16. Pranzo fra colleghi
Esco da scuola alle undici e cinque minuti e Harry è già lì fuori che mi aspetta.
Riconosco la sua Mercedes e mi affretto ad entrarvi per evitare sguardi non graditi di studenti e professori. Purtroppo non appena mi giro noto che quasi tutti mi stanno guardano, professori, alunni e anche qualche genitore.
Che figuraccia.
«Ciao Harry.» esalo scocciata entrando nella sua auto.
«Brook.» mi saluta con un cenno del capo.
Non appena entro noto una busta della spesa sul posto del passeggero posteriore. Non sapevo che sapesse cucinare, credevo che comprasse cibo surgelato e lo scongelasse o al massimo gli preparasse qualcosa Hannah. Non lo facevo un tipo da cucina, soprattutto perché non oso immaginare, se gli dovesse cadere una macchia di olio sui suoi completi gessati, cosa farebbe.
«Oggi si cucina a casa Styles?» chiedo trattenendo una risata.
«In realtà si cucina a casa Williams.» risponde.
Coooosa?
«Prego?» dico ispirando ed espirando profondamente, alzando un sopracciglio.
«Dai Brook, un pranzetto fra colleghi.» mi risponde con un mezzo risolino.
«Anche questa è stata un'idea di Niall? Giuro che se lo vedo lo ammazzo.»
«No, in realtà è stata una mia idea.» sentenzia, «Ho pensato che siccome dovevi andare in centrale alle tre sarebbe stato uno spreco di tempo e di energie per me tornare a casa e poi ritornare a prenderti, quindi ho avuto questa brillante idea.»
«Harry, ma dimmi un po', sei masochista? E poi, nessuno ti ha chiesto di rimanere a pranzo fino a prova contraria.» controbatto acida.
Non mi va proprio di stare con Harry anche a pranzo. Non solo devo averci a che fare a scuola e nella vita privata per quanto riguarda le amicizie, ma adesso anche per queste scemenze. Giuro che quando vedo Niall lo mangio vivo.
«No Brook, non sono masochista. Mi diverto quando sto con te.» mi risponde.
Sinceramente non so se le sue parole abbiano dell'ironico per prendermi in giro oppure siano vere. Comunque ora che ha fatto la spesa di sicuro non posso mandarlo via, anche perché mia madre mi ha insegnato, comunque nonostante tutto, di essere educata.
«Divertiti pure quanto vuoi ma sappi che dopo questo tuo autoinvito come minimo devi cucinare e dopo anche pulire i piatti.» sorrido ironicamente.
«Tu mi sottovaluti Brooklyn, io sono un cuoco provetto. Oggi cucinerò la mia specialità.» annuncia, «Siamo arrivati.» dice una volta parcheggiata l'auto.
Scendiamo entrambi dalla macchina e lui apre la porta posteriore per prendere la spesa. Mentre la prende poso lo sguardo sulla sua figura. Non avevo fatto caso che non portasse i suoi soliti completi. Indossa un semplice cappotto nero al di sotto del quale si intravede un t-shirt bianca che per essere novembre ha un bel coraggio a mettere. Osservo anche come dei semplici jeans neri gli stiano bene e come porta con classe anche le cose più casual. Ha sulle dita i suoi soliti anelli e ancora una volta si intravedono i tatuaggi.
Una volta presa la busta e entrati in casa posa la spesa sull'isola della cucina. Mi sventola davanti gli ingredienti del suo piatto culinario a mo' di vanto e io per poco non gli lancio i miei stivaletti col tacco per farlo stare zitto e fermo.
«Signorina Williams, dove posso trovare gli utensili per cucinare questa deliziosa pietanza?» mi chiede.
«Harry se ti giri di centottanta gradi trovi tutto. I piatti sono in quel mobile in alto a destra e le pentole lì giù.» rispondo indicandogliele, «Io vado a cambiarmi.» annuncio poi salendo al piano di sopra.
«Okay, faccio come se fossi a casa mia, grazie per avermelo detto!» controbatte lui mentre salgo le scale.
Entro in camera e poso i miei stivaletti nella scarpiera. Tolgo il mio amato pantalone a sigaretta nero per indossare un paio di collant del medesimo colore e faccio altrettanto con la camicia in raso che sfilo e al suo posto infilo una felpa grigia super oversize dell'Hard Rock Café.
