PROGENY; PARTE DUE (THEODORE)


All'interno della macchina regna il silenzio più assoluto e nessuno di noi tre sembra essere intenzionato ad iniziare una conversazione: né io che sono concentrato a guidare, né Nicole che occupa il sedile posteriore destro, né Whip che è seduto affianco a me.

Alla fine, dopo altri cinque minuti abbondanti, è lui a schiarirsi la gola prima di parlare.

"Dunque... Tu saresti mio padre?" mi domanda, con una strana espressione che non riesco a decifrare, e quando gli rispondo in modo affermativo si volta in direzione di Nickie, rivolgendole quella che è a tutti gli effetti una vera e propria accusa "e tu lo hai sempre saputo e non me lo hai mai detto?"

"Avevo ricevuto degli ordini ben precisi da Michael e non potevo trasgredirli"

"Come avrai ben capito, figliolo, la giovane donna che è seduta alle tue spalle è molto brava a mantenere i segreti. Scommetto che non ti ha neppure accennato al fatto che io e lei abbiamo avuto una relazione da cui è nato un meraviglioso bambino di nome Benjamin. Ohh, certo che non lo ha fatto. E sai perché? Perché la nostra storia per lei è stata solo un 'piccolo contributo iniziale' da parte mia quando abbiamo concepito Ben e nulla di più"

"È davvero necessario tirare fuori questa storia in questo momento? Hai appena scoperto di avere un altro figlio e vuoi parlargli dei nostri problemi personali?"

"Quindi voi due avete avuto una storia? Ed io avrei un fratello?"

"Sì, noi due abbiamo avuto una storia in passato, purtroppo. E sì, hai un fratello che ha sette anni"

"Grandioso!" esclama Whip, alzando entrambe le mani "tutta questa storia sembra uscita da una soap opera melodrammatica. E grazie alle tue parole non riuscirò più a togliermi dalla testa l'immagine di voi due che scopate nella camera di un motel!".

Piego le labbra in una smorfia a causa del commento irriverente e fuori luogo di mio figlio; lancio una rapida occhiata allo specchietto retrovisore e vedo Nicole sollevare gli occhi al tettuccio della macchina, per poi scuotere la testa con un'espressione esasperata che è il riflesso della mia.

"Per tua informazione, io e lei non abbiamo mai scopato nella stanza di un motel. E comunque Nickie ha ragione: questo non è il momento migliore per tirare fuori i nostri problemi personali" dalle mie labbra esce una bassa risata "adesso, finalmente, capisco il significato di quelle parole"

"Quali parole?"

"Queste" dico, passandogli un foglio che ho portato da me "quando sono uscito da Fox River ho ricevuto una busta gialla che conteneva una fotografia di Michael. Leggi la frase che c'è scritta sotto"

"Per mano tua potrai conoscere le glorie della tua pro... Pro..."

"Progenie, figliolo. Si dice 'progenie'" mormoro, correggendolo subito "in un primo momento credevo che avesse a che fare con la religione, o qualcosa di simile... Ma adesso so per certo che non è così, e che quella frase stava parlando di te, David. Capisci? Perché tutto è iniziato da quando ho deciso di sottopormi all'intervento per avere una nuova protesi"

"No, in realtà non capisco" risponde lui, appoggiando entrambe le mani sulle tempie "non capisco assolutamente nulla, questa situazione è assurda ed io non ho la più pallida idea di come affrontarla... Voglio dire... Fino a qualche minuto fa ero convinto di essere orfano... Ed ora scopro non solo di avere un padre, ma di avere anche un fratello minore che ha avuto dalla mia compagna di squadra. E lei, per tutto questo tempo, ha sempre saputo la verità e me l'ha tenuta nascosta! Ed in più, Michael mi ha costretto a salire in un motoscafo per raggiungere una boa a cui era attaccato un sacchetto che conteneva un barattolo pieno di sangue e... E io non so neppure il perché! Mi sta per scoppiare la testa"

"Non sei l'unico, David" commento, osservando con la coda dell'occhio il vecchio barattolo appoggiato sul cruscotto; non so perché, ma il solo fatto di sapere che contenga del sangue mi provoca un modo di nausea in bocca "forse è arrivato il momento che la tua compagna di squadra ci dia delle spiegazioni più approfondite, perché ormai è chiaro che lei è l'unica, oltre a Michael, a conoscere l'intero quadro generale. Stiamo aspettando una tua risposta, bambina".

