I THINK I LOVE YOU; PARTE TRE (THEODORE)


Busso più volte alla porta d'ingresso dell'appartamento ed infilo le mani nelle tasche dei jeans, in attesa di una risposta; e quando, ormai, inizio a perdere ogni speranza appare una ragazza bionda, con i capelli raccolti in un vaporoso nodo e con addosso una tuta da ginnastica: ha un viso molto grazioso, labbra carnose e occhi azzurri, ma ciò che mi colpisce maggiormente è la sua espressione.

Mi fissa come fossi uno scarafaggio repellente, con uno sguardo carico di odio allo stato puro.

"Sapevo che questo giorno sarebbe arrivato prima o poi" commenta, con un sorriso sarcastico, appoggiandosi allo stipite ed incrociando le braccia sotto il seno "che cazzo vuoi? Che cazzo sei venuto a fare qui?"

"Cavolo, non mi aspettavo di ricevere un'accoglienza così calorosa. Vorrei parlare con Gracey, se la cosa non ti dispiace... Ma a giudicare dalla tua reazione, credo che tu sia di parere contrario al mio"

"Hai indovinato. Ed ora, se non ti dispiace, ho altro di molto più importante di cui occuparmi che rimanere qui a parlare con te" conferma lei, con un altro sorriso acido, ma quando prova a chiudermi la porta in faccia la blocco prontamente, allungando il braccio destro; la bionda socchiude le labbra, incredula, prima di rivolgermi altre parole cariche di disprezzo "adesso inizierò a contare, e se al mio 'tre' non avrai lasciato la presa su questa porta, chiamo la polizia. Uno..."

"T'interrompo subito, tesoro. Anni fa mi sono trovato in una situazione simile e... Diciamo che l'ho gestita nel modo sbagliato e non ci tengo a ripeterla una seconda volta. Ascoltami: è chiaro che non abbiamo iniziato nel migliore dei modi, ma siamo ancora in tempo per rimediare. Prometto che non ti ruberò molto tempo, voglio solo scambiare qualche parola con la tua coinquilina e poi..." aggiungo, mostrandole la busta marrone che stringo nella mano sinistra "ho portato la colazione per entrambe. Non mi sembra un gesto carino non farmi entrare".

La sua espressione non cambia minimamente, ma si sposta dall'ingresso permettendomi, così, di entrare nella piccola ma graziosa abitazione; appoggio la busta sopra al bancone in cucina e porgo alla bionda un muffin al cioccolato, come offerta di pace, e lei, anziché ringraziarmi e mangiarlo, lo getta direttamente dentro al cestino della spazzatura prima di affrontarmi, puntandomi l'indice destro contro il petto.

"Credi davvero di potermi comprare con un muffin al cioccolato? Forse con le altre potrà funzionare, ma non con me. Stammi bene a sentire: io non sono semplicemente la coinquilina di Gracey. Sono la sua migliore amica, e lei lo è per me. Le voglio molto bene e l'ultima cosa che desidero è vederla soffrire, d'accordo? Ed è proprio quello che sta succedendo ultimamente. Lo sai che è da quattro giorni che non esce quasi mai dalla sua stanza e che non tocca cibo? Ed a causa di questo è stata licenziata"

"Mi dispiace, anche io le voglio bene. E che tu ci creda o no, sono il primo a dire che non voglio vederla soffrire"

"Peccato che è proprio ciò che hai fatto, Theodore" continua la ragazza, appoggiando le mani ai fianchi "sì, Gracey mi ha detto come ti chiami e mi ha anche raccontato altre cose su di te. Mi ha detto che sei stato il compagno di sua madre e che hai trascorso sette anni in carcere. E vuoi sapere una cosa? Tu non mi piaci per niente, c'è qualcosa in te che non mi convince fino infondo. Ed hai una pessima influenza sulla mia migliore amica"

"Questo lasciamolo decidere a lei, non credi? Immagino che sia in camera sua, posso raggiungerla?"

"Non credi di avere già fatto abbastanza? Vuoi davvero aggravare la situazione? Se le vuoi bene e non vuoi vederla soffrire, come hai detto poco fa, allora faresti meglio a tornare a casa tua ed a non importunarla mai più. E ti voglio dare un altro consiglio" dice, continuando a puntellarmi il petto "faresti meglio a non farla piangere ancora, o giuro che ti prendo a calci in culo e ti faccio sbattere in carcere a vita, sono stata abbastanza chiara?"

