Capitolo 4 - LACMA Los Angeles County Museum of Art Chris Burden's Urban Light
Mi faccio largo tra la gente. Congrande sorpresa riesco a evitare il cappuccino d'asporto che unaragazza ha appena rovesciato e conquisto uno dei pochi posti ancoraliberi. Poso lo zaino a terra soddisfatta e mi infilo le cuffiette,isolandomi dalla realtà e voltando la testa verso il finestrino, inattesa.
La metro è decisamente il mio posto preferito. Non lo è sempre stato, anzi, fino a due anni fa era probabilmente uno dei posti che più odiavo, in particolare d'estate, con tutta quella gente sudata e puzzolente che ti si spiaccica addosso come una sardina sott'olio.
Ma poi: la Contezza.
Non è una malattia grave, tranquilli, ma neanche un qualche magnifico super potere.Semplicemente, vedo le emozioni della gente. Quelle forti, quelle potenti, quelle che sconvolgono la vita alle persone. Gioia,tristezza, delusione, amore. Sono energia pura, luce che esce petto e sale su, verso il cielo. Non ho idea di dove vadano a finire, né so perché ciò accada. So di non essere l'unica, ogni tanto vedo qualcuno, tra la folla, con lo sguardo perso nel cielo a fissare la stessa scia di luce che anch'io seguo con gli occhi. Un piccolo sguardo d'intesa e poi ognuno riprende la propria strada.
Continuo a fissare fuori dal finestrino. Non capita spesso, ma talvolta un'emozione nasce all'interno della metro e, in quel caso, la luce s'innalza lesta per poi esplodere in mille frammenti contro il tetto del tunnel.
Il mezzo rallenta e la gente si affretta a entrare e uscire dal vagone.
Qualcuno si avvicina e mi tocca la spalla, indicando il posto libero di fianco al mio.
Faccio per rispondergli che è libero quando la sua mano si impiglia alle mie cuffiette, strappandomele e facendomi cadere l'iPod a terra.
Un fiume di "scusa" esce dalle labbra del ragazzo, mentre lo vedo chinarsi a terra a raccogliere la piccola scatoletta metallica.
"Non fa niente, tranquillo" mi affetto a dire, avvicinandomi a lui e porgendogli la mano per aiutarlo ad alzarsi.
Vedo il suo sguardo sollevarsi ad incontrare i miei occhi, mentre la sua mano afferra incerta la mia. Vorrei far forza e aiutarlo a salire, ma rimango paralizzata, mentre qualcosa di caldo invade il mio petto.
Le porte si chiudono e la metro riprende lentamente a partire proprio nel momento in cui due luci escono dai nostri petti e fuoriescono dal vagone, infrangendosi contro tunnel in mille schegge luminose.
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