Gli occhi azzurri della diretta interessata, in netto contrasto con la chioma scura che scende in morbide onde ai lati del suo viso, mi fissano dallo specchietto retrovisore, e vedo il suo sopracciglio destro inarcarsi.

"Riceverai le dovute risposte quando arriverà il momento e non sarò io a dartele. È meglio se parcheggi, perché siamo arrivati" mormora Nicole indicando qualcosa con un cenno della testa; parcheggio la vettura vicino al marciapiede e quando scendo, chiudendo la portiera alle mie spalle, rivolgo lo sguardo in direzione di un piccolo molo di legno affacciato su un lago: proprio là, impegnati in quella che sembra essere un'accesa discussione, ci sono Sara e Michael in attesa del nostro arrivo.

La mia ex compagna è la prima a raggiungere i novelli fidanzatini: abbraccia entrambi e poi, sottoforma di un sussurro che riesco a malapena a cogliere, pone una domanda a Scofield di cui non riesco a sentire la risposta; David è il secondo ad arrivare sul molo, seguito subito da me.

Senza perdere tempo in inutili preamboli o abbracci strappalacrime di cui non sento la necessità (e so per certo che lo stesso vale anche per Michael) affronto il mio nemico di un tempo, chiedendogli di spiegarmi il motivo per cui sono stato coinvolto nel suo piano, dato che tra noi due c'è sempre stato un rapporto molto teso, senza soffermarmi sul fatto che l'ultima volta che abbiamo parlato lui ed il fratello mi hanno rifilato una gomma da masticare prima di comunicarmi che sarei ritornato nuovamente a Fox River.

E la sua risposta mi fa risalire il sangue al cervello.

"Poseidone controllava tutte le persone vicine a me. In questi anni ho provato più volte a contattare Sara e lui, puntualmente, ha intercettato ogni mio tentativo. Ecco perché dovevo scrivere a qualcuno che odiavo e disprezzavo, qualcuno di cui lui non sospettasse minimamente, e se avessi fatto qualcosa per quell'uomo... Poi lui sarebbe stato in debito nei miei confronti"

"E quindi hai pensato di prelevare mio figlio di prigione, coinvolgerlo in questa storia, mettere in pericolo anche la sua vita, per poi organizzare il nostro incontro, incastrandomi così a collaborare con te. E lei..." commento con una risata amara, rivolgendomi poi a Nicole "lei non ha fatto altro che rincarare la dose con Ben"

"Stai dimenticando la casa e la macchina nuova. Senza contare la protesi da un milione di dollari"

"Questo si chiama giocare sporco"

"Tu eri l'unica persona a cui potevo rivolgermi in quel momento, Teddy, perché sei l'unico che può porre materialmente fine a questa faccenda. E sai benissimo a che cosa mi sto riferendo" rincara la dose Scofield, senza battere ciglio, con la sua solita espressione imperturbabile: tutto l'opposto dell'uomo sofferente, in fin di vita, che ho visto a Creta.

Prima che possa ribattere, o saltargli letteralmente alla gola, David s'intromette nella nostra conversazione.

"Scusate, ma io continuo a non capire il punto della questione! Si può sapere di che cosa state parlando? Perché io continuo a non capirci nulla!"

"Vuole che io uccisa Poseidone" dico, dopo un attimo di silenzio, rivelando finalmente il misterioso compito al quale solo io posso adempiere, il suicidio al quale sto andando volontariamente incontro: perché fare ciò che il piccolo Michelangelo mi sta chiedendo, equivale a buttare al vento la possibilità di crearmi una nuova vita e di rinunciare per sempre a Benjamin, a David ed a Gracey per una causa più grande di tutti noi.

"Che cosa?" domanda mio figlio, alzando il tono di voce "ma questo significa che verrà arrestato!"

"David, ascolta, ho trascorso la maggior parte della mia vita dietro le sbarre. Sono abbastanza adulto da prendermi le responsabilità delle mie azioni..."

