9. Non scompigliarmi casa

Mi sveglio di colpo e la luce fioca del sole che sta sorgendo entra dalle fessure della finestra e mi accarezza il viso.

Mi metto a sedere e un forte dolore mi preme sulle tempie. Ho ricordi confusi di quanto accaduto ieri. Mi ricordo semplicemente di essere andata al bowling con Niall, di aver quasi rotto i gioielli di famiglia a Harry e aver bevuto troppo con Abby. Per il resto rammento solo la discussione tra Abby e Liam e che Harry mi ha riportata a casa.

Guardo con più attenzione la stanza ma noto che il colore delle pareti é diverso da quello di camera mia.
Mi stropiccio bene gli occhi e mi rendo conto di non essere affatto nella mia camera. Osservo quello che ho indosso: una tuta da uomo ha preso il posto del mio pigiama con gli unicorni e i pinguini.

Perché ho indosso una tuta? E perché non sono nella mia stanza?

Accendo il piccolo abat-jour che ho sulla destra e con aria corrucciata mi guardo intorno.
È una camera completamente bianca: pareti bianche, mobili bianchi, un piccolo armadio bianco, e il letto bianco.
Solo le lenzuola sono grige e i pomelli dei mobili color oro, come alcuni dettagli sulla testata del letto.
Mi chiedo dove diavolo stia ma riflettendoci su potrei anche stare a casa di Abby.

Mi maledico per aver bevuto così tanto. È vero che non reggo l'alcool, ma non mi aspettavo una reazione così brutale da parte del mio corpo.
E come se non bastasse non sono a casa mia, è magnifico o no?

Mi guardo ancora intorno spaesata e il mio sguardo viene catturato da una grande sveglia celeste che segna le sei e quarantasette di mattino.

Il mal di testa non smette di crescere. Odio sentirmi così ed essere confusa. Devo decisamente alzarmi e cercare Abby. Mi alzo lentamente e avanzo barcollando verso la porta, alla quale mi appoggio con pesantezza.
La apro e percorro il lungo corridoio grigio. Noto alcuni quadri ma sinceramente ora non sono in vena di rimirarli, devo trovare Abby e devo farmi dare qualcosa per il mal di testa.

Arrivo alla fine del corridoio completamente spaesata. Non so dove stia andando, non so dove sia la cucina o la sala.

Mi guardo intorno per capire in che direzione andare. E come se non bastasse ho una pessima capacità di orientamento quindi morirò qui, me lo sento.

Di colpo una luce divina illumina le scale a chioccia sulla mia destra che scendono verso il basso e ringrazio Dio per questa piccola gioia. Le percorro reggendomi bene al passamano e stando attenta a non inciampare. Se dovessi cadere, data la mia incredibile fortuna nella vita, mi fracasserei qualche parte del corpo.

Una volta scesa, per fortuna, mi trovo davanti la sala. Il divano è decisamente grande, color mattone scuro, con vari poggiapiedi davanti. Potrei addirittura affermare che un'intera squadra di calcio possa sedersi qui sopra.
La tv a schermo curvo predomina la stanza. È davvero possente, quasi intimorisce.

I vari mobili che arredano l'ambiante sono abbelliti da alcune foto. Mi avvicino, curiosa di trovare qualche foto di Abby con la sua famiglia, da piccola o anche semplicemente con Liam. Si, sono una ficcanaso ma non posso fare altrimenti. Colpa del mio alterego alla Dora l'esploratrice. Devo avvicinarmi abbastanza per mettere a fuoco le immagini che ritraggono... Harry?!

Perché mai Abby dovrebbe avere una foto di Harry?

Continuo a guardare e vedo Harry da piccolo con una bambina, Harry con una donna sulle giostre e una foto della donna di prima vestita da sposa con un uomo anche lui vestito da sposo.
Dio, ma è uno scherzo?
Non dirmi che sono a casa di Harry.
Ti prego no.
Ecco perché Dio mi ha fatto notare la scala a chioccia! Solo per far evolvere ancora di più la mia sfortuna da livello avanzato a livello agonistico!