Entro in bagno, afferro il mio adorato struccante bi-fasico e ne metto qualche goccia sui dischetti d'ovatta stando attenta a struccarmi accuratamente. Non c'è cosa più bella che struccarsi dopo una giornata di lavoro.
Chissà cosa mi preparerà Harry. Ho solo paura che ci sia del veleno dentro o anche qualche insetto; lui è capace di farmi scherzi del genere.
«Brooklyn è quasi pronto.» sento urlare dalla cucina.
Velocemente prendo un elastico, scendo le scale e nel mentre mi sistemo i capelli in un crocchia disordinata. Mi dirigo verso la cucina e vedo Harry concentratissimo mentre prepara il suo piatto misterioso. Si morde la lingua fra il labbro superiore e quello inferiore mentre cerca di non far bruciare i frutti di mare e i pomodorini nella padella.
Dal pentolone di acqua che bolle e dalla padella con il pesce deduco che stia cucinando una chitarra ai frutti di mare.
«Come sei concentrato Styles.» lo prendo in giro facendogli perdere la concentrazione, «Vedo che hai anche apparecchiato. Non sapevo di aver pagato per un cameriere oggi.»
«Brooklyn, sono un tipo abbastanza preciso.» mi risponde mentre scola la pasta, «Cosa che non si può dire di te.» conclude facendo riferimento al mio abbigliamento casalingo.
«Harry, sai che hai un po' rotto le palle? Mi vesto come voglio.» controbatto acida.
Mi metto la camicia da suora e non va bene, mi metto la maglietta di pizzo e non va bene, mi metto la felpa più tranquilla e comoda del mondo e non va bene. Quest'uomo mi toglie la pazienza in un modo assurdo.
«Ma no Brook, stai bene, non prendere sempre tutto come un'offesa.» esordisce lui mentre posa i piatti pieni di pasta sul tavolo, «Prego si accomodi signorina.» mi invita.
«Grazie per invitarmi a sedere allo stesso tavolo, sulla stessa sedia, della mia stessa casa. Sei una persona squisitamente gentile.» ironizzo io mentre mi siedo.
«Non c'è di che Brooklyn.» risponde ridendo.
Iniziamo a mangiare e il primo boccone di quella pietanza fa danzare tutte le mie papille gustative. È ottimo, squisito.
«Harry, odio ammetterlo ma è davvero buonissimo.» affermo mangiandone un altro boccone.
«Grazie Brook,» mi risponde lui con un sorriso, «Anche io devo farti dei complimenti per quella fantastica lasagna. L'altro giorno ero così impegnato a darti fastidio che non te l'ho più detto.»
«Già, direi che eri parecchio impegnato.» affermo facendo una smorfia.
Ora però ne ho abbastanza di tutti questi complimenti. Devo inventarmi qualcosa per divertirmi e bilanciare il dolciume che si sta creando da queste situazione.
Piano malefico alla Brooklyn, Ciak si gira!
«Harry,» lo richiamo, «Per caso hai messo i gamberetti?»
«Si, perché?» mi chiede.
«H-h-a-ar-ry.» dico facendo finta di starmi per soffocare, «A-l-ler-g-ic-a-a.» mimo con la bocca.
Oh si, il mio piano sta per funzionare.
Premio oscar per l'attrice migliore del 2023 va a Brooklyn Williams!
Grazie, grazie. Voglio ringraziare mia madre che mi ha dato l'opportunità di essere un'attrice grandiosa, semplicemente per il fatto di avermi spinto fuori dalla sua vagina.
Grazie a tutti.
«Cosa dici Brook?» domanda lui preoccupato, «Da quando sei allergica ai gamberetti?»
Che cazzo di domanda è da quando sono allergica. Se lo sono che gli importa da quanto tempo.
E io che spero ancora in un barlume della sua intelligenza.
Io intanto per non fargli capire che è uno scherzo continuo a tossire e cerco di trattenere il respiro per diventare paonazza in volto e simulare al meglio un attacco allergico.
«Brooklyn, Santo Dio, perché non me l'hai detto!» esclama lui preso dal panico, «Hai il cortisone da qualche parte Brook? Dove sono i cazzo di medicinali?» continua urlando.
Io, continuando la mia recita degna da oscar, gli indico uno scaffale a caso della cucina e nel frattempo faccio finta di svenire. Lui di colpo mi prende di peso e mi adagia delicatamente sul divano.
«Brook, ti prego riprenditi, non so che fare.» esclama andando in panne, «Dimmi cosa devo fare, farò quello che vuoi. Ti prego Brook.» si dirige di fretta in cucina per andare a prendere il presunto cortisone.