"Non così in fretta, bello!" m'interrompe lui, alzando la mano destra, e nella mia mente si forma in automatico una domanda: davvero mi ha appena chiamato 'bello'? "non posso perdere mio padre proprio adesso che l'ho appena conosciuto!"

"Tutti noi stiamo rischiando tantissimo" interviene Sara, facendo sentire la sua voce per la prima volta, tormentandosi le mani "Jacob ha preso Mike. In questo momento ha nostro figlio e non abbiamo la più pallida idea di quello che potrebbe fargli per... Per farla pagare a me ed a Michael"

"Nessuno finirà in prigione e nessuno verrà ucciso, ad eccezione di Poseidone, se le mie istruzioni verranno seguite alla lettera. Entro poche ore tutto sarà finito e noi saremo liberi. Questa volta per sempre" dice Scofield, ristabilendo l'ordine nella squadra; preferisco non controbattere, ma gli rivolgo uno sguardo scettico che non passa inosservato: non riesco ad essere così fiducioso ed ottimista, non dopo tutto quello che abbiamo passato, non dopo tutte le volte che ho sentito queste parole.

Lo ascolto in silenzio, a braccia incrociate, mentre impartisce istruzioni a tutti noi e poi ci dividiamo, con la promessa d'incontrarci entro un paio di ore, presso un luogo che per me è ancora un grosso punto interrogativo: Sara ed il suo redivivo principe tatuato salgono in una macchina grigia, mentre io prendo posto alla guida di quella della mia ex compagna; e quando vedo David avvicinare una mano alla maniglia della portiera posteriore sinistra, premo un piccolo tasto sul volante per bloccarne l'apertura.

"Ehi!" protesta, picchiando i pugni sul finestrino "si può sapere perché diavolo mi hai appena chiuso fuori?".

Abbasso il finestrino e mi sporgo leggermente verso di lui.

"Per un semplice motivo: tu non verrai con noi due"

"Che cosa? Stai scherzando, spero! Hai sentito quello che ha detto Michael? Io devo..."

"Ho sentito benissimo quello che ha detto Scofield, ed anche se mi consideri un vecchio ti posso assicurare che il mio apparato uditivo funziona ancora benissimo, ragazzo mio. E infatti ho anche sentito che ciò che ci aspetta è molto pericoloso, e l'ultima cosa che voglio è perdere mio figlio nello stesso giorno in cui l'ho conosciuto"

"Che cosa? Ma io..."

"Ohh, David, smettila!" sbotto, irritato "sei un maledetto cazzone impulsivo, mi è bastata solo un'occhiata per capirlo. Finiresti solo col fare un passo falso e mandare a puttane l'intero piano!"

"Ma Michael..."

"Michael non è tuo padre! Io sono tuo padre, e come tale voglio impedirti di commettere una stupidaggine. E poi..." m'interrompo per passargli un foglietto "in questo momento ho lasciato tuo fratello a casa insieme ad una ragazza, Gracey. Visto che potrebbero essere a rischio anche le loro vite mi sentirei più tranquillo a saperti con loro. Qui c'è scritto l'indirizzo, non farai fatica a trovarlo, è poco lontano. Così, nel frattempo, una bella passeggiata ti aiuterà a schiarirti le idee ed a capire che sto facendo questo solo per il tuo bene".

Metto in moto la macchina e parto senza lasciargli il tempo di ribattere o di ricoprirmi d'insulti, lasciandolo solo, confuso ed incazzato in mezzo alla strada, con un pezzo di carta in mano e qualche chilometro da percorrere a piedi; mano a mano che la sua figura assomiglia sempre di più ad un puntino lontano, sento un peso togliersi dal mio petto.

Chiedo a Nicole delucidazioni riguardo alla nostra prossima destinazione e lei, in silenzio, digita un indirizzo nello schermo del navigatore.

"Hai preso la decisione migliore, ma avresti potuto esprimerti con parole diverse ed usando un tono meno duro. Mi auguro che tu non sia così brutale anche con Benjamin" commenta poi, appoggiandosi allo schienale del sedile "e visto che sei stato tu ad introdurre l'argomento, potresti spiegarmi chi è questa ragazza di nome Gracey?"

