MASKS; PARTE DUE (THEODORE)
"Scusate, qualcuno potrebbe spiegarmi che cosa sta succedendo? Perché ho l'impressione che l'aria si sia fatta così improvvisamente tesa che potrebbe essere tagliata a fette con la lama di un coltello".
Ad interrompere bruscamente il silenzio non sono né io né la mia ex compagna e moglie, ma il ragazzo sconosciuto che continua a fissarmi con il sopracciglio destro inarcato; non gli rispondo, lo degno appena di una rapida occhiata e torno subito a concentrarmi su Nicole, perché l'unica persona che deve aprire bocca per dare delle spiegazioni è proprio lei.
"Lincoln, Whip, potete lasciarci da soli per qualche minuto, per favore?" domanda, girando il viso in direzione dei due, sfregandosi i palmi delle mani sulla stoffa dei pantaloni mimetici; Whip, il ragazzo sconosciuto, non controbatte ed esce dalla stanza insieme alla busta marrone e con una scrollata di spalle, Burrows, invece, sembra essere di parere opposto: non solo non si muove di un solo millimetro, ma chiede a Nicole se è davvero sicura della sua scelta.
"Forse dovrei rimanere qui, a vigilare sulla sua incolumità" insiste, con uno sguardo che, se potesse, mi ridurrebbe in cenere in questo stesso istante; l'ostilità di Lincoln nei miei confronti non mi è nuova, so perfettamente che mi odia dal momento in cui le nostre strade si sono incrociate a Fox River per la prima volta, eppure nel suo sguardo duro c'è qualcosa che mi lascia perplesso, che mi confonde e che non riesco a capire.
Questo, almeno, finché Nickie non si avvicina a lui e mormora alcune parole che svelano l'arcano mistero.
"Non ti preoccupare. Vai di là con lui" dice, esitando prima di continuare "va tutto bene, amore".
Amore.
Questo appellativo inizia a echeggiare nella mia testa, paralizzandomi la mente, e sento un dolore al petto simile, ma allo stesso tempo diverso, a quello provocato dal 'lieve malore' che ho avuto a Fox River durante i miei ultimi sette anni di detenzione.
La mia ex compagna e moglie, la madre di mio figlio, ha appena chiamato 'amore' quel grosso e ottuso gorilla di Lincoln Burrows.
È evidente che mi stia sfuggendo qualcosa.
Il soggetto maschile in questione mi rivolge un'ultima occhiata poco amichevole prima di uscire dalla cucina e chiudere la porta alle proprie spalle; Nickie strofina ancora le mani sui pantaloni, s'inginocchia sul pavimento e, lentamente, raccoglie il contenuto della busta che ha lasciato cadere, occupandosi dei cocci che appartengono ad una bottiglia di vodka.
"Tu non dovresti essere qui" inizia, ripetendo le stesse parole del suo 'amore' "questo non faceva parte del piano".
Aspetto che aggiunga altro, ma quando dalle sue labbra non esce più nulla decido di prendere in mano la situazione: mi schiarisco la gola e, senza neppure sapere dove riesco a trovare tutta questa freddezza, parlo in tono calmo.
"Tutto qui? Sono queste le tue spiegazioni?"
"Te l'ho appena detto, non dovresti essere qui perché stai compromettendo l'intero piano. Di quali spiegazioni stai parlando?"
"Me lo stai chiedendo veramente?" chiedo, allibito, reprimendo a stento una risata isterica "davvero non riesci a capire a quali spiegazioni mi sto riferendo? Ohh, d'accordo, allora permettimi di rinfrescarti un po' la memoria, Nicole... Tanto per iniziare potresti spiegarmi perché continuate tutti a ripetere che non dovrei essere qui visto che ho ricevuto un biglietto che affermava il contrario, o che cosa vuole Michael da me questa volta. Potresti spiegarmi perché non sei a Chicago con Benjamin. Potresti spiegarmi per quale motivo hai appena chiamato 'amore' Burrows o perché non sei mai venuta a Fox River durante questi sette anni. Come puoi vedere tu stessa la lista delle spiegazioni che mi devi dare è molto lunga, da dove preferisci iniziare? Ohh, e visto che siamo in argomento, potresti anche spiegarmi come mai sei più viva di quello che dovresti essere? Karla mi ha detto..."
