IT'S OVER (GRACEY)
Immergo la spugna nel lavandino colmo d'acqua calda, la strizzo con cura, lasciando cadere le gocce in eccesso, e provo a lavarmi la schiena; ma ogni mio tentativo si trasforma ben presto in una serie di sbuffi seccati perché si rivela essere un'operazione pressoché impossibile per una singola persona: purtroppo avere un braccio ingessato porta con sé una serie infinita di risvolti negativi e limiti fisici.
Ho bisogno di essere aiutata anche per compiere i gesti più banali, e ciò mi irrita parecchio.
Senza contare il fatto che in diverse occasioni può essere terribilmente imbarazzante.
"Ti serve una mano?".
Mi blocco all'improvviso, i miei occhi scattano subito in direzione dello specchio e vedo Whip appoggiato allo stipite della porta del bagno; istintivamente premo il braccio destro contro la stoffa del reggiseno che indosso, e la mia reazione scatena una risata divertita nel ragazzo.
"Voi donne siete davvero delle contraddizioni viventi!" esclama, scuotendo la testa, ed alcuni ciuffi di capelli ondulati gli ricadono sugli occhi; ciuffi ribelli che si preoccupa di spostare con un gesto sensuale della mano destra, ed io non riesco a capire se l'abbia fatto involontariamente o apposta, ed è sempre così: ogni sua azione sembra essere compiuta con il solo fine di provocare "quando andate al mare indossate bikini striminziti perché volete attirare il maggior numero di sguardi maschili, ma quando qualcuno vi vede in reggiseno vi coprite ed iniziate ad urlare. Ma si può sapere per quale motivo lo fate? Che cosa cambia da un costume da bagno ad un paio di slip e reggiseno? Non ha alcun senso!"
"Vuoi davvero discutere riguardo a questo?"
"No, dolcezza, infatti io ti ho chiesto se hai bisogno di una mano"
"Assolutamente no" rispondo categorica, ritentando per l'ennesima volta, ma Whip non mi ascolta: prende uno sgabello, si posiziona alle mie spalle e mi strappa la spugna dalla mano "ehi!"
"Andiamo, non essere ridicola, dolcezza! È palese che tu abbia bisogno di aiuto! A meno che tu non sia una contorsionista dubito seriamente che riuscirai a lavarti la schiena con questa spugna... O sei così masochista e sadica che vuoi romperti anche il braccio destro?" sussurra lui, è così vicino che sento il suo respiro sul mio collo, scrollo le spalle senza degnarlo di una sola risposta, permettendogli di occuparsi della mia schiena, e prendo in mano il cellulare: quando sblocco lo schermo sospiro, perché ho ancora come sfondo una foto che io ed Ashley ci siamo fatte poco tempo prima che la nostra amicizia finisse in modo così brusco; un lungo fischio compiaciuto mi coglie alla sprovvista "ohh, chi è quello schianto biondo?"
"Si chiama Ashley. È la mia migliore amica"
"Me la presenti?"
"No" dico, in tono secco, possibile che il suo unico chiodo fisso siano le ragazze? "e comunque noi due non ci parliamo più da un po'... Può bastare così, ti ringrazio per l'aiuto".
Provo a liquidarlo, alzandomi dallo sgabello, proprio perché questa è una di quelle situazioni che stanno diventando estremamente imbarazzanti, ma mi ritrovo ben presto costretta a chiedere di mia spontanea volontà il suo aiuto per riuscire ad indossare una maglietta; e quando le sue mani sfiorano per puro caso i miei fianchi, a stento riesco a trattenere un brivido: anche le sue, come quelle di Theodore, sono grandi e calde.
"E per quale motivo avete troncato ogni rapporto?"