"Potrei... Ma non lo farò. A meno che tu, prima, non mi dia alcune delucidazioni sulla tua storia d'amore con Lincoln. Avrei potuto immaginare Michael visto che da bellissimo ragazzo si è trasformato in un bellissimo uomo... Ma Burrows. Andiamo. Burrows non ha un briciolo di cervello, non posso credere che tu sia attratta da quella montagna di muscoli... O vuoi dirmi che nasconde delle doti particolari, soprattutto nella zona del basso inguine?".

Noto con piacere che l'impassibilità della mia ex compagna viene messa a dura prova da un intenso rossore che le attraversa le guance, ma lo stesso non vale per la sua voce, che non abbandona quella freddezza innaturale che continua a lasciarmi spiazzato.

Ma che cazzo le ha fatto Scofield in questi sette anni?

"Se dovessi basarmi solo su quello, allora starei ancora insieme con te visto che ragioni con l'uccello, Bagwell. Che tu ci creda o no, Lincoln è una persona dolcissima e comprensiva, che ha saputo starmi accanto in diverse occasioni... Ovviamente in modo diverso rispetto a suo fratello"

"Ohh, sì, questo lo avevo capito da solo, non avevo bisogno di questa precisazione da parte tua, ma ti ringrazio ugualmente per avermelo detto. E da quanto tempo... Da quanto tempo va avanti questa storia?"

"Un po'"

"Potresti essere più precisa?"

"Ormai sono quasi quattro anni".

Mi aggrappo a tutto il mio autocontrollo per non premere il freno ed inchiodare la macchina, rischiando così di fare un incidente; stringo con così tanta forza il volante che le nocche della mano destra diventano bianche: credevo che la loro relazione andasse avanti da settimane, al massimo da qualche mese, non che fosse una questione di anni.

Non ero psicologicamente pronto a questo.

"Quasi quattro anni" ripeto, con lo sguardo sempre fisso sulla strada, seguendo le indicazioni della voce robotica del navigatore "quindi lui sapeva tutto di Michael e con me ha finto"

"No, lui era davvero convinto che Michael si fosse sacrificato. Sono stata costretta a mentirgli... E questo non me lo ha ancora perdonato"

"Ahh, ma allora c'è maretta in questo momento tra voi due"

"Non solo per colpa mia. Linc si è sentito smarrito dopo la perdita di suo fratello, ed è tornato alle brutte, vecchie, abitudini che lo hanno portato a Fox River" confessa Nickie, con un lungo sospiro "si è messo nei casini con una persona molto pericolosa"

"Chi?"

"Luca Abruzzi".

Vengo colto, alla sprovvista, da un altro moto di nausea a causa della valanga di ricordi spiacevoli che il cognome 'Abruzzi' risveglia in me; i miei occhi si posano involontariamente sulla protesi che ha sostituito la mia mano sinistra e, per un attimo, rivedo me stesso dentro il vecchio capanno, durante la notte dell'evasione, rannicchiato a terra ed il mio arto amputato abbandonato a poca distanza, in una pozza di sangue.

Dei brividi freddi mi percorrono la schiena e sento la stoffa della felpa incollata alla pelle a causa del sudore.

"Il figlio di John?"

"Sì, proprio lui"

"Chissà perché, ma non ne sono affatto sorpreso: solo un idiota come Burrows può commettere una cazzata simile. Io al posto di Scofield m'incazzerei, dopo tutta la fatica fatta per organizzare un'evasione per salvargli il culo dalla sedia elettrica. Senza contare le conseguenze a cui siamo andati incontro"

"In ogni caso non sono faccende che ti riguardano. Al massimo riguardano me e Linc, o lui e Michael. Io ho risposto alla tua domanda, adesso devi fare lo stesso con la mia: chi è Gracey?".

Sulle mie labbra compare un ghigno, perché già mi pregusto la piccola vendetta che sto per prendermi.

"Ricordi Susan?"

"Susan? La tua ex compagna?".

Nicole corruccia le sopracciglia in un'espressione confusa, e ciò non fa altro che rendere la situazione ancora più divertente.

