Capitolo 20
Gavriel
29 giugno, Saint Cross Hospital.
Odio sentirmi impotente.
Vedere Alex che tiene bloccato a terra l'esile corpo di Pandora senza poter fare niente mi sta uccidendo.
Non voglio che le faccia del male.
Io ho bisogno di poterla proteggere.
La voce gelida di Alex rimbomba nella stanza come succede nei teatri durante uno spettacolo, quando il protagonista pronuncia la frase finale dell'opera.
"Sei una povera illusa. La morte è solo la morte, non ha alcun senso né motivazione. Ed io giuro che ti farò capire cosa significa"
Il tutto avviene ad una velocità sconvolgente, in un attimo il vampiro aveva affondato i propri canini nel petto candido di Pandora.
Il mio urlo di rabbia di mescola con quello suo di dolore, una forza oscura si impadronisce del mio corpo.
Questa volta però non la ricaccio indietro, decido di abbandonarmi totalmente a quel senso di collera e odio che mi porto dentro dal momento in cui Lucifero mi ha raccontato la verità.
La mie ormai familiari ali nere mi compaiono sulla schiena stracciando il tessuto della maglietta, stringo i pugni con talmente tanta forza da sentire le unghia incidere la carne dei miei palmi.
Mi slancio in avanti e scaglio il corpo di Alex contro il muro, il vampiro si accascia inerme sul pavimento rovinando la parte di vernice su cui è atterrato.
Raggiungo il centro della stanza e giro la testa all'indietro per controllare se gli altri stiano bene.
Il petto di Pandora, coperto unicamente dal reggiseno scuro, è macchiato da schizzi di sangue vermiglio che spiccano sulla sua pelle bianca; mi guarda a sua volta, le sue iridi divenute cremisi la rendono bella e terribile al tempo stesso, come un'amazzone sterminatrice.
Scatto in avanti ad una velocità che non credevo di possedere fino a sovrastare interamente il corpo di Alex che lentamente riapre gli occhi; la sua espressione spaventata produce in me un senso soddisfazione mista ad estasi.
"Tu chi sei?" Domanda con voce spezzata.
"Gavriel, il figlio di Lucifero"
È la prima volta che non esito a dire il mio nome, sono il figlio del diavolo, ormai è inutile negarlo.
Accetterò quel che sono ed userò la mia forza solo per ciò che ritengo giusto.
Fisso il mio sguardo aureo nei suoi occhi demoniaci.
"E sono qui per distruggerti"
Lo afferro nuovamente per la maglietta rimettendolo in piedi a forza, senza dargli in tempo di rendersi conto di quello che stava succedendo lo colpisco in pieno viso con un gancio destro, sento le mie nocche scricchiolare: è come colpire una statua di marmo.
Alex si sbilancia sulla sinistra appoggiandosi con la schiena sul muro ed io ne approfitto per colpirlo con una ginocchiata dritta allo stomaco, lui si accartoccia in avanti tossendo convulsamente.
Pian piano la tosse si trasforma in una risata, una risata simile a quella che si sente provenire dalle celle dei manicomi.
Alex si alza di scatto scagliandosi verso di me per artigliarmi la gola con entrambe le mani, sento l'aria mancarmi dai polmoni e mi ritrovo schiacciato con la schiena sul pavimento; non una goccia di sangue o un livido rovina il suo volto scultoreo, solo il sangue di Pandora gli sporca le labbra rosee.
Sollevo le braccia afferrandolo per il mento, pur usando tutta la mia forza non riesco a spingerlo via; una delle mie mani trova il suo bulbo sinistro e senza esitare conficco con rabbia il pollice all'interno della sua sclera.
Alex urla di dolore, un liquido caldo mi cola lungo la mano e poi sull'avambraccio, è nero come il petrolio.
Inspiro profondamente quando il vampiro lascia la presa sul mio collo per premersi le mani sull'occhio ferito, ci metto qualche secondo per recuperare l'ossigeno perso.
Alex continua ad urlare contro il soffitto, uno dei due occhi è ridotto ad una poltiglia nerastra e del sangue nero come la pece gli cola copioso lungo la guancia sinistra, trattengo a stento un conato di vomito.
Mi rialzo spalancando ancora di più le ali poi, con un colpo secco, le richiudo davanti al mio corpo; questo movimento provoca uno spostamento d'aria talmente forte da sollevare il corpo di Alex che colpisce la parete nello stesso punto di prima.