"Non accetta la mia storia con Theodore. Secondo lei dovrei troncare subito ogni rapporto prima di ritrovarmi con il cuore spezzato. È seriamente convinta che la nostra frequentazione non porterà a nulla di buono"
"Cavolo... Una bionda intelligente? Non credevo che avrei mai visto arrivare questo giorno! Davvero non c'è alcuna speranza che me la presenti?".
A quell'ennesima provocazione gratuita, giro di scatto il viso verso di lui, fulminandolo con lo sguardo: a tutto c'è un limite, e lui lo ha appena oltrepassato.
"Le tue parole sono assolutamente fuori luogo. Sono stufa di sentirti criticare ed umiliare il rapporto che ho con Theodore. Tu non sai quello che c'è tra di noi, non puoi capirlo e di conseguenza non puoi permetterti di giudicarlo"
"Desolato, dolcezza, ma dal momento che Theodore è mio padre ho tutto il diritto di esprimere il mio parere riguardo alle sue scelte di vita. E poi non voglio né umiliarti né criticarti né tantomeno giudicarti; semplicemente, siccome ho qualche anno più di te ed una lunga esperienza in campo sentimentale, voglio cercare di farti ragionare prima che tu possa commettere un enorme errore. Te l'ho detto: sei sprecata a fianco di mio padre. E non sto parlando di un fatto di età" commenta Whip, agitando una mano "lui non ti ama. È innamorato di un'altra donna"
"Non ti starai riferendo a Nicole, vero?"
"E invece sto parlando proprio di lei, dolcezza".
Le sue parole, e la sicurezza con cui le ha pronunciate, mi fanno scoppiare a ridere.
"Per fortuna che dovrei essere io quella ad aprire gli occhi!" esclamo, scuotendo più volte la testa "se parli in questo modo di loro due, allora significa che non hai capito assolutamente nulla"
"Ho affrontato un viaggio in macchina in compagnia di mio padre e Nickie. Ho visto il modo in cui si parlavano ed in cui si guardavano quando pensavano di non essere visti dall'altro. Stai sprecando energie per una storia che esiste solo nella tua testa, Gracey".
Se prima aveva oltrepassato il limite, adesso lo ha appena calpestato ripetutamente senza alcun ritegno.
Mi avvicino a lui e lo affronto a muso duro, per nulla intimorita, anche se sono costretta a sollevare il viso perché è molto più alto di me: a malapena la mia testa arriva al suo petto.
"Quei due si odiano. Theodore mi ha raccontato tutta la storia d'amore che ha avuto con Nicole, soprattutto il modo in cui è finita. A te l'hanno mai raccontata?"
"Diciamo che negli ultimi quattro anni io, Nicole e Michael avevamo altro a cui pensare. Raccontare le nostre corrispettive vite private non rientrava nelle nostre priorità"
"Proprio come immaginavo: tu non sai assolutamente nulla. La tua amica non si è semplicemente limitata a spezzare il cuore al mio uomo, ma lo ha anche calpestato senza alcuna pietà, ed adesso tocca a me recuperare tutti i pezzi. Ha avuto la faccia tosta di abbandonare suo figlio poco dopo la nascita e di far credere a Theodore che non era riuscita a sopravvivere al parto a causa dello stress che lui le aveva provocato. Quale donna avrebbe mai il coraggio di fare questo e di continuare a guardarsi allo specchio come se non fosse accaduto nulla? Nessuno riuscirebbe mai ad amare un mostro simile. Tu non c'eri quando Teddy mi ha parlato di lei, ma posso assicurarti che non prova più nessun sentimento per la sua ex compagna, ad eccezione di odio e disprezzo"
"Sono senza parole"
"Adesso che sai come si sono svolti i fatti, faresti meglio a pensarci due volte prima di dare fiato alla bocca"
"Davvero chiami mio padre 'Teddy'? Come 'Teddy-Bear'? Sto per avere un conato di vomito".