"Sì, proprio lei" confermo, facendo una pausa strategica prima di 'sganciare la bomba' "Gracey è sua figlia".

Nicole gira il viso, di scatto, verso di me; un improvviso pallore si diffonde sulle sue guance, ma in compenso gli occhi chiari si accendono di una luce sinistra ed omicida, che per un secondo mi fa vacillare e pentire delle mie parole, e che fa sorgere in me una grande consapevolezza: non mi ha ancora stretto le mani attorno alla gola solo perché sto guidando.

Ed è lei stessa a confermarmelo.

"Ringrazia il cielo che stai guidando e che non ci tengo ad andare incontro ad un suicidio insieme a te" sibila, a denti stretti, facendo fatica a trattenersi "se è uno scherzo ti conviene dirmelo subito, perché è davvero di pessimo gusto"

"No, bambina, non si tratta affatto di uno scherzo. In realtà, non sono mai stato così serio in tutta la mia vita"

"E si può sapere come cazzo è potuto accadere?"

"Diciamo che si è trattata di una curiosa coincidenza" commento, con un sorriso che mi procura un'altra occhiata iraconda "una mattina, dopo aver accompagnato Ben a scuola, ci siamo incontrati per puro caso ed abbiamo chiacchierato un po' in una caffetteria. Gracey ha iniziato a frequentare casa mia e... E poi è accaduto quello che è accaduto: questa è la sintesi della nostra storia, il resto non ti riguarda"

"Ci sei andato a letto?"

"Questa domanda rientra nella categoria 'il resto non ti riguarda'" rispondo in modo secco, ricambiando i suoi sguardi fulminanti "come tu mi hai detto che non mi devo intromettere nelle questioni che riguardano te e quel gorilla senza cervello di Burrows, lo stesso vale per le questioni che riguardano me e Gracey. Non sono di tua competenza"

"Ohh, e invece si che lo sono, perché si tratta di una faccenda completamente diversa da me e Linc... Ferma la macchina, siamo arrivati"

"Lo so, tesoro, me lo ha appena annunciato anche il navigatore. Non ho bisogno che tu me lo ripeta" sbotto, parcheggiando, e ne approfitto per guardarmi attorno "perché siamo nel parcheggio di un motel?"

"Stai zitto, non sono affari che ti riguardano. Non provare a scendere dalla macchina ed a seguirmi, perché questa parte del piano di Michael non ti riguarda affatto!" mi ringhia contro, scendendo dalla vettura e sbattendo con forza la portiera; preferisco non protestare ed alzo entrambe le mani, in segno di resa, e poi la osservo allontanarsi a passo veloce, bussare alla porta di una stanza, ed entrare.

Quando la porta si richiude prendo un profondo respiro, appoggio la testa al sedile e mi copro gli occhi con la mano sinistra, aspettando il ritorno di Nickie e lottando contro un fastidiosissimo mal di testa.

Mio dio, penso, tutto questo deve essere solo un incubo.

Un incubo dal quale non riesco a svegliarmi.

Chiudo gli occhi, stringo i denti, e resto in questa posizione per diversi minuti, pregando di svegliarmi, ma quando socchiudo le palpebre nulla è cambiato: non sono né nella mia cella a Fox River, né nel mio letto insieme a Benjamin; mi trovo ancora in macchina, in un bagno di sudore freddo, in attesa di una giovane donna che mi odia con ogni fibra del suo corpo e con la prospettiva di non vedere un'altra alba sorgere.

Si, perché Scofield ha riposto in me la massima fiducia per uccidere Poseidone, ma sembra non aver neppure lontanamente considerato la possibilità che sia Poseidone ad uccidere me.

Che schifo.



Quando la mia ex compagna torna dalla sua 'missione', si siede affianco a me senza rivolgermi la parola e digita un altro indirizzo nello schermo del navigatore; rivolge lo sguardo verso il finestrino ed è solo a questo punto che riprende il discorso laddove l'avevamo lasciato in sospeso, dicendomi che devo troncare ogni rapporto con Gracey, non appena la questione Poseidone sarà chiusa.

"Troncare?" chiedo, incredulo, mentre guido "perché dovrei troncare? Lei mi fa stare bene..."

