Capitolo 19
Owen
28 giugno, Will's house.
Osservare il volto di Alexia ancora addormentata è uno degli spettacoli più belli che abbia mai visto.
Vorrei dormire per sempre insieme a lei. Abbracciarla, con la sua testa sul mio petto e sentire il battito del suo cuore. E poi guardarla mentre dorme, tranquilla, ed ascoltare il suo respiro. Bella come non mai, spoglia dai pensieri, da tutto. E addormentarmi stringendola a me, protetta da tutto, dai mostri, dai fantasmi e dalle sue paure. Sentire il suo profumo e sentirmi a casa.
Voglio amarla, stanotte, domani, per tutto il resto della mia vita.
Le ciglia chiare fremono al ritmo dei suoi respiri, come fili d'erba sospinti dal vento, le labbra carnose leggermente socchiuse mi fanno venir voglia di baciarle e i lineamenti rilassati la fanno sembrare più piccola di quando non sia in realtà.
Le accarezzo la guancia spostandole una ciocca di capelli dietro l'orecchio, lei arriccia il naso ed emette un brontolio sommesso.
Meglio lasciarla dormire.
Controllo l'orario sulla sveglia rossa posata sul comodino: le 7.30.
Mi alzo facendo meno rumore possibile ed attraverso la stanza in punta di piedi; il letto di Pandora è vuoto, mentre Mizu mi dà in buongiorno con un movimento del capo, stringe un libro fra le mani ed è poggiato contro la testiera del letto.
Scendo al piano di sotto e una volta arrivato nel salone non riesco a trattenere un sorriso per la scena che mi si presenta di fronte, il fanboy che è in me sta sclerando in tutte le lingue.
Pandora e Gavriel stanno dormendo sul divano. Lui poggiato con un gomito sul bracciolo del divano con la testa adagiata sul palmo della mano aperta e lei contro la sua spalla circondata dal braccio libero del ragazzo.
Comincio a preparare la colazione. Tiro fuori i vari ingredienti e li poso sul bancone della cucina, poi riempio la caffettiera e la posiziono su uno dei fornelli ad induzione.
Fondo il burro e lo lascio intiepidire, intanto divido gli albumi dai tuorli e verso questi ultimi in una ciotola, li sbatto con una frusta e poi unisco il burro e il latte.
Aggiungo il lievito e la farina e, dopo aver mescolato, mi preparo a montare gli albumi con lo zucchero.
Unisco i due composti e preparo la padella con un po' di burro.
Ho sempre adorato fare i pancake, specialmente il momento in cui devo farli saltare dalla padella per girarli.
Una volta cotti tutti i pancake li impilo sopra un grande vassoio bianco dal bordo dorato e li guarnisco con sciroppo d'acero, burro e mirtilli.
Accendo il fornello per il caffè e comincio ad apparecchiare la tavola con tazze, posate e piatti.
Osservo orgoglioso il risultato, sono un perfetto padrone di casa.
In quell'istante mi torna in mente una scena di quando ho vissuto in questa villa con mio padre. Will una mattina aveva voluto provare a girare i pancake senza spatola - nonostante gli avessi detto che non era un'operazione semplice per chi non è pratico in cucina - e alla fine il malcapitato pancake si era ritrovato appiccicato sul il soffitto.
Non ho mai riso tanto come quella mattina.
Una fitta allo stomaco mi fa poggiare contro il piano della cucina.
Come può un ricordo felice essere tanto doloroso?
Il rumore gorgogliante del caffè che esce dalla caffettiera mi riscuote dai ricordi, lo verso in una caraffa che posiziono al centro del tavolo.
Meglio svegliare anche gli altri.
Quest'anno ero così felice di cominciare il college, ma con tutte le cose che sono successe e le assenze continue sarà dura recuperare.
Per i professori Pandora è tornata in Italia per un problema di famiglia mentre io e Gavriel siamo mancati per 'malattia' - visto che le nostre assenze sono state minori.
I tempi in cui passavo le serate con Pandora davanti alla televisione con una coppa enorme di popcorn tra le mani mi sembrano lontanissimi, come un sogno bellissimo da cui a malincuore mi sono svegliato.
Raggiungo il divano e scuoto delicatamente la mia migliore amica dalla spalla, dopo qualche tentativo la vedo aprire un occhio grigio per poi richiuderlo subito dopo.
"Che ore sono?" mugugna infastidita.
