecheggiano per tutta la via in cui entrambi abitiamo.«La smetti per favore di tirare la palla in questo modo terribile?» sta urlando ad un ragazzo biondo, il più piccolo del gruppo, che si stringe nelle spalle e si rintana nell'angolo della strada, a piangere. Zayn tiene il pallone sotto il braccio e lo deride insieme agli altri suoi compari mentre quel piccolino si raggomitola a terra e si porta le ginocchia al petto. Ritorno con la mente sul mio lavoro, mentre mia madre mi da dei leggeri suggerimenti.«Allora, Giselle, devi mettere questo qui, in questo modo» dice facendomi infilare lo spago colorato nell'ago «e poi devi passarlo sotto e sopra al tessuto, e devi procedere così per tutto il tratteggiato che ti ho fatto precedentemente.» termina mentre anche lei riprende il suo lavoro, molto più complesso del mio ma anche molto più bello, e non posso che fermarmi a volte ad ammirarla, con le mani che lavorano saggiamente e gli occhi socchiusi, attenti ad ogni minimo particolare.Ad un certo punto sento qualcosa di forte e duro che mi sbatte contro la testa, facendomi cadere il lavoro per terra, dopodichè delle risate che riecheggiano per la strada, accompagnata da versi di disapprovazione. Mia madre ha lasciato il lavoro e mi sta osservando la tempia che mi batte forte, mentre delle piccole lacrime mi scivolano da sotto le palpebre chiuse, con in sottofondo i risolini di alcuni ragazzi. Quando apro gli occhi, mia madre è entrata per prendere del ghiaccio e io abbasso lo sguardo su quel pallone sgualcito che si è fermato contro la mia caviglia. Immaginavo sarebbe successo. Niall - mio fratello, nonchè uno del gruppo di amici di quel cretino di un Zayn Malik - viene verso di me e si accovaccia sulla sedia su cui sono seduta, con lo sguardo basso, mentre i suoi compagni ridono e parlano di qualcosa a me ignoto. «Va tutto bene?» chiede, mentre si accovaccia ancora di più per prendere la palla. Niall è sempre stato molto protettivo nei miei confronti, ed è quasi quattro anni più grande di me. Papà dice che sarà un grande fabbro quando porterà avanti l'officina di famiglia, mentre a me dice che sarò una grande tessitrice, se non dovessi terminare gli studi. Ovviamente, io farò di tutto per realizzarmi nella vita, non ho la ben che minima intezione di rimanere dietro un telaio o dietro vestiti da ricucire. Non sento mio questo posto, e io andrò avanti nella vita quanto mi basta per potermi realizzare.Scuoto la testa, e mi accovaccio prendendo la palla tra le mie mani delicate e mi alzo, scendendo lo scalino e avviandomi verso il gruppo di mocciosi che aspettano le palla. Zayn Malik sta in mezzo a loro, con le braccia incrociate al petto e i capelli spettinati, con quel sorriso strafottente in viso che mi viene da strapparglielo di dosso con una forbice, lasciandovi solo un squarcio che avrebbe fatto scappare qualsiasi ragazza. So sia stato lui a lanciare la palla, me lo sento dentro lo stomaco e nella mani che mi tremolano, e mi avvicino a passo spedito, fino a fermarmi giusto qualche metro prima che gli sia addosso.«Allora, Horan, me la dai la palla?» dice con gli occhi socchiusi e il sorriso storto sul suo volto olivastro. Faccio un grosso respiro, con la tempia arrossata e che pulsa leggermente per il colpo di poco prima. Annuisco leggermente, stringendomi le labbra tra loro.Zayn è stato sempre il ragazzo adorato da tutti, e ovviamente non per il suo carattere, quanto per il suo fascino. Anche con dei semplici stracci sa essere attraente e questa sua virtù riesce ad utilizzarla a proprio favore. C'è da dire che in questo periodo le donne non hanno grandi possibilità di rapportarsi con uomini del genere, perchè c'è sempre stato insegnato che siamo un gradino più in basso di loro e dobbiamo sempre tenere rispetto nei loro confronti.Io ho sempre odiato questa cosa, non riesco a starmene al mio posto, non posso rispettare una persona come Zayn Malik. E' questo quello che penso mentre inizio a correre e gli butto il pallone addosso, colpendolo fortemente in faccia. Lui urla e si siede a terra mentre Niall mi raggiunge e mi da uno schiaffo sulla guancia. «Non devi fare mai più una cosa del genere, hai capito?»A circa otto anni, una persona come me non può sottostare a certe regole, non quando subisce tali provocazioni. Forse le altre bambine della mia età non avrebbero mai reagito così, forse perchè Zayn ha 13 anni e mezzo, ma io, Giselle Horan, non ho alcuna intenzione di sottomettermi a lui.

