Capitolo 9

Owen

5 giugno, college.

Ascolto il rumore della pallina di gomma che rimbalza ritmicamente sul muro, mentre la mia mano fende l'aria per riprenderla al volo.
Agisco in modo assente, senza essere pienamente cosciente dei miei movimenti; la mia mente non è in questa stanza ma con Pandora, ovunque ella sia.

Ho una sensazione di ansia che mi attanaglia lo stomaco, come se dovessi fare qualcosa di importante che non riesco a comprendere.

Mi lascio cadere di schiena sul letto, su cui pochi istanti fa ero seduto con le gambe incrociate, e lancio la pallina nell'angolo più lontano della stanza senza farla più tornare indietro.

La mia stanza negli alloggi del campus è all'incirca quadrata, può sembrare una cosa inutile da specificare ma talvolta quando la osservo sdraiato sul mio letto, come sto facendo proprio ora, questo riesce a farmi quadrare le idee che mi frullano in testa, anche se poi le cose in fondo non quadrano mai.
Il lampadario - la seconda cosa che vedo ancora da sdraiato sul letto... se mi alzassi da questa posizione di botto so che avrei le vertigini - è bombato, di ferro e vetro.

Ho una scrivania accanto ad un armadio in legno di ciliegio, al cui interno trovano alloggio i numerosi libri già letti, l'uniforme di football e i regali che Pandora mi fa ogni volta che vinco una partita. So che è soltanto una scusa per sdebitarsi di tutti i passaggi che le do, ma in fondo sono sicuro che si diverta un sacco a stupirmi.

Tra quelli c'è un piccolo pupazzo dalla testa sproporzionata che dondola a destra e sinistra, quello è l'ultimo regalo che lei mi ha fatto: dovrebbe essere una rappresentazione di me in uniforme, peccato che io sono molto più muscoloso di quel coso.

La mia camera è tappezzata di poster e soprattutto foto di me e dei miei amici scattate durante l'anno scolastico: ci sono io che ballo ad una festa, Pandora che suona sul palco con il suo gruppo, Logan con me e il resto della squadra e persino una di me che spingo la mia migliore amica seduta in un carrello della spesa.

Ho una vetrina colma di souvenir ricordo dei viaggi che ho fatto e trofei scolastici ed un baule pieno di lettere, album, CD e Dvd dei miei film preferiti.
Alla finestra, anch'essa quadrata, c'è spesso un vasetto con la terra perchè mi piace l'idea di avere delle piante di cui prendermi cura. I fiori infatti li amo solo in terra o in vaso perchè recisi mi mettono una leggera tristezza.

Mi rendo conto che la mia camera è un pò come me, ogni tanto decido di crescere e rinascere mentre a volte mi fermo insieme al mio tempo per riflettere.

Mi passo le mani sul viso e mi massaggio le tempie, non posso continuare a non far niente.
Ieri notte sono riuscito ad addormentarmi solo per poche ore, l'immagine dello sguardo supplicante di Pandora mi ha perseguitato per tutto il tempo senza permettermi di rilassarmi, quindi al momento la mia mente non è del tutto lucida.
Non sono andato alle lezioni, ho preferito rimanere in camera a riflettere fino a pomeriggio inoltrato.

Sollevo una mano in aria e chiudo gli occhi. Pochi secondi dopo sento la pallina di gomma colpire il palmo della mia mano; la guardo incredulo senza capire come io abbia fatto a riportarla indietro.
La lancio in un punto impreciso della stanza, tendo il palmo in avanti e quella ritorna di nuovo in mio possesso.

Ancora non ho metabolizzato la mia nuova condizione di stregone, quindi non so utilizzare propriamente i miei poteri e, se mai si scatenassero di nuovo, senza Pandora al mio fianco non saprei come fare.

Vorrei poterla aiutare - ho della fottuta magia e non posso fare niente! - ma so che sicuramente combinerei ancora più casini di quelli che stiamo già cercando di risolvere.

Lancio la pallina verso il soffitto e chiudo la mano in un pugno con uno scatto, nello stesso momento la pallina esplode con un lieve botto.