Una volta finito di sclerare con l'Onnipotente, sbuffo pesantemente pensando al da farsi.
Potrei scappare e tornare a casa ma ho la netta sensazione che o finirei in un tombino oppure mi ritroverei a sbaciucchiare un palo.

D'un tratto sento la voce di Harry provenire dalle due enormi porte scorrevoli di vetro opaco alla mia sinistra. Se non è pazzo, cosa che non assicuro, starà sicuramente parlando con qualcuno a telefono.

«Ma si può sapere dove diavolo eri ieri?... Certo che sta bene...È a casa mia...» sibila. Non so con chi parli ma sono sicura che stia parlando di me, «Avevo scelta?»

"Avevo scelta?" lo imito ironica nella mia mente.

«...No, Niall... O per lo meno dorme ancora... Non lo so. Quando si risveglierà lo scopriremo.»
Scoprire cosa? Cosa dovrebbero scoprire? Se la sua domanda era "È incazzata?" la mia risposta è si,«...Ieri ha mangiato

Ma perché importa a tutti se mangio o meno?!

«Dannazione! Ecco perché si è ubriacata così facilmente... Niall, è presto... Ancora?! Non lo so se è sveglia. E se è sveglia di certo non sta capendo dove si trova... No, che non vado a controllare!»

Infatti sarebbe troppo gentile da parte sua.

«Senti Niall, ci sentiamo dopo, devo prepararmi per andare a scuola

Quando sono certa che abbia riattaccato la chiamata con Niall apro le due grandi porte di vetro e mi trovo davanti la cucina. Giro la testa e vedo Harry seduto su una sedia che tenta di sbucciare una mela con aria corrucciata.

Ha tutti i capelli disordinati e i suoi pettorali guizzano sotto la t-shirt attillata che fa risaltare le sue braccia muscolose. Ha diversi tatuaggi sulle braccia. Un cuore, una nave, quella che credo sia una sirenetta e tanti altri che lo rendono, oserei dire, quasi interessante.

«Buongiorno.» borbotta freddo, alzando leggermente lo sguardo per poi continuare a litigare con la mela.

«Buongiorno.» sentenzio andando a sedermi difronte a lui.

«Dormito bene?» mi chiede.
Un momento, si sta interessando a qualcosa che non sia se stesso?

«Si. Mi fa ancora male la testa, ma nulla di preoccupante.» spiego stringendo le spalle. Lui si alza senza dire niente, ed esce dalla stanza.

Ma cosa sta facendo?

E soprattutto, dove diamine va?

È definitivo: è pazzo.

Per sfortuna torna immediatamente con un barattolino di pillole.
Io deglutisco pensando al peggio.
«Queste pillole sono... Cioè, non abbiamo mica...»

Lui sospira pesantemente e lo guardo mentre riempie un bicchiere con dell'acqua.
Me lo porge insieme a due delle pillole contenute nel barattolo.
«No, signorina Williams, non sono anticoncezionali,» afferma, «Io e lei non abbiamo fatto nulla. Non mi entusiasma farlo con una persona svenuta. E nel suo preciso caso poi nemmeno da sveglia» conclude accennando un sorriso.

Io controbatto con una smorfia ma non proferisco parola, sono troppo stordita.
È la prima volta che, osservandolo con attenzione, noto che ha due fossette a contornargli le guance e non fanno che accentuare la sua misteriosa bellezza, «Sono pillole che la aiuteranno a stare meglio.» mi spiega.

«Oh, okay...» dico mettendo le pillole in bocca per poi ingerirle con l'acqua.
Mi guardo ancora indosso e una domanda incombe nella mia testa, «Mi ha messo lei la tuta?» esordisco.

«No, la fata turchina.»
Lo guardo con un cipiglio e lui continua, «Certo che gliel'ho messa io. Aveva i vestiti sporchi di vomito. Non volevo che sporcasse il letto e le lenzuola. Ho fatto il bucato qualche giorno fa.»

«Ah, è diventato anche una signora delle pulizie ora?» chiedo ironica.