Non riesco più a trattenermi e lo colpisco con un sonoro schiaffo sulla guancia destra, un po' perché se lo merita ed un po' per sfogare la tensione che ho accumulato nell'ultimo periodo; la vista mi si annebbia a causa di un velo di lacrime provocate dalla rabbia, ma non permetto ad una sola goccia di scivolarmi lungo le guance, perché Whip non merita di vedermi piangere: se ciò accadesse, ho il timore che non farebbe altro che aumentare il suo ego già smisurato.
Incassa il colpo senza replicare, ma quando i suoi occhi incontrano di nuovo i miei vedo una tempesta in procinto di scatenarsi: sto giocando col fuoco, tuttavia non sono intenzionata ad arretrare di un solo passo o a chiedere scusa per il mio gesto.
"Mi hai stancata. Da questo momento in poi non voglio più sentire una sola parola riguardo me e Theodore uscire dalla tua bocca. Anche se è tuo padre, non c'entri nulla nella nostra relazione. D'accordo?"
"D'accordo, Gracey" risponde lui, piatto, facendomi intuire che sta utilizzando tutto il suo autocontrollo per non esplodere e questo, in parte, mi spaventa: dopotutto non so nulla sul conto di questo ragazzo, solo che è il figlio maggiore del mio compagno "se è questo ciò che desideri, allora così sarà, ma quando lui ti lascerà perché si è reso conto di essere ancora innamorato di Nicole, e che nei tuoi confronti ha avuto solo una sbandata momentanea, sarò il primo a dirti 'te l'avevo detto'. E per festeggiare stapperò una bottiglia di spumante".
L'unica cosa che mi trattiene dal ricoprire Whip di insulti irripetibili è il rumore della porta d'ingresso che si apre e si chiude, seguito da quello di alcuni passi che si spostano in direzione del salotto; senza dire una sola parola esco dalla camera da letto, scendo le scale correndo, rischiando quasi di cadere e lesionarmi anche l'altro braccio, e mi butto letteralmente tra le braccia di Teddy, stringendolo a me nonostante il gesso ingombrante.
"Oh, mio dio, sono così contenta di vederti" sussurro, senza più riuscire a trattenere le lacrime "ho avuto paura di perderti per sempre. Quando Whip ha ricevuto quella telefonata in ospedale, ho temuto il peggio... Credevo che..."
"Anche io l'ho creduto per un solo istante, ma ormai è tutto finito, non piangere" mi consola, passandomi le braccia attorno ai fianchi; mi stringe per qualche istante e poi scioglie la presa per raggiungere Whip, che nel frattempo è sceso dalle scale a sua volta, ed avvolgerlo in un abbraccio: lui spalanca gli occhi, inarca il sopracciglio destro e si trasforma in una perfetta statua di cera.
"Non ti offendi, vero, se non ricambio? Non lo trovo molto mascolino... E poi rischierei di spaccare tutte le tue fragili e vecchie ossa" commenta poi, sottraendosi dalla manifestazione di affetto paterno, facendo un passo indietro "piuttosto, adesso che sei qui, che ne dici di darmi qualche spiegazione più approfondita riguardo a quello che è accaduto quando ci siamo incontrati con Michael? Ti do un piccolo indizio, in caso la memoria ti giocasse qualche brutto scherzo a causa della vecchiaia: mi hai abbandonato in mezzo alla strada e sono stato costretto a camminare ore ed ore prima di arrivare qui"
"Dopo. Adesso non è il momento" dice Theodore, indicandomi con un cenno della testa; Whip mi lancia un'occhiata prima di fissare il soffitto del salotto, visibilmente esasperato.
"Ho capito. Vado a fumare una sigaretta sotto il portico. Se avete bisogno di me sapete dove trovarmi" borbotta, uscendo dall'abitazione; e non appena la porta si richiude alle sue spalle, dimentico l'astio che provo per lui e mi concentro di nuovo sull'uomo di cui sono innamorata e che ho rischiato di perdere: gli passo nuovamente il braccio destro attorno alle spalle ed avvicino le mie labbra alle sue, ma il suo indice destro m'impedisce di farlo e riapro gli occhi, chiedendogli spiegazioni tramite un'espressione confusa.