Odio l'imprevibilità della nostra vita, odio l'impotenza che provo davanti a un tutto senza confini.
Odio sentirmi minuscolo e senza alcun tipo di forza per contrastare il corso degli eventi, costretto a subire passivamente e a soffrire per volere del malefico fato.

L'uomo non è effettivamente nato per soffrire, non era questo il suo scopo iniziale, ma ciò non nega che vi sia un lungo persorso per arrivare all'effettivo fine, quello che ci piace identificare come 'felicità'.
Che poi lo sappiamo, la felicità non è un qualcosa di classificabile, né tantomeno qualcosa che possa essere considerato eterno. È come se fosse una piccola pausa, un minuscolo frammento di tempo che ci regala l'opportunità di prendere un respiro profondo, di ricaricarci per poi subito riprendere la corsa.

E non è semplice, perché la pace non dura quasi mai più della guerra, ed è per questo che ci ritroviamo catapultati sul campo di battaglia, senza indossare alcuna corazza, senza essere adeguatamente armati.

Succede in un battito di ciglia, un augenblick, un fottuto millisecondo della nostra vita. E tutto cambia di nuovo, per l'ennesima volta.
Riecco il tunnel, riecco il buio che ci inghiotte, riecco l'inizio della condanna a cerchio chiuso che è l'esistenza del genere umano.

Credo che ci sia un'unica cosa che posso fare al momento: anticipare la cena da mio padre.

Così prendo il cellulare ed esco dalla mia camera.

𖠄 *ೃ

La nostra casa - o meglio quella di mio padre, visto che ha deciso di trasferirsi da solo dopo la morte di mia madre - sorge direttamente sul mare; una palafitta in legno la tiene sospesa sulla sua superficie turchese increspata da piccole onde, mentre una passerella la collega alla spiaggia di fine sabbia bianca.

È una casa piccola, su due piani, completamente circondata da vetrate che riflettono i raggi del sole come cristalli. Ha un tetto in legno dalla forma a piramide sorretto da quattro tronchi posti agli angoli dell'abitazione.

Prima della porta d'ingresso, costruita dalla parte opposta alla passerella, c'è un ampio piazzale in legno in cui è stata scavata una piscina rettangolare dal fondo in vetro che ti permette di vedere il fondale sottostante, con tutti i suoi pesci che nuotano liberi.

Raggiungo l'ingresso e busso due volte. Aspetto impaziente mio padre e nel frattempo poso due mani a coppa sul vetro per cercare di osservare l'interno della casa; vedo una scala a chiocciola che porta al piano superiore e un salone con tanto di tappeto in pelliccia, televisore al plasma 98 pollici della Samsung e poltrone in pelle.

Poco dopo mi accorgo che mio padre sta scendendo le scale, indossa una vestaglia di raso cremisi sopra un paio di bermuda a strisce e una canotta nera. Ha un'espressione stranita sul viso, sicuramente non si aspettava visite.

Arrivato alla porta la apre lentamente e, non appena mi nota sulla soglia, sul suo volto si apre un ampio sorriso.
"Owen, che piacere vederti! Non mi aspettavo una tua visita prima di sabato. Hai portato anche la tua graziosa amica?" Si sporge con la testa oltre l'uscio per guardare da entrambi i lati in cerca di Pandora.

"No papà, lei non c'è" dico secco; ogni volta che sento il suo nome mi colpisce una stilettata al cuore.

Mio padre si accorge dal mio tono di voce che c'è qualcosa che non va. Doveva essere talmente felice di vedermi che non si è nemmeno soffermato a guardarmi in faccia.

Sono contento che abbiamo superato il nostro 'periodo buio' ma avrei preferito trovarmi in un momento diverso, magari senza la mia migliore amica rapita e dei nuovi poteri da imparare a controllare.

"È successo qualcosa? Stai bene? È per colpa del college o...?"
Non lo lascio finire.
"So tutto" dico all'improvviso.
Vedo la sua espressione mutare dallo smarrito alla paura.
"Che intendi con 'tutto'?" Chiede, sperando che non sia quello che pensa.
"La magia, il viaggio nel tempo, i miei ricordi, tutto!" Esclamo.