Cinque minuti dopo, io e Zayn siamo seduti uno accanto all'altra sullo stretto divano della mia cucina. I nostri genitori sono sempre stati buoni amici e confidano che un giorno anche io e lui potremmo diventarlo, ma io mi sono ripromessa di non avere nulla a che fare con Zayn. Non potrei mai sopportare un tipo come lui accanto a me, nè ora nè mai.
Ora siamo qui, seduti sul piccolo divanetto, e i nostri papà sono di fronte a noi, con le spalle attaccate al muro e lo sguardo duro puntato su noi due.
«Vi sembra modo?»
Zayn ha il naso arrossato e un po' di sangue che gli cola sul labbro superiore, mentre cerca di tamponarlo con un dito sporco di terriccio; io invece sento ancora la testa indolenzita e qualche giramento, oltre alle cinque dita di Niall che sicuramente mi hanno lasciato un bel segno rosso sulla guancia pallida.
«E' stata lei ad incominciare!» mi accusa lui, indicandomi con la mano.
Io mi giro indignata. «Davvero, Zayn? Ne sei convinto?»
«Smettetela.» tuona mio padre, zittendoci, ma io non riesco a distogliere lo sguardo dagli occhi scuri del mio peggior nemico.
«Chi mi ha lanciato quella palla, si può sapere?» continuo imperterrita.
«Giselle, sta' zitta.»
«Ma papà!»
«Zitta, ho detto.» E cosi mi ritrovo a stare in silenzio con lo sguardo basso, la frustrazione e la vergogna che mi pesano sulla nuca, mentre Zayn accanto a me sorride furtivamente. «Dovete finirla di rapportarvi così.»
Alzo lo sguardo e scorgo Zayn fare lo stesso, entrambi con gli occhi socchiusi a guardarci con odio puro. Yaser Malik, suo padre, lo guarda con disapprovazione.
«Quando imparerete ad andare d'accordo, voi due?»
Io guardo Yaser e mio padre con il volto orripilato. Zayn supplica suo padre: «Non chiedetemi questo, per favore. Non voglio essere amico di questa ragazza.»
Lo guardo con disgusto. «Io non voglio essere amica di un ragazzo che, pur di non rimanere solo, fa di tutto per accerchiarsi da ragazzi che non gli vogliono neanche un briciolo di bene. Zayn li 'maltratta' solo per non restare da solo mentre gli altri si divertono alle sue spalle.» Lui sposta il suo sguardo su di me, colpito nel profondo, e affondato.
«Giselle!» urla mio padre, poi si siede su una sedia seguito da Yaser. Il papà di Zayn è molto più grosso del mio, con la barba che gli copre il mento e gli occhi piccoli e scuri. Costruisce carrozze, e oltre ad aver avviato Zayn al lavoro, collabora con mio padre per l'utilizzo del ferro e del metallo. I nostri papà si guardano a lungo, scuotendo la testa. «Dovremmo dirlo.»
«E' giunto il momento, ormai.» dice Yaser rassegnato, con lo sguardo puntato sulle sue mani, intrecciate. «Chissà cosa penseranno dopo.» termina con un sorriso beffardo stampato in volto.
«Cosa c'è?» diciamo io e Zayn in contemporanea, mentre ci scansiamo per stare quanto più lontani possibili l'uno dall'altra.
«Non vi piacerà per niente, ma ormai è stato deciso...» inizia mio padre con quel suo tono autoritario che mi ha sempre infuso timore nel cuore. Sento che stanno per dire qualcosa che non piacerà a nessuno, e capisco che Zayn prova lo stesso, lo scorgo nella sua postura rigida.
«Cosa?» dice infatti con un tono di voce tremolante ed insicuro.
Yaser unisce le mani davanti al suo volto. «Siete destinati a sposarvi, abbiamo già sancito la promessa tra le famiglie. Non appena Giselle terminerà la scuola, vi sposerete.»
Silenzio.
Solo il silenzio regna in casa in questo momento.
Scuoto la testa impercettibilmente sotto uno sguardo ammonitore da parte di mio padre, Zayn immobile al mio fianco, impossibilitati a dire quello che proviamo veramente. Il nostro odio è reciproco, come può trasformarsi in qualcos'altro? Come hanno potuto decidere una cosa del genere adesso?
«E' importante che la collaborazione tra le nostre famiglie duri a lungo, e ciò sarà possibile solo grazie al vostro matrimonio.»
Niall è accucciato nell'angolo della cucina, con le mani chiuse a coppa davanti alla faccia, mentre io rimango con lo sguardo vacuo, perso nel nulla, con quelle parole che rieccheggiano per la mia mente. No, no e poi no.
Zayn mi guarda con la mascella contratta, i suoi tratti somatici che stanno iniziando a cambiare per la crescita, e lo sguardo che dice tutto quello che non potremmo mai dirci a parole, non in quel momento, non in qualsiasi altro a venire. Fa un grugnito rabbioso e si alza di scatto in piedi facendo smuovere le molle del divano, mentre apre con foga la porta e si fionda per strada, con la spalla rigida e la mani chiuse a pugno, la porta che continua a sbattere contro lo stipite in legno. Io ho un groppo in gola mentre rimango spettatrice di quella scena, i nostri genitori che hanno ripreso a parlare, e non ho più alcuna forza dentro di me. Ed io che volevo che la mia vita cambiasse in meglio. Quella dei miei genitori non era una promessa, era solo una maledizione.

