Night


Quella sera, ancora preoccupati dall'accaduto agli studi, i manager e Ravi decisero di accompagnare Leo, e di restare con lui fino a che ogni loro preoccupazione non fosse scomparsa. Nonostante la loro comune decisione restava un problema principale, convincere il corvino a lasciarli entrare e sperare che non gli sbattesse la porta in faccia.

Arrivati nel palazzo del maggiore, parcheggiarono l'auto e questo scese con tranquillità, completamente consapevole che i tre lo stessero seguendo. Si avvicinò alle porte a vetro e inserì il codice per accedere nel palazzo, e dopo aver preso l'ascensore ed essere salito fino al sesto piano, fece la stessa cosa con la porta di casa. Il suo atteggiamento permissivo e accogliente prese alla sprovvista i tre, che si guardarono sorpresi. Leo però, dopo quello che era successo, aver rivisto il creatore della sua prigionia, il modo in cui i manager l'avessero difeso, il senso di protezione scaturito dal comportamento del minore, non aveva alcuna intenzione di restare da solo in quella casa vuota quella sera.

Dopo aver aperto la porta ed essersi tolto le scarpe si scostò per lasciarli entrare, assicurandosi che facessero lo stesso.

Il primo ad entrare nell'appartamento fu il minore, che cominciò a guardarsi intorno stupido dall'eleganza moderna e l'equilibrio dei colori chiari e scuri che componevano l'arredamento. Non che casa sua fosse più piccola o modesta, ma doveva ammettere che l'attico in cui si trovava in quel momento era una vera perla immobiliare. Dalle grandi finestre si poteva perfettamente vedere il panorama di Seoul illuminato dalle luci notturne dei palazzi il tutto preceduto dalla chiarezza del fiume Han. Se non avesse avuto la certezza di star guardare quell'immagine dalla finestra, avrebbe tranquillamente potuto scambiare quella vista per una fotografia. Una di quelle staccate nell'esatto momento in cui l'innovazione umana esalta alla perfezione la bellezza della dei doni di madre natura.

Dopo essersi ripreso dall'incanto del momento si sistemò accanto ai manager che, dopo aver richiamato il maggiore, presero tutti posto sul divano posto al centro della sala.

<<Come ti senti?>> chiese, evidentemente preoccupato Yeonsuk.

<<Ora va meglio, non preoccuparti troppo Hyung>> lo rassicurò il corvino, premurandosi di mantenere un tono che lasciasse trasparire il suo apprezzamento per il loro interesse nei suoi confronti.

<<Leo, vorrei fossi sincero con noi. Vorrei che ci dicessi sinceramente qualsiasi cosa passi per la tua mente, ogni cosa, solo così potremo aiutarti a superarla>> aggiunse Jiwoon.

<<In realtà non ho mai veramente parlato della cosa. Credevo che evitando di parlarne sarebbe scomparsa dalla mia vita, rimanendo solo come un brutto ricordo. Ma a quanto pare mi sbagliavo. Non vorrei veramente trascinarvi in tutto questo>>

<<Ci siamo già dentro Hyung>> lo interruppe il biondo <<Lo so che avresti preferito il contrario. Ma essendo tutti al corrente di ciò che quell'essere ti ha fatto passare, tutte le sofferenze che ti ha procurato, non potevamo far finta di nulla e rimanere in silenzio ad osservare. In più pare fosse già al corrente della nostra collaborazione, perciò sin dal primo momento siamo stati oggetto di studio per lui>>

<<Ravi ha ragione. Non è una questione che si basa sulla tua volontà, è quell'uomo a manovrare i fili della tua vita. Ma se lavoriamo insieme, senza aver segreti gli uni con gli altri, possiamo sicuramente trovare un modo per reciderli una volta per tutte>> disse sicuro il manager del minore.

