Incontri
Dei passi si avvicinavano alla porta. Eren potè intravedere un'ombra minacciosa ed un occhio azzurro osservarlo attraverso la fessura della porta semiaperta.
Poi la figura si allontanò senza fare alcun rumore, come se stesse levitando.
Eren afferrò un cuscino e tremante si avvicinò alla porta. Appoggiò la mano sopra la maniglia per poi aprirla di scatto sferrando una cuscinata ad occhi chiusi che colpì casualmente il nostro caro Levi.
-Moccioso che cazzo fai? Un pigiama party?- il castano lasciò il cuscino a terra e si buttò tra le braccia del più grande
-ODDIO LEVI, meno male che sei tu.- il moro tossì per nascondere l'imbarazzo non sapendo effettivamente cosa dire. Intanto il castano sporse la testa fuori dalla stanza guardando prima a destra e poi a sinistra, per poi decidersi a ritornare dentro trascinando con se Levi.
-LEVI ABBIAMO UN GROSSO PROBLEMA.- l'altro alzò un sopracciglio non sapendo se essere divertito o allibito per gli strani comportamenti del ragazzo.
-Ovvero?-
-Gli alieni. Ci stanno venendo a prendere.-
-Alieni? È che roba è? Eren ti senti b- il castano gli piazzò un dito sulla bocca
-SSSSSH possono sentirci.-
-Tecnicamente sei tu che stai url-
-SSSSSSSSH.-
Il castano si precipitò di nuova alla porta appoggiando un orecchio contro il legno
-Eren ma che cazzo.-
-Capto i rumori.-
-...-
-Per me.. Stanno usando il codice morse.- il corvino raggiunse il più piccolo appoggiando anche lui un orecchio alla porta.
-Li senti Levi?-
-No.- fece due passi indietro e sospirò
"Come mi sono fatto coinvolgere?"
Continuò ad osservare il ragazzo che adesso premeva di più la faccia contro la porta
-Ho sentito qualcosa.- si piegò di poco (a novanta coffcoff) per sentire meglio.
"Beh direi che da questa posizione posso vedere tutto." si diede uno schiaffo mentale
"Levi togli lo sguardo da lì. Levi toglilo. Fanculo non ci riesco, sembra così... LEVI PIANTALA... Sodo..LEVI."
-Levi va tutto bene?- il castano si era girato a guardarlo vedendo che il moro si era incantato.
-Oh alla grande.- Levi battè un paio di volte le palpebre per poi riportare lo sguardo al viso del castano e perdersi di nuovo in quegli occhi smeraldini, ora leggermente preoccupati.
-Cioè sì, tutto apposto.- tossicchiò
-È giusto un po' di influenza. Comunque sia mi dici cosa sono gli alieni?-
-Allora..- il castano si buttò sul letto facendo segno a Levi di sedersi accanto a lui. Il moro però scosse la testa e rimase in piedi appoggiandosi al muro.
"Credo che io e te in un letto funzioniamo anche troppo bene."
"Calma Eren, non vuole sedersi vicino a te. O dio ma non è che puzzo? In ogni caso che mi importa? Nulla. Giusto? Giusto... Credo. MA PERCHÉ MI MANDA COSÌ IN CONFUSIONE? O dio sicuramente non mi sopporta. Lo sapevo mi reputa un moccioso. Ma tanto a me non importa... Uffa però che antipatico, non può cambiare così all'improvviso adesso gliene dico quattro!"
-Oh okay...
Comunque sia ho letto Una storia vera.- Indicò il libro appoggiato sul comodino
-L'ho trovato in biblioteca.-
-Ah, e di chi?-
-Di Luciano di Samosata, parlava di una specie di viaggio sulla luna.-
-Ti piacerebbe?- il castano si accigliò
-Cosa?-
-Andare sulla luna.-
-Sicuro, però come ci arrivo?- domandò ridacchiando il castano.
-Ti ci porto io.-
-Che tu venissi con me era scontato.- si lasciò sfuggire il castano, tappandosi la bocca con una mano subito dopo, sentendo un calore familiare alle guance ogni volta che stava con Levi.
-Cosa?-
-Cosa?-
-Cosa hai detto?-
-Quando?-
-Prima Eren!-
-N-Non mi ricordo..-
-Bugiardo hai le orecchie rosse! Ed ora anche le guance.- ghignò Levi, Eren arrossì di più.
-Comunque per cosa eri venuto?- disse il più giovane cercando di ricomporsi.
-Per cosa...? Ah giusto! Preparati.-
-Perché?-
-Andiamo a pranzare fuori.-
-Grazie Levi accetto volentieri il tuo gentile invito che mi hai proposto gentilmente, e non imposto come un ordine, ripeto sei stato moooolto cordiale.- disse sarcastico il più giovane, facendo sbuffare l'altro.
-Non sono bravo con queste cose, ma se proprio non vuoi posso andare anche da solo.-
-No vengo!- rispose forse troppo in fretta.
Il moro sghignazzò
-Bene, ti aspetto al portone.- ed uscì.