Londra, 1864

Zayn lavora ormai a tempo pieno nell'officina con il padre, ma la maggior parte delle volte viene a casa mia. Non per me, ovvio, ma perché non ha rinunciato per nulla al mondo all'amicizia di Niall.Dopo quel famigerato giorno, si è fatto vedere poco in giro, ha cercato soprattutto di evitarmi, e se ci fossimo incontrati casualmente per strada, lui avrebbe girato pur di non incontrare il mio sguardo. Lo vedo negli atteggiamenti, è cambiato ed è molto evidente. Non ha più gli amici di un tempo, solo quelli più stretti che l'hanno aiutato durante la mancanza della madre. Trisha Malik è morta circa due anni fa, dopo essere stata malata per parecchi anni, alla fine il suo cuore non ce l'ha fatta più. Zayn è caduto in depressione per un po' perché, nonostante con i suoi non avesse mai avuto ottimi rapporti – soprattutto dopo quel giorno -, una mamma è sempre una mamma e la sua assenza non la si può rimpiazzare con nulla al mondo.

Lui e Niall hanno legato molto ultimamente e averlo nei paraggi mi mette sempre in agitazione. Non abbiamo mai parlato veramente dopo quel famigerato giorno, per cui io non ho neanche idea di come la sua voce sia cambiata dopo tutti questi anni di mutismo reciproco.

A volte dalla finestra della mia stanza lo vedo passeggiare per la strada, con un cappello di paglia in testa e con uno stuzzicadenti pendente sulle labbra carnose. Non è più lo stesso Zayn Malik di un tempo, non ha più quel sorriso malandrino sul volto, lo sguardo spensierato e il corpo fragile e misero. Da sotto la camicia si notano i muscoli che il suo fisico ha sviluppato, il portamento che presenta ad ogni passo e lo sguardo duro, con un accenno di barba ad accarezzargli il mento scolpito. Zayn è un uomo adesso.

Certe volte mi scopre nascosta dietro la finestra della mia cameretta e non faccio mai in tempo a nascondermi prima che possa vederlo scuotere la testa.

Certo, dovrei seppellirmi dalla vergogna, ma mi affascina quel suo cambiamento improvviso, quel carattere che tiene celato dietro un'apparenza arrogante e presuntuosa.

Ora capisco tutte le ragazze che gli vanno dietro...insomma, ora come ora nessuno negherebbe il piacere della compagnia a Zayn Malik, ma è un ragazzo così misterioso, così cupo che tutti lo scansano per paura di dargli fastidio.

Zayn non ha mai avuto una ragazza in questi anni, e nemmeno io. Non mi sono mai concessa il lusso di guardare altri ragazzi, soprattutto quelli della mia scuola che sono perennemente preda delle mie compagne di classe, perché c'è un filo, un filo che mi tiene legata al passato e che non mi permette di ignorarlo.

Quella promessa aleggia sopra di noi, sopra le nostre vite in attesa di essere esaudita, ma ora come ora io non ho la forza di accettarla pienamente.