"Me lo stai chiedendo davvero? Non è abbastanza... Ovvio?" mi domanda lei, in tono più calmo e contenuto, ma sempre con la stessa luce sinistra nelle iridi azzurre "è la figlia di Susan"

"Sa tutto riguardo al mio passato, se è questo che ti preoccupa, perché al mio ritorno da Creta le ho raccontato ogni singola cosa. Anche tutto quello che a te non ho mai confessato"

"Non è questo il punto" ribatte subito Nicole, e le sue labbra si piegano in uno strano sorriso, che in parte mi ricorda un'espressione di disgusto "quanti anni ha? Sedici? Diciassette?"

"Non è una cosa che ti riguarda"

"Ahh, lo sapevo. La tua risposta vaga dice già tutto da sola. Non arriva neppure ai diciotto anni, vero? Sei tornato alle tue vecchie abitudini... Com'è che si dice in questi casi? Il lupo perde il pelo ma non il vizio, giusto? Chissà quante balle le avrai raccontato per farla cadere ai tuoi piedi. Sei disgustoso. Disgustoso e ridicolo"

"Per tua informazione, Gracey non è una mia vittima: non l'ho né rapita né segregata. In realtà... Lei per prima mi ha confessato di provare dei sentimenti molto profondi per me. L'aveva sempre considerata una semplice cotta passeggera, ma quando mi ha rivisto a Chicago ha capito di essere innamorata di me"

"E tu, ovviamente, hai colto l'occasione al volo"

"Su questo ti sbagli, perché quando mi ha confessato di provare qualcosa per me che andava ben oltre al semplice affetto io mi sono tirato indietro, dicendole che non ero la persona giusta per lei sotto molti punti di vista... Tutto è cambiato quando sono tornato da Creta. Diciamo che quel viaggio mi è servito per schiarirmi le idee e per capire molte... Cose..." mormoro, continuando a mantenere il contatto visivo con la strada; di sfuggita, mi accorgo che Nickie scuote la testa e che il sorriso sulle sue labbra si è definitivamente trasformato in una smorfia.

"E questo dimostra che tu non sei affatto innamorato di lei. Hai agito così solo per vendetta nei miei confronti... Oppure sei così disperato che hai intrapreso una relazione con Gracey perché assomiglia a sua madre?" chiede Nicole, affondando la lama di un pugnale in una vecchia ferita "no, non rispondere. Sei già abbastanza nella merda così, non peggiorare ulteriormente la tua situazione. Sai perché devi troncare ogni rapporto con Gracey, non appena questa storia sarà finita? Tralasciando il fatto che sei ritornato alle tue vecchie abitudini di predatore sessuale? Ormai sai meglio di me che non si può vivere per sempre in una bolla di sapone. Non hai mai pensato, neppure per un solo secondo, a quello che potrebbe accadere se Susan dovesse scoprire la vostra relazione? Sai benissimo che prima o poi accadrebbe e sai altrettanto bene quali sarebbero le conseguenze: verresti denunciato alla polizia, arrestato, riportato a Fox River per sempre... E Benjamin sarebbe costretto ad entrare in un carcere per trascorrere un po' di tempo in compagnia di suo padre. Vuoi davvero questo per nostro figlio?".

Anche se non rispondo, sono costretto a dare mentalmente ragione alla mia compagna di viaggio, perché mi ha appena sbattuto letteralmente in faccia un problema non indifferente, al quale io non ho mai voluto pensare: nel mio egoismo non ho neppure preso in considerazione l'eventualità che Susan possa venire a conoscenza del rapporto che c'è tra me e Gracey, e le successive conseguenze.

E solo ora, per la prima volta, lo realizzo con fredda lucidità.

Cazzo, cazzo, cazzo.

"Perché siamo in un altro motel?" domando, dal momento che siamo arrivati a destinazione "hai un altro appuntamento del quale io non devo sapere assolutamente nulla perché Michael ha deciso così?"

