Capitolo 1
Sheik
La guerra era solo un piccolo spettacolo, ormai. Lontana da me, certo, ma non dagli altri. Del resto, la Dea mi aveva sempre detto che, dopo aver protetto Zelda una volta, il mio compito si sarebbe concluso, e che mai più, nella mia vita, sarei dovuta tornare tra gli altri, se non in un rarissimo caso.
Dopotutto, ciò che dovevo fare io, semplicemente, era proteggere la principessa, per poi andarmene nel momento in cui lei sarebbe riapparsa, facendo pensare a tutti che io fossi Zelda e che lei fosse me.
Era uno strano scambio di ruoli il nostro. Lei diceva di essere stata una Sheikah, io dicevo di appartenere alla famiglia reale.
Che cosa stupida.
Non potevo più partecipare alla guerra, certo, però potevo osservarla da lontano. Vedevo Link correre nel roseto, una piccola saetta verde tra i soldati dell'armata di Cia, e tanti altri guerrieri di Hyrule, che nel buio della notte lanciavano grida ed urli, in mezzo al rumore metallico delle spade.
Avrei tanto voluto essere tra loro, a farmi valere.
Del resto, sempre meglio che restarsene nell'ombra, fingendo di non esistere.
Finché Zelda era in circolazione, io non potevo apparire, o sarebbe stato svelato il trucco. Ed a quel punto, in futuro, non avrei potuto fare proprio niente. Non avrei più avuto la possibilità di proteggere Zelda, o di combattere ancora sotto mentite spoglie.
Prima il mio punto di forza era il fatto che nessuno credesse che io fossi Zelda, in quel momento invece nessuno doveva sapere che Zelda e Sheik erano due persone diverse.
Io ero nascosta sul tetto dell'edificio, ad ammirare la battaglia che si stava compiendo.
" Tutti pensano che te e Zelda siate la stessa persona" mi aveva detto telepaticamente la Dea, dopo la fine della mia battaglia "Se mai si trovasse davvero a rischio tu dovrai prendere il suo posto, in questo modo lei sarà salva. Del resto, anche se al momento non possiede la Triforza, devi garantire la sua sopravvivenza. Assolutamente. È un grande sacrificio, ma del resto tu sei una Sheikah, il tuo compito è batterti fino alla morte per la famiglia reale"
Eppure non ce la facevo, era praticamente impossibile resistere.
Volevo partecipare, io non ero fatta per restare in un angolo a guardare.
Eppure ero costretta a farlo. Perché non potevo essere come Impa, che proteggeva Zelda senza bisogno di false identità?
Sospirai, guardando il cielo blu, che sembrava così tranquillo nonostante i rumori delle spade che si scontravano e le urla dei caduti.
Esattamente come le stelle, io non ero in grado di intervenire, e potevo essere poco più di una semplice spettatrice in quel vero e proprio bagno di sangue. Ogni muscolo del mio corpo fremeva, sentivo il bisogno di scattare con un salto felino e di andare in mezzo si guerrieri, ad aiutare il mio regno. Combattere era ciò per cui ero nata, perché non potevo continuare a farlo?
Vidi Link entrare all'interno dell'edificio, e tentai di seguirlo con lo sguardo. Mi sarebbe piaciuto vedere come si sarebbe svolta la battaglia all'interno, ma era impossibile. Per questo continuai a guardare gli altri, che stavano piano piano entrando anche loro, fino a quando non sentii un forte rumore, e non vidi i combattenti uscire allo scoperto.
Vidi Link, i guerrieri provenienti dalle altre epoche... E Zelda? Lei dove era?
Poi, ad un certo punto, la notai. Stava combattendo con il suo spadino contro una figura completamente avvolta dall'oscurità. I due si fronteggiavano con coraggio, Zelda aggraziata e leggiadra come suo solito, e quell'indefinita figura nera, completamente scura e avvolta dalla notte, che sferrava colpi violenti e decisi. Quello stile di combattimento... Era identico a quello di Link.