Adesso sono in camera mia, sul letto, intenta a leggere un libro che di interessante ha ben poco. Non mi importa conoscere la storia del passato, quello che hanno fatto altri uomini...a me interessa solo conoscere la mia storia, scrivere un futuro che nemmeno io so come poter sviluppare.

Ho quasi quindici anni, e non ho idea di come comportarmi, cosa fare e quando fare.

Niall, di sotto, nell'officina, martella il metallo ardente, facendo risuonare lo schiocco per tutta casa, in maniera ripetitiva e costante, mentre mia madre prepara il pranzo. Abbiamo sostituito la porta d'ingresso con una tendina leggera perché è più comoda per il trasporto degli oggetti, e poi arieggia ancora meglio tutto il nostro appartamento.

Quando si sente il vociare della strada più amplificato, significa che qualcuno è entrato in casa, sicuramente un cliente che chiede una commissione al mio fratellino. Depongo il libro sulla coperta e mi metto a fare una traccia con i miei lunghi capelli neri, intrecciando le ciocche tra di loro. Fino a qualche anno fa lasciavo che mia madre mi facesse le codine ai lati della testa, ma da quando ho iniziato le scuole che si potrebbero definire 'superiori' ho iniziato ad acconciarmi da adulta. Non perché volessi assomigliare alle mie coetanee molto più curate di me – ma anche molto ricche, tra l'altro – ma perché mi sento più adulta dentro. E' come se avessi maggiori responsabilità, è difficile da spiegare. Comunque, mentre intreccio le tre ciocche che ho separato, sento la tenda scostarsi e il vociare della strada giunge fino in camera mia. Non sento chissà quale voce, c'è un silenzio inquietante, e persino mio fratello ha smesso per un attimo di lavorare.

Sento dei sussurri provenire dal piano di sotto, poi dei passi che salgono le scale, facendo cigolare i gradini di ferro.

Rimango seduta sul letto mentre finisco di farmi la treccia lunga e me la lascio cadere sul davanti, sul petto che è ingrossato anche a me. Sento una porta aprirsi dall'altra parte del corridoio, sicuramente Niall che entra in camera sua, ma poi dei passi che si avvicinano alla mia. Rimango in silenzio, in attesa, ignara.

Poi bussano alla mia porta e mi metto in piedi, stringendomi le mani sulla pancia.

La porta si apre piano, scricchiolando sul pavimento e vedo fare capolino un cappello di paglia.

Il mio cuore salta un battito.

Zayn entra nella mia stanza, rimanendo accanto alla porta. Mi guarda serio, poi fa un cenno all'indietro. «Posso?»

Annuisco e indietreggio inconsapevolmente. Ha la voce bassa e roca, molto diversa dall'ultima volta in cui abbiamo parlato, o meglio litigato. Chiude piano la porta alle sue spalle e io ingoio a vuoto, improvvisamente a corto di saliva. Ma perché mi sento così? Insomma, è sempre Zayn Malik. Certo, quasi sette anni più grande, ma è sempre lui.

«Tranquilla, non ti mangio.»

«Ci mancherebbe pure.» dico con lo sguardo basso, puntato sui miei piedi nudi. Sono diventata più alta negli ultimi anni, ma nonostante ciò lui mi supera di parecchi centimetri.

Annuisce, sorridendo con un angolo delle labbra sollevato verso l'alto, poi fa un cenno verso il letto. Io lo seguo e ci sediamo vicini per la prima volta nella nostra vita. C'è troppo imbarazzo tra di noi, troppe parole e pensieri non detti, troppa delusione e amarezza per ciò che è successo, eppure nessuno di noi due apre bocca per primo. Io rimango in silenzio, in attesa, mentre lui si toglie il cappello e si passa una mano tra i capelli lunghi che gli arrivano quasi vicino alle orecchie: un consiglio? Dovrebbe tagliarli. Certo, è sempre affascinante, ma una spuntatina andrebbe benissimo. Le mie labbra hanno un guizzo di cui lui non si accorge, e mi schiarisco la gola per camuffarlo.

«Senti.» una sola parola che si fa spazio nella mia stanza, nel mutismo tra di noi. Devo ancora abituarmi a questa sua nuova voce, ma è calda e accogliente, e spinge chiunque a prestargli attenzione. Io lo guardo negli occhi, quelli stessi occhi che da piccoli mi prendevano in giro e mi infastidivano in qualsiasi modo fosse stato creato.