Faccio un passo indietro e mi passo furentemente le mani fra i capelli. Perché non possiamo avere un normale rapporto padre-figlio?
"Io sono un tuo antenato!" Urlo, rendermi conto solo ora di quello che significa.
"Vieni dentro"
Will mi prende per un braccio e mi trascina all'interno della casa, poi mi fa sedere sul divano in pelle scura del salone.

La casa comprende due ambienti unici, quello del piano terra e quello del primo piano, apparte per un bagno separato dal resto.
Dal salone è visibile una cucina in marmo dagli elettrodomestici di ultima generazione e una sala da pranzo con un tavolo in cristallo.

Mio padre mi porta un bicchiere d'acqua, che io butto giù tutto d'un fiato, e si siede accanto a me.
"Va meglio?"
Annuisco lievemente guardandolo in faccia, noto delle rughe agli angoli degli occhi e sulla fronte, anche se non li dimostra, mio padre ormai ha più di cinquant'anni; mi rendo conto che nel corso della sua vita ne ha passate tante, quindi non è giusto che io me la prenda con lui per quello che sto passando.

"Mi dispiace, non è colpa tua"
Ho bisogno di dirglielo ad alta voce.
"Hai tutto il diritto di essere arrabbiato, sarei dovuto essere io a raccontarti la verità e non qualcun'altro. Ma toglimi una curiosità, come hai fatto a scoprirlo?"
"Gavriel, un amico di Pandora. Lui può vedere i fantasmi e, non so come, è riuscito a scoprire che io sono uno stregone. Ha distrutto il mio bracciale e così i miei poteri sono tornati a galla"

"Gavriel... l'angelo della morte" ripete pensieroso, poi continua "ho usato quel bracciale come lucchetto dell'incantesimo, non avrebbe mai potuto romperlo senza il controincantesimo adeguato, tanto più che lui non è nemmeno uno stregone, o sbaglio?"
"No, infatti. Può interagire con le anime, rivivere i loro ricordi, ma non può fare incantesimi, o almeno credo"

In effetti, ora che ci penso, come ha fatto ad andare così a colpo sicuro? Se veramente quello era un incantesimo così potente, il bracciale non avrebbe dovuto nemmeno scheggiarsi.

"Ho una teoria, ma so che sfiora i limiti della realtà..."
Will ha le sopracciglia aggrottate, come se stesse cercando di arrivare al termine di un ragionamento piuttosto complesso.

"Oltre alla mia laurea in medicina ho frequentato dei corsi, diciamo così, poco ortodossi. Ho studiato attentamente la storia del creato e ciò mi ha permesso di comprendere al meglio la mia magia: noi stregoni siamo i discendenti degli angeli caduti, quelli che comunemente sono chiamati demoni. Prima che Lucifero gli rinchiudesse definitivamente all'Inferno, quelli potevano vagare liberi per la terra; erano esseri splendidi, dalla bellezza accecante, ed era difficile resisterli, specialmente se eri una giovane ragazza in cerca della tipica 'storia da film'.
I demoni passavano il tempo a divertirsi con quelle povere creature e poi le abbandonavano al loro destino, con in grembo un piccolo stregone che cresceva tranquillo"

Mio padre sembra perso nei ricordi di un passato ormai lontano.
"I primi stregoni si accoppiarono con degli umani, diffondendo sempre di più quel gene dominante che porta la magia nelle nostre vite. Normalmente non ci sveliamo agli uomini, a meno che non sia strettamente necessario. Dopo il massacro di Salem, infatti, ci siamo resi conto che non è possibile una convivenza civile con i non-magici.
Gli stregoni però non possono nulla contro la Morte, è l'unico nostro limite invalicabile. Anche se c'è una storia, una storia che ho appreso agli inizi della mia carriera di medico; essa narra di un'epoca non molto lontana in cui Lucifero in persona, andando contro la sua stessa legge, risalì nel mondo degli uomini.
Visse sulla terra per poco più di un anno, ma qui lasciò il suo erede, un bambino capace di vincere la Morte stessa, perché nato dalla medesima: sua madre infatti morì di parto e l'angelo, straziato dal dolore della perdita, ritornò nel suo regno d'ombra.
Questo bambino sarebbe stato capace non solo di vedere le anime, come tutti i medium, ma anche di vivere le loro storie. Ma soprattutto avrebbe dominato la magia anche nell'Aldilà, luogo proibito a tutti gli stregoni"