«Ho parlato con Niall,» cambia discorso, «È già a lavoro, viene a prenderla per ora di pranzo.»

«Cosa vuol dire che viene a riprendermi a pranzo? Io devo andare a scuola.»

«Ho controllato e, per sua fortuna, lei il venerdì ha il giorno libero.» È vero! Oggi ho il giorno libero! Come ho fatto a dimenticarlo, «Quindi fino a quando Niall non la viene a prendere deve rimanere a casa.».

«A casa qui?»

«No, a casa lì.» ironizza, «Certo che rimane qui. Non può andare a casa sua perché non ha le chiavi. Quindi deve rimanere qui e non esca, per nessuna ragione. Non ho altre chiavi di questa casa se non le mie. Ah, e in questo lasso di tempo in cui non ci sono non gironzoli per casa. Non voglio che si faccia gli affari miei entrando nelle stanze. E non tocchi nulla. Sono stato chiaro?»

«Il suo atteggiamento prepotente non mi piace, signor Styles.» sbotto. Diamine, non ce la faccio più, «Sono stanca di essere trattata così. Se dobbiamo darci ancora del lei, cosa che non approvo minimamente, deve portarmi rispetto come se stesse parlando con una sua qualsiasi altra collega. In modo professionale e rispettoso.»

«Ha ragione.» ridacchia.

«Ho detto qualcosa di divertente?» lo incalzo.

«Facciamo una cosa,» sentenzia avvicinandosi a me, «Io le do del tu, e lei non si fa più gli affari miei, non gironzola per casa mia, e non ricombina il casino che ha fatto ieri sera bevendo così tanto. Non ho nè tempo nè voglia di chiamare una supplente, sia chiaro.»

«Mi sta bene.» taglio corto.
So che non rispetterò nemmeno una cosa di quello che mi ha detto ma vale la pena annuire e tacere.

«Okay, allora Brooklyn,» esordisce marcando il mio nome, «Tra poco devo uscire.»

«Okay, Harry.» sentenzio marcando altrettanto il suo.

«La tua roba è nell'asciugatrice. Te la riporto non appena è pronta.» spiega per poi uscire dalla cucina.

Detto questo si allontana lasciandomi da sola. Il mal di testa di testa si sta affievolendo e decido di tornare in sala per sedermi sul divano.
Non ho la più pallida idea di cosa fare se non guardare un po' di tv, almeno per ora.
Di certo non ho intenzione di rimanere seduta per tutta la mattinata, devo trovarmi un passatempo. Prima di accendere il televisore chiudo gli occhi e riposo la mente ancora per cinque minuti. Sento l'acqua della doccia al piano di sopra scorrere, producendo un suono così rilassante che mi riappisolo in men che non si dica.

* * *

«Brooklyn... Brooklyn...» mi sento scuotere.

«Mmmh.» biascico.
Mi metto molto lentamente a sedere e mi stropiccio gli occhi mettendo a fuoco la figura di Harry che mi scruta.

«Questi sono i tuoi vestiti puliti.» annuncia mettendoli sul divano. Sono perfettamente piegati e oserei dire che emanano anche un ottimo odore, «Io sto andando. Mi dispiace averti svegliata, anche perché quando dormi la tua lingua biforcuta non si muove.» ironizza.

«Simpatico.» faccio una smorfia.

«Dovresti ringraziarmi. Ho fatto fin troppo.» dice brusco.

«L'hai fatto solo per Niall.».

«Può darsi.» fa spallucce.
Il fatto che si mostri completamente disinteressato nei miei confronti mi urta. Cioè è così talmente disinteressato che se non ci fosse stato Niall mi avrebbe lasciata a marcire nel locale? Non so perché, normalmente non mi importerebbe, ma quelle parole dette da lui mi fanno innervosire. In realtà ogni cosa detta da lui mi fa innervosire.
«Comunque non scompigliarmi casa. Odio quando gli ospiti iniziano a mettere mano dove non dovrebbero e a disordinare tutto.»