«Sì.» dico soltanto, incitandolo a continuare, anche perché io non saprei cosa dire. Insomma, lui è venuto da me, io non ho di certo bisogno di parlagli....o almeno credo.

Anche lui continua a guardarmi, con il cappello stretto in mano come se volesse dichiararsi. «Sei cambiata.»

Annuisco. «Anche tu.»

«Ma io dico in meglio.»

«Anche io.»

Lui annuisce e vedo il suo pomo d'Adamo pronunciato ingoiare un boccone amaro.

«Sei venuto per.. ?» chiedo, vedendo lui incapace di andare oltre. Ha fatto il primo passo, ora tocca a me aiutarlo ad andare avanti, un po' come i bambini piccoli.

Zayn abbassa lo sguardo, annuendo tra sé e sé. «Ecco, io voglio parlare.»

«Non è quello che stiamo facendo?»

«No, dico parlare veramente, di quello che sai anche tu.»

Immaginavo. Sapevo che l'argomento sarebbe saltato fuori, però da una parte sono rincuorata. Ciò significa che non ci ho pensato solo io per tutti questi anni, ma anche lui ha fatto la sua parte, e mi fa piacere.

«Certo, dimmi.»

«Forse sarebbe davvero il caso che incominciassimo ad avvicinarci.»

Ha ragione. Io devo frequentare altri due anni di scuola, perché ora le scuole superiori sono composte solo da quattro anni, e io sono già al secondo. 'Vi sposerete dopo che Giselle avrà finito la scuola'. Solo due anni.

«Mancano due anni.» dico dando voce ai miei pensieri.

Lui annuisce, di nuovo, poi si gira verso di me piantando il suo sguardo scuro nei miei occhi chiari come il ghiaccio.

«Non siamo mai stati amici, né qualcosa di più. Ma abbiamo un destino che ci lega indissolubilmente, e non credo di essere stato l'unico a pensarci, in questi anni. Insomma, ha sempre messo un freno in tutto quello che ho fatto.»

«Lo stesso vale per me. E' una promessa troppo potente questa, Zayn.» E' la prima volta che pronuncio il suo nome ad alta voce.

«Non possiamo venir meno a questo compito, se così possiamo chiamarlo.»

«Fammi capire» dico, cercando di allentare la presa della situazione, «mi stai dicendo che nessuna ti vuole, perché tutte ti scansano, e quindi bussi alla mia porta per verificare la mia possibilità di essere la tua ragazza?»

Zayn scoppia a ridere, portandosi una mano alla bocca. «Come fai a sapere che tutte mi scansano?»

Ops.

Sento il sangue affluire alle guance, diventando più rosse di un pomodoro nella sua stagione di massima produzione. «Non mi hai risposto.»

Lui scuote la testa. «E' incredibile, Giselle, sei sempre l'unica che ribatte a qualsiasi cosa io dica.»

«E' nella mia indole, mi dispiace.»

«Comunque.» posa il cappello accanto al suo fianco e si sbottona i primi bottoni della camica, facendo già intravedere qualcosa. Contegno, Giselle, è sempre Zayn. La versione più bollente di Zayn, ma è sempre lui, ricordalo. «Che dici se, dopo quasi sette anni, giungessimo ad una tregua?»

Lo guardo sorridere con le labbra carnose, facendo intravedere un sorriso perfetto. Diamine, perché è così difficile?

Annuisco leggermente, mentre mi sposto la treccia, facendola cadere morbida sulla schiena. «Sì.»

«Davvero? Wow, Giselle che cede, finalmente.»

«Non me lo avevi mai chiesto prima.» dico con fare ovvio scrollando le spalle, dopodichè lui sorride e si mette in piedi, indossando il cappello.

«Colpa mia.»

Quanto avrei voltuto che avesso ammesso tutte le sue colpe anche quando tutti pensavano fosse un bambino innocente! «Sì.» dico mettendomi in piedi, parlando solo a monosillabi.

«Quindi...è fatta.»

«E' fatta.» confermo ondeggiando da un piede all'altro.

Poi lui mi prende una mano, la solleva e mi poggia delicatamente le sue labbra sul dorso, così leggere e impercettibili come se la mia pelle fosse stata sfiorata da una piuma. «E' un piacere conoscerti nuovamente, Giselle.»

Lascia la mia mano, accompagnandola al mio fianco, poi ci sorridiamo, finalmente in pace. «Anche per me, Zayn.»

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top