"Quindi tu credi che Gavriel sia quel bambino?" Chiedo infine.
"No, non lo credo. Ne sono sicuro"

𖠄 *ೃ

Dopo aver raccontato dall'inizio tutta la storia, dall'incidente alla misteriosa scomparsa di Pandora, spero che mio padre possa davvero aiutarci.

"Quindi i tuoi migliori amici sono la Morte e il figlio di Lucifero?" Chiede mio padre ridacchiando al termine della storia.
"Ti ricordo che noi siamo stregoni e poi c'è anche Logan, credo davvero che lui sia il solito noioso umano" scherzo a mia volta.

Mi rendo conto che in questi ultimi anni mi è mancato più di quanto pensassi un punto di riferimento cui affidarmi nei momenti difficili; un ragazzo di diciannove anni non dovrebbe affrontare certi problemi da solo.
"Sono felice che ti sia rivolto a me" dice Will leggendomi nel pensiero.
"Sei stato il primo che mi è venuto in mente. Quindi qual'è il piano d'azione?"
Cambio argomento velocemente: non sono abituato a mostrare apertamente le mie emozioni, l'unica con cui ci riesco è la mia migliore amica.
"Studiare" afferma alzandosi dal divano.
"Non lo faccio già al college?" Mi alzo a mia volta seguendolo su per le scale.
"Non credo che lì possano insegnarti come accendere un fuoco fatuo"

Siamo arrivati al piano di sopra, un ambiente adibito a camera da letto e libreria, con un vano cubico - sicuramente il bagno - chiuso da quattro pareti di legno.
Ci avviamo verso gli scaffali colmi di libri; quella parte della casa non ha le pareti di vetro ma fatte interamente di libri allineati in ordine di colore e argomento. Due pouf celesti e un basso tavolino in mogano sono gli unici mobili disposti in quel 'paradiso dei lettori'.

"Da che incantesimo comincio?" Chiedo euforico: non posso credere che alla fine diventerò davvero come Harry Potter e non solo nelle mie fantasie.
"Da che libro sarebbe meglio dire"
"Ma..."
"Niente ma! La teoria è importante quasi quanto la pratica"
"È quel 'quasi' che mi preoccupa..."

Will alza gli occhi al cielo e comincia a passarmi una fila interminabile di libri.

"Se finisci in tempo forse ti porto a vedere la mia stanza segreta"
E così dicendo scende nuovamente le scale, lasciandomi in compagnia di tanti - troppi - libri impolverati.

𖠄 *ೃ

Dopo due ore di letture noiosissime mi rendo conto di non riuscire più a distinguere le parole stampate sulle pagine ingiallite di un libro riguardante la magia del fuoco.
Ho letto a malapena due volumi - i più piccoli che sono riuscito a scavare dalla pila - e già la mia attenzione è andata a farsi fottere.

Poso la fronte sul libro che ho davanti e faccio un respiro profondo.
"Io-devo-imparare" ripeto a denti stretti, forse se mi auto-convinco riesco a finire tutto entro domani mattina.
Chiudo gli occhi e picchietto diverse volte la testa sulle pagine sottili; all'improvviso sul buio delle mie palpebre abbassate vedo delle parole scorrere veloci, come un film mandato avanti in riproduzione rapida. Non riesco a leggerle tutte, ma quando ripenso a quell'istante il loro significato appare nitido nella mia mente.