"Dobbiamo parlare" mormora in un soffio.
Dobbiamo parlare: non esistono parole peggiori in una relazione, perché non portano mai a nulla di buono.
Non protesto, mi lascio prendere per mano e condurre verso il divano; quando prendo posto sui cuscini mi sembra quasi di percepire un peso premere sulle mie spalle.
Qualunque cosa voglia dirmi, io non sono pronta a sentirla.
"Perché?" domando, facendomi forza "sei vivo e stai bene, dobbiamo solo pensare a festeggiare e a noi due. Finalmente hai chiuso questa maledetta storia... Che cosa è successo? Riguarda Benjamin? Ho provato ad inseguire quella macchina, ma era troppo veloce e le mie gambe hanno ceduto..."
"Tu e Whip non avete colpa riguardo a quello che è accaduto a Benjamin: state tutti e tre bene, questa è la cosa più importante, il resto non ha importanza"
"Dov'è ora?"
"Lui è... Non lo so con esattezza, ma è in compagnia di Nicole"
"Che cosa? Che vuoi dire?"
"Quando mi sono svegliato in ospedale ho trovato questo biglietto" spiega in modo laconico, passandomi un foglietto di carta stropicciato; lo prendo, lo leggo e stringo le labbra: credevo che più nulla potesse sorprendermi riguardo Nicole, invece ci è riuscita ancora una volta perché ciò che i miei occhi hanno appena visto non merita neppure di essere commentato.
"Non ho parole" mormoro, amareggiata, restituendogli il foglietto "non capisco come abbia avuto il coraggio di fare questo dopo che hai rischiato la vita e dopo che l'hai aiutata nonostante il dolore che ti ha arrecato. Quella donna è senza cuore: prima abbandona te e Benjamin, e poi ricompare nelle vostre viste, rivendicando il suo ruolo di madre e, non contenta, sparisce con vostro figlio lasciandoti un biglietto che non ha alcun senso. Che cosa significa che hai alcune faccende da sistemare? A quali faccende si riferisce?"
"Ci ho pensato a lungo durante il periodo di convalescenza e sono giunto alla conclusione che si stava riferendo a due faccende"
"Due faccende?" ripeto, continuando a non capire.
In realtà, l'intero discorso mi sembra privo di senso.
"In cambio di tutto questo" inizia Teddy, indicando la stanza che ci circonda "Michael mi aveva affidato un compito ben preciso: porre materialmente fine alla vita di Poseidone. Non ho potuto farlo a causa del proiettile che mi sono beccato, ma una volta uscito dall'ospedale sono riuscito a rimediare... Diciamo che Michael, grazie ai suoi contatti, è riuscito a procurarmi un permesso speciale per far visita in carcere a Poseidone"
"Lo hai ucciso?"
"Ha minacciato di spappolare il cranio a mio figlio, io gli ho solo restituito il favore"
"Se lo meritava" mormoro, e lo prendo per mano per fargli capire che sono dalla sua parte "quell'uomo meritava di fare una fine così violenta. Immagino che questa era la prima delle faccende a cui si riferiva Nicole, ma qual è la seconda?".
L'ex compagno di mia madre allontana la mano dalla mia, passandosela sugli occhi, si schiarisce la gola e si scompiglia i capelli: ormai lui non è più un mistero per me e so perfettamente che si comporta in questo modo quando è nervoso; ed un'ulteriore conferma mi viene data dalla sigaretta che accende e da cui prende una profonda boccata.
Nonostante i miei numerosi tentativi, non vuole smettere di fumare.