"Le otto e mezza, dormigliona. Dai che ho preparato la colazione per tutti"
A quella frase la vedo rianimarsi di botto, mi fa un ampio sorriso.
"Cosa c'è di buono?" Mi chiede.
"Pancake" e, prima di darle il tempo di aprire bocca, aggiungo "si, ho anche la Nutella."
Mi avvio verso le scale e quando metto il piede sul primo gradino esclamo "Vedi di svegliare anche il tuo ragazzo."
L'insulto di Pandora attraversa tutto il salone facendomi sghignazzare - non cambierà mai.
Al piano di sopra incontro Mizu che si è appena alzato dal letto.
"Dall'urlo che ho sentito provenire dal piano di sotto suppongo che tu abbia appena svegliato Mirin"
Lo guardo alzando un sopracciglio.
"Nel Limbo abbiamo saltato quasi tutti gli allenamenti mattutini per colpa sua" mi racconta con un lieve sorriso.
L'immagine di una Pandora incollata al materasso e di un Mizu che cerca di buttarla giù in tutti i modi possibili mi compare in mente.
"Dev'essere stato traumatico sentire in quanti modi creativi riesce ad insultare una persona, in quello lei è un asso" commento grattandomi un sopracciglio per l'imbarazzo, qualche volta credo che lei non abbia mai provato vergogna in vita sua.
"In effetti nessuno prima d'ora mi aveva mai chiamato genio della lampada tarocco oppure Poseidone montato al contrario"
Gli do una pacca sulla spalla.
"È stata abbastanza gentile. Una volta ha provato a strangolarmi con il suo elastico per capelli"
Mizu fa una faccia scandalizzata.
"Se non avessi visto con i miei occhi il suo lato gentile e coraggioso l'avrei scambiata per un demone travestito da umana" fa una pausa "Buongiorno, comunque, se così si può definire"
Si passa una mano tra i capelli legandoli in una mezza coda e lascia la stanza.
Mi siedo sul bordo del letto matrimoniale, Alexia ha ancora gli occhi chiusi ma so che non sta dormendo. I suoi lineamenti non sono rilassati come un'ora fa e il suo respiro è meno lento e regolare.
Mi avvicino a carponi alla sua figura snella coperta soltanto dal lenzuolo e da una mia t-shirt bianca - di quella nera ovviamente se n'è appropriata Pandora -, non era in programma che tutti loro dormissero da me quindi nessuno aveva con sé un pigiama.
Strofino il mio naso contro il suo e le poso un bacio sulla fronte, la vedo sorridere con ancora gli occhi chiusi.
A quanto pare vuole la guerra.
Mi avvicino alle sue labbra e ne traccio il contorno con la lingua, poi scendo lungo la mascella e sul collo, fino alla scollatura della maglietta lasciando una scia di piccoli baci.
Arrivato alla clavicola le tiro un morso delicato, lei urla per la sorpresa e si aggrappa alle mie spalle.
"A quanto pare ho vinto io"
Mi guarda corrucciata."Non vale, hai barato." Incrocia le braccia al petto gonfiando le guance.
Mi stendo su un fianco e mi poggio sul gomito così da sovrastarla.
"E come avrei fatto?" Chiedo inscenando l'espressione più innocente del mio repertorio.
"Così"
Senza darmi il tempo di reagire mi ritrovo inchiodato di schiena al letto con Alexia a cavalcioni sul mio addome. Mi passa una mano fra i capelli e commenta "non sarebbe ora di tagliarli?"
"Mai!"
Amo i miei capelli dorati lunghi fino alle spalle, non rinuncerei al mio look californiano per niente al mondo.
Alexia scoppia a ridere.
"Tra un po' saranno più lunghi dei miei." Si distende sul mio petto poggiando il mento sulle sue braccia incrociate, mentre io le accarezzo la pelle dei fianchi lasciata scoperta dalla maglietta.
"Ora me lo dai un bel bacio del buongiorno"
Si sporge verso il mio viso mordendosi le labbra, ma quando è a un passo dalla mia bocca, anziché baciarmi, esclama "è una degna punizione per il tuo scherzetto di prima"
Si alza ignorando le mie lamentele e indossa i jeans che aveva lasciato su uno dei pouf ieri sera; in quel momento arriva Pandora che, dopo averci lanciato uno sguardo ammiccante, recupera a sua volta i suoi vestiti.
Non so davvero chi sia peggio delle due.