"Il fuoco è considerato il più puro tra gli elementi, può riscaldare l'acqua, ardere la terra, bruciare l'ossigeno.
È rappresentato dal simbolo del triangolo, che rappresenta il suo moto ascendente.
La magia del fuoco è quella distruttiva per eccellenza, traendo la sua energia dalla forza più devastante della natura; è legata alla trasformazione e alla rigenerazione, è simbolo di purezza e coraggio" ripeto a memoria.

Non ci posso credere! Dopo questo non aprirò più un libro in vita mia.

Chiudo il libro posandovi una mano sopra, mi concentro profondamente e ripeto ciò che ho fatto poco prima, subito i contenuti del manuale vengono trasferiti nella mia memoria.
Compio gli stessi gesti con tutti gli altri libri e un quarto d'ora più tardi ho completato tutte le letture.

Mi alzo trionfante dal pouf su cui ero seduto e scendo le scale per raggiungere mio padre.
"Fatto!" Dico trionfale.
"Ma davvero?"
Appoggiato al bancone della cucina, Will mi guarda con un sopracciglio alzato e un lieve sorriso.
Mi si avvicina e indica uno degli sgabelli tondi per invitarmi ad accomodarmi; faccio come mi dice guardandolo interrogativo.

"Oggi interrogheremo..." comincia a camminare avanti e dietro con un dito sul mento per inscenare un'espressione pensierosa "Owen Abbott"

Ancora mi suona strano questo cognome ma credo che prima o poi ci farò l'abitudine.

"Il simbolo della magia dell'acqua?"
"Un triangolo rovesciato" rispondo prontamente.
"Perché?"
"Simboleggia l'opposto del fuoco, infatti è associata al numero due che indica la polarità in antitesi all'unità del fuoco" sorrido compiaciuto.
"La visione del cosmo per i Maya?"
"Possedevano una visione del cosmo come una realtà altamente strutturata; vi erano tredici livelli nei cieli e nove livelli negli inferi; il mondo mortale occupava una posizione tra il Cielo e l'Inferno. Ogni livello possedeva quattro punti cardinali associati con un colore diverso. Le principali divinità erano caratterizzate da aspetti associati a queste direzioni e colori; a nord vi era il bianco, ad est il rosso, a sud il giallo e ad ovest il nero"

Se avessi scoperto prima questo trucchetto sarei andato molto meglio agli esami di ammissione per il college.

"Ultima domanda... cos'è un anfittero?"
Un sorrisetto si apre sul viso di mio padre: starà già cantando vittoria.

"Se un drago possiede grandi ali e non ha le zampe, è un anfittero. L'anfittero vive nella Mesoamerica ed è anche chiamato Serpente piumato perché è appunto ricoperto da piume"
Will fa una smorfia, non se l'aspettava.
"Hai usato un incantesimo, vero?"

Beccato!

"Non direi proprio un incantesimo... mi è venuto spontaneo, ecco"
Mi gratto la nuca con una mano, cosa che faccio quando sono in imbarazzo o vorrei evitare di rispondere a qualcosa. Questa situazione mi ricorda quando ho copiato integralmente un tema da internet e il professore se n'è subito accorto, visto che il sito da cui avevo 'preso in prestito' il testo era conosciuto dal medesimo.

"Sei un imbroglione!"
Mio padre mi punta un dito contro divertito "E anche piuttosto bravo"
"In realtà non so neanche come ci sono riuscito. Stamattina ho fatto persino fluttuare una pallina di gomma e l'ho fatta esplodere"
Il sorriso sul suo volto scompare improvvisamente "Ecco perché devi imparare a controllarti al più presto; questa volta era una pallina, ma pensa se di fronte avessi avuto un animale, o peggio, un essere umano"
Sposto lo sguardo sul pavimento, mi sento in colpa ora.

"Hai ragione. Ma mi aiuterai a salvare Pandora?"
"Certo che si. Sarà anche la Morte, ma se tu tieni a lei allora anche per me è importante"
Mi posa una mano sulla spalla.
"Ora diamoci una mossa, prima di cominciare con gli incantesimi devo insegnarti la meditazione"
Aggrotto le sopracciglia.
"E perché mai?"
"Devi imparare a mettere a freno le emozioni, sennò non potrai mai usare propriamente i tuoi poteri"

Subito un particolare mi ritorna in mente.
"Ma la stanza segreta?"
"È proprio dove stiamo andando"

𖠄 *ೃ

In no time, somewhere.