<<Lo vedi Leo? Non sei da solo, non lo sei mai stato. In tutti questi anni in cui sono stato il tuo manager mi sono sempre fatto in quattro per evitare che quell'uomo potesse trovarti, e mi dispiace se oggi non ci sono riuscito. Ma se tu accettassi senza riserve il nostro aiuto e il nostro supporto sono sicuro che insieme riusciremo a liberarti da questo incubo>>

Leo sentì le lacrime farsi strada nel disperato tentativo di liberarsi e scorrere sul suo viso. Ma differentemente da quelle versate precedentemente queste non avevano in sé paura e disperazione, ma gioia e liberazione. Finalmente sentiva di poter aver qualcuno al suo fianco che lo avrebbe sostenuto nella sua battaglia contro i brutti ricordi ora tornati ad orbitare nella sua vita reale. Per tanto tempo aveva tenuto per sé ogni cosa, ogni particolare. Aveva scelto attentamente ogni parola pronunciata, anche le più cattive, utilizzate per tener a distanza chiunque provasse ad avvicinarsi, nel vano tentativo di escluderli da quell'oblio senza fine in cui era confinato. Per anni aveva eretto con fatica e sofferenza intorno a sé un muro fatto di paura e privazione, ma bastò l'arrivo del minore, con la sua semplicità e i suoi sorrisi, a distruggerlo totalmente. Sasso dopo sasso, aveva cominciato a vedere dei piccoli e caldi raggi di sole illuminare la sua prigione così buia e fredda. Guardò i loro visi, uno dopo l'altro, cominciando a pensare che in fondo potessero aver ragione, forse, insieme, sarebbero riusciti a trovare un sentiero per la felicità e la libertà dove trascorrere la sua vita. Magari, proprio insieme a loro.

<<Vi ringrazio>> riuscì solamente a dire <<Vi prometto che ci proverò>>

<<Questo per ora ci basta>> sorrise YeonSuk, e Jiwoon confermò le sue parole annuendo soddisfatto.

<<Ora che tutto è sistemato però credo ci convenga andare, abbiamo alcune cose da discutere in agenzia>>

Yeonsuk confermò, e i due spostarono il loro sguardo sul minore, in attesa della sua risposta. Questo però non aveva alcuna voglia di andare via così velocemente, sentiva, per qualche strano motivo, di aver bisogno di restare ancora un po' con il maggiore. Così, dopo aver tranquillizzato i due uomini sulle sue possibilità di poter tornare a casa senza il loro aiuto, li accompagnò velocemente all'ingresso chiudendogli la porta alle spalle.

<<Allora, cosa ordiniamo per cena?>> chiese raggiante.

<<Io non ti ho detto che potevi restare però>> protestò, in tono tranquillo, il maggiore.

<<Hyung, non ho bisogno del tuo consenso per fare qualcosa che voglio>> rispose, con tono teatrale quasi stesse esponendo un'importante profezia, accompagnando il tutto con l'indice ben puntato in aria,

<<Ma questa è casa mia>> puntualizzò ancora il maggiore, con le braccia conserte.

<<Dettagli>> tagliò corto, scollando le spalle <<Allora? Cinese? Giapponese? Thailandese?>> chiese esaltato, estraendo il cellulare dalla tasca.

<<Coreano>> rispose deciso, lasciando la stanza. Raggiunse la camera da letto e aprendo qualche cassetto afferrò una tuta, una maglia comoda e tutto l'occorrente per una doccia. Seguendo la sua naturale routine giornaliera si sfilò il maglioncino, riposandolo accuratamente ai piedi del letto.

<<Che stai facendo?>> il minore fece capolino nella sua camera da letto, ritrovandosi davanti agli occhi il corvino a petto nudo. Portò lo sguardo su quella candida pelle, aggrottando poi lo sguardo notando delle piccole cicatrici in alcuni punti.

<<Ho bisogno di una doccia, esci immediatamente>> si riprese il maggiore, in imbarazzo, lanciandogli il maglione precedentemente indossato sul viso, prima di correre in bagno e chiudersi a chiave. Si accasciò con le spalle alla porta, avendo ancora nella testa lo sguardo del minore al vedere quelle cicatrici, segni delle sue pene.

<<Lo so, sono sporco. Come potrebbe mai accettarmi così?>> bisbigliò fra sé e sé con un sorriso amaro.

Il biondo dopo aver sentito la porta chiudersi tolse lentamente l'indumento che gli disturbava la vista, perso ancora in quell'immagine. Quella pelle così delicata, deturpata in quel modo da una persona che non meritava nemmeno di poterla guardare. Sentì la sua rabbia salire, ma decise di accantonarla immediatamente. Quello non era il momento di provare quelle emozioni.