"Come ti ho accennato poco fa, ho avuto molto tempo per pensare in ospedale. Ho riflettuto su tante cose, in modo particolare su quello che è accaduto nel corso degli ultimi mesi e su quali sono le mie priorità in questo momento e..." si blocca, aspira dell'altro fumo e rivolge lo sguardo altrove, lontano dal mio viso; una vocina, nella mia mente, mi sussurra che devo prepararmi al peggio "io... Ecco... Quello che sto cercando di dirti è che... Quello che sto cercando..."
"Maledizione, Theodore, dillo e basta!" esclamo, esasperata, perché l'ansia mi sta uccidendo da dentro; e me ne pento subito dopo.
Anche se una parte di me già lo sapeva, pur non volendo ammetterlo, sentirlo dire è ugualmente devastante.
"È meglio finirla qui"
"Che cosa? Che cosa è meglio finirla qui? Non capisco"
"Questo. Noi due".
Non ha neppure il coraggio di chiamare per nome il sentimento che ci lega, non ha neppure il coraggio di dire 'storia' o 'relazione' e così facendo mi assesta non una, ma bensì due pugnalate in rapida successione.
Una più dolorosa dell'altra.
Sento gli occhi inumidirsi per la seconda volta, ma ora non si tratta né di lacrime di rabbia né di gioia; sbatto più volte le palpebre, ricacciandole indietro, ed abbasso lo sguardo, rialzandolo solo quando riesco a ritrovare il controllo del mio corpo e della mia voce: non voglio urlare, comportandomi come un'isterica ragazzina di diciassette anni, voglio capire quali motivi lo hanno spinto a prendere questa drastica decisione.
E, chissà, magari riuscirò a farlo tornare sui propri passi prima che sia troppo tardi.
Forse si tratta solo di qualche dubbio momentaneo, nulla che non possa essere risolto con una lunga chiacchierata.
"Perché?" gli domando, cercando un contatto visivo "perché vuoi troncare la nostra relazione? È colpa mia? Ho sbagliato qualcosa?"
"No, Gracey" risponde prontamente lui, ma senza guardarmi negli occhi "la colpa non è tua. È solo mia. Sono stato terribilmente egoista e non ho pensato alle conseguenze delle mie azioni"
"Ma questa non è una risposta! Queste sono le solite scuse che voi uomini inventate quando non sapete come scaricare una ragazza! Non capisco, fino al giorno della tua partenza andava tutto così bene... Perché ogni cosa è cambiata? Non dirmi che si tratta di quel bigliettino" mormoro, osservando il piccolo pezzo di carta stropicciata che Theodore continua a rigirarsi tra le mani "oh, mio dio, non dirmi che vuoi troncare la nostra relazione perché Nicole ti ha detto che devi sistemare alcune faccende! Lei non è intenzionata a farti vedere Benjamin finché non ci saremo lasciati, lo sai che questo si chiama ricatto? Ma che cosa vuole quella donna dalla tua vita? Dopo tutto quello che ti ha fatto, come può avere il coraggio di avanzare una richiesta simile? È pazza, ha bisogno di vedere un buon psichiatra"
"Nicole non è pazza" mi contraddice Theodore, chiudendo le palpebre per pochi secondi, e l'irritazione che traspare dalla sua voce mi coglie del tutto impreparata: davvero si è offeso per ciò che ho detto sulla sua ex compagna? "non ha bisogno di vedere un buon psichiatra e non mi ha rivolto nessun ricatto, semplicemente mi ha aiutato a vedere in modo più chiaro l'intera situazione generale. E poi, non potevo occuparmi di Ben durante il mio decorso ospedaliero, di conseguenza le sono grato. È solo questo ad irritarmi: il fatto che se ne sia andata senza dirmi nulla, lasciandomi solo un biglietto, ed il fatto che sia all'oscuro del luogo in cui si trovano ora. Sono sicuro che con lei Benjamin sia in buone mani, ma non capisco perché non posso avere loro informazioni... Come se potessi essere un pericolo per loro... O forse Nicole temeva una mia possibile reazione violenta"
"Come puoi difendere una donna che si comporta in modo così assurdo?"