"Non sei ubriaco, vero?"
Sento la mia bocca parlare senza averne il controllo, come se una presenza estranea avesse preso il controllo del mio corpo.
"Mi fai la stessa domanda dopo ogni festa. Ma lo sai che sono astemio"
Owen mi risponde sempre sorridente; ha ancora il braccialetto intorno al polso, segno che sono veramente tornata alla sera della festa.
"È che mi piace prenderti in giro"
"Poi non ti lamentare se ti tiro i pizzichi"

Accendo meccanicamente la musica e percepisco il mio corpo rilassarsi sul sedile. Un pezzo degli Imagine Dragons, il mio gruppo preferito, si diffonde all'interno della vettura.

Tra poco accadrà, è solo questione di secondi.
Sento il sangue pulsarmi nelle vene, è orribile quando sai da prima che deve succedere qualcosa di brutto ma non puoi fare niente per fermarlo.

Poco dopo sento Owen urlare.
"MA COSA...?"
La figura scura - la vecchia Morte, ora che lo so - appare puntuale in mezzo alla strada.

Mi raddrizzo di scatto ma, anziché afferrare i braccioli del sedile come ricordo di aver fatto, vedo la mia mano correre verso il freno a mano che il mio migliore amico aveva tirato per fermare la macchina.
Sento le gomme stridere sull'asfalto, Owen non si è accorto del mio gesto.

Così non riusciremo mai a fermarci in tempo.

Giro la testa per scorgere il suo viso, è totalmente concentrato a premere sul freno da non badare minimamente a me.
La macchina si inclina lateralmente e investe di botto la Morte. Non faccio nulla per impedire che la mia tempia colpisca il parabrezza.

Vedo il mio corpo uscire dalla vettura e raggiungere la figura stesa a terra, un sorriso malefico si è appena aperto sul mio volto.

Perché sono così soddisfatta?

Mi chino sul suo corpo e insceno un urlo quando questa mi afferra il polso con la mano. Sento il tatuaggio incidersi sulla mia pelle.

Cerco di divincolarmi ma non mi lascia andare, mi trascina vicino al suo volto e, quando apre piano gli occhi grigio tempesta, riesco a specchiarmici all'interno. Le mie iridi sono rosse e il mio volto contorto in un ghigno compiaciuto.

"Perché?... Lucifero... perché mi fai questo?" sussurra poco prima di accasciarsi nuovamente.
"Per lei ovviamente"
Le tocco il collo per accertarmi che sia morta.

Ora del decesso: 4.00.

Non capisco perché l'orario sia così importante visto che nessuno ha mai ritrovato il corpo.

Non appena mi alzo in piedi la testa mi gira violentemente, sento la presenza estranea lasciare il mio corpo; sono confusa e ho le gambe tremanti.
Mi porto una mano sulla tempia e sento il sangue colarmi fra le dita.

Una miriade di puntini neri comincia a ricoprire ogni cosa, fino a che tutto non scompare di nuovo.

Quando riapro gli occhi sono di nuovo nella sala del trono, con lo sguardo di Waira puntato addosso.
"E questo cosa significa?" Chiedo ancora più confusa.

"Significa che l'Inferno si è risvegliato di nuovo"

𖠄 *ೃ

Gavriel

5 giugno, my room.

"Perché non esci allo scoperto!?" Esclamo infuriato.

Non può essere tutto vero, io non posso essere il figlio di Lucifero.
Non voglio esserlo.
Ho passato così tanto tempo a cercare di non considerarmi come un mostro ed ora che quasi ci ero riuscito vengo a sapere di essere l'erede del diavolo.

Non è giusto!

Mi alzo dal letto e comincio a camminare avanti e indietro.