"Lo so benissimo quello che Karla ti ha detto, perché sono stata io stessa a fornirle delle precise istruzioni" m'interrompe lei, senza mai staccare lo sguardo dai cocci di vetro che impila sul palmo della mano sinistra, e la sua rivelazione mi fa spalancare gli occhi e la bocca "e nessun bigliettino ti diceva di venire a Creta. Ti stai riferendo a quello che hai trovato sul parabrezza della Mustang, immagino. Lo sapevo. Lo avevo detto a Mike che era un messaggio troppo vago e che stava sopravvalutando la tua perspicacia, ed infatti non hai capito nulla. Dovresti andartene subito e prendere il primo volo per Chicago prima che Lui scopra che sei venuto anche tu qua, a meno che non lo sappia già, e questo significherebbe che non sono più in pericolo solo le nostre vite, ma anche quella di Benjamin"
"Lui?"
"Poseidone"
"L'agente corrotto della CIA? Quello che voleva far evadere Abu Ramal?".
Finalmente Nicole si degna di sollevare lo sguardo verso di me, bloccandosi con la mano destra a pochi centimetri di distanza dal pavimento per eliminare le ultime tracce del disastro; i suoi occhi azzurri mi provocano un tuffo al cuore, anche se sono completamente diversi da quelli della ragazza ingenua ed innocente che ho conosciuto sette anni fa.
La loro bellezza non è mutata col tempo, ma sembrano appartenere ad una sconosciuta.
"Come fai a sapere queste cose?"
"Ah-ah-ah! Non sei nella posizione migliore per fare domande. Qui l'unico ad avere il diritto di farle sono io e non prenderò nessun aereo per Chicago fino a quando non avrò tutte le risposte. Sara sta effettuando la trasfusione di sangue a Scofield, io non sono un esperto in questo settore, ma non ci vuole un genio per intuire che è un'operazione che richiede molto tempo, di conseguenza ne abbiamo altrettanto per poter parlare con calma".
Nickie si alza, getta i cocci di vetro dentro il lavandino e poi mi fronteggia a braccia incrociate, appoggiandosi ad un mobile alle sue spalle.
"D'accordo" sentenzia, tormentandosi il labbro inferiore "anche se così facendo sto andando contro agli ordini che ho ricevuto da Mike, d'accordo, avrai le tue risposte. Che cosa vuoi sapere?".
La sua freddezza, la sua compostezza, i suoi occhi che non lasciano trasparire la minima traccia di emozione, tutto nella sua persona mi getta nella confusione più totale, ed anche se da un lato voglio assolutamente sapere perché è sparita per sette anni e perché ha ordinato a Karla di raccontarmi quella serie di bugie, dall'altro sono terrorizzato dalla prospettiva di ricevere il colpo di grazia; e così, dopo avermi inumidito le labbra con la punta della lingua, preferisco concentrarmi sulla sfera meno intima e privata che riguarda entrambi.
"Voglio sapere che cosa sta succedendo"
"Molto bene" commenta, con un sorriso appena accennato e che non arriva a contagiarle gli occhi, raccontandomi, poi, quella che sembra essere la degna trama di una serie TV "sette anni fa, quando l'intera operazione Scylla si è conclusa, Michael è stato contattato da un agente sottocopertura noto con il nome di Poseidone. Era rimasto particolarmente colpito dalle sue imprese, aveva visto in lui un grande potenziale che non poteva lasciarsi scappare e così lo ha attirato a sé tramite un ricatto: Kellerman aveva promesso a tutti noi una nuova vita e delle fedine penali pulite, ma non aveva nelle proprie mani il vero potere per realizzare questo. Poseidone, invece, sì. Ha detto a Michael che non dovevamo più preoccuparti di nulla, ma in cambio lui doveva sparire dalla circolazione e diventare un suo agente, o sarebbe successo qualcosa di molto grave. Inutile dirti che l'arresto di Sara, il tentativo di avvelenamento ed il pestaggio che ha subito in carcere a Miami erano solo un assaggio di quello che poteva fare. Mike è stato costretto ad accettare ed a inscenare il suo sacrificio, e non ha mai provato a ribellarsi agli ordini che aveva ricevuto. Questo, almeno, fino a quattro anni fa. Poseidone lo aveva chiamato per parlargli del