Capitolo 4

Irisa's pov

Sentii qualcosa stringermi la mano.
Sentii l'odore di disinfettante.
Sentii come se fossi in uno stato di trans.
Sentii come un pizzicotto al braccio, che faceva fluire un liquido all'interno del mio corpo.
Flebo.
Bianco.
Rosso.
Malattia.

Ospedale...lui.

Mi stavo sforzando di muovermi, ma nulla.
Mi stavo sforzando di parlare, ma nulla.
Mi stavo sforzando di mantenere la calma, ma era come se avessi un defibrillatore sul petto.

Cominciai lentamente a muovermi e la stretta alla mia mano aumentava.
Ma che diamine!
Aprii lentamente gli occhi e mi ritrovai lo sbruffone di prima che mi guardava con sguardo pieno di dolore e speranza.
Ma che cosa faceva qua?! E cosa ci facevo io qui?!

"Ehi, pensavo non ti saresti più svegliata." mi guardò come se fossi la cosa più preziosa al mondo.
Secondo me aveva sbattuto la testa.
Perche sei così?
Ma così come?
É affianco a te e ti dice che pensava non ti saresti più svegliata e ti sta stringendo la mano in un letto d'ospedale e tu pensi che abbia sbattuto la lesta, ma ti senti?!
Cazzi suoi. Ho sempre badato da sola a me stessa, anche Matt cercava sempre di proteggermi ma sapeva già che io da sola avrei potuto spaccare tutto.
Ah, Matt cosa devo fare con te? Perché mi hai lasciata da quell'essere? Perché non sei venuto a salvarmi?
Quando non hai bisogno d'aiuto ci sono sempre, però quando sei sull'orlo del suicidio li, li non c'é mai nessuno.
E capisci che in questo mondo se vai avanti da sola, riesci a sopravvivere, nessuno ti ferisce e non te ne frega un cazzo degli altri.
Come a loro non era mai fregato nulla di te.
Però Matt per me era come un fratello, il mio fratello maggiore, perché quello minore mi era stato strappato dalle mani nei peggiori dei modi, e a volte lo rivedevo nei miei incubi, molto spesso anzi.
E mi ritrovavo a pensare che avrebbero dovuto prendere me non lui.

"Cosa ci faccio qui? E tu perché sei qui con me."ringhiai a voce bassa.
Non riuscivo a parlare più forte, perché se avessi potuto urlerei contro a questo emerito deficiente.
La finezza in persona.
"Sei svenuta davanti alla porta di casa tua perciò ho chiamato e ti sono stato accanto fino ad ora, hai dormito parecchio, é mezzogiorno."
"Perché sei qui?Non ti voglio qui coglione! Sparisci all'istante. " cercai di urlare ma con scarsi risultati.
"No,perché prima di tutto devo scoprire come ti chiami stronzetta e secondo io rimango qui che ti piaccia o no." sorrise sfacciatamente.
Lo strangolerei con le mie stesse mani, giuro.
Dovresti ringraziarlo.
Ma sto cazzo io non ringrazio proprio nessuno, anzi.

"Ma stronzetta a chi cretino se solo potessi ti prenderei a pugni in faccia. "
"A te, e finché tu non mi dirai com'è ti chiami, io ti chiamerò sempre con questo adorabile soprannome."
"Proprio adorabile, però ora togli quella mano!" ringhiai debolmente.
"No stronzetta, tu da me non scapperai piú."

Questo ragazzo era pazzo non c'era altra spiegazione logica.
Perché tu sei intelligente vero?
Ovviamente.

"Oh ma ti senti? Secondo me dovresti cambiare strizzacervelli, il tuo non ti sta aiutando molto eh."

Rise. Ma cazzo ridevi, stupido puttaniere.
Ma te pare che io sto qui sdraiata in un letto d'ospedale e quello squilibrato mi rideva in faccia, ma c'è n'era di gente pazza a sto mondo però ah.

"Smettila di ridere, perché giuro che da ora in poi non apriró più bocca per dire un'altra fottutissima parola." urlai esausta.