Dopo diversi minuti vide il corvino raggiungerlo in salotto indossando quegli abiti che cadevano morbidi sul suo corpo e i capelli umidi che ricadevano sui suoi occhi. Un'altra visione eterea. A risvegliarlo fu il suono del campanello, annunciando l'arrivo del fattorino. Velocemente scattò dal divano e si precipitò alla porta, prese il cibo ordinato e pagò il ragazzo lasciandoli anche una generosa mancia. Dopodiché tornò nella sala, invitando l'altro a prendere posto al suo fianco, gustandosi quella cena in tranquillità, dimenticando l'imbarazzo precedente.

L'ora era ormai tarda, e il biondo pensò fosse il momento giusto per tornare a casa, infondo non voleva che il corvino si scocciasse di lui proprio ora che era riuscito a farsi accettare. Proprio nel momento in cui si avvicinò alla porta però, un forte rumore attirò la loro attenzione. Guardarono attraverso le finestre per scoprire il diluvio universale che a sorpresa aveva deciso di cogliere chiunque si fosse trovato fra le strade.

<<Credo di dover chiamare un taxi>> ridacchiò il minore.

Il tempo all'esterno però era veramente pessimo, e il corvino sapeva che con una pioggia simile ogni tentativo di spostarsi risultava difficile e pericoloso.

<<Puoi fermarti qui>> disse sorprendendolo <<Se vuoi>> continuò, a tono basso.

<<Per te non è un problema?>> chiese, incerto.

<<No, va bene. E mi sento più sicuro al saperti al chiuso>> rispose, muovendosi verso le grandi finestre.

<<Va bene, il divano sembra comodo>> disse, saltandoci sopra.

<<Credi davvero che ti lascerei dormire sul divano? Frenetico come sei ti ritroveresti sul pavimento in cinque minuti>>

<<Allora hai una stanza per gli osp...>>

<<Possiamo condividere il mio letto>> disse, continuando ad osservare fuori.

Il ragazzo rimase in silenzio a fissarlo per qualche secondo. Il cuore aumentò i suoi battiti e le mani cominciarono a sudare. Sapeva già di provare dei sentimenti per il maggiore, e condividere lo stesso letto lo agitava parecchio. Ma la cosa che più lo preoccupasse era ciò che potesse provare l'altro. Sapeva che non aveva dormito con nessuno dopo la sua storia con quell'uomo, e certo non gli erano rimasti bei ricordi.

<<Sei sicuro sia ok?>> chiese, e il corvino annuì, dirigendosi verso la sua camera da letto, seguito da lui a pochi passi di distanza. cominciò a rovistare fra i cassetti, intento a cercare degli abiti comodi da prestargli per passare la notte, finendo poi per porgergli una tuta e una magliettina che il biondo afferrò e dopo essersi cambiato in bagno, più per l'altro che per se stesso, tornò in camera e si infilò sotto le coperte insieme a lui.

Rimasero in silenzio per un po', nel quale il corvino si cullò del profumo dell'altro che aleggiava nell'aria, mentre Ravi continuava a fissare il soffitto, troppo nervoso dall'intera situazione, facendo attenzione a non toccare l'altro ad ogni suo movimento. L'idea di dormire insieme era stata di Leo, ma il minore non poteva sapere quale reazione avrebbe avuto l'altro se, anche per puro caso, avesse toccato. Attanagliato da quei pensieri finì così per scivolare fra le braccia di morfeo.

Durante il sonno però, venne svegliato da dei lamenti. Come un lampo ricordò il corvino al suo fianco, così riacquistò velocemente la lucidità e si voltò verso di lui, avvicinando lentamente.

<<Hyung>> disse piano, accarezzandogli il braccio <<Hyung è tutto ok, è solo un incubo>>

I lamenti però continuarono ancora, e il biondo si ritrovò ad essere ancora più confuso quando fra le labbra sognanti del maggiore sfuggì il suo nome.

<<Sono qui Hyung, sono al tuo fianco>> lo prese fra le braccia, cullandolo dolcemente. I lamenti così si calmarono, e il maggiore si svegliò lentamente, incontrando per prima cosa lo sguardo dolce ma al tempo stesso preoccupato del minore. Sbatté le palpebre diverse volte, e dopo essere riuscito a inquadrare perfettamente il viso dell'altro si strinse forte intorno a lui, lasciandosi andare a delle lacrime che, seppur silenziose, non passarono inosservate all'altro.

<<Shh, non è niente, sono qui>> provò a tranquillizzarlo, accarezzandogli dolcemente la testa, rimanendo sorpreso subito dopo.

Fu tutto così veloce, il maggiore si allontanò leggermente dal suo petto, per poi unire dolcemente le loro labbra. 

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