«Allora se proprio insisti,» esclamo smettendo di recitare, «Mi fai il favore di stendere i panni?»
Sento Harry correre verso la sala alla stessa velocità con la quale è andato in cucina qualche secondo fa per cercare i medicinali.
«Brooklyn Georgia Williams.» dice con un tono minaccioso mai sentito prima, «Se è uno scherzo ti giuro che ti ammazzo.»
«Georgia?» chiedo con aria sospettosa.
Georgia? Ma come fa a sapere il mio secondo nome inventato da mia madre?
Cioè credo che solo Niall lo sappia e forse nemmeno se lo ricorda.
«Brooklyn io ti ammazzo.» mi minaccia lui venendo verso di me, ignorando la mia domanda, «Ringrazia dio che non ho nulla di appuntito sotto gli occhi.» conclude per poi tirarmi addosso il cuscino che era adagiato sul divano.
«Ahi!» mi lamento io scaraventandoglielo contro a mia volta.
«Vuoi la guerra Brooklyn?» chiede con un tono tale da farmi intimidire.
Di colpo mi afferra bloccandomi i polsi con una mano mentre con l'altra inizia a farmi il solletico. Cerco di liberarmi ma lui è troppo forte e purtroppo non conosco nessuna mossa di karatè abbastanza efficace da stenderlo al tappeto.
«Harry, smettila diamine!» urlo io mentre mi dimeno.
Odio quando qualcuno mi fa il solletico, lo soffro troppo e a quanto pare Harry conosce tutti i miei punti deboli.
«Ti meriti questa tortura e anche molto altro.»
«H-harry basta... S-sono senza fiato.» respiro a fatica per quanto rido.
Finalmente Harry la finisce e mi butta con una spinta sul divano. Io cerco di riprendere il fiato mentre ricompongo la crocchia che si è completamente distrutta a causa del terremoto-Styles.
Non l'avevo mai visto così, cioè libero e spontaneo.
Anche se mi ha dato molto fastidio come si è comportato da quando ci conosciamo, oggi è come se avessi conosciuto un altro Harry.
«Brooklyn,» sentenzia avvicinandosi a me talmente tanto da lasciare pochi centimetri dalla sua faccia alla mia, «Non permetterti mai più di fare un cosa del genere.» conclude guardandomi negli occhi.
«Harry, c'è solo una spiegazione, sono un'ottima attrice.» faccio spallucce allontanandomi da lui. Non riesco a sostenere i suoi occhi verdi su di me, mi incantano.
«No, Brooklyn, sei solo una bambina.» urla dalla cucina.
Mi alzo dal divano e mi accorgo che sta sparecchiando. Non lo facevo un tipo da faccende domestiche, invece devo dire che fa tutto in maniera precisa e pulita.
Mi siedo sull'isola della cucina e il mio sguardo lo segue in ogni suo movimento.
«Potresti darmi una mano?» mi domanda.
«Nah, mi piace guardati.» rispondo.
«Ah, ti piace guardarmi? So che sono bello, affascinante e magnetico ma non credevo di essere il tuo tipo, Brook.» dice lui fraintendendo completamente quello che volevo dire.
«In realtà Harry,» lo riprendo, «Mi piace guardarti nel senso che adoro vedere qualcuno che fa i lavori di casa al posto mio. Per me è poesia.»
«Si, si, tutte scuse.» mi schernisce lui.
Effettivamente Harry è bello. Occhi verdi che vanno sull'azzurro, un bel sorriso, la sua fossetta che ogni tanto spunta è adorabile come le sue labbra. Ha delle mani stupende che orna sempre con i suoi anelli che lo rendono ogni volta così sexy. Sarebbe il mio tipo ideale se non fosse semplicemente... Harry. Scuoto la testa per liberarmi da quei pensieri assurdi che sto facendo su di lui, devo ricordarmi che è il mio capo e che fino a qualche ora fa lo odiavo.
Una volta finito di sistemare la cucina si va ad accomodare sul divano e io lo seguo a coda.
«Ma non hai freddo a stare a maniche corte?» gli chiedo mentre mi butto come una pera sul divano.
«No Brook, non ho mai freddo.» spiega, «Come va a lavoro? È tanto che non ci vediamo.»
«Non c'è male. Gli studenti si comportano bene e sto facendo amicizia un po' con tutti.»