«Oh, non c'è pericolo.» mento. So che sicuramente non avrei passato l'intera mattinata a crogiolarmi su stupidi programmi televisivi.

«Credo che a pranzo non ci vedremo, dipende più che altro da che ora arriva Niall.» spiega.

«Allora spero il prima possibile.» sorrido falsamente.

«Che gentile.» mi dice lui prendendo la giacca.

«Harry,» lo chiamo, «Il mio telefono?»

«È nella camera degli ospiti, sul divanetto. Come entri a destra.» spiega lui notando la mia confusione.

«Okay grazie. Buon lavoro, signor Styles.» concludo.

«Buon pernottamento, signorina Williams.» dice per poi uscire di casa.

Mi alzo dal divano e vado al piano di sopra per prendere il mio telefono. Devo controllare se ho qualche chiamata o qualche messaggio, non si sa mai.
Apro la porta della stanza degli ospiti e il divanetto c'è davvero. Pensavo stesse scherzando anche perché io non ci avevo fatto minimamente caso. Prendo il mio telefono quasi scarico e lo sblocco.
C'è solo un messaggio; è di Abby.

Abby: Che fortuna hai ad avere il giorno libero. Io sono uno straccio. Credo che gli studenti oggi faranno ricreazione nella mia ora.

Brooklyn: Solo io mi ero dimenticata di avere il giorno libero oggi? Comunque te l'avevo detto di non bere tanto, ed eccoci qua! È colpa tua :p.

La sua risposta non tarda ad arrivare.

Abby: No! Tu alla fine eri consenziente, non dare tutta la colpa a me! :d.

Brooklyn: Intanto tu sei a lavoro mezza sbronza e io sto a casa a riposarmi. E non farti licenziare da Harry, fai lezione.

Abby: L'unica che Harry vorrebbe licenziare sei tu :p.

Brooklyn: E lui è l'unico a cui vorrei spaccare i denti. Conta?

Abby: Non penso che conti qualcosa :p. Comunque io corro in classe, augurami buona fortuna.

Brooklyn: Avvisami se i tuoi studenti si accorgono che sei sbronza. Ti darò una medaglia.
P.s. Buon lavoro!

Chiudo il telefono e lo metto nella tasca enorme della tuta enorme di Harry.
Esco dalla stanza e mi soffermo a guardare i quadri appesi alle pareti alte del corridoio. Ora che ci faccio caso sono tutte copie di quadri famosi. La notte stellata di Van Gogh predomina sugli altri ed è sinceramente il mio quadro preferito tra tutti quelli appesi.

Continuo a camminare lentamente osservando ogni opera d'arte. Non impazzisco per i quadri ma sinceramente ora non ho nulla da fare e oltretutto ho il cellulare scarico quindi evito di giocare a Candy Crush per passare il tempo.
Arrivo alla fine del corridoio, mi volto a sinistra e vedo un porta. Credo che sia la stanza di Harry che ha appeso il cartello "Non disturbare" sulla maniglia.
Mi domando proprio chi voglia disturbarlo dato che vive da solo.

Tralasciando la stupidità di quell'uomo mi viene in mente un'idea brillante e lascio la scoperta della sua camera ad un altro giorno.
Mi precipito giù per le scale ed arrivo in cucina ghignando.

Sono un genio, sono un fottuto genio.

Mi avvicino al piano della cucina. Apro tutte le ante stando attenta a non sbattervi la testa. Caccio tutte le padelle e le pentole e le spargo per tutta la cucina.

Non sto facendo niente di male! Sto semplicemente preparando il pranzo!

Apro il frigo, prendo l'insalata e inizio a condirla.
Apparecchio la tavola mettendoci le posate e un bicchiere di vetro. Una volta pronta l'insalata la metto a tavola con un po' di prosciutto vicino e un po' di pane.
Bene, buon appetito Harry!!
Apro di nuovo il frigo, prendo tre uova e tre piatti e ve le sbatto dentro. Rovescio il contenuto di ogni pianto un po' di qua e di lá per il piano cottura. Prendo l'insalata avanzata e orno, dando un tocco di colore, questi mobili sciapiti.
Un po' di colore su, giù, a destra, a sinistra... Le foglie di insalata stanno a pennello con il suo arredamento.
Apro altre ante e prendo mestoli, altri piatti, pentole fonde e altra roba da mangiare.

