Pulsioni - parte I

Lo desidero da giorni, forse da mesi, probabilmente da sempre.

Questo fulmine di auto su cui poso le mie chiappe geme lungo la salita e provo un gusto sadico nel sentirla rispondere alle mie sollecitazioni. Apro l'acceleratore in modo irriverente e lei sobbalza, emettendo rantoli sommessi. Al culmine dell'eccitazione, o per colpa di qualche fottuta curva dove non ho visibilità, freno la mia irruenza e lascio che lei riprenda a muoversi dolcemente. L'orgasmo può aspettare, le dico.

Torno ad accarezzare la traiettoria sinuosa davanti a me e sento che la mia puledra farebbe tutto quanto le chiederei di fare e... come lo vorrei fare. Lo ammetto, la mia vita è pervasa da un'insana goduria che fatico a moderare.

Questo mio rapporto con troie da almeno quattrocento cavalli ha qualche cosa di morboso ma, forse l'avrete già intuito, non è il mio peggior peccato.

State diventando curiosi e qualcuno farà già della facile ironia, ma vi assicuro, non avete idea di cosa mi aspetta.

Vi starete chiedendo cos'è che desidero da diversi giorni? O state semplicemente pensando che mi sto squagliando per una bella sgroppata con un bolide?

Beh, se appartenete al secondo gruppo... siete fuori strada. È il primo gruppo che si è posto la domanda corretta e a loro dirò questo: avete ragione! C'è qualcosa che mi attanaglia e anima le mie brame compulsive, e non si tratta di questa corsa sfrenata lungo i tornanti montani.

I raggi del sole attraversano a fatica le fronde degli alberi, dove i larici si stanno già dipingendo di giallo. Avanti ditemelo! Sono o non sono un poeta da sballo?

Sto enfatizzando tutto ciò che vedo e sento, abbiate pazienza, e cercate di inebriarvi anche voi delle stesse sensazioni che provo io, oppure andatevene a fare in... Non fatemi diventare scortese, per favore!

Comunque ci siamo quasi, cercate di vedere la mia storiella come un rapporto sessuale tirato un po' per le lunghe, dove avete una gran voglia di arrivare al punto ma ve la state gustando. Se invece vi state annoiando, vale sempre il consiglio di prima: vedete di andare a...

Date retta al vecchio e seguitemi, non avrete da pentirvene.

Ora però, si dà il caso che anche io voglia arrivare il più presto possibile. Sto agognando di veder uscire dal camino dello chalet quel fottutissimo filo di fumo, e questo significa solo una cosa: che potrò finalmente scaldare il mio corpo, con tutta l'animaccia nera che ci sta dentro.

Ormai manca molto poco.

Ecco il ponticello in sasso, appena oltrepassato vi presenterò il risultato di uno dei miei tanti peccati di concupiscenza, che, nel mio caso, si accoppia subito con i miei impulsi sessuali. Come su una ruota che gira, sesso e possesso si fondono e si confondono.

Ma ecco, siamo arrivati.

Di fronte a me vorrei farvi notare la mia splendida villa in montagna, che prima, con sfrontata e voluta falsa modestia, ho chiamato chalet, come fossi il più umile degli zoticoni.

Questa cosa qua davanti, non abbiatemene, voi ve la potete sognare mentre vi fate una pippa. La maggioranza di voi perlomeno. Siamo in pochi a permetterci cose del genere e non lo dico per vantarmi, lo dico perché ci godo (risatina).

Ora apro una parentesi da libro cuore, mi dovete scusare. Non sembrerebbe ma anche io ho un cuore, è solo un po' più peloso di tanti altri.

In questo momento, mentre sto scendendo dalla mia auto pagata 120K sull'unghia, solitamente sono abituato a vedere il mio Byte, un rottweiler di razza pura. Ebbene, con questo grosso bastardo di un cane, che non è per niente bastardo, avendo cotanta minchia di pedigree... ebbene, con lui si è creato un bel rapporto. Di sincerità oserei dire. In questo momento mi avrebbe già visto e si starebbe fiondando verso di me. Caro, grosso e gran bastardo di un Byte. Correrebbe da me in modo disinteressato solo perché mi vuol bene. Almeno così credo. In ogni caso si accontenta di due fottute carezze e di qualche biscottino, senza spillarmi dollari come tutti quelli che mi circondano.

Ma questa sera non ci sarà nessun Byte.

È fine ottobre, e nella mia bicocca estiva non c'è nessuno, se non lei.

Come ogni autunno, dopo la solita settimanella scassamaroni, tutti sono tornati a York: Byte, le mie due figlie e, mi pare ovvio, anche mia moglie Gillian.

Ma lei, Jasmine, ci sarà, eccome se ci sarà.

Fra poco anche voi capirete perché la mia storia sta trasudando tutta questa pulsante... non saprei nemmeno come definirla, ma vi dico solo che ce l'ho già duro.