Il vampiro scivola lungo il muro fino a sedersi con la testa posata sulle ginocchia.
"Tu non puoi uccidermi" sussurra alzando il capo. "NON PUOI!"
Scatta in avanti, sono pronto a colpirlo, ma lui anziché mirare al mio corpo mi supera slanciandosi verso Pandora.
A quanto pare ha capito di non poter vincere contro di me.
Richiamo le ali - ormai sono diventate soltanto d'intralcio - e, prima che Alex possa afferrarla, lo tiro indietro dalla maglietta; alzo la gamba destra e lo colpisco sulle vertebre lombari con un calcio. Lui cade di schiena, ritrovandosi con la mia scarpa premuta sulla cassa toracica.
Guardo Pandora con intensità, non ti farà più del male, cerco di trasmetterle con lo sguardo. Lei si allontana da Mizu che la teneva in piedi da un braccio e recupera la sua scure, il tutto senza staccare i propri occhi dai miei.
"Sei capitato male, brutto stronzo"
Esclama rivolgendosi al ragazzo steso a terra. Abbassa velocemente la sua arma sul ventre del vampiro, però quello che accade nell'esatto momento in cui lo colpisce non poteva essere previsto.
La forza dell'urto fa tremare l'intera camera, la scure vola in aria e si ritrasforma nel ciondolo a forma di teschio che cade tra le mani di Pandora, mentre io mi ritrovo sbalzato sul letto sfatto; il pavimento è incrinato sotto la schiena di Alex ma lui non ha nemmeno un graffio sulla pelle chiara del torso.
Il petto di Pandora si alza e si abbassa in un profondo respiro, le labbra schiuse tradiscono la sua sorpresa, nessuno può sopravvivere alla scure della Morte, nessuno apparte lui.
Alex si rimette in piedi con un balzo, il solito sorriso sadico sul volto lo rende ancora più spaventoso, sposta lo sguardo lungo tutto il corpo di lei con studiata lentezza.
"Il sangue, la tua espressione terrorizzata... ti rendono ancora più eccitante, sai?" Ghigna.
Dalla gola di Pandora esce un suono strozzato, fa un passo indietro terrorizzata cercando di afferrare qualcosa alle proprie spalle da un tavolino di acciaio con le ruote; Mizu è fermo al suo posto con gli occhi puntati sulla scena, ha i muscoli tesi, so che al minimo cenno di pericolo non esiterà a farsi avanti.
Pandora termina la propria ricerca nascondendo qualcosa dietro la schiena, il cuore mi galoppa nel petto, mi sento come un funambolo faccia a faccia con il vuoto.
Un basso ringhio si diffonde dalla bocca di Alex un attimo prima cha scatti in avanti, lei urla slanciando al contempo il braccio in avanti, un bisturi brilla sotto il riflesso della luce lunare che filtra dalla finestra.
Alex si protende in avanti con le zanne in bella mostra puntando al suo collo, arriva l'attimo fatale e lei sa di non poter sbagliare; la piccola lama affonda con precisione nel bulbo destro del ragazzo, accecandolo definitivamente, lui colto di sorpresa si sbilancia avanti cadendo sul corpo di Pandora.
Il tavolino alle sue spalle si ribalta sotto il loro peso, facendo volare in aria siringhe e altri strumenti medici.
"Puttana!"
Alex afferra Pandora per la gola con una mano, lei spalanca la bocca per cercare di far entrare inutilmente dell'aria; la vedo scalciare inerme sul pavimento e premere le piccole mani sul petto del vampiro che alla cieca affonda nuovamente i denti nel suo petto.
"Ora Gavriel!" L'urlo di Mizu è come uno schiaffo, mi porto entrambe le mani sul ciondolo a forma di ali e lo stringo tra le dita.
Intrappola, penso.
Una gabbia dorata comincia a delinearsi intorno al corpo di Alex e delle manette lo obbligano a mollare la presa dal collo di Pandora; dopo qualche secondo la prigione magica riesce ad immobilizzarlo completamente.
Un urlo di rabbia scuote un'ultima volta il suo corpo, prima che la sua testa cada in avanti e i suoi muscoli si abbandonino uno ad uno.
Il vampiro è finalmente in trappola.
𖠄 *ೃ
Il bello del silenzio è che ti permette di far caso a suoni che normalmente non riesci a percepire.