"No" risponde lei, scendendo dalla macchina, mostrandomi la chiave di una camera che deve aver prenotato in precedenza "trascorreremo qui qualche ora"

"Perché? Credevo che la nostra priorità fosse uccidere Poseidone, non chiuderci nella camera di un motel... O vuoi dirmi che Scofield ha iniziato ad occuparsi di terapia di coppia?" commento, con un ghigno; Nickie non risponde alla mia provocazione: inserisce la chiave nella fessura di una porta, la gira due volte verso destra, ed entra per prima, subito seguita da me.

Richiudo la porta alle mie spalle e mi guardo attorno, memorizzando il mobilio della camera: un armadio, una scrivania, una sedia, uno specchio dalla forma circolare, una porta che presumibilmente conduce al bagno.

Ed un letto matrimoniale.

A quanto pare Scofield ha davvero iniziato ad occuparsi di terapia di coppia.

Lentamente, con gesti misurati, Nicole si toglie prima la sciarpa nera che le copre il collo e poi il lungo cappotto, appoggia entrambi i capi d'abbigliamento sullo schienale della sedia e raccoglie i capelli in cima alla testa, lasciando che alcune ciocche ribelli le ricadano ai lati del viso; mi tolgo a mia volta la giacca e mi lascio cadere sul bordo del letto, sentendomi improvvisamente svuotato da ogni energia, forse a causa della pesante discussione che ha scandito l'intera durata del nostro viaggio.

"La nostra priorità è ancora Poseidone. E proprio perché voglio eliminarlo dalla faccia della Terra cerco di seguire alla lettera ogni singolo ordine di Michael, senza mai discutere o contraddirlo, perché lui sa come muoversi. Mi manderà un messaggio quando arriverà il momento di presentarci al luogo prestabilito per mettere la parola 'fine' a tutta questa storia... Fino a quel momento non possiamo fare altro che aspettare e prepararci"

"Nicole" richiamo la sua attenzione chiamandola per nome, e lei si volta subito, rivolgendomi uno sguardo altrettanto serio "perché?"

"Perché è questo che prevede il piano, Bagwell, ma se tu ne hai uno migliore nessuno t'impedisce di esporlo"

"No, non mi stavo riferendo a quello... Perché siamo arrivati a questa situazione?" indico prima lei e poi me stesso con la mano destra, ponendole finalmente la domanda che da un po' di tempo mi frulla in testa "che cazzo ti ha fatto Scofield in questi sette anni?"

"Michael non mi ha fatto proprio nulla, Theodore. Mio dio, non hai ancora capito che l'unico responsabile sei tu?" dice, esasperata "che cosa avrei dovuto fare? Venire a Fox River una volta al mese per trascorrere mezz'ora a litigare con te? O, peggio, fingendo che non fosse mai accaduto nulla? No, Theodore, quella non sarebbe stata vita... Ed io non meritavo un trattamento simile dopo tutto quello che avevo sacrificato per stare a tuo fianco. Dopo che ti avevo difeso a spada tratta davanti al resto della squadra... Hai mai pensato a come mi sono sentita dopo il tuo abbandono? A quanto mi sono sentita stupida, ferita e tradita?"

"E tu hai mai pensato a come mi sono sentito quando Karla mi ha detto che tu non c'eri più? O a come mi sono sentito quando tu hai chiamato Lincoln 'amore'?"

"No, e sai perché? Perché è stata una minima parte del dolore che io ho provato a causa tua" la mia ex compagna mi volta le spalle, prende un profondo respiro per calmarsi, ma quando torna a guardarmi negli occhi, sento un tremolio nella sua voce "io... Ho bisogno di una doccia. Questa discussione mi ha stremata. Tu sei libero di fare ciò che vuoi".

Nicole mi lascia da solo in camera, chiudendosi in bagno.

Osservo in silenzio il legno della porta, ed alle mie orecchie, dopo qualche minuto, arriva il suono del getto d'acqua della doccia.

Come è già accaduto in passato, anche in questo caso mi sento prigioniero di un loop temporale, perché noi due abbiamo già vissuto un'esperienza simile, sette anni fa, dopo la mia evasione da Fox River: in quell'occasione eravamo nella camera di un lussuoso Hotel, e la mia ex compagna si era rifugiata in bagno perché delusa dal mio comportamento, perché pur di ottenere il nuovo indirizzo di Susan non mi ero fatto scrupoli a sedurre una ragazza che lavorava nell'ufficio postale di Tribune, e sempre in quell'occasione mi ero avvicinato alla porta, avevo appoggiato la fronte sul legno chiaro, ed a fatica ero riuscito a trattenermi dall'impulso di entrare, raggiungerla nella doccia e possederla, per farle capire la differenza tra 'fare l'amore' e 'fare del volgare sesso'.

