Sigillo rosso cremisi
Eren percorse lo stretto corridoio diretto alla stanza dei genitori.
-Che fai papà? Devi partire?-
Il padre sobbalzò
-Ah... Ciao Eren, si sto partendo.- il figlio si fece coraggio facendo due/tre passi avanti
-Dove vai questa volta?-
-Nelle terre del nord..- rispose l'uomo stringendo le labbra. Dopo qualche istante di silenzio Eren si schiarì la gola diventata improvvisamente secca
-Vuoi che ti aiuti a preparare i medicinali?-
-Non serve hanno tutto lì.-
-Chi ha tutto lì?-
Il padre sembrò preso alla sprovvista
-Uhm... Le suore, sì le suore. Allora vediamo questo l'ho messo, questo anche...-
-Quando torni?- Grisha tentò di non perdere la pazienza
-Non ci vorrà molto, ascolta Eren vai a prepararmi la cassetta del pronto soccorso per favore.-
-Ma non avevano tutto le suo..?-
l'uomo lo bloccò
-Non si sa mai- il ragazzo annuì in risposta uscendo dalla stanza lasciandosi dietro un sospiro sollevato del padre.
Arrivato allo studio iniziò a sistemare la cassetta come il padre gli aveva insegnato, quando una boccetta contenete un liquido rosa chiaro con dei frammenti di petali al suo interno catturò la sua attenzione.
-Quello è un nuovo unguento che ho creato.- Il padre fece sentire la sua presenza nella stanza
-È molto speciale: cura i mali del corpo, del cuore e della mente.-
-Del corpo... del cuore e.... della mente...- Ripeté come se fosse ipnotizzato.
Ruotò la boccetta in modo da far spostare i petali che non galleggiavano sull'acqua, ma ci sguazzavano dentro disegnando forme insolite, quasi magiche.
-Puoi tenerlo se vuoi.- una mano del padre sulla sua spalla lo fece "risvegliare"
-C-come ma ma è molto importante.- farfugliò confuso
-Non importa tanto qui dentro..- indicò la cassetta
-C'è tutto, l'hai preparata tu infondo.- Eren arrossì per quel complimento, si mise la boccetta in tasca e fece per andarsene
-Ah Eren- lo richiamò il più grande
-Si papà?-
-Ti piace qualcuno?-
-In che senso?- ora era confuso
-Non fare il finto tonto, ti vedo sempre con una ragazza bionda.-
-Annie?-
-Penso di sì... Allora?-fece un sorriso malizioso
-Allora cosa?- non riusciva a capire a cosa si riferisse il padre
-È la tua ragazza?-
-Cooosa? No!- le guance del ragazzo si tinsero di rosso
-Mah pensavo... È carina-
Il ragazzo rispose con un'espressione non troppo convinta
-Perché non provi a corteggiarla?-
-Perché dovrei farlo?-
-Vuoi rimanere solo tutta la vita?-
-Beh n-no(?)-
-Bene quando tornerò ti porterò una rosa così puoi dargliela, va bene?-
-Okay...- e l'uomo uscì lasciando il ragazzo confuso e solo con i suoi pensieri.
-Bene è il momento.- guardò l'orologio
-Ci vediamo presto ragazzi.- scompiglio loro i capelli, sorrise
-Non stressarti troppo Carla.- la donna ridacchiò e ricambiò il suo sorriso, fece un respiro profondo osservando la casa e tutto ciò che amava preparandosi a non vederli per giorni. Uscì, montò a cavallo e partì senza più guardarsi indietro, lasciandosi alle spalle un sorriso stampato in volto e una preoccupazione crescente nella donna.
-Avanti Mà manca solo da un giorno non buttarti così giù, guarda il lato positivo!-
La donna lo guardò sospirando
-E quale sarebbe il lato positivo?-
-Meno roba da lavare- disse il ragazzo sgranocchiando una pannocchia
-Oh Eren- Carla rise di cuore sentendosi un po' meglio
-Mamma vuoi che lavi io i piatti?-
-Grazie mille Mikasa.- la donna rivolse un sorriso e una carezza alla ragazza
-Ringrazia anche Eren, mi aiuterà lui.- Carla gli rivolse uno sguardo sorpreso
-Davvero?-
Eren guardò Mikasa
-Davvero?- un calcio gli arrivò negli stinchi che lo fece mugolare di dolore
-Ah... Ma certo.- disse cercando di avere una voce normale
-Oh che bravi state crescendo- si alzò lasciando un bacio sulla testa dei suoi amati figli dirigendosi poi nel soggiorno.
-Basta da domani tutti a dieta, stiamo consumando troppi piatt...ehm cibo.-
Mikasa lo schizzò un po' facendolo ridacchiare.
Un urlo agghiacciante spense quel l'attimo di felicità, i due si precipitarono nella stanza accanto dove Carla, inginocchiata e tra le lacrime, stringeva una busta ingiallita. Eren guardò Mikasa che sembrava sul punto di scoppiare a piangere come la donna, deglutì a vuoto avvicinandosi alla madre e togliendole delicatamente dalle mani quella che poi classificò come una lettera.
-Mikasa calma nostra madre.- la ragazza annuì e lo guardò con apprensione
-Stai attento.- mormorò facendogli arricciare il naso "Non sono un bambino."
Si chiuse in camera sua e si buttò sul letto rigirandosi la lettera tra le mani
Prima della sua apertura era stata chiusa con un sigillo rosso cremisi, ed in quel rosso così intenso spuntava una rosa da dieci petali.
Prese un respiro profondo ed estrasse il messaggio
"Un dì passeggiavo per il mio castello quando trovai un uomo a me sconosciuto; dormiva beato nel mio letto si è servito di un'ospitalità che io non ho concesso, ma peggio ancora, tra le mani teneva una rosa, una del mio roseto! Tra tre giorni spedirò la sua anima nell'oblio, lì dove giace la mia rosa.
Nonostante tutto ho deciso di dargli (e darti) una seconda possibilità,
Se vuoi salvare la sua vita
Vieni da me
e offrimi la tua.
BESTIA."
Il castano si stropicciò gli occhi "Che posso fare
Che posso fare"
Non aveva altra scelta, la colpa era la sua e di quella stupida rosa per Annie.
Abbandonò la lettera sul cuscino e prese al volo un mantello verde scuro dal l'armadio, si avvicinò alla finestra e si lanciò letteralmente sull'arancio che cresceva a fianco alla casa riuscendo ad aggrapparsi al ramo per un soffio. Proseguì scendendo il più silenziosamente possibile e montò a cavallo. Miracolosamente quello partì da solo verso una meta a lui sconosciuta, gettò un ultimo sguardo indietro ed una lacrima solitaria gli rigò la guancia, la scacciò via come il suo passato e guardò avanti attendendo il suo futuro ormai avvolto nelle tenebre della notte illuminato solo da una luna argentea.
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