𖠄 *ೃ
"Dobbiamo parlare di una cosa importante" dico addentando l'ultimo pezzo di pancake accuratamente ricoperto di Nutella.
Gavriel mi lancia uno sguardo significativo e tira fuori la lettera ricevuta la notte precedente.
"E quella cos'è?" Mi chiede Owen.
"Il motivo per cui mi hai trovata addormentata sul divano"
Questa era una frecciatina, lo riconosco, ma non potevo farne a meno.
Il mio migliore amico alza gli occhi al cielo mentre Alexia trattiene una risatina - devo ammetterlo, quella ragazza mi sta simpatica.
Racconto ai presenti gli avvenimenti riferitimi da Gavriel la scorsa notte e mostro la pagina del libro con l'immagine dell'arco.
"E qui entri in gioco tu, Mizu" dico porgendogli il foglio.
Lui lo osserva per diversi secondi, poi esclama "è alfabeto enochiano, lo parlano solo in Paradiso quindi questa pagina non può che venire da lì"
"A questo ci eravamo arrivati anche noi, genio" commenta Gavriel sarcasticamente beccandosi un'occhiataccia da parte mia; potrebbe finire il mondo ma lui non perderebbe la sua insolenza.
"Mizu potresti gentilmente tradurre quello che c'è scritto?" Chiedo poggiando una mano sul braccio del Guardiano seduto al mio fianco.
Lui mi sorride, poi comincia a spiegare.
"L'uomo nel suo percorso evolutivo ha sempre proiettato su elementi ed oggetti fortemente legati alla propria sopravvivenza una valenza primaria, sino a creare attorno ad essi simbolismi molto forti, con il fine di esorcizzare attraverso riti e leggende il dominio degli elementi naturali.
In questo contesto arco e frecce hanno accompagnato l'uomo sin dalla notte dei tempi come elementi trasversali.
Nell'Islam l'arco è identificato con la potenza divina, la freccia con la sua funzione di distruzione del male e dell'ignoranza, in tutte le circostanze il conseguimento del fine che è la perfezione spirituale, l'unione con il divino che presuppone l'attraversamento da parte della freccia delle tenebre che sono i difetti e le imperfezioni dell'individuo. Nell'antica Cina il tiro con l'arco è la più importante arte liberale; dimostra le virtù e i meriti dei principi. Il guerriero dal cuore puro colpisce sin dal primo colpo il bersaglio.
La freccia è destinata a colpire il nemico, l'azione di mira distrugge le forze tenebrose e nefaste. Altra pratica in Cina è quella di tirare frecce serpeggianti rosse portatrici di fuoco che rappresentano il fulmine"
Il Guardiano alza il foglio per permettere a tutti di vedere meglio la raffigurazione.
"Questo è l'arco di Atena. È stato realizzato con l'oro paradisiaco fuso nel fuoco infernale, la corda è un intreccio di fili d'argento e seta del vestito di Venere, mentre la freccia - l'unica freccia esistente - è dell'ossidiana proveniente dal trono di Lucifero, la punta invece è il rubino ricoperto dal sangue delle vittime dell'alluvione universale"
Riporta la pagina di fronte a sé per poi continuare "qui arriva la parte che ci interessa, le ultime righe recitano: 'è l'unica arma capace di uccidere qualsiasi creatura, dall'umano al divino, dal mortale all'immortale, fino a colui che tutto l'universo teme, l'essere che vive per uccidere, il Senza Anima'. Credo che sia quello che fa al caso nostro"
Mi alzo dal tavolo per posare il piatto nel lavandino, stringo il bordo del ripiano della cucina con entrambe le mani.
"Come faremo a recuperare quell'arma? Non credo si trovi sulla terra" commento.
Ogni volta che la soluzione sembra avvicinarsi sorge un nuovo problema, sarebbe tutto più semplice se potessi tagliare la testa di quel mostro come ho fatto con lo spettro che voleva divorare l'anima di Will.
Sento due braccia circondarmi il busto, Owen mi posa il mento sulla spalla. "Non vorrai mica abbatterti così, la Pandora che conosco non si arrende di fronte a niente"
Mi giro per abbracciarlo a mia volta.
"Forse mi sto rammollendo"
Lo guardo negli occhi poggiando le mani sul suo petto "non mi sono ancora perdonata per quel che è accaduto a tuo padre" mormoro.
Owen mi afferra il viso tra le mani.