Il suono del tuo respiro sembra simile al fruscio di un abito di seta su un pavimento di parquet, il battito del tuo cuore rimbomba nel petto come a scandire ogni grammo di vita che ti scorre nelle vene, il lieve ronzio delle tue orecchie che accompagna la mente svuotata da ogni pensiero.
Socchiudo gli occhi e mi godo per qualche istante il senso di tranquillità che mi circonda, non ricordo cosa è successo o dove mi trovo, so solo che non mi sentivo in questo modo da fin troppo tempo.
Mi sento al sicuro - niente può farmi del male - ma c'è qualcosa di sbagliato in tutto ciò, c'è qualcosa che manca. O forse qualcuno.
Sono Pandora Esposito.
O almeno credo.
Mi alzo lentamente guardandomi intorno, sono circondata dall'oscurità più totale, ovunque mi giri vedo solo una coltre scura, niente pareti, niente soffitto, niente di niente.
Sollevo le mani di fronte al mio viso e le stringo a pugno, sento i muscoli degli avambracci contrarsi e le unghia graffiarmi la pelle: almeno io non sono un'illusione.
Quando distendo le braccia lungo i fianchi mi accorgo che di fronte a me è apparso uno specchio ovale dalla cornice scura. Mi avvicino a grandi falcate fino a che non arrivo a fissare il riflesso di una ragazza dai lunghi capelli scuri e dai grandi occhi neri, poso il palmo sulla fredda superficie di vetro, la ragazza continua a fissarmi inespressiva senza muovere un muscolo.
"Pandora" sussurro, la mia voce rimbomba nello spazio circostante.
Quella non sono io, non più.
"Devi lasciarmi andare, Mirin" la ragazza posa la sua mano nello stesso punto della mia, mi sta sorridendo.
In quel momento tutti i ricordi riaffiorano nella mia mente: l'incidente, la mia trasformazione, il fatto che Owen sia uno stregone e Gavriel il figlio di Lucifero, il Limbo e tutti i Guardiani.
Sobbalzo facendo un passo all'indietro, il vampiro, io l'ho accecato con un bisturi e lui mi ha morsa, sono quasi morta soffocata... o sono morta per davvero?
"Dove sono?" Esclamo.
Solo allora mi accorgo che lo specchio con il riflesso della ragazza è sparito, sono di nuovo sola.
Forse lei aveva ragione, in tutto questo tempo mi sono convinta di aver accettato la mia nuova esistenza, sono la Morte, e magari l'ho fatto per davvero; ma non sono mai riuscita a lasciar andare completamente quella parte di me che è Pandora Esposito, la ragazza amante dello stile gotico che suona in una band rock e che frequenta un college dall'altra parte del mondo rispetto al paese dove è nata, la migliore amica di Owen con cui ha vissuto i mesi più belli della propria vita.
Ci ho messo così tanto tempo a trovare la vera Pandora ed ora devo dirle addio. Amo quella parte di me, non posso dire che sia la mia versione migliore ma di certo è stata la più felice.
Una lacrima mi scivola lungo la guancia, potrei scegliere di rimanere e di non rinunciare a lei, ma a che prezzo?
Ho un compito da portare a termine, non posso abbandonare così le persone che amo.
Chiudo gli occhi e mi rifugio nell'unica cosa che riesce a darmi conforto anche nei momenti più bui: la musica.
Mi stringo le mani al petto e lascio uscire le emozioni che sto provando in questo momento.
"Sunsets, sunrises
Livin' the dream, watchin' the leaves
Changin' the seasons
Some nights I think of you
Relivin' the past, wishin' it'd last
Wishin' and dreamin'
Seasons, they will change
Life will make you grow
Death can make you hard, hard, hard
Everything is temporary
Everything will slide
Love will never die, die, die
I know that ooh, birds fly in different directions
Ooh, I hope to see you again
Ooh, birds fly in every direction
Ooh, so fly high, so fly high"
Dire addio è una delle parole più dolorose da pronunciare.
Sei cosciente che sarà l'ultima volta che vedrai quel paesaggio o che abbraccerà una persona, fai di tutto per memorizzare ogni singolo particolare così che ti rimanga stampato in mente come una fotografia.
Però tutto questo non lo rende più semplice, anzi, cerchi di ritardare più che puoi quel momento in cui sai dover andar via.