Una volta soddisfatta del mio lavoro faccio un passo indietro ridendo con me stessa. So che sono decisamente una bambina dispettosa ma sono molto soddisfatto, anche se sicuramente lui mi odierà e vorrà la mia testa su un piatto d'argento.
Però almeno ho impiegato il mio tempo in modo costruttivo: far arrabbiare Harry Edward Styles, il dispotico.
Mi lavo le mani nel lavabo pieno di piatti e le asciugo sulla sua tuta.
Siccome non trovo nessun pezzo di carta prendo un tovagliolo, una penna e scrivo:
"Buon appetito signor Styles. Questo pranzetto è per farle capire quanto le sono grata per queste settimane passate insieme, un bacio,
Brook. xx"

***

«Divertita a casa di Harry?» mi chiede Niall una volta rientrati a casa.

«Stai scherzando vero?» domando ironica gettandomi sul divano.

«Scusa, domanda scontata...» alza le mani divertito.

«Sicuramente mi sono divertita più da sola che con lui.» sogghigno ripensando al disastro combinato nella sua cucina. In compenso però ho rifatto il letto e piegato i panni. Deve ringraziarmi.

«Brook, che hai fatto.» chiede lui capendo tutto.

«Io?!» dico facendo la finta indifferente.

«Ti conosco troppo bene.» sottolinea.

«Non ho fatto niente Nello!»

«Aspetto che mi chiami Harry allora.» afferma salendo le scale, «E smettila di chiamarmi Nello.»
Di colpo il telefono gli squilla, «Oh guarda un po',» dice Niall volgendo lo schermo del telefono verso di me, «Il tuo capo.»

«Ehi Harry... Cosa? Calmati cazzo, non capisco niente...
Ti dai una calmata?... Si, siamo appena rientrati... Lei...cosa?!» si gira verso di me con gli occhi sbarrati. Io faccio spallucce e rido.
«Si, ti do il numero.» dice ad alta voce per farmi sentire.

«Cosa?!» sbotto, «No, il mio numero no eh! Ha la mia mail, a che gli serve il mio dannato numero!»

«Si Harry...» dice Niall ignorandomi, «Mio Dio tranquillizzati, è solo una dannata cucina! Okay... Ciao.» riaggancia e mi guarda per poi scoppiare a ridere. «Si può sapere cosa cazzo combini, eh?»

«Niall, davvero, glielo dovevo.» ammetto mettendo i piedi sul tavolino della sala.

«Io vado a farmi una doccia che puzzo come un porco, tu piuttosto fai qualcosa di utile. Vai a fare la spesa.»

«Ma perché devo sempre andare io? E poi non ho voglia di cacciare la macchina.» mi lamento alzandomi in piedi.

«Mmh, e va bene! Ci andiamo insieme!» sbuffa, «Dammi il tempo di lavarmi almeno! Tu intanto controlla cosa manca.»

Vado in cucina e apro il frigo cercando di individuare quello che manca. Il mio telefono vibra di colpo.
Numero sconosciuto: è Harry, sicuro.

«Prrrrrronto!» rispondo risoluta.

«Brooklyn che cazzo fai!» sento urlare dall'altro capo del telefono.
Il mio orecchio grida Allauh Akbar a causa dell'elevato volume del telefono e delle urla di Harry. Ma non posso lamentarmi dopo quello che gli ho fatto.

«Ho il telefono scarico, quindi sii breve e conciso.» dico soffocando una risata.

«Breve e conciso?! Ma ti rendi conto di quello che hai fat-»

«Harry! Pronto?» tolgo il telefono dall'orecchio e, come volevasi dimostrare, si è spento.
Corro di sopra e lo metto in ricarica lasciandolo lì.
Scendo di nuovo al piano di sotto completamente soddisfatta del lavoro compiuto.

***

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