"Il punto della questione non riguarda Nickie! Non siamo qui per parlare di lei e di Ben! Siamo qui per parlare di noi due!" Teddy alza la voce, zittendomi all'istante "ricordi che cosa ho detto quando ti ho raccontato il mio passato? Per quale motivo la mia storia con Susan non ha funzionato? Per quale motivo la mia storia con Nicole non ha funzionato? Perché in entrambi i casi ho commesso lo stesso, stupido, errore: mi sono rinchiuso in una bolla di sapone. E una bolla di sapone non può durare per sempre, basta un piccolo soffio di vento per farla esplodere. Credevo di averlo capito, ed invece Nicole mi ha aiutato a comprendere che sto commettendo lo stesso, identico, errore per la terza volta, e questa bolla di sapone rischia di infrangersi più velocemente delle altre due... Ci sono tutti i presupposti perché accada"
"Di quali presupposti stai parlando? Io non riesco a vederli"
"Ohh, per favore, Gracey! Non essere così ingenua. Non è che non riesci a vederli, non vuoi vederli. È diverso" sbotta lui, spegnendo il mozzicone di sigaretta "devo davvero elencarteli? Da che cosa devo iniziare? Dal fatto che io ho cinquantatre anni e tu appena diciassette? Dal fatto che ho un figlio? Che ho avuto una storia con tua madre? O che sono un vero e proprio mostro? Non sono presupposti sufficienti?"
"Nessuno di questi è un ostacolo invalicabile" mormoro, deglutendo; allungo timidamente la mano destra e stringo la sua sinistra "per me l'età non è un problema, pensi davvero che mi sia innamorata di te per una questione puramente estetica? Per quanto riguarda Benjamin, io mi sono già affezionata tantissimo a lui e so che il sentimento è ricambiato. Molte ragazze della mia età si ritrovano, loro malgrado, ad essere madri... Io sono pronta ad assumere questo ruolo, sarei una madre molto più presente e protettiva di quello che è stata Nicole. Riguardo al tuo passato... Sai già che cosa penso, e sai anche benissimo che io sono dalla tua parte e che non sono intenzionata a lasciarti. Infine, per quanto riguarda mia madre... Questa non è una faccenda che le riguarda, giusto?"
"Quanto sei stupida!" esclama Theodore, seccato, allontanando con un movimento brusco la mia mano; ciò che dice ed il gesto che compie mi spingono di nuovo sull'orlo di una crisi di pianto, perché non riconosco più l'uomo di cui mi sono innamorata: la persona che è partita, un paio di settimane prima, insieme alla sua ex compagna non è la stessa che adesso è davanti ai miei occhi, ed io non so più a che cosa aggrapparmi per non perderla per sempre "questa non è una faccenda che riguarda tua madre? Sicura, Gracey? Credi davvero alla cazzata che hai appena detto? Sai come andrà se adesso non tronchiamo tutto? Ben presto Susan scoprirà ogni singola cosa, ed io finirò di nuovo in prigione per il resto della mia vita perché tu hai solo diciassette anni. A quel punto chi si prenderà cura di Benjamin?"
"Ma io dirò che la nostra storia è consenziente!"
"E tu credi che daranno ascolto alle tue parole? Dopo i miei precedenti? Diranno che ho usato violenza psicologica su di te. Oppure che sei affetta dalla Sindrome di Stoccolma, ne hai mai sentito parlare? Accade quando una vittima inizia a provare dei sentimento per il suo carnefice"
"Ma tu non sei il mio carnefice!"