Non sono stati i suoi folti capelli biondi dall'alto del suo metro e settantotto a farmi perdere la bussola, e nemmeno i suoi occhi celesti, tendenti al violetto e tenuamente grigiastri: in altre parole color pervinca.

Non ci crederete, ma tutto questo non sarebbe potuto bastare.

Non è stato nemmeno il modo indecente con cui accavallava le gambe sbattendomi in faccia la sua spregiudicata sensualità. Cosa che faceva sistematicamente sullo sgabello del bar che frequentavo. No, no. Nulla di tutto questo.

È stato semplicemente il desiderio di mandare affanculo tutto e tutti.

Lo ammetto. Ne avevo pieni i coglioni.

Di donne come Jasmine ne ho frequentate... diciamo più del necessario. Lei ha solo avuto il culo di incontrami nel momento giusto. E a proposito di culo, vi anticipo che è uno spettacolo.

Ma torniamo alla mia squallida vita di prima, dove per prima intendo prima di Jasmine.

Con Gillian la monotonia ha ormai invaso ogni pertugio dei miei spazi. Mia moglie non esce più dalla città, ultimamente poco anche di casa. Sembra non abbia più alcun interesse. È un soprammobile su cui si stanno accumulando strati di polvere. Sì, ok, ha il corso di tennis, quello di pilates, il tè con le amiche, ma è tutto lì, una palla pazzesca. E con me che fa? Nulla, assolutamente nulla, come se non esistessi.

La sera poi, perché la vedo solo di sera e non sempre, nemmeno la polvere posso scopargli via. Ha sempre quello scoglionante cerchio alla testa.

Ragazzi, per un po' ho retto, ma alla fine ho dovuto reagire. Ne avevo il dovere morale!

E le mie due figlie? Con quello che mi costa la retta del college, le sento solo quando esce il nuovo iPhone o quando vogliono i biglietti di qualche gruppo rap o trap, oltre non vanno.

No, no, non ci siamo, nemmeno con loro.

E perciò eccomi qua, ad inventare qualchecosa di stimolante che... chissà non faccia bene anche al mio cazzutissimo matrimonio (risatina).

Comunque, voglio rassicurarvi: quel fottuto camino è effettivamente acceso, un fumo azzurrognolo sta uscendo da dietro il tetto, ne potrei già cogliere l'odore pungente.

Lei, con il suo culo a mandolino, e con quelle gambe interminabili, mi sta aspettando.

Finalmente.

Scendo dall'auto. Il cuore sta facendo salire i battiti, ci mancherebbe solo l'infarto, porca troia.

La porta non è chiusa. Entro.

Il salone è tiepido, il grande caminetto lentamente lo sta scaldando. Lei non c'è, è per forza di sopra.

Salgo le scale pestando ebano africano da non so quanti cazzo di dollari al centimetro quadro.

Non penso a nulla, mi inebrio soltanto dei miei istinti ancestrali.

Voglio vederla subito, toccarla... possederla.

Sono davanti alla porta della camera matrimoniale.

Non si fa problemi quella gran fregna e soprattutto non perde tempo.

Un brivido mi sale lungo la schiena, mi sento quasi come un ragazzino al primo appuntamento, ma non ditelo a nessuno.

Spingo la porta, con tutta la liturgia che occorre quando stai per incontrare la tua amante preferita.

Lei è a letto nuda, semicoperta da lenzuola di seta nera.

Sei una gran mignotta, penso, non mi dai nemmeno il piacere di strapparti di dosso i tuoi straccetti.

Lo stagliarsi dei suoi glutei contro la luce del tramonto che entra dalla finestra, mi sgretola ogni rancore. Sembrano dolci e sensuali colline e il sole sta facendo capolino dietro di loro.

Dorme.

Il sole è tramontato definitivamente e la camera si è improvvisamente oscurata, ma distinguo ancora le sue deliziose forme.

Le passo una mano sulle sue incantevoli natiche.

Sono calde e imperlate di sudore.

Un urlo squarcia il silenzio.

Tolgo di scatto la mano.

Lei si gira e mi fissa.

"Oh, mio Dio, Jeff!! Cosa ci fai qui, non eri a Los Angeles?"

"Gillian, cosa ci fai tu! Qui?"

Mi rincresce ammetterlo, ma pare che le sorprese non siano ancora finite. Guardo l'uomo nudo che cerca di rintanarsi tra le pieghe della mia pregiata seta. "Quello stronzo nel mio letto... Chi cazzo è?"

Morale: Sì, questa fottuta storia ha anche una morale se non ve ne siete accorti: se date appuntamento all'amante nel vostro chalet, non sbagliate data e, soprattutto, non sottovalutate vostra moglie.

Ve ne sarei grato se non la raccontaste in giro, questa storia, semmai solo la morale, ci conto.

(HumphRey Bogart)

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