Alzo lo sguardo e mi ritrovo a fissare nuovamente la ragazza dai capelli scuri; quest volta è a qualche passo da me, splendida e sorridente nei suoi vestiti meticolosamente neri.
Vorrei solo che tutto questo finisse, vorrei solo ricominciare a vivere dal momento in cui tutto andava bene e superare questo periodo
di malinconia, di confusione.
Sono confusa, non ho risposte
alle mille domande che mi faccio, sono confusa sul mio futuro.
L'unica cosa che mi ha fatto svegliare ogni mattina con la speranza era lei, quella parte di me che era ancora una ragazza normale, umana. Ma era anche il pensiero che nonostante tutti gli avvenimenti lei ci fosse ancora dentro di me.
Ma d'ora in poi mi sveglierò senza la sua presenza rassicurante.
L'unica cosa di cui non ero confusa,
di cui avevo la certezza, era che lei ci sarebbe sempre stata per me.
So che non la dimenticherò mai, perché, nonostante dobbiamo dirci addio, rimarrà la mia parte più bella.
Con quei capelli che sembrano bacche di cacao, con quegli occhi che sono così oscuri che la notte ne è invidiosa.
Vorrei solo andare indietro nel tempo, riavvolgere tutto quello che è successo, per poi finalmente vivere la vita felice che ho sempre sognato.
"Non serve rifugiarsi nel passato: sei diventata Mirin ormai. Sei più forte, più determinata, hai imparato perfino il vero significato della parola amore. Tutto questo non sarebbe stato possibile senza quella che sei ora; io non sono la tua parte umana, sono solo l'involucro della tua vera essenza, mentre tu... tu sei quella Pandora che saresti dovuta essere fin dall'inizio. Io sono il tuo passato, Mirin è il tuo futuro"
La ragazza mi posa dolcemente una mano sulla guancia.
Ho sempre avuto il pessimo vizio di legarmi al passato, forse perché è l'unica cosa certa della mia vita, non possiamo cambiare ciò che è già accaduto.
Ma soltanto adesso ho capito che vivere nel passato è morire nel presente.
"Grazie" sussurro lasciando libera una seconda lacrima. "Grazie di tutto"
La ragazza comincia a sbiadire lentamente, lasciando dietro di sé soltanto l'eco delle proprie parole.
"L'unica che devi ringraziare è te stessa"
𖠄 *ೃ
Gavriel
29 giugno, Owen's house.
"Perché non si sveglia?" Chiedo affondando le dita fra i capelli e tirandoli leggermente, forse sperando che il dolore alleggerisca quella paura che mi attanaglia lo stomaco.
Pandora è stesa sul letto matrimoniale al piano superiore della villa; siamo tornati appena possibile per intrappolare Alex nella cella in cui sono stato rinchiuso anche io e per prenderci cura di lei.
L'ho trasportata in braccio per tutto il percorso mentre Mizu guidava la macchina di Owen, non sapevo come fermare il sangue che continuava a fuoriuscire dai morsi e lei era così fredda e immobile.
Owen è tornato un'ora più tardi, a notte fonda, mentre Alexia è rimasta a dormire dai suoi genitori.
Il suo viso quando ha visto la sua migliore amica ricoperta di sangue e priva di sensi è stato qualcosa di straziante; ha perso troppe persone nella sua vita, non potrebbe sopportare di essere abbandonato anche da quella che considera una sorella.
Si è gettato ai piedi del letto stringendo la sua mano mentre singhiozzava sul lenzuolo chiaro, io gli ho messo una mano sulla spalla non riuscendo a trattenere a mia volta le lacrime.
Non sono uno che piange spesso, non perché io pensi che sia da deboli, al contrario, però dopo tanto tempo passato a prendermi cura di me stesso credo che abbia dimenticato cosa significa preoccuparsi veramente per qualcuno.
"Lo farà, so che lo farà"
Mi giro verso Owen che è poggiato con la schiena contro la vetrata al fianco del letto, ha gli occhi rossi e profonde occhiaie scure per la notte passata in bianco ma nonostante tutto ha la forza di rivolgermi un sorriso.
Mizu è seduto sul bordo del materasso con una mano che stringe quella di Pandora, sta osservando il lavoro di Nefisi.