"Hai proprio una lingua biforcuta, lo sai? Mi ricordi molto un ragazzo che ho conosciuto tempo fa. Voi due sareste stati una coppia perfetta... Ed ora, se non ti dispiace, vado a parlare con la tua coinquilina e ti prometto che non le farò versare una sola lacrima, Shere Khan" ribatto, con un sorriso, prima di prendere in mano la busta e dirigermi verso la camera da letto di Gracey.

Busso due volte e la sua voce mi intima di andarmene immediatamente.

"Vattene, Ashley, non ho voglia di parlare"

"E con me hai voglia di parlare?" domando, entrando nella stanza.

Il suo volto perde colore, poi le sue guance assumono la stessa tonalità di rosso di una mela matura ed inizia a balbettare, del tutto colta alla sprovvista dalla mia visita inaspettata.

"Che cosa... Che cosa ci fai qui?"

"Ho provato a chiamarti per quattro giorni, non hai mai risposto e così ho pensato di farti una sorpresa e di portarti la colazione" mormoro, con un sorriso, sedendomi sul bordo del letto e mostrandole il contenuto della busta marrone "se la memoria non m'inganna, quando eri piccola adoravi essere svegliata con un biscotto ed un bicchiere di latte al cioccolato. Non ho avuto il tempo di preparare io i biscotti, ma spero che questo possa andare bene lo stesso"

"Grazie, ma non ho fame"

"Sì, mi è stato riferito che ultimamente hai poco appetito, ma sono sicuro che per me puoi fare un'eccezione. Tu non immagini neppure quanti minuti di fila ho dovuto subire per prendere questo biscotto. Ed era anche l'ultimo".

Non riesco a strapparle un sorriso, ma la convinco a dare un piccolo morso al dolcetto.

"È buono" commenta Gracey, con voce atona, ma anziché continuare a mangiarlo lo appoggia sopra al comodino e si chiude in un silenzio imbarazzato; osservo la camera, mi schiarisco la gola e provo ad iniziare un discorso.

"Hai una camera davvero graziosa..."

"Ti prego, non farlo"

"Fare cosa?"

"Questo" dice, con uno sguardo supplichevole "compatirmi"

"Non ti sto compatendo, Gracey. Anzi. Sono preoccupato. Ed anche se tu non vuoi, dobbiamo parlare di quello che è successo"

"Non farlo" mi prega per la seconda volta, stringendosi le ginocchia al petto "la situazione che si è creata è già abbastanza imbarazzante senza che discutiamo di quello che è successo quattro giorni fa, e poi posso già immaginare il discorso che ti sei preparato: è solo una cotta passeggera... Passerà... Io non sono la persona adatta a te... Ti farei soffrire... Le solite parole di voi uomini"

"Ti assicuro che anche per me non è semplice, soprattutto perché non pensavo di ritrovarmi in questa situazione, ma..."

"Perché? Ho sempre avuto un debole per te, ma all'epoca ero troppo piccola per capire e rendermi conto di quali erano i miei veri sentimenti. Non ti ho mai dimenticato, ancora non l'avevo capito quando ci siamo incontrati, ma Ashley e Benjamin mi hanno aiutata a guardare in faccia la realtà" confessa, con il volto girato verso la finestra "ti risparmio l'inutile fatica di recitare il tuo discorso perbenista, e passo direttamente alla parte in cui rispondo alle tue parole: non si tratta di una cotta passeggera. Un giorno ti ho visto al parco in compagnia di una donna dai capelli rossi. Ben mi ha detto che è madre del suo migliore amico. Quando ti ho visto abbracciarla ho capito di essere gelosa, e che volevo essere al suo posto.. Ed il giorno in cui mi hai raccontato di tua madre, e mi hai abbracciata e dato quel bacio in fronte, ho sentito un turbamento che non sono riuscita ad ignorare. Mi faresti soffrire? Come puoi esserne così sicuro se tra noi due non c'è stato nulla?"

"Gracey, adesso sono io a pregarti di non fare discorsi come questo..." mormoro, passandomi la mano destra sugli occhi: non avevo neppure considerato il fatto di dover affrontare una conversazione così dura, complicata ed assurda allo stesso tempo; se devo essere sincero, mai avrei potuto immaginare che proprio Gracey potesse innamorarsi di me "ascolta... Anche se in questo momento può sembrarti assurdo, sono sicuro che si tratta davvero di una cotta passeggera, destinata a consumarsi in poco tempo. Tu non hai mai avuto una figura paterna a tuo fianco e quell'affetto che ti è mancato lo hai riversato su di me, e..."