Non mi ci volle molto per capire che, nonostante Zelda sembrasse cavarsela, non sarebbe stata in grado di difendersi ancora a lungo. Lei sembrava già stanca, e si muoveva con più fatica dell'avversario, che la stava costringendo a muoversi in continuazione attorno a lui.
Gli altri erano lontani, troppo lontani per i miei gusti.
Dovevo comunicare con Zelda, dirle di allontanarsi, di farsi sostituire da me.
Mi toccai il dorso della mano con aria nervosa, e vidi una piccola luce sprigionarsi dalla mano della ragazza. Era il segnale. Quello che indicava che quell'unico caso in cui io mi sarei fatta vedere ancora su un campo di battaglia era arrivato.
Saltai giù dal tetto con l'agilità di un gatto, trovandomi esattamente tra lo scuro guerriero e Zelda.
- Ma salve! - dissi, senza dargli il tempo di reagire e sferrandogli un calcio nello stomaco.
Il ragazzo fece un passo all'indietro, destabilizzato, mentre la principessa fuggì via, cercando altri nemici.
Probabilmente Zelda mi sarebbe stata grata, ma io dovevo esserlo indubbiamente di più.
Certo, una volta sconfitto quell'oscuro guerriero me ne sarei tornata ad osservare da lontano la battaglia, ma per qualche minuto avrei avuto un altro combattimento da compiere. L'importante era che non mi vedesse nessuno.
Sorrisi da sotto le bende che mi coprivano in buona parte il viso, e mi lanciai verso il ragazzo.
Era senza dubbio agile, ma io lo ero di più, anche se i suoi colpi erano potenti come non mai.
Schivai un affondo, e colpii il ragazzo ad una gamba, facendolo cadere all'indietro. Forse Zelda non era brava quanto me come guerriera, ma era strano che tutto fosse davvero così semplice.
Presi in mano l'arpa, pronta a finire quel ragazzo, ma all'improvviso mi bloccai.
La sua figura scura, confusa a causa dell'oscurità e che rendeva i suoi contorni indefiniti e sfocati, sembrò sorridere. In tutto quel nero comparve un sorriso candido, e gli occhi rossi, l'unica cosa nettamente distinguibile, si chiusero.
Poi, il corpo dello strano soldato sembrò quasi evaporare in volute di fumo nero che si alzarono sopra il corpo, che, piano piano, si stava disfacendo. Alzai le sopracciglia, confusa, e mi guardai attorno.
La situazione non mi piaceva proprio per niente.
All'improvviso vidi tante piccole paia di occhi rossi posarsi su di me, ed un'infinità di figure nere e confuse mi circondarono.
Vidi tanti sorrisi allargarsi, e tante spade nere allungarsi verso di me con aria minacciosa.
Quel guerriero aveva degli amici, evidentemente. Strano come fossero tutti esattamente uguali a lui.
Esattamente uguali... A Link?
Sì.
Guardandoli in viso potevo notarlo. Non erano avvolti da quell'alone scuro, e potevo distinguere più o meno nettamente i loro lineamenti, nonostante il loro essere neri dalla testa ai piedi li facesse confondere con la notte.
Avevano tutti lo stesso volto affilato dell'eroe, la stessa corporatura.. Erano identici in tutto e per tutto, se non per i colori.
Non avevo tempo di restare stranita, qualsiasi cosa Cia avesse fatto per avere dalla sua parte degli esseri del genere doveva essere fermato.
- Volete sfidarmi? - chiesi, mettendomi in posizione d'attacco - Perfetto.
Loro, però, non attaccarono, anzi.
Sembrarono tremolare, come fatti di gelatina, per diversi secondi, mentre la luce nei loro occhi rossi si affievoliva fino a spegnersi.
Per un attimo sembrarono smembrarsi, i loro corpi che come acqua si autodistruggevano, in un'esplosione di uno strano liquido nero simile ad inchiostro.
- Ma che diamine...
Guardai davanti a me, vedendo che una sola figura stava davanti a me, ghignando.
- Vuoi combattere o no?
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