"Figlio mio..." la sua voce rimbomba ancora nella mia testa, questa volta sembra quasi affranta.
"Non chiamarmi così! Io non sono tuo figlio!" Sento la rabbia cominciare a ribollire nelle mie vene.
"Devi accettarlo: tu vedi le anime, le comprendi, hai spezzato il bracciale di Owen Abbott senza un incantesimo e guarisci più in fretta degli umani. Tu sei..."
"STA ZITTO!"

Cado sulle ginocchia nello stesso momento in cui sento qualcosa perforarmi le scapole.
Urlo di dolore mentre un peso sempre più grande mi schiaccia sulla schiena; un'ombra scura si sovrappone a quella del mio corpo e, quando mi alzo in piedi, riesco a vederla ancora più chiaramente profilarsi contro il muro.

Mi slancio verso la porta del bagno per raggiungere lo specchio sopra il lavandino e, una volta di fronte ad esso, non posso più negare l'evidenza.

Una paio di lucide ali mi cingono le spalle, sembrano fatte di carbone e diamanti, nere come lo spazio più profondo. Morbide piume le ricoprono interamente fino alle estremità e le fanno apparire come quelle di un angelo, l'angelo della Morte.

In un attimo mi appare tutto più chiaramente, ogni tassello va al proprio posto. Ciò che ho provato la prima volta che Pandora mi si è avvicinata, il suo tatuaggio che cambia colore quando lo sfioro, la mia collana, la mia storia.

"Cosa c'entra Pandora in tutto questo?" La mia voce stanca si diffonde nel bagno, non posso più negare quello che sono.
"Lei è uno dei tasselli più importanti del piano" Lucifero - mio padre - mi risponde pacato.
"Piano? Quale piano?"
Esco dal bagno e istintivamente mi dirigo verso l'armadio.

"C'è un'antica profezia che la famiglia Abbott tramanda da generazioni, essa recita: 'Nostra è la maledizione, e ancora siamo maledetti, come lo siamo sempre stati, e così saremo tutti spinti verso la Morte, conoscendo poco o nulla, e quel poco, e quel nulla, conoscendolo male. Ma esisterà qualcuno che alla Morte sopravviverà, la sconfiggerà sul suo stesso terreno, le darà il suo ultimo respiro. E a quel punto prenderà il suo posto, e, con quello, il peso del suo compito. Ognuno di noi viaggia verso una fine: eravamo cenere e cenere torneremo, era la Morte e alla morte verrà riconsacrata'.
Ma nessuno sa che questa è solo la sua prima parte, o almeno fino a questo momento. Il suo vero significato sta proprio nei suoi righi mancanti..."

Prendo tra le mani la collana che avevo giurato di non indossare mai più.

"Ma verrà il giorno in cui Lei conoscerà l'erede del demonio, lo stesso che camminerà sulla terra con il volto di Lucifero e la grazia dei suoi angeli. Sarà bellissima, imperfetta come la più perfetta umana.
Ed allora, quando il cuore del Figlio cederà ai suoi istinti, il confine verrà distrutto: gli angeli cadranno dalle nuvole, i demoni risaliranno dagli abissi e il tempo non avrà più importanza.
La Morte regnerà sovrana e Lucifero avrà trovato la sua pace."

Osservando quelle ali con i loro simboli incisi alla fine capii.
"Vuoi riportarla da te, vero?"
"Da noi, figlio. Da noi"

Quindi tutte le mie paure erano fondate: sono un mostro, lo stesso che porterà alla rovina di questo mondo.

"Devi soltanto dirglielo" la voce di mio padre mi rimbomba in testa come una sentenza ormai definitiva "Devi dire a Pandora quello che stavi per pronunciare di fronte all'orfanotrofio, prima che Owen vi interrompesse"

Le immagini della sera precedente mi ritornano nitide in mente; io con le mani sulla vita di lei e Pandora che mi chiede 'E ora, ora cosa provi?'
'So solo che l'unica cosa che vorrei fare è... dirti ciò che sento dalla prima volta che ti ho vista'

Io ti amo, Pandora. Con tutto me stesso.

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