Eren battè un pugno sul letto, poi però la sensazione di essere osservato tornò facendolo precipitare giù dal letto per prepararsi.
Dopo circa mezz'ora era pronto. Aveva chiesto un paio di consigli su cosa mettersi a Madame Guardaroba facendole promettere però di mantenere il segreto.
Dato che non faceva poi così freddo aveva indosso una camicia bianca di cotone, dei pantaloni un po' larghi per lui a cui aveva di conseguenza aggiunto le bretelle, una giacchetta in jeans e un cappello di paglia per proteggersi dal sole.
-Sei un bijou.- commentò commossa l'armadio guardandolo da capo a piedi
-Io mi sento un contadino.-rispose il giovane guardandosi allo specchio.
-Ma che dici, sono all'ultima moda. La stoffa proviene direttamente da Parigi.-
-Oh.. Forse non dovrei mettere dei vestiti così pregiati.- fece per toglierseli, ma Madame lo spinse fuori dalla stanza a colpi di ante. Si asciugò le mani dal sudore e prese dei grossi respiri avviandosi alla scala principale. Ormai aveva imparato a memoria tutto il castello, o quasi: una sola stanza gli mancava, ed era quella che bramava di più. Ala ovest, in fondo si trovava la sala più buia di tutto il castello. Levi ad ogni mezzanotte si recava lì, era riuscito a farselo dire da Tockins. Non sapeva cosa accadesse là dentro, non era possibile vedere il fondo del corridoio ed una volta che Levi entrava era come se le tenebre lo inghiottissero.
Levi lo aspettava al portone principale. Era vestito con i suoi soliti abiti se non per un cestino di vimini tenuto sottobraccio che fece scoppiare a ridere il più giovane.
-Carino quel cestino Levi hahahaha.- disse raggiungendolo. Al moro si colorarono le guance di un vago rosa.
-Beh se proprio non ti piace vuol dire che mangerò io tutto il contenuto.-
-No no no no voleva essere un complimento.- ma riguardando il moro con i suoi abiti regali, i guanti, le decorazioni in oro zecchino, il mantello di seta e al braccio un banalissimo cestino di vimini stile Cappuccetto rosso, con tanto di tovaglia a quadri ROSA non resistette e si rimise a ridere.
Levi sbuffò -Muoviti contadino.-
Eren si asciugò una lacrima e lo seguì punzecchiandolo per tutto il viaggio.
Se qualcuno avesse visto la scena dall'esterno avrebbe dato al più giovane del pazzo, in fin dei conti stava sfidando una bestia, perché Levi all'apparenza era così. Era ricoperto di peli, aveva lunghi artigli che prontamente nascondeva con dei guanti, le corna gli spuntavano dietro le orecchie da elfo, i canini erano un poco affilati e fin da subito ti parlava in modo scontroso ed era terribilmente introverso.
Ma Eren era andato oltre. Aveva scoperto i suoi lati più intimi e li aveva accettati. Perché la sua curiosità non aveva limiti. Era irruente e potente come un tornado; ti spogliava di tutti i tuoi segreti e di tutte le tue colpe, ti regalava una seconda possibilità per rincominciare. Da capo. Insieme, sperava Levi. Purtroppo Eren era molto giovane. Aveva delle idee abbastanza precise su come doveva essere formata una coppia, i suoi genitori gli avevano insegnato così dopotutto e tutti i suoi amici avevano la loro futura sposa. Ma per quanto si sforzasse lui non piaceva alle ragazze. Era una gran testa calda e non aveva mai incontrato una donna che riuscisse a tenergli testa. Lui voleva qualcuno che lo punzecchiasse per poi rispondergli a tono, ma anche che lo "tenesse a bada" non che fuggisse tra le lacrime per una minuscola provocazione. Le donne erano veramente troppo delicate per lui. Ed è per questo che Levi lo mandava in tilt. Era ciò che cercava, che voleva ma non poteva. Dannazione non poteva proprio. Rischiava di deludere tutti, ma soprattutto aveva paura della reazione di suo padre. Una volta si era lasciato sfuggire che provava interesse per un ragazzo, un nuovo arrivato in città; Grisha aveva gonfiato di botte il figlio e qualche giorno dopo i genitori dell'altro avevano deciso misteriosamente di cambiare città. E aveva capito. Da quel giorno aveva iniziato a frequentare solo ragazze per assicurarsi che il padre non si facesse strane idee.
Guardò Levi. Ora si sentiva così infelice. Cosa avrebbe detto suo padre se li avesse visti in quel momento? O meglio cosa avrebbe fatto suo padre? Rabbrividì al pensiero.
"Scusami Levi." Lo guardò intensamente "Scusami ma non posso amarti." abbassò lo sguardo.
Fine
Scusate non riesco più a continuare la storia, Levi morirà e Eren dopo questo giorno scappa.
Grazie per aver letto.
Ciao ciao
No dai scherzo ❤️ e che ero parecchio impegnata a studiare, deprimermi, fangirlare per le cose gaie, scrivere una nuova ereri, deprimermi, mangiare, vabb al prosssssimo capitolo Notte amorini.
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