"Qui non si tratta di mio padre. Io non ti ho sostituito a lui. Io ti vedo come un uomo con cui avere una relazione, ma tu non riesci a vedermi come una donna. Ecco qual è il vero problema. I tuoi occhi non riescono a vedermi in modo oggettivo"

"Perché tu non sei ancora una donna. Sei una ragazza. E, soprattutto, sei la figlia della mia ex compagna"

"Allora il problema è mia madre"

"Non si tratta neppure di questo" mormoro, sospirando ancora, alla vana ricerca della soluzione a questo rompicapo "tua madre non c'entra nulla in questa faccenda, e neppure tuo fratello. Ti ho vista crescere per un anno, e sempre per un anno mi sono preso cura di te: ti accompagnavo a scuola, ti pettinavo i capelli, ti aiutavo con i compiti e ti portavo sempre la colazione a letto. È vero, forse continuo a vederti come la bambina che si era persa alla Fiera, ma come puoi farmene una colpa? Sei stata la figlia che non ho mai avuto, per te farei qualunque cosa, ma non puoi chiedermi di guardarti in modo diverso. Cerca di capirmi, Gracey"

"D'accordo" sussurra a sua volta, ma le sue parole sono l'esatto opposto dell'espressione che traspare dal suo viso ed infatti, poco dopo, non riesce più a trattenere le lacrime, ed io non ci penso un solo secondo ad allungare la mano destra per asciugargliele con delicatezza.

"Ti prego, non piangere. La tua coinquilina mi ha detto molto chiaramente che mi odia, e che è pronta a prendermi a calci in culo se versi altre lacrime a causa mia. So che in questo momento una parte di te mi odia profondamente, ma vuoi davvero vedere Ashley picchiarmi? Riesci a fare un piccolo sorriso per me?".

Fortunatamente la mia battuta riesce a bloccare la crisi di pianto, ma il sorriso fugace di Gracey si trasforma subito in una pallida e sottile linea, ed ancora i suoi occhi si rifiutano di incrociare i miei.

"Mi sento così stupida e ridicola. Ho rovinato tutto"

"No, invece, non hai rovinato nulla"

"Lo credi davvero? E come possiamo continuare a vederci dopo quello che ti ho confessato, e dopo la risposta che mi hai dato? Sappiamo entrambi che sarebbe una situazione troppo imbarazzante, Theodore, proprio come adesso. Ti ringrazio per essere venuto qui e per avermi portato la colazione, ma ora ti chiedo di andartene e di non tornare mai più qui. Per favore. Se davvero ci tieni a me, allora sparisci completamente dalla mia vita".

Mi aspettavo una reazione simile da parte sua, eppure non riesco ad ignorare il dolore sordo che sento al petto perché, in modo del tutto inconscio, dichiarando fermamente di non volermi più nella sua vita, Gracey ha risvegliato in me il ricordo nella notte in cui sua madre mi ha rivolto parole simili, cacciandomi dalla sua abitazione; ed anche se forse è meglio così per entrambi, trovo comunque difficoltoso alzarmi dal bordo del letto ed uscire dalla camera chiudendo la porta alle mie spalle.

Non appena ritorno nel salotto, sono costretto ad affrontare nuovamente Shere Khan ed i suoi artigli affilati.

"Allora? L'hai fatta piangere abbastanza?"

"Non è necessario adottare le misure drastiche che hai illustrato poco fa: la tua migliore amica mi ha detto molto chiaramente che non vuole più avere nulla a che fare con me, ed io sono intenzionato a rispettare la sua volontà" rispondo, alzando entrambe le mani in segno di resa; ma l'espressione di Ashley non accenna ad ammorbidirsi, anzi, i suoi occhi chiari si socchiudono, sospettosi "ho detto qualcosa che non va? Ero sicuro che ti avrei vista fare i salti di gioia, dal momento che hai ottenuto proprio ciò che speravi"

"Non si tratta delle tue parole, ma del tuo viso" mormora lei, avvicinandosi.

"Il mio viso?"

"Sì... Sono sicura di averlo già visto da qualche parte"

"Ed io sono sicuro che ti stai confondendo con qualcun altro. Ed ora, e sono altrettanto sicuro che non ti dispiacerà affatto, tolgo il disturbo perché ho un figlio ed una casa di cui occuparmi" rispondo, con un sorriso.