«Già, gli studenti a quanto ho visto ti apprezzano molto,» risponde, «Ho notato che stai legando con Hannah.» continua.
«Si, è una persona deliziosa. Non la vedo però da quando è morta Stacey e non capisco perché. Inizialmente ho pensato che fosse perché aveva problemi col fratello ma-»
«Fratello?» mi interrompe Harry.
«Si, ha un fratello. Non lo sapevi?» gli chiedo. Mi sembra abbastanza strano che lui non sappia che Hannah avesse un fratello, insomma, escono insieme, fanno sesso, almeno le cose basilari dovrebbe saperle.
«No, non me ne aveva mai parlato.» sentenzia diventando strano e freddo tutto d'un botto.
Mi sembra davvero una reazione esagerata, non è che gli ha tenuto nascosto qualcosa di grave, è solo un membro della famiglia con il quale tra l'altro non ha un reale rapporto.
Non capisco.
Siccome si sta facendo tardi lascio Harry sul divano e salgo al piano di sopra per prendere le mie amate converse nere. Non ho voglia di cambiarmi e comunque non saprei cos'altro mettermi. Devo solo fare un'interrogatorio, non credo che debba sfoggiare chissà quali vestiti.
Entro in bagno e decido semplicemente di applicare del mascara sulle mie ciglia per enfatizzare lo sguardo. Poi sciolgo la crocchia e lascio che i miei capelli mossi cadano sulle spalle.
Non appena esco dal bagno e scendo il primo scalino sento Harry al telefono.
«Si... È tutto ok al momento... Non mi convince, come ti ho detto prima, occhi aperti... Scopri qualcosa... Mi raccomando Niall, ci giochiamo tutto così... Okay, ora arriviamo... A presto.» conclude.
Che chiamata strana. Sicuramente era Niall ma non capisco quale fosse l'argomento della discussione. Ci giochiamo tutto così... Cosa vuol dire? Sono stanca di essere tenuta all'oscuro di tutto. Niall solitamente mi dice sempre ogni cosa ma da quando ho iniziato a lavorare a scuola ci sono stati diversi episodi che mi hanno fatto insospettire.
Il primo è quello che non sapesse che Harry fosse il preside nella scuola in cui avevo appena preso servizio. Successivamente c'è stato quell'incontro strano con quella signora, quando gliel'ho raccontato si è messo sull'attenti. Poi quando ero a casa di Harry c'è stata un'altra chiamata strana. Ancora più grave è stata la situazione quando ero in ospedale dopo l'attacco epilettico dove Niall si è dimostrato vago e anche gli altri non mi convincevano. Dopo è successa questa cosa di Stacey e lui è diventato ancora più strano di quanto già lo fosse. Poi Harry ha detto il mio secondo nome che praticamente nessuno sa e adesso questa chiamata.
«Brook,» mi chiama Harry, «Dobbiamo andare.»
«Eccomi.» rispondo una volta scese le scale.
«Stai molto meglio con i capelli sciolti.» dice lui osservandomi.
«Harry ma hai la febbre?» domando shoccata. Lui mi guarda storcendo il naso, «Oggi ti stai comportando in un modo quasi accettabile.» scherzo.
«Simpatica, Brooklyn. Dico solo la verità.» risponde mettendosi il suo capotto, «Tu sei pronta giusto?»
«Si.» gli rispondo brevemente afferrando dall'appendi abiti all'entrata il bomber nero che amo.
Harry apre il portone e si affretta per le scale, secondo lui stiamo facendo tardi anche se paradossalmente siamo in anticipo di un quarto d'ora.
Io spengo tutte le luci e, mentre chiudo la porta facendo due mandate, trovo un biglietto attaccato allo spioncino. Credo vivamente che non sia una bolletta o altro consegnato dalle poste anche perché la busta è anche abbastanza grande e stranamente Harry non se n'è accorto.
Lo apro facendo attenzione a non rovinarlo. Estraggo il biglietto e vi trovo disegna tutte linee e puntini, in un ordine abbastanza strano, direi quasi a casaccio.
Se questo è uno scherzo di certo non è bello da fare, è abbastanza inquietante.
Vorrei chiedere ad Harry se sa di cosa si tratta ma preferisco di no per il momento, dato che a quanto vedo lui e Niall hanno conversazioni particolari. Mi sento una strana sensazione addosso, è come se qualcuno mi stia osservando.
Mi volto di scatto. Ma non vedo nessuno.
***
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