Ed infatti in quell'occasione sono arrivato ad un solo passo di distanza dal perderla per sempre.

Fatto che, poi, è accaduto ugualmente.

Mi alzo dal bordo del letto ed entro nella piccola stanza attigua alla camera, senza fare rumore; Nicole non si è ancora accorta della mia presenza, e la sua figura è in parte celata alla mia vista dalle tende bianche della doccia.

Lentamente, senza alcuna fretta, mi spoglio, ammucchiando i vestiti sul pavimento, e solo allora tiro la tenda, entrando nel piccolo abitacolo.

Gli occhi azzurri della mia ex compagna e moglie si spalancano e le sue pupille diventano delle stesse dimensioni della cruna di un ago; vedo le sue labbra carnose socchiudersi per parlare, ma non le lascio il tempo di farlo, perché mi avvento su di esse, baciandola con passione e spingendola contro la parete tappezzata di mattonelle verdi.

Sono io il primo ad allontanarmi; con il fiato ansante osservo Nicole in silenzio, in attesa di una qualsiasi reazione da parte sua, e non posso non notare quanto sia bella con i capelli bagnati, incollati al viso ed alle spalle.

Lei ricambia il mio sguardo senza pronunciare una sola parola, con le labbra ancora socchiuse, e dopo un lasso di tempo che sembra infinito, mi passa le braccia attorno alle spalle, attirandomi a sé, baciandomi con lo stesso trasporto e facendo aderire perfettamente i nostri corpi; un brivido di piacere mi percorre la spina dorsale mentre le appoggio la mano destra sulla nuca, afferrandole una ciocca di capelli, terrorizzato dal solo pensiero che possa staccarsi bruscamente a causa di un ripensamento improvviso.

Ma questo, fortunatamente, non accade.

Anzi.

Sento Nickie strusciarsi contro di me, in un tacito invito di andare ben oltre ad un semplice bacio, ed io non me lo faccio ripetere una seconda volta: l'afferro saldamente per le cosce, in modo che possa ancorarsi con le gambe attorno ai miei fianchi, e la penetro senza riuscire a reprimere un gemito e senza perdere tempo in altri, inutili, preliminari.

Appoggio la testa sull'incavo della spalla destra di Nicole, scandendo le mie spinte con altri gemiti, e con mia enorme soddisfazione sento dei respiri spezzati, alternati a qualche parola mormorata, uscire dalla sua bocca; e quando sento le sue unghie affondare nella pelle della mia schiena, a causa di un grido che si lascia scappare, sento esplodere in me un moto di orgoglio maschile che mi fa ghignare soddisfatto.

Dubito seriamente che Burrows riesca a farla godere così tanto.

Sollevo la testa solo quando sento di essere vicino all'orgasmo, avvicino le labbra all'orecchio destro della mia ex compagna e sussurro quella che è a tutti gli effetti una supplica.

"Chiamami col mio soprannome. Dimmi che vuoi che venga dentro di te".

E lei, incredibilmente, accontenta la mia richiesta senza un attimo di esitazione, come se non aspettasse altro.

"Ti prego, Teddy-Bear, voglio che tu venga dentro di me".

Il suo sussurro appena percepibile e la sua voce spezzata sono sufficienti per farmi raggiungere l'orgasmo, e questa volta sono io che non riesco a trattenere un grido: stringo con più forza Nicole, cerco quasi disperatamente le sue labbra per un altro bacio profondo, e poi nascondo nuovamente il viso contro la pelle della sua spalla destra, ansimando per riprendere fiato, concentrandomi sul tocco delle sue mani che accarezzano i miei capelli con gesti lenti.

E restiamo così, in questa posizione, senza pronunciare una sola parola, avvolti da un silenzio che è rotto solo dal getto d'acqua della doccia.

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