"Non è stata colpa tua, quante volte ancora devo ripetertelo?" Scandisce bene le parole, come se mi stesse spiegando un concetto particolarmente difficile.
"Fin quando non diventerà la verità" stringo i denti dalla rabbia, se solo non avessi fatto di testa mia.
Vedo Owen sussultare, il mio ciondolo ha cominciato a tremare, lo afferro e quello istantaneamente si trasforma nella mia scure.
Solo allora, scorgendo il mio riflesso nella lama, mi rendo conto che le mie iridi sono diventate di un cremisi acceso.
"Non sono riuscita a salvare l'anima di Alex, ma giuro su Dio che non gli permetterò di fare ancora del male" una nuova determinazione comincia a scorrermi nelle vene.
Se devo perdere lo farò a testa alta, non mi fermerò finché quell'arco non sarà nelle nostre mani.
Guardo negli occhi il resto dei ragazzi e noto Alexia rabbrividire; mi avvicino a lei e le sorrido dolcemente.
"Non deve essere facile per te: Gavriel ha visto spettri per tutta la vita e Owen ha vissuto in una famiglia fissata con le arti oscure e la stregoneria, mentre tu sei una ragazza normale, con una carriera da poliziotta e una famiglia accanto. Non so cosa sia passato in testa al mio migliore amico per coinvolgerti in tutto questo, ma credo che abbia preso la giusta decisione"
Non conosco il motivo però sento che, pur essendo una normale umana, lei ci sarà utile in futuro.
"Tutto questo è pazzesco, devo ammetterlo, però credo che lo shock maggiore sia quello di scoprire che la Morte è molto più figa di me"
Scoppiamo entrambe in una risata, direi che ho appena aggiunto una nuova persona alla mia 'lista amici'.
"Bene!" Esclamo battendo le mani. "Da dove cominciamo?"
La scure ritorna ad essere una semplice collana, così che possa legarla di nuovo intorno al collo.
Gavriel si alza a sua volta. "Per prima cosa dovremo andare a caccia"
Il suo sorriso è tutt'altro che rassicurante "abbiamo un vampiro da catturare"
Dopo un'ampia discussione che occupa gran parte della mattinata decidiamo che questa notte saremmo andati all'ospedale per catturare il nostro paziente e, dopo averlo intrappolato in una gabbia magica, ci saremmo occupati dell'arma.
"Owen, tu hai ancora le chiavi della porta d'ingresso vero?" Domano sporgendomi dal divano per osservare il mio migliore amico seduto sul tappeto del salone.
"Certo. Sarà un gioco da ragazzi, specialmente con il sottoscritto ad aiutarvi con i suoi incantesimi" mi risponde facendomi l'occhiolino, poi alza la mano destra davanti al suo viso per formare il simbolo della vittoria.
"Tu non farai nessun incantesimo, anzi, non metterai proprio piede in quell'ospedale" Alexia ha le mani sui fianchi, assomiglia ad una madre intenta a fare la ramanzina al figlio ribelle. "Ti ricordo che stasera abbiamo un un'appuntamento a casa dei miei genitori"
Io e Gavriel ci scambiamo uno sguardo d'intesa.
"Se dovrò continuare a lavorare con voi ho bisogno di trovare una scusa per mio padre; ovvero quella di star aiutando un giovane giornalista a scrivere un articolo sulla polizia di questa città"
"Non si dice di no a una bella ragazza, lo dico per il tuo bene. Noi ce la caveremo: Gavriel sa fare incantesimi come te e Mizu... beh, lui avrà qualche strano potere sulla terra" mi volto verso il Guardiano per avere conferma.
Mizu, che è seduto dall'altro lato sul divano, si accovaccia di fronte a me. "Tu mi sottovaluti, piccola peste"
Muove lentamente le dita della mano destra a pochi centimetri dal mio viso, pian piano i contorni della stanza si fanno sfuocati, fino a che l'oscurità non mi avvolge del tutto.
Riapro gli occhi stiracchiandomi e sbadigliando vistosamente, mi sento alquanto intontita.
"Cosa è successo?" Chiedo ai presenti che mi stanno fissando con un lieve sorriso canzonatorio.
"Hai appena sperimentato i miei poteri" esclama il Guardiano.
Alzo un sopracciglio.
"Posso far perdere conoscenza a chiunque, oltre che trasmettere un senso di calma e tranquillità"
"Perché tra tutti dovevo fare io da cavia?" Domando imbronciata.