A Benjamin basta un solo sguardo per capire che c'è qualcosa che non va, e le sue domande non si fanno attendere.

"Sei arrabbiato?" mi chiede, mentre lo sollevo dal peso non indifferente dello zaino "o sei semplicemente triste? Sei stato da Gracey? Avete parlato o... 'Discusso animatamente', come piace dire a voi adulti. Ohh, aspetta! Non mi hai ancora raccontato nulla di quello che è successo qualche giorno fa. Come è andata la cena romantica?"

"Non c'è stata nessuna cena romantica. Faresti meglio a scendere da quel muretto prima di farti male, Ben, non sono dell'umore adatto per trascorrere un intero pomeriggio in ospedale per una caviglia rotta" commento, camminando a suo fianco; mio figlio, però, ignora completamente il consiglio che gli ho appena dato: allarga le braccia, in modo da restare in equilibrio, e continua a percorrere il muretto come un provetto equilibrista, posizionando un piede davanti all'altro, il tutto proseguendo con il suo interrogatorio.

"Perché non c'è stata nessuna cena romantica? E perché sei tornato così tardi?"

"Sono tornato tardi perché mi sono fermato in un fast-food per prendere la cena, ricordi? Non sei contento della sorpresa che ti ho fatto?"

"Sì, ma non capisco se lo hai fatto per farmi una sorpresa o per tentare di corrompermi"

"Non so se mi sconvolge di più la tua malizia, o il fatto che a sette anni conosci già il significato della parola 'corrompere'. In ogni caso no, quello non era un tentativo di corruzione, Ben, quando sono passato davanti al fast-food ho semplicemente pensato di farti una piccola sorpresa. Sai, a volte i padri lo fanno. Adesso, per favore, scendi da quel muretto" lo prendo in braccio, senza attendere una sua risposta, ma lui si rifiuta di posare i piedi sul marciapiede, e mi sorprende passandomi le braccia attorno al collo ed appoggiando la testa sulla mia spalla destra "ora sei tu che stai cercando di corrompermi?"

"No, ma vorrei sapere perché non hai invitato Gracey fuori a cena"

"In realtà, l'ho invitata fuori a cena. Avevo anche prenotato un tavolo per due persone, ma lei ha rifiutato e quando le ho chiesto spiegazioni ha semplicemente scosso la testa ed è scappata via. Prima sono andato da lei, per parlarle e chiarire la faccenda, ma non ha voluto rispondere alle mie domande" mento, preferendo non fare cenno della parte in cui Gracey mi ha confidato la vera natura dei sentimenti che prova nei miei confronti.

E, soprattutto, perché sarei costretto a dare ragione ad un ragazzino di sette anni.

"Davvero si è comportata in questo modo senza dare spiegazioni?" mi chiede ancora Benjamin, una volta rientrati a casa, mentre poso sia lui che lo zaino sul divano.

"Sì, davvero, e mi ha anche detto che devo uscire dalla sua vita"

"Che strano! E non sei intenzionato ad indagare?"

"No. Gracey è stata chiara, ed io voglio rispettare il suo volere. Fine della questione. E tu, d'ora in poi, faresti meglio a concentrarsi sulla scuola e sullo studio, anziché sulle questioni di cuore che mi riguardano, d'accordo? Scommetto che se mettessi questo stesso impegno quando ti prepari per le verifiche, saresti un alunno eccellente"

"Ma, Theodore, io sono il secondo più bravo della mia classe"

"Appunto, Benjamin, ti accontenti del secondo posto quando, con le tue capacità e la tua intelligenza, potresti superare Mike ed essere il primo" ribatto, cercando di fargli capire quanto sia importante che svolga un percorso scolastico senza incidenti di percorso, senza però aggiungere che ricaverei una piccola soddisfazione personale nel vedere mio figlio superare quello di Scofield "non fare i miei stessi errori, un giorno potresti pentirtene molto amaramente"

"Non eri uno studente modello?"

"Diciamo che non mi applicavo. Vai in cucina a fare i compiti, io vado a riposarmi un po', d'accordo?"

"D'accordo" sospira Ben, rovistando all'interno dello zaino "però mi dispiace per quello che è successo tra te e Gracey. Era simpatica, anche se non sapeva cucinare i biscotti al cioccolato!".

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