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Leo si allontanò il più velocemente possibile. Sentiva di star per scoppiare, e non poteva permettersi di farlo davanti a qualcuno. Specialmente davanti al minore. In così poco tempo era riuscito a creare delle piccole crepe nella spessa sfera protettiva che si era creato intorno. Non poteva permettere che la rompesse del tutto, lasciando uscire tutti gli oscuri segreti che vi aveva nascosto. Sapeva che il suo passato sarebbe stato per sempre al suo fianco, stringendogli il cuore ogni volta che si fosse avvicinato a qualcosa di positivo. Ravi era proprio quel qualcosa da cui doveva star lontano. Si poteva dire che il biondo scatenasse la sua invidia. Così sereno, sempre sorridente, viveva il mondo con gli occhi di chi crede che nel mondo ci sia sempre qualcosa di buono, circondato da persone che lo amavano e supportavano in ogni cosa. Allo stesso tempo, il suo sguardo, lo faceva arrabbiare, perché in esso rivedeva il sé stesso di alcuni anni fa. Sembrano ormai ricordi lontani, quasi illusioni, i giorni in cui sorrideva perché era il cuore a volerlo fare, e non per circostanza. I giorni in cui credeva in un domani migliore, vivendo di sogni, e non per sopravvivenza. Poi arrivò lui, distruggendo tutta la purezza e l'ingenuità nel corvino. Lo amava, eccome se lo amava, ma per lui era solo un gioco, qualcosa con cui passare il tempo. Ricordò la volta in cui, durante l'università, decise di prendere qualcosa con un amico. Lui, dicendo di trovarsi in quella zona, inase con furia il bar, picchiò il suo amico perché, a detta sua, ci stava provando e, una volta tornati a casa, sfogò la sua rabbia anche su di lui. Ma a quel tempo Leo era troppo giovane e innamorato per distinguere la gelosia dal possesso. Solo diversi anni e violenze dopo riuscì a guardare in faccia la realtà, scappando da quella casa e da quella vita. Cambiò città, cambiò vita, continuando a vivere della sua musica. Per poco tempo credette di poter ricominciare da capo, ma non fu così, lui lo trovò, riportandolo in quell'incubo  che sperava di poter dimenticare una volta per tutte. Quando però, credeva di aver perso le speranze, lui stesso gli servì un occasione di fuga. Un matrimonio, combinato dai suoi genitori, a cui non potè sottrarsi. Così lo lasciò andare, ma con una promessa "non potrai mai stare con nessuno che non sia io, tu sei solo mio. Se scoprirò che ami qualcun'altro, io ti troverò, poi troverò anche lui, e non posso prometterti che finirà bene". Quelle parole risuonarono all'infinito nella sua mente, anche un quel momento. Ricordando tutto quello scivolò lungo la porta della sua stanza, lasciandosi andare ai singhiozzi. Strinse fortemente gli occhi, sperando che, superato quel momento, ogni sensazione sulla sua pelle andasse via. Ma ci volle più del previsto. Lentamente cominciò a calmarsi, lasciandosi avvolgere dal silenzio. Ma questo durò poco poiché il minore, deciso a non mollare, cominciò a bussare alla sua porta.
<<Hyung, apri la porta>> pregò. Ma non ricevendo risposta riprovó.
<<Hyung, per favore>>
... Silenzio...
<<Lo so che stai piangendo. Ti sento>>
...Singhiozzo...
<<Non ti chiederò nulla, te lo prometto. Voglio solo, farti compagnia. Voglio solo stare al tuo fianco in questo momento, non chiedo di più>>
Leo non seppe spiegare il perché, ma quelle parole riuscirono a calmare i suoi singhiozzi. Quasi senza rendersene conto si sforzò sulle gambe, aprendo la porta e tirando il biondo dentro la stanza.
<<Se solo fai una domanda fuori posto ti uccido>> esordì. Ma l'altro, osservando i suoi occhi lucidi, il naso rosso e il labbro torturato fra le labbra non potè prenderlo seriamente. Ma per evitare di essere sbattuto fuori a calci si limitò ad annuire, nascondendo un sorriso che tanto avrebbe voluto regalargli.

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