"Te lo sei meritata dopo la tua fuga di nascosto" mi posa un bacio sulla punta del naso lasciandomi interdetta.
Odio non poterlo contraddire.
"Fate proprio una bella coppia, sapete?" Cinguetta la ragazza al mio fianco mentre ci guarda sognante con una guancia poggiata contro il palmo della mano.
Io, al contrario, quasi mi strozzo.
"Mai sia!" Quasi urlo, per poi rendermi conto del mio poco tatto. "Volevo dire, Mizu è un ragazzo fantastico, magari in un'altra vita mi sarei potuta innamorare di lui. Ma in questa il mio cuore è già occupato" aggiungo.
Noto Gavriel arrossire dalla poltrona; per fortuna l'attenzione di tutti gli altri è fissa su di me, quindi nessun'altro se ne accorge.
"Le emozioni umane mi erano totalmente oscure, almeno prima di incontrare Pandora; non capivo cosa la spingesse a voler salvare a tutti i costi la vita del figlio di Lucifero, oppure il motivo per cui la morte di Will le avesse portato tanta sofferenza, ma ora credo finalmente di aver compreso: è proprio quello che rende gli umani così speciali, vivono tutto amplificato, le emozioni li permettono di compiere azioni razionalmente impossibili. Sono quindi d'accordo con lei, provo amore nei suoi confronti ma non quello che intende Alexia"
Mizu è quello che tra i Guardiani è cambiato di più.
Aidan è sempre guidato dall'istinto, lo stesso che succede a gran parte degli umani, Waira sa la motivazione nascosta dietro ogni scelta, incluse le emozioni, Gea percepisce la vera essenza di ognuno e Nefisi i desideri nascosti e l'amore; Mizu, invece, ha sempre vissuto secondo ragione, seppellendo le emozioni in un angolo del suo cuore.
Tutto questo dimostra che nessuno è onnisciente, neanche un essere immortale: c'è sempre qualcosa di nuovo da imparare.
L'antico orologio a pendolo nell'angolo del salone rintocca una sola volta, è arrivata l'ora di pranzo.
"Parlando di cose importanti" esclamo sollevandomi dal divano "pizza o sushi?"
𖠄 *ೃ
28-29 giugno, Saint Cross Hospital.
Perché quando è buio e sai di non poter fare rumore ogni tuo passo sembra produrre un frastuono tremendo?
Ho le scarpe di gomma, ogni volta che mi muovo sento le suole scricchiolare sul lucido marmo del pavimento.
Mi mordo il labbro per evitare di urlare quando sento una mano posarsi sul mio fianco sinistro passando da dietro la schiena.
"Devi rilassarti" il fiato di Gavriel mi solletica il collo.
"Ho visto troppi film horror ed è sempre in queste situazioni che appare il killer" sussurro torcendomi le dita.
"Tu che hai paura del buio?"
Mi fermo di botto.
"Non ho paura, solo non voglio essere scoperta" mi stringo nelle spalle guardando altrove, odio quando ha ragione.
Non ho mai sopportato la suspence: se qualcosa di brutto deve accadere, che accada e basta, non c'è bisogno di farmi aspettare così tanto.
Faccio un respiro profondo e mi rivolgo a Mizu.
"Quanto manca alla sua stanza?" Chiedo passandomi una mano sul viso.
"È circa nel mezzo del corridoio" risponde indicando con il dito il punto preciso.
Raggiunta la porta in questione mi raddrizzo cercando di raccogliere tutto il coraggio, invoco la mia scure e poso la mano sulla maniglia argentata.
"Uno, due,...tre!" La spalanco di colpo puntando la mia arma in avanti.
Rimango sconvolta quando mi accorgo del letto sfatto, non c'è nessuno nella stanza; questa è nel disordine più totale, le catene attaccate al letto sono spezzate, la mobilia è rotta o capovolta e il pavimento pieno di schegge e oggetti vari.
Mi accosto al letto e poso una mano sul materasso: è ancora caldo.
Solo allora mi rendo conto che la finestra è chiusa, di conseguenza se fosse scappato da poco lo avremmo incrociato nel corridoio o per le scale.
Il respiro mi si blocca in gola quando capisco l'errore che abbiamo fatto, mi accorgo troppo tardi di ciò che sta per accadere quindi non ho nemmeno il tempo di spostarmi o difendermi.