nuovo incarico che doveva svolgere, Mike non sapeva che all'incontro sarebbe stato presente anche il vicepresidente della CIA, e non sapeva assolutamente che quest'ultimo era contrario al modo in cui Poseidone operava ed a quello che stava facendo. I due uomini hanno litigato, Poseidone ha sparato al vicepresidente, uccidendolo, e Michael ha ricevuto l'ordine di spostare il corpo. E lì è stato incastrato. Perché quel bastardo ha fatto in modo di far sparire, dalle telecamere di sorveglianza, tutte le immagini che ritraevano il momento dell'omicidio, lasciando solo quelle in cui si vedeva il corpo che veniva spostato, facendo ricadere tutta la colpa sulle spalle di Michael. A quel punto ha capito che l'intero incontro non era stato altro che una trappola ben architettata ed ha iniziato a progettare un piano per sistemare ogni cosa"
"Tutto questo è molto affascinante" commento, cercando di immagazzinare l'enorme quantità di informazioni che il mio cervello ha appena ricevuto "ma ancora non riesco a capire io che cazzo c'entro"
"Questo perché il tuo momento non è ancora arrivato. Ti ho già detto troppo. E tu come fai a sapere dell'esistenza di Poseidone? Chi te ne ha parlato? Io ho risposto alla tua domanda, ma adesso devi rispondere alla mia"
"Sara ha ricevuto la visita di due sicari ed era convinta che dietro ci fosse Kellerman. Ha mandato me a fare una bella chiacchierata, e ho rimediato una piccola parte di risposte e un buco nella spalla destra. Ohh, non ti preoccupare, ormai sono guarito"
"Sei un irresponsabile! Non avresti mai dovuto farlo! Hai messo in pericolo la tua vita e quella di Benjamin e... Il tuo cellulare"
"Il mio cellulare?"
"Sta squillando".
Solo ora percepisco la vibrazione proveniente da una tasca della giacca; non faccio in tempo a rispondere alla chiamata e quando leggo il nome 'Gracey' sulla schermata emetto un lungo sospiro.
Esco dall'abitazione senza dire una parola, digito velocemente il suo numero, ed attendo una risposta ad occhi chiusi, massaggiandomi le tempie con la mano destra, perché sento di essere ad un solo passo di distanza da un mal di testa indimenticabile e la voce di Gracey, incredibilmente, si rivela un vero e proprio toccasana per i miei nervi.
Peccato che l'incantesimo si spezzi nello stesso momento in cui, in tono agitato, mi spiega il motivo della sua chiamata: a quanto pare mio figlio ha avuto la brillante idea di trascorrere, a sua insaputa, un'intera notte nella casa sull'albero, con la speranza di ammalarsi e di anticipare, così, il mio ritorno a casa.
Sospiro di nuovo, per nulla sorpreso da questo suo gesto discutibile.
In fin dei conti è un Bagwell, ed in quanto tale ha ereditato una vena di profonda bastardaggine.
Da me, ovviamente.
Anche se dopo i recentissimi sviluppi inizio a pensare che pure Nicole abbia dato il suo abbondante contributo.
"Benjamin, Gracey mi ha appena raccontato tutto" lo ammonisco subito, dopo essermelo fatto passare "ma si può sapere che cosa ti è preso? Non mi sarei mai aspettato un gesto simile da un ragazzino intelligente come te. Sai benissimo quanto sia delicata la tua salute, avresti potuto stare molto male e finire in ospedale di nuovo... Che cosa hai da dire a tua discolpa?"
"Non volevo farti preoccupare, Theodore..."
"Ahh, davvero? Perché da quello che mi è stato riferito il tuo intento era proprio questo"
"Volevo farti preoccupare solo un po'. Quel tanto per farti tornare a casa. Ci sono riuscito?"
"Ben, ho ancora molto da fare qui, non so quando riuscirò a tornare a Chicago... D'accordo?"
"Ti prego, torna a casa! Ho bisogno di te, papà!".
Cazzo.
Così piccolo e già così abile a manipolare le persone.
Inizia ad assomigliare fin troppo a me.
"D'accordo, ti prometto che prenderò il primo volo per Chicago, entro ventiquattro ore sarò di nuovo da te. Ma non credere di passarla liscia, Ben, perché non appena starai meglio noi due dobbiamo fare una lunga chiacchierata da uomo a uomo" mi arrendo alla fine, sospirando rassegnato "Benjamin?"