Mi faceva perdere le staffe questo qui e lo conoscevo da neanche 24h.

Si mise a ridere più forte di prima, sembra che ci prendesse gusto a farmi esasperare, ma ora gli avreii fatto vedere io se avrebbe riso ancora quando nessuno parlava più.

Decisi di stare ferma a fissarlo.
Non avrei parlato più, almeno finché non se ne fosse andato, non lo volevo qui.
Volevo Matt, nonostante tutto gli volevo bene, lui sapeva tutto di me come io sapevo tutto di lui, o almeno sapevamo, perché ora non so se lo conoscevo realmente.

Colton finí di ridere e mi guardò con aria terrorizzata?
Vedevo che anche lui si inquietava di fronte al mio sguardo.
Avevo anche gli occhi marroni ma quando mi incazzo i miei occhi diventano lastre di ghiaccio pronte a farti gelare il sangue all'istante.

Chi non apprezza la tua presenza, regala la tua assenza.

Gli avevo detto di non ridere e lui ha continuato.
Ora se avrebbe voluto poteva ridere con il muro.
Spiritosa, molto spiritosa.
Fanculo.

"Sei abbastanza inquietante."

Continuavo a fissarlo senza emmetere nessun suono.
Adesso avrebbe visto. Coglione.
Bel coglione.

******************************

Colton's pov

Era decisamente inquietante.
Da quando avevo iniziato a ridere non aveva più parlato.

Forse dovevo scusarmi.
Fallo no?
Scherzi? Io chiedere scusa? Mai.
Stupido orgoglioso.

"Vedo che non parli più, meglio così visto che la tua voce é fastidiosissima."
Mentii. La sua voce era qualcosa di dolce e soave. Era come una melodia, sarei stato ore ed ore ad ascoltarla parlare o urlare.
Aveva un non so che di familiare ma proprio non riuscivo a capire il perché.
Però l'avevo detto, prima o poi lo avrei scoperto.

Mi fissò attentamente, quasi volesse memorizzare il mio volto nei minimi particolari.
Oppure si stava focalizzando sulla cicatrice che ho vicino il sopracciglio destro.

Me l'ero fatta durante una rissa con mio padre, quella era stata l'ultima volta che l'avevo visto.
Era entrato a casa ubriaco come sempre e con una donna al suo fianco al che mi ero infuriato.
Mamma era morta qualche anno prima e lui si era permesso di portare una puttana a casa.
Ho iniziato ad urlargli di che padre di merda fosse e poi subito dopo me la sono presa a morte con Natalie.

Ah, Natalie...

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Matthew's pov

Non sapevo più a cosa pensare. Mi era mancata così tanto e ora era qui e inizierà a lavorare da me.
Io la proteggeró qualunque cosa le accadrà.
Le ho spiegato perché non ero venuto a prenderla e lei inaspettatamente si era messa a piangere.
Lei non piangeva spesso, anzi quasi mai e averla vista piangere davanti a me mi ha dimostrato ancora una volta che lei era la persona più buona e sola di questo mondo.
Mi aveva perdonato faticosamente e sapevo che le costa parecchio dare una seconda possibilità alla gente ma con me l'ha fatto e giuro su quello che ho di più caro che questa volta non la lascerò mai più da sola anche se so che lei era un osso duro.
Non mi perdoneró mai per non averla salvata quella maledetta volta ma ora rimedierò.

Stavo correndo come un dannato verso l'ospedale.
Aaron mi aveva telefonato qualche minuto fa dicendomi che una ragazza di nome Irisa mi cercava e che era in ospedale perché aveva avuto una ricaduta.

Io l'avevo vista quanto era dimagrita.

Io le avevo viste quelle occhiaie enormi.
I

o avevo visto il vuoto nei suoi occhi marroni che non hanno mai avuto pace da quando era nata.

La mia guerriera.
Era così che la chiamavo.

Lei mi chiamava 'il suo eroe'.

Beh, Irisa stavo venendo a salvarti.

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