La Guardiana ci ha raggiunto dal Limbo non appena è stata avvertita dal suo collega di ciò che era accaduto; ha medicato le ferite di Pandora ed ora sta preparando una specie di infuso argentato dall'odore dolciastro.
L'aspetto umano di Nefisi è quello di una ragazza dai corti capelli candidi acconciati in un ciuffo ben pettinato e dai grandi occhi chiari, una corona di fiori le adorna la fronte e le sue solite orecchie a punta sono sparite.
"Spero che faccia effetto" commenta guardando l'infuso in controluce per controllare chissà che cosa, poi lo avvicina alle labbra di Pandora e lo fa scivolare lentamente nella sua bocca.
"Cosa dovrebbe essere?" Chiedo osservando attentamente ogni suo movimento.
"Vedila come una trasfusione di sangue" Nefisi mi guarda inespressiva ma posso giurare di intravedere un barlume di preoccupazione anche nei suoi occhi gelidi.
"Tu la ami molto, non è vero?"
La voce di Aidan mi coglie di sorpresa. Non sono riusciti ad impedirgli di venire, tiene a Pandora più di quanto voglia ammettere.
Da umano sembra uno di quegli idols circondati da fanclub di ragazzine urlanti; la carnagione ambrata e le labbra carnose lo fanno sembrare di origini brasiliane, i capelli rossi sfumati all'arancio rasati sui lati risaltano sul suo viso e gli occhi ambrati non hanno perso totalmente la loro scintilla infiammata.
"Più della mia stessa vita"
Lei è stata l'unica capace di ridarmi quella scintilla, quella luce che dovrebbe brillare negli occhi di tutti, forse la nostra anima, forse la voglia di vivere o semplicemente quella speranza che ci fa andare avanti ogni giorno.
Quella notte, ad una delle solite feste organizzate dal nostro college, ho conosciuto Pandora e dal momento in cui ho incrociato i suoi occhi... in realtà non ho capito neanche io cosa sia successo veramente. L'amore a prima vista esiste? Beh, io credo di sì.
Ho amato dal primo istante il suo modo provocatorio di sorridere, le sue frasi taglienti, la sua camminata così sicura e a volte poco femminile, il suo corpo così sottile eppure forte allo stesso tempo.
Mi è entrata dentro, sotto la pelle, nel cuore, nella mente, ha fatto del suo corpo un'estensione del mio, sento il suo dolore, la sua paura, la sua felicità come se fossero i miei.
Mi sembra di amarla da sempre e allo stesso tempo in ogni momento che passo con lei mi stupisce sempre mostrandomi qualcosa di sé che ancora non conoscevo.
Ed ora vederla così fragile, vedere la sua vita aggrappata ad un filo, è come precipitare in un incubo senza uscita.
Lei che è sempre un uragano fatto di urla, frecciatine e parole poco cortesi, non può essere abbattuta da uno stupido vampiro ritornato dell'oltretomba.
"Dovresti riposarti" Owen mi raggiunge e mi afferra per le spalle, si sta comportando come un fratello maggiore in questo momento.
"Dovremmo farlo tutti" Mizu si alza dal letto guardandoci uno ad uno. "È stata una nottata difficile, Aidan e Nefisi si occuperanno di lei"
Sto per ribattere, ma Nefisi mi anticipa "Mizu ha ragione, Gavriel tu puoi dormire nel letto vicino alla libreria, mentre Mizu e Owen si arrangeranno al piano di sotto"
"Non sarai di nessuno aiuto così morto di sonno" Aidan mi convince definitivamente, un paio di ore di sonno non mi uccideranno.
Lancio un ultimo sguardo a Pandora, poi mi distendo sul letto e chiudo gli occhi.
Il sonno arriva quasi subito.
𖠄 *ೃ
Apro gli occhi di scatto e cerco di mettermi a sedere, però una fitta al petto mi costringe a rimettermi sdraiata mugolando di dolore.
Riconosco il soffitto della villa di Owen, così come le vetrate da cui filtra la luce mattutina, il cielo è limpido e il mare è calmo, sembra una delle tipiche giornate estive che si respirano da queste parti.
Giro la testa dal lato opposto e noto Aidan - o meglio un ragazzo che gli assomiglia - addormentato con la testa sul materasso e la schiena poggiata contro il muro.
Nefisi dall'altra parte della stanza si riposa su uno dei pouf accanto alla libreria, mentre Gavriel dorme beato sul letto occupato da Mizu la notte precedente.