"Sì?"
"Ti voglio bene, non dimenticarlo mai"
"Stavi parlando con nostro figlio?".
La voce ansiosa della mia ex compagna mi coglie del tutto impreparato: concentrato com'ero a parlare e rimproverare il piccolo criminale, non mi sono neppure accorto della sua presenza.
"Forse. Potrebbe essere"rispondo laconico; la supero in fretta per rientrare in cucina e lei non perde tempo a seguirmi, con un'espressione sconvolga stampata sul volto dai lineamenti delicati.
Finalmente ha gettato la maschera impassibile che indossava dall'inizio del nostro incontro.
"Stai davvero facendo lo stronzo?"
"Di nuovo non sei nella posizione migliore per rivolgermi questo genere di accuse. Semplicemente non capisco per quale motivo dovrei darti spiegazioni riguardo a Benjamin o a quello che ci siamo detti visto che negli ultimi sette anni hai preferito lasciarlo nelle mani di una semisconosciuta, che nutre un profondo odio nei miei confronti, anziché stare a suo fianco e crescerlo. Almeno sei stata informata che soffre di una grave forma di asma fin dalla nascita o te la sei svignata con Scofield prima? L'ho capito che tra voi due c'è un rapporto molto più profondo di quello di un tempo, hai avuto una storia con lui prima di cadere tra le braccia altrettanto tatuate del fratello maggiore?"
"Non ci posso credere, stai davvero facendo lo stronzo" ribatte lei, scuotendo la testa amareggiata "tu non sai neppure che cosa mi ha spinta a prendere questa decisione, e ti posso assicurare che non l'ho fatto a cuor leggero. Per te è stato tutto molto più semplice mentre eri rinchiuso a Fox River, perché eri all'oscuro dell'esistenza di Benjamin, per me è stato terribilmente difficile, ma sono stata costretta a farlo per non mettere in pericolo la sua vita. Ma tu sei troppo ottuso ed idiota per capirlo"
"A tal proposito, potresti approfittare di questa occasione unica ed irripetibile per spiegarmi una cosa semplicissima. Se mio figlio..."
"Nostro figlio. Quando parli di lui devi dire 'nostro figlio'. L'ho portato io in grembo per nove mesi, tu hai dato solo un piccolo contributo iniziale"
"Se mio figlio è nato sette anni fa..." continuo, ignorando apertamente le sue proteste e la frecciatina gratuita "ciò significa che sei rimasta incinta mentre eravamo in Alabama, ed anche se entrambi sappiamo quello che è accaduto dopo, le occasioni non ti sono mancate per dirmi che sarei diventato padre: perché non lo hai fatto?"
"E quando avrei dovuto farlo? Durante quale occasione? Quando eri rinchiuso a Sona e non volevi neppure guardarmi in faccia? Quando hai tradito l'intera squadra durante l'operazione Scylla? Quando ti ho impedito di abusare di Sara? O quando sono venuta a patteggiare con te mentre eri rinchiuso a Miami e la tua unica preoccupazione era di ricevere dei soldi in cambio di un aiuto per far evadere Sara? Ohh, aspetta, oppure quando sei ritornato a Fox River a spassartela in cella? In quale di questi magici momenti avrei dovuto dirti 'congratulazioni, Theodore, tra nove mesi diventerai padre'?"
"Ammetto di aver sbagliato in diverse occasioni" mormoro, dopo una lunga pausa "ma quello che tu hai fatto, Nicole, è molto più grave ed ancora non riesco a trovarci un senso logico".
Nickie si avvicina, per fronteggiarmi, eliminando la distanza che c'è tra noi due; nei suoi occhi azzurri, freddi come una spessa lastra di ghiaccio, brucia una fiamma carica di un odio indescrivibile, che mi lascia ancora più confuso ed atterrito, e che è più dolorosa di una coltellata allo stomaco.
Ed io in questo campo sono ormai un esperto, visto che in cinquantatre anni di vita ne ho ricevute parecchie, sei delle quali in un unico colpo da John Abruzzi.