"Lo so, Gracey, ma il tribunale la penserà esattamente in questo modo. Ed io non sono intenzionato a perdere mio figlio. Entrambi i miei figli. Mi dispiace, tesoro, non avrei mai voluto arrivare a questo punto, ma sono loro la mia priorità. Michael mi ha già fatto uscire di prigione una volta, e lo ha fatto perché aveva bisogno di me nel piano che aveva organizzato per rovesciare Poseidone. Se io finisco ancora una volta dentro, non penso che si adopererà di nuovo per mettermi in libertà. Voglio costruirmi una nuova vita, ma non posso farlo finché avrò te al mio fianco, perché mi leghi al passato. Mi dispiace dirtelo in questo modo, mi dispiace essere così brutale, ma questa è la realtà dei fatti. Ti chiedo scusa per non averlo capito prima e per averti illusa, Gracey, perché non te lo meriti. Se vuoi odiarmi, sei libera di farlo, perché ne hai il pieno diritto".
Adesso è il mio turno di non volerlo guardare negli occhi: concentro lo sguardo sul tavolino posto di fronte al divano, senza vederlo veramente, e mi sforzo di non versare una sola lacrima o di supplicarlo di ripensarci e di dare al nostro rapporto una seconda possibilità; la parte più infantile di me spera che sia tutto solo un brutto incubo, od uno scherzo di pessimo gusto, spera che da un momento all'altro l'ex compagno di mia madre scoppi a ridere e che mi accolga tra le sue braccia per baciarmi.
Naturalmente non accade nulla di tutto questo, in compenso mi ritornano in mente alcune parole pronunciate da Whip durante la discussione che abbiamo avuto, e che riguardava proprio il triangolo 'io,Teddy, Nicole', ed in automatico ripenso anche alle numerose chiamate a cui Theodore non ha mai risposto.
Serro con forza i denti nello stesso momento in cui la mia mente viene attraversata da un terribile dubbio che assume sempre di più una forma concreta.
"Tu e Nicole avete fatto sesso?" gli domando senza alcun preavviso, girando di scatto il viso verso di lui; la mia domanda lo coglie del tutto impreparato, ma ben presto lo stupore che leggo nei suoi occhi scuri lascia spazio ad un'altra emozione che non faccio fatica ad identificare: colpevolezza.
Non aspetto una risposta da parte sua, non gli lascio neppure il tempo di inventare una bugia o di darmi qualche inutile spiegazione, lo colpisco con due sonori schiaffi e gli rivolgo uno sguardo carico di odio, disprezzo e disgusto; esco dall'abitazione senza raccogliere i miei effetti personali, con il solo desiderio di lasciarmela alle spalle il prima possibile e per sempre, ma mi blocco sotto il portico non appena vedo la figura inconfondibile di Whip: come se nulla fosse, sta tranquillamente fumando una sigaretta a pochi passi di distanza da me, con la nuca ed il piede sinistro appoggiati alla facciata della villetta.
Quando si rende conto della mia presenza allontana la sigaretta dalle labbra, butta fuori il fumo e piega le labbra in un sorriso così compiaciuto che mi fa intuire che non si è perso un solo istante dell'intera discussione.
"Hai visto?" sussurra, senza smettere di sorridere "te lo avevo detto, dolcezza. Adesso sono costretto a comprare una bottiglia di spumante".
La goccia che fa traboccare il vaso.
Mi avvicino a lui, senza replicare, lo guardo negli occhi e poi, con più forza possibile, gli assesto una ginocchiata in mezzo alle gambe che gli strappa un gemito, che è un misto di sorpresa e dolore, e che lo costringe ad aggrapparsi al davanzale di una finestra per non crollare a terra.
"Assicurati che la bottiglia sia ben ghiacciata per lenire il gonfiore. Stronzo" sibilo a denti stretti prima di allontanarmi velocemente, senza mai voltarmi indietro una sola volta.
Adesso che Theodore mi ha lasciata, c'è un solo posto in tutta Chicago in cui posso trovare un momentaneo rifugio sicuro, ed è proprio lì che i miei piedi mi conducono, nonostante la paura di ricevere una porta sbattuta in faccia.