Sento una strana sensazione diffondersi nel mio corpo, le ferite sul petto cominciano a formicolarmi e la stanza comincia a vorticare come se i miei sensi fossero stati amplificati all'improvviso; mi sollevo di scatto, questa volta senza problemi, e scendo le gambe dal letto posando i piedi sul pavimento di legno.
Mi alzo in piedi, mi accorgo di indossare un vestito di velo grigio ghiaccio - sicuramente lo avrà portato Nefisi dal Limbo - che mi arriva sopra il ginocchio con una gonna morbida, è sbracciato e un collarino me lo lega intorno al collo, uno spacco lascia scoperta la parte centrale del mio petto da cui sbucano delle bende bianche.
Scendo le scale velocemente e mi precipito all'esterno della casa, intorno a me tutto è rallentato, intravedo i raggi del sole infrangersi sullo specchio d'acqua formando minuscoli arcobaleni, sento i pesci nuotare placidamente sul fondale e percepisco un'odore di legno bruciato provenire da non so dove.
Faccio ampi respiri, cosa mi sta succedendo?
Mi avvicino alla piscina e con una mano schizzo l'acqua verso il cielo, le piccole goccioline sembrano fermarsi a mezz'aria, con l'indice ne tocco una e questa rimbalza all'indietro come una bolla di sapone.
Scuoto la testa velocemente e queste ricadono nella vasca, mi chiedo se sono stata io a sollevarle oppure... a fermare il tempo.
Noto dei gabbiani sorvolare il tetto della villa e sorpassare la mia testa, sollevo una mano in aria nella loro direzione e questi si fermano a mezz'aria, come se avessi premuto stop con un telecomando.
Mi guardo intorno accorgendomi che l'acqua dell'oceano è talmente immobile da sembrare uno specchio e che un piccolo pesce guizzato fuori è immobile a formare un arco perfetto circondato da piccole goccioline di acqua salata.
Abbasso il braccio e tutto sembra riprendere a funzionare alla normalità.
Ripenso a ciò che è successo quando ero svenuta, ho detto addio al mio lato umano e questo può soltanto significare che la mia trasformazione sta per essere completata.
"Mirin"
Sobbalzo, ero talmente distratta da non essermi accorta che qualcuno mi aveva raggiunta sulla palafitta.
Mi giro, Aidan è fermo a qualche metro da me, mi sta guardando con un misto di sollievo e felicità.
"Quando mi sono svegliato e ho visto che eri sparita sapevo che ti avrei trovata qua. Hai sempre provato nostalgia del sole nel Limbo."
Sorrido dolcemente, mi era mancato il mio Guardiano infuocato.
"Non ti fai neanche abbracciare?"
Gli bastano poche falcate per raggiungermi, mi stringe tra le braccia e io affondo la testa sul suo petto.
"Perché sei qui anche tu?"
Mi prende il viso tra le mani guardandomi intensamente negli occhi. "Non potevo rimanere nel Limbo senza far niente, tanto più dopo che ho saputo ciò che ti era successo"
Posa la sua fronte contro la mia.
"Giuro che finché questa storia non sarà finita e non avremo ucciso quel mostro non me ne andrò. Pur di legarmi a Mizu con un paio di manette"
Scoppio a ridere, ho sempre amato il suo temperamento testardo e istintivo.
"Tranquillo, non gli permetterò di mandarti indietro"
Passo le dita tra i suoi capelli rossi.
"Credo di averlo accettato alla fine"
Aidan mi guarda interrogativo, è raro vederlo incerto su qualcosa.
"La mia vita non è più legata a questo mondo, appartengo al Limbo ormai. Pandora è il mio passato, voi siete il mio futuro"
Il Guardiano mi afferra il polso baciando il punto il cui la pelle candida lascia intravedere le vene bluastre.
"Sapevo che eri più forte di quanto pensavi... a proposito, come va con il tuo sexy diavoletto?" Sorride malizioso.
Sento le mie guance avvampare all'improvviso, faccio un passo all'indietro. "Non sono cose che ti riguardano"
"Va bene, ho capito" alza le braccia al cielo in segno di resa, poi aggiunge "tanto il mago del sesso rimarrò sempre io, non sei d'accordo?"
"Aidan!"
Alla fine non mi dispiace l'idea di passare l'eternità con loro, anche se non lo ammetterò mai ad alta voce.
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