"Non ti permettere" mi sibila contro, a denti stretti "non ti permettere mai più di dire una cosa simile. Te l'ho già detto che non è stata una decisione a cuor leggero e tu sei l'ultima persona sulla faccia della Terra che può permettersi di puntarmi il dito contro. Dopo tutto quello che mi hai fatto... Dopo tutto il dolore che mi hai recato... Ma tu hai la minima idea di quello che sette anni fa ho sacrificato per stare a tuo fianco? Finalmente, dopo tanto tempo, stavo riuscendo a crearmi una nuova vita e poi sei arrivato tu, e tutto si è sgretolato: il duro lavoro di mesi e mesi gettato al vento per colpa di un idiota che ragiona con l'uccello"
"Anziché elogiare le mie qualità, potresti spiegarmi una volta per tutte che cosa ti ha costretta a seguire Scofield nello Yemen?"
"La gratitudine"
"La... Gratitudine?"
"Sì, la gratitudine ed un debito che avevo nei suoi confronti. Accettando il ricatto di Poseidone, Michael è stato costretto a troncare ogni rapporto con Sara e Linc, ma aveva bisogno di avere dei validi alleati dalla sua parte, qualcuno di cui poteva fidarsi ciecamente... Si è preso cura di me per tutto il tempo della gravidanza, mi ha aiutata, mi ha sostenuta..."
"E tu hai abbandonato Benjamin per un senso di gratitudine?"
"Ancora una volta non capisci proprio un cazzo e non mi lasci il tempo di spiegare. Dopo il tuo arresto mi sono ritrovata completamente sola. Michael non aveva nessun obbligo nei miei confronti, eppure è stato a mio fianco dandomi tutto il supporto di cui avevo bisogno, non potevo non ricambiare, ma allo stesso tempo non potevo rischiare di mettere in pericolo la vita di Benjamin... Dopo la sua nascita l'ho affidato alle cure di Karla perché sapevo che con lei era al sicuro e che non gli sarebbe accaduto nulla. Poseidone non sa dell'esistenza di Benjamin, ed è meglio così. Deve continuare a pensare che non ci sia altro con cui tenermi in pugno"
"Perché? Sei stata incastrata anche tu?"
"Sì, ma lo avevo già messo in conto. E così è stato" mormora lei, con un vago sorriso che le aleggia sulle labbra; si allontana di qualche passo ed interrompe il contatto visivo con me, preferendo concentrarsi su un punto indefinito della tappezzeria incrostata "ricordi quando siamo scappati con i cinque milioni di dollari dallo Utah?"
"Sì" rispondo, con un semplice monosillabo, bloccando appena in tempo una valanga di ricordi, alcuni di essi per nulla piacevoli.
"E ricordi la notte in cui ti ho raccontato il mio passato?"
"Sì. Sì, me lo ricordo"
"Non sono stata del tutto sincera con te in quell'occasione".
Corruccio le ciglia, confuso, anche se ormai inizio a non sorprendermi più delle parole che escono dalla sua bocca.
"Stai dicendo che ti sei inventata tutto?"
"La parte riguardante quel bastardo che mi faceva da padre era vera. Ed era vera anche quella di mia madre che fingeva di non vedere i segni che avevo su tutto il corpo. Ma quella dell'incendio che non volevo provocare... Quella si è svolta in modo leggermente diverso" si blocca per qualche istante, forse per lasciarmi elaborare la rivelazione che mi ha appena fatto o forse perché sta rivivendo quel momento con gli occhi della mente "non è stato un incidente. Ho dato volontariamente in pasto alle fiamme quella maledetta casa. Avevo preparato tutto da giorni e tenevo le taniche di benzina ben nascoste in una nicchia nel muro della mia camera da letto. Ho somministrato ai miei genitori una pesante dose di sonnifero a loro insaputa, e, quando sono crollati sul divano, davanti alla TV accesa, ho preso un martello dal capanno degli attrezzi... Ed ho spaccato loro il cranio. Dovevano pagarla entrambi, anche quella puttana che ha sempre chiuso gli occhi e girato il viso dall'altra parte. Quando non è rimasto altro che una poltiglia informe al posto delle loro teste, ho dato fuoco a tutto e sono scappata lontano da quel luogo... Sai, è quasi comico il fatto che il mio primo omicidio sia stato, in realtà, un duplice omicidio"
"Primo?"
"Ohh, sì, ce ne sono stati altri. Quattro per l'esattezza, se la memoria non m'inganna".
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