Suono il campanello, indietreggio di un passo, e quando la porta si apre mi ritrovo faccia a faccia con Ashley, che non so più se considerare come la mia migliore amica od ex migliore amica; ed è proprio la sua reazione a farmi chiarezza proprio su questo punto: si appoggia allo stipite, incrocia le braccia, inarca il sopracciglio destro e mi rivolge uno sguardo tutt'altro che amichevole.
"Che cosa vuoi? Non dovresti essere insieme all'uomo dei tuoi sogni?".
Mi basta una battuta riferita al mio ex compagno per farmi dimenticare il discorso che avevo preparato e scoppiare in lacrime, disperata; e quasi non mi rendo conto che Ashley mi passa un braccio attorno alle spalle e mi aiuta a sedersi sul divano, chiedendomi con voce preoccupata che cosa sia successo.
A fatica, e con voce rotta dal pianto, le racconto tutto quello che è successo ed il modo brutale in cui Theodore mi ha lasciata, dopo avermi tradita Nicole.
"Io ci credevo tanto in questa storia" mormoro singhiozzando, facendo fatica a scandire con chiarezza le parole "ero davvero convinta che fosse l'uomo giusto per me, perché era tutto perfetto prima che quella stronza ricomparisse nella sua vita. Lo sapevo che non doveva partire, ho provato a fargli cambiare idea. Ho provato a convincerlo in qualunque modo possibile, ma lui mi ha assicurato che non dovevo preoccuparmi di nulla e che al suo ritorno avremo finalmente iniziato una vita insieme. Invece è andato a letto con lei e mi ha scaricata senza battere ciglio. Ti giuro che quando parlava non riuscivo a riconoscerlo, non sembrava neppure lui. Era come se... Come se fosse..."
"Un emerito bastardo!" esclama Ashley, concludendo la frase con un concetto ben differente da quello che volevo esprimere io "ecco che cosa è. Un emerito bastardo che ti ha illusa fin dal primo momento in cui vi siete ritrovati per caso. Ti ha usata e si è preso gioco di te, e quando si è stancato non ci ha pensato neppure per mezzo secondo di scaricarti senza tanti complimenti".
Per la prima volta non ho alcuna intenzione di prendere le difese di Teddy dinanzi ad Ashley, perché ha perfettamente ragione.
Mi sento una grandissima stupida per non averlo capito prima.
"Non riesco neppure a dargli la colpa" sussurro con un filo di voce, senza riuscire a fermare il fiume in piena che esce dai miei occhi "perché sono stata io l'idiota che si è lasciata rigirare come uno strofinaccio"
"No, non devi dire così, sei stata raggirata da un individuo spregevole. Tu non hai nessuna colpa, è stato lui a farti un vero e proprio lavaggio del cervello, mi dispiace non essere riuscita a fartelo capire prima"
"Tu ci hai provato in qualunque modo, sono stata io che non ho voluto guardare in faccia la realtà... E tutto ciò che ho guadagnato è stato il cuore spezzato ed un braccio rotto" commento, con amarezza, osservando il gesso bianco; Meg salta sul divano con un balzo agile, strofinandosi contro le mie gambe, ma a nulla servono i suoi tentativi per migliorare il mio umore: le accarezzo la testolina con la mano destra, ed emetto un lungo sospiro "non voglio più parlare di quello che è successo. Non voglio più sentire il suo nome. Voglio solo dimenticare ogni singola cosa che è accaduta negli ultimi mesi... E voglio tornare a casa".
Ashley mi stringe in un abbraccio, facendo attenzione a non esercitare troppa pressione sul mio povero arto rotto.
"Hai preso la decisione migliore, Gracey" mi mormora ad un orecchio "vedrai che tornare a Tribune ti aiuterà a guarire"
"Lo spero" sussurro a mia volta, senza crederci veramente.
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