"Attenta!" L'urlo di Gavriel mi arriva ovattato quando la mia testa urta sul freddo pavimento, la scure mi vola di mano e un peso mi schiaccia lo stomaco.
Alex è seduto a cavalcioni sul mio ventre, mentre con le mani mi tiene i polsi ben incollati al pavimento. Vedo i suoi occhi rosso acceso dalle sclere nere circondati da piccoli capillari violacei, le doppie zanne sono contornate da un sorriso sadico.
Contraggo la mascella, se crede di farmi paura si sbaglia.
Un liquido caldo comincia a colarmi dalla guancia, devo essermi tagliata con una scheggia di metallo proveniente dalle catene che lo tenevano legato al letto.
Il sorriso di Alex si allarga quando passa la lingua sul mio taglio per bere il sangue che sgorga dalla ferita.
Cerco di divincolarmi inutilmente, è come cercare di liberarsi da un paio di manette di ferro.
"Mirin, sono contento che tu non abbia salvato l'anima di questo ragazzo. Mi stai facendo divertire da matti, sai?" La sua voce è profonda e sibilante, come quella di un rettile.
"Faculo, ti rispedirò all'Inferno"
Aumenta la pressione sui miei polsi e giuro di sentire le mie ossa scricchiolare.
"Io non credo proprio"
Con uno strappo secco il mio top scuro finisce a brandelli dall'altro lato della stanza.
Il mio petto è esposto con indosso soltanto un semplice reggiseno nero, Alex mi tiene fermi entrambi i polsi con una mano.
"Toglile le mani di dosso!" Le scarpe di Gavriel compaiono nella mia visuale insieme a quelle di Mizu.
"Se provate a fare un altro passo mi divertirò a dissanguare la vostra amica davanti ai voi"
Mi passa un dito lungo la linea degli addominali per poi fermarsi qualche centimetro sotto l'unico indumento che indosso sulla parte superiore del corpo, visto che ho dimenticato la giacca a casa di Owen.
I due ragazzi stringono i pugni, però decidono di fare cosa è stato detto loro.
"Alex" dico attirando la sua attenzione "cosa hai intenzione di fare?"
Mi guarda negli occhi, passa il pollice sulle mie labbra.
"Non hai paura?"
Questa volta è il mio turno di sorridere. "Certo che ho paura, tutti ne abbiamo. Ma non ho paura di morire, so che quando arriverà quel momento - proprio ora o tra mille anni - io sarò pronta, perché forse l'unica cosa che accomuna tutti gli esseri umani è proprio la morte.
Romeo e Giulietta sono morti per amore, Seneca per scappare da un mondo che non riusciva ad accettare, tu per il rimorso. Però in fondo che importa, non ha senso soffermarci sul come o sul quando siamo morti, sarebbe più sensato chiederci perché.
Ed io lo farei per un mondo migliore."
La sua espressione si fa gelida.
"Sei una povera illusa. La morte è solo la morte, non ha alcun senso né motivazione. Ed io giuro che ti farò capire cosa significa"
I suoi canini affondano nella carne del mio petto, urlo di dolore, è come essere trafitti da lame incandescenti.
Il mio urlo si confonde con quello di qualcun altro.
Un paio di ali nere come la notte riempiono la stanza, le loro piume riflettono la luce argentea della luna come lame di cristallo color dell'onice.
Il corpo di Alex viene sollevato dal mio come se fosse leggero al pari di una piuma, Gavriel lo ha appena afferrato per la maglietta e con una forza sovrumana lo scaraventa contro il muro; il vampiro si accascia supino sul pavimento lasciando dietro di sé un buco di vernice scrostata.
Mi rimetto in piedi a fatica aiutata da Mizu e osservo la schiena di Gavriel che ora troneggia al centro della stanza di fronte a noi. Lui gira la testa nella nostra direzione, i suoi occhi sembrano oro colato, è perfetto come la raffigurazione di un angelo. Non sembra neanche più umano, è più simile ad una divinità, bellissimo e dominatore.
Scatta in avanti ad una velocità sorprendente fino a sovrastare interamente il corpo di Alex che lentamente riapre gli occhi, è spaventato, gli si legge in faccia.
"Tu chi sei?" Domanda in un soffio.
"Gavriel, il figlio di Lucifero"
È la prima volta che glielo sento dire con onore, come se avesse appena accettato sè stesso proprio come è ora.
"E sono qui per distruggerti"
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