9. Pedinamento
9. Pedinamento
Quando la mano di un uomo tocca la mano di una donna, entrambi toccano il cuore dell'eternità.
(Kahlil Gibran)
Blaise Zabini faticava a togliersi di dosso la sensazione di essere pedinato, forse perché non era una mera sensazione, ma la realtà dei fatti.
Tutto era iniziato lunedì mattina, durante le due ore di Pozioni con Lumacorno, quando Draco Malfoy aveva volontariamnte scelto di occupare il posto libero accanto a Blaise, invece di sedersi, come suo solito, da solo.
Per tutta la durata delle due lezioni consecutive, Blaise aveva fatto di tutto pur di non ridere in faccia al compagno di banco — non riuscendo a trattenere, però i sorrisetti che spesso gli illuminavano il volto, come lampi improvvisi su un cielo sereno — limitandosi a seguire le indicazioni del libro e i suggerimenti di Lumacorono nella preparazione della pozione Antilupo.
Mezza classe aveva iniziato a borbottare, sgomenta, quando il professore aveva presentato la pozione su cui si sarebbero concentrati per un paio di settimane, forse perché era un preparato illegale o forse per l'effettiva difficoltà nel riuscire a creare una pozione Antilupo accettabile.
Blaise non aveva borbottato e non aveva sussultato alla rivelazione di Lumacorno, forse perché era abituato alle stranezze del professore — che dal sesto anno l'aveva invitato alle sue feste e aveva fatto di tutto pur di ingraziarselo — forse perché era troppo concentrato a non ridere in faccia a Malfoy, per poter mostrare qualunque altro tipo di emozione.
Da quelle prime due ore di Pozioni, fino alle ultime due ore di Incantesimi del venerdì, Blaise si godette le indesiderate attenzioni di Draco Malfoy ed Hermione Granger.
Aveva previsto che i due si sarebbero alleati per torvare la persona dietro alle pergamena, una volta aver scoperto di essere entrambi vittima dello stesso scherzo, quindi Blaise non poteva propriamente definirsi sorpreso, ma non si era aspettato di essere il loro principale sospettato.
Forse aveva compiuto un passo falso? O forse Draco era semplicemente dotato di un intuito più sviluppato di quanto Blaise pensasse?
In qualsiasi caso, Zabini non era particolarmente preoccupato, anzi nel notare la quantità di tempo che i due Capiscuola trascorrevano insieme per seguirlo e osservarlo da lontano, si riteneva molto soddisfatto.
Inoltre, essere seguito da Draco e la Granger aveva indubbiamente i suoi lati positivi; come per esempio poter assistere in prima persona alle dinamiche, che si stavano sviluppando tra i due.
Ogni volta che Blaise vedeva i due Capiscuola chiacchierare con toni pacati ed espressioni rilassate, non poteva fare a meno di sentirsi un padre orgoglioso.
Stava leggendo, per il corso di Babbanologia, "Frankenstein" di Mary Shelley e gli veniva automatico definire il nuovo rapporto tra Hermione Granger e Draco Malfoy come una sua personale creazione, niente a che vedere con il mostro del dottor Frankenstein, ovviamente, ma non per questo meno importante o rivoluzionario, se si tenevano in considerazione i due soggetti del suo esperimento.
Durante le lunghe ore di pedinamento, Blaise aveva imparato a fingere di essere troppo distratto per rendersi conto di essere seguito — rispetto alle occhiate colme di domande e divertimento che aveva lanciato, i primi due giorni, a Draco — , così da poter osservare a sua volta, senza destare troppi sospetti, i comportamenti dei due Capiscuola.
Col passare dei giorni, era apparso sempre più ovvio, agli occhi attenti del moro, che i racconti erotici delle settimane precedenti avessero avuto un effetto positivo su Malfoy e la Granger.
Tanto per cominciare, Blaise aveva notato come i due fossero sempre rilassati, quando si trovavano insieme: chiacchieravano, si sussurravano parole all'orecchio e, raramente, uno dei due si mostrava più coraggioso dell'altro e allora c'erano veri e propri contatti; mani che sfioravano spalle e dita che spostavano ciocche di capelli.
Blaise sentiva un tuffo al cuore ogni volta che assisteva, da lontano e con la coda dell'occhio, a simili scene di timido affetto, chiedendosi se tra i due ci fosse già stato il primo e fatidico bacio.
Sfortunatamente non aveva modo di conoscere con certezza la risposta a quella sua domanda, così si limitava a studiarli senza farsi notare e a riportare ogni dettagli a Pansy, quando la vedeva a lezione o in Sala Grande per i pasti.
Pansy...
Ancora una volta Blaise aveva dovuto scrivere il nuovo racconto senza di lei.
L'amica gli aveva detto chiaro e tondo, quando lui si era avvicinato per proporle possibili orari d'incontro, di avere troppi compiti — propri e altrui — da completare entro il fine settimana e di non avere tempo libero da poter dedicare al suo frivolo piano.
Blaise non l'avrebbe mai ammesso ad alta voce, ma la freddezza e sbrigatività nel tono di Pansy l'avevano ferito.
Pansy era sempre stata, soprattutto negli ultimi due anni, l'unica persona in tutta la scuola disposta ad accettarlo per quello che era, con tutte le sue stranezze ed eccentricità.
L'aveva appoggiato, quando aveva lanciato l'idea di organizzare nella sala comune Serpeverde una festa di Halloween alcolica il quarto, quinto e sesto anno — il settimo anno, con i Mangiamorte che si muovevano liberamente per i corridoi di Hogwarts, Blaise aveva ritenuto saggio non proporre l'idea, ma aveva intenzione di riesumare la tradizione per l'Halloween che ormai era alle porte.
Pansy non aveva fatto alcun tipo di smorfia, né gli aveva lanciato sguardi colmi di disapprovazione o giudizio, quando le aveva chiesto di mettergli lo smalto nero alle unghie il sesto anno, prima di una cena del Lumaclub, né aveva protestato quando Blaise le aveva chiesto di insegnargli a truccarsi come una donna.
C'erano stati momenti in cui Blaise aveva pensato a Pansy, come alla sorella che non aveva mai avuto, altri in cui l'aveva vista per quello che era in realtà; ossia l'unica ragazza che avrebbe voluto avere accanto per il resto della sua vita.
Non importava, quindi, se Blaise aveva dovuto, ancora una volta, dedicarsi al racconto da solo; l'importante era continuare ad essere amico di Pansy.
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Hermione Granger raggiunse la biblioteca con un leggero ritardo mercoledì, dopo pranzo, e trovò Ginevra e Luna già sedute al tavolo che avevano occupato insieme domenica, durante la loro prima sessione di studio.
Le due ragazze sembravano assorte nella lettura del Cavillo, o meglio Luna sembrava assorta, mentre Ginny scorreva le parole stampate con un'espressione perplessa in volto.
«Hermione, benvenuta!», esclamò Luna, sorridendo radiosa alla nuova arrivata e chiudendo il giornale di fronte a sé, per estrarre dalla borsa a tracolla i libri di scuola: «Mentre ti aspettavamo, ho mostrato a Ginevra la mia prima pubblicazione sul Cavillo».
Hermione salutò le amiche, lanciando un'espressione colma di scuse a Ginny, che immaginava non dovesse aver apprezzato i minuti in cui era rimasta sola con Luna e le sue stranezze.
«Oh! E di cosa parla il tuo articolo?», esclamò Hermione, estraendo dalla borsa il volume di Difesa Contro le Arti Oscure, di cui aveva avuto lezione prima di pranzo, decisa a rivedere gli appunti e a terminare il tema assegnatole per la settimana successiva.
«Inizialmente volevo scrivere un articolo sulla stagione d'accoppiamento dei Farfarnucoli Volanti, sono delle creature molto curiose e per scegliere un compagno per la vita volano per giorni e giorni alla ricerca di qualcuno che segua la loro stessa coreografia in aria; poi però papà mi ha consigliato di trattare qualcosa di più "adolescenziale" — papà vorrebbe attirare lettori più giovani, si lamenta sempre che solo gli anziani leggono il Cavillo e che dovremmo diversificare gli argomenti di cui trattiamo, per attrarre più lettori — così ho aperto una rubrica in cui è possibile, anonimamente, chiedermi dei consigli sulla vita in generale. Ovviamente essendo la mia prima pubblicazione e non avendo ancora delle domande a cui rispondere, mi sono semplicemente presentata...»
Hermione non si stupì quando Madama Pince apparve alle spalle di Luna, incitandola al silenzio con uno sguardo colmo di rimprovero, né si stupì dello sguardo spaesato della Corvonero appena la bibliotecaria si fu allontanata.
«Non mi ero resa conto di aver fatto tanto rumore», borbottò la bionda, scrollando appena le spalle, prima di aprire il libro di Pozioni e iniziare a sfogliarlo, con le labbra imbronciate.
Hermione osservò con una calda sensazione di tenerezza, all'altezza dello stomaco, la mano destra di Ginny appoggiarsi sulla spalla sinistra di Luna, mentre le sussurrava qualcosa che assomigliava molto a: "Non abbatterti, Madama Pince è una stronza", facendo tornare il sorriso sulle labbra di Luna.
Dalla loro prima sessione di studio insieme, Hermione aveva notato la facilità con cui lei, Ginny e Luna sembravano in grado di condividere un tavolo in biblioteca e studiare, anche materie diverse, senza disturbarsi reciprocamente.
C'erano ovviamente alcuni momenti in cui a qualcuna non tornava qualcosa e allora ci si consultava tutte insieme sull'argomento in discussione, ma per il resto, Hermione sentiva di aver trovato, finalmente un gruppo di studio che le piacesse.
Dopo gli anni passati a studiare con Harry e Ron, che ogni pochi secondi spezzavano il silenzio per fare domande o lamentarsi del sonno, o della fame o della noia; era bello avere un nuovo "branco".
Hermione concluse in poco meno di un'ora il compito di Difesa Contro le Arti Oscure e approfittò dei momenti in cui Luna e Ginny erano maggiormente assorte dai loro studi, per controllare la Mappa del Malandrino e i movimenti di Nott e Zabini.
Quello che maggiormente scoraggiava Hermione era constatare che né l'uno né l'altro Serpeverde sembrassero mai fare qualcosa di anche lontanamente sospetto.
Come gli aveva detto Malfoy, Nott sembrava dividere il proprio tempo tra gli incontri con Susan Bones e quelli con Padma Patil, le quali non sembravano minimamente sospettare di non essere le uniche a beneficiare delle attenzioni del Serpverde. Il resto del tempo libero, Nott lo passava nella sala comune Serpeverde, circondato dai compagni di casa.
Zabini non sembrava avere interessi romantici all'infuori di Pansy Parkinson. Quando Hermione l'aveva fatto notare a Malfoy, il Serpeverde era scoppiato a ridere e le aveva riferito con tono divertito che i due non erano una coppia, anche se Malfoy aveva sempre sospettato che, prima o poi, uno dei due avrebbe finito col confessare all'altro di provare qualcosa in più di semplice amicizia.
Come Nott, anche Zabini trascorreva molto tempo nella sala comune circondato da altri Serpeverde, oppure in biblioteca con la Parkinson.
Più Hermione indagava su loro due, più le sembrava di non riuscire a trovare nulla che permettesse loro di portare i miseri sospetti che avevano al livello successivo.
Appena Luna e Ginevra abbandonarono la biblioteca, per raggiungere insieme l'aula di Rune Antiche, Draco Malfoy si sedette di fronte ad Hermione in biblioteca.
La Grifondoro si stava abituando alla presenza del Serpeverde, tanto da non provare più, come un tempo, la sensazione di tensione e agitazione, che trovarsi accanto a un completo sconosciuto solitamente le provocava.
A Hermione capitava ancora, quando era assorta nei propri pensieri, di chiedersi se anche Draco vedesse i fantasmi di coloro che non c'erano più, o sentisse nelle orecchie la risata crudele di Bellatrix Lestrange, o percepisse su di sé gli occhi rossi e inumani di Voldemort. Era certa che prima o poi glielo avrebbe chiesto, ma per il momento le sembrava prematuro mostrarsi debole di fronte al Serpeverde che per anni l'aveva presa in giro.
«Non riesco a trovare Nott», sussurrò Malfoy, estraendo dalla propria borsa "Uno studio in rosso" di Sir Arthur Conan Doyle e iniziando a sfogliarlo senza molta convinzione; probabilmente più per apparire uno studente impegnato, agli occhi attenti di Madama Pince, che per effettivo interesse nei confronti del libro babbano.
Hermione lanciò un'occhiata veloce alla Mappa del Malandrino: «Stanzino del secondo piano con Susan Bones», sussurrò, scrollando le spalle.
Malfoy annuì, poi i suoi occhi grigi — che a Hermione, per qualche secondo, sembrarono ideantici a quelli di Sirius Black — si puntarono sulla figura poco distante di Zabini.
«Ho seguito Blaise fino a qui», disse il biondo, riportando lo sguardo sul volto di Hermione: «Scoperto qualcosa d'interessante?»
Hermione scosse il capo: «Tu?»
Malfoy fece una smorfia: «Ho cercato nel baule di Nott subito dopo pranzo, ma, a meno che una rivista ponografica sotto al cuscino di Nott possa essere definita sospetta, non ho trovato nulla d'interessante».
Hermione sospirò e abbassò lo sguardo sulle proprie dita — intrecciate in modo da coprire la Mappa del Malandrino sul banco, da sguardi indiscreti — e si sentì particolarmente abbattuta.
Con un soffio di fiato spostò una ciocca di capelli che le sfiorava la guancia, ma prima che potesse agganciarla dietro all'orecchio, la mano di Malfoy entrò nel suo campo visivo e compì al suo posto quel gesto tanto intimo ed inaspettato.
Quando Hermione sollevò lo sguardo, alla ricerca degli occhi grigi del Serpeverde, il ragazzo aveva incrociato le mani al petto e osservava con occhi attenti la figura di Blaise poco distante.
Hermione cercò di calmare il battito impazzito del proprio cuore e sorrise timidamente.
Incredibile come pochi giorni a stretto contatto con Draco Malfoy le avessero permesso di poter inziare ad apprezare la vicinanza del Serpeverde.
Non era la prima volta che Malfoy si prendeva la libertà di compiere un gesto simile.
Hermione pensò, con le guance arrossate dall'emozione, alla mano del ragazzo, che domenica si era appoggiata sulla sua spalla, in un tentativo di conforto — come la mano di Ginny sulla spalla di Luna poco prima. Oppure a come il giorno prima, Malfoy l'avesse trascinata in un'alcova, per nascondere le loro figure al passaggio di Theodore Nott in un corridoio dei sotterranei, e la mano del ragazzo fosse rimasta stretta intorno al suo polso per quelle che, a Hermione, erano sembrate interminabili ore di dolce tortura.
La Grifondoro scosse appena il capo, scacciando con minuziosa precisione ogni pensiero inappropriato che le stava attraversando la mente, così che, quando Malfoy distolse lo sguardo da Blasie Zabini, per posarlo su di lei, Hermione sembrasse assorta nell'osservazione delle spalle del loro sospettato numero due, piuttosto che sul viso serio e affascinante del Caposcuola.
°◊°◊°◊°
Incontrarsi con Hermione Granger nell'Ufficio dei Capiscuola e Prefetti il venerdì pomeriggio, dopo l'ultima lezione d'Incantesimi, senza aver scoperto nulla d'interessante, lasciava una sensazione di amara sconfitta nella bocca di Draco.
Per tutta la settimana aveva cercato di essere sempre un passo avanti a Blaise e Theodore, facendo in modo di non lasciarli mai soli.
Zabini l'aveva accolto in Sala Grande una sera con un radioso sorriso e un commento che aveva lasciato Draco senza parole: «Malfoy, ultimamente ti vedo tanto spesso in giro da sognarti anche la notte!»
Anche Theodore sembrava essersi reso conto di avere sovente Draco Malfoy intorno e fece un commento simile a quello di Blaise giovedì mattina, chiedendo al biondo come mai avesse iniziato a frequentare con tale assiduità la sala comune Serpeverde.
In un primo momento, quei commenti avevano spiazzato Draco.
Erano le parole di due persone colpevoli che cercavano di depistarlo? O esclamazioni innocenti dettate dall'effetiva onnipresenza di Draco negli ultimi giorni?
Aveva provato a consultarsi con la Granger al proposito, ma la Grifondoro sembrava esser rimasta spiazzata quanto lui e non aveva trovato niente da dire al proposito.
Anche l'eccessivo tempo trascorso nella sala comune di Serpeverde non aveva portato a nulla di sostanzioso.
Nott si lamentava continuamente della Professoressa di Babbanologia e di quanto trovasse inutili le sue lezioni; detestava particolarmente la letteratura babbana — infatti si stava rifiutando categoricamente di leggere "Il ritratto di Dorian Gray", che aveva abbandonato su uno dei tavoli della sala comune Serpeverde da giorni e giorni — e le ricerche che la Professoressa Tulip assegnava da una settimana all'altra. Aveva ottenuto già due detenzioni da scontare per non aver consegnato in tempo i compiti e non sembrava intenzionato a cambiare attitudine.
Daphne Greengrass gli dava solitamente corda, lagnandosi come una bambina del romanzo che le era stato assegnato "Orgoglio e Pregiudizio" e che trovava a dir poco noioso per i suoi standard. Daphne aveva già chiesto a Pansy di fare il compito al suo posto e la Parkinson le aveva chiesto dieci galeoni in cambio. Draco aveva assistito alle trattative e all'espressione sconvolta della Greengrass nell'udire la quantità di denaro che le era stata richiesta, ma alla fine Daphne aveva ceduto con un sospiro e un commento crudele — "Va bene, dieci galeoni; palesempente servono più a te che a me" — che aveva fatto arrossire Pansy.
Blaise aveva reagito a quella cattiveria gratuita con battutine pungenti sull'incapacità di alcune persone di leggere qualcosa destinato a esseri inferiori come i babbani, lasciando intendere che un simile comportamento non rendeva certo quelle persone migliori dei babbani.
Oltre ad avere avuto ulteriori conferme dei sentimenti che Blaise doveva provare nei confronti di Pansy, null'altro sembrava scaturire dalle conversazioni tra i Serpeverde dell'ottavo anno e dai loro comportamenti.
Hermione Granger era già seduta al tavolo dell'ufficio dei Capiscuola e Prefetti, quando Draco la raggiunse.
La Grifondoro aveva di fronte la Mappa del Malandrino, ma non le stava prestando molta attenzione, intenta com'era a scrivere quacosa su una pergamena.
«Ciao, Malfoy, dammi un attimo; ho quasi finito», lo accolse la voce distratta della ragazza, mentre intingeva la piuma nel calamaio.
Draco sbirciò oltre le spalle della Granger e capì subito che la ragazza stava scrivendo ai due membri mancanti del Trio dei Miracoli; San Potty e Lenticchia.
«Come stanno Potter e Weasley? Pronti a diventare Ministro e Vice Ministro della Magia?», chiese Malfoy, con tono derisorio, cercando di non pensare troppo al motivo per cui sentisse lo stomaco sottosopra per la gelosia.
La Granger scrollò le spalle: «Entusiasti del corso per diventare Auror, anche se dicono di sentire la mia mancanza», gli occhi scuri della ragazza brillavano di divertimento, quando incontrarno quelli grigi di Draco: «Nei corsi pratici stanno andando piuttosto bene, ma temono che gli scritti non saranno altrettando facili, non senza i miei appunti e il mio aiuto».
Draco si ritrovò a ridacchiare a quelle parole, poi lo sguardo gli cadde sulla foto di un bambino dai buffi capelli color acquamarina, in braccio a una signora che non aveva mai visto, ma che aveva un'aria familiare, e il sorriso gli si congelò in volto.
Il bambino sorrideva, mostrando con quello che sembrava orgoglio l'unico dente che aveva, uno degli incisivi inferiori, e la donna, che lo sorreggeva, indicava con un sorriso l'obiettivo della macchina fotografica.
Draco non conosceva il nome dell'infante, ma non aveva dubbi su chi fosse la donna; la somiglianza tra quel volto, quello di sua madre e quello di zia Bellatrix era straordinaria.
«Oh, vedo che hai trovato la foto di Teddy!», esclamò Hermione, sorridendo con fin troppo calore all'espressione gioiosa del bambino.
«Teddy?», ripeté Draco, con un'espressione a dir poco schifata: «È un nome babbano?»
Hermione sollevò gli occhi al cielo, mostrando la sua espressione maggiormente indispettita: «Il nome completo è Edward Remus Lupin».
Draco sapeva che sua cugina aveva sposato il Professor Lupin, sapeva anche che avevano avuto un bambino; quello che non aveva mai saputo, fino a quel momento, era il nome del figlio.
Per quanto Andromeda Black fosse stata allontanata dalla famiglia dopo il suo matrimonio con un natobabbano, sua madre si era sempre tenuta informata sugli sviluppi della sua vita. Draco sapeva che Narcissa aveva anche ingaggiato un investigatore privato per qualche tempo e che ogni Natale, in gran segreto, spediva del denaro o regali molto costosi ai signori Tonks. Draco ricordava di averle chiesto il motivo una volta, quando aveva accompagnato sua madre ad acquistare un costosissimo servizio da té, e sua madre gli aveva detto, con un sorriso triste, di essere prima di tutto una sorella e che la famiglia era molto più importante di qualche sciocca idea sulla purezza del sangue.
Draco ai tempi non aveva capito, forse perché suo padre gli aveva sempre detto che essere l'erede di due importanti famiglie Purosangue era più importante di molte altre cose, o forse perché non aveva mai avuto fratelli o sorelle e la sua solitaria infanzia non gli permetteva di poter capire, per paragone, ciò che sua madre intendeva.
Guardando quella foto però e notando le leggere somiglianze tra lui e quel bambino — il colore degli occhi, la forma del naso — a Draco sembrò, anche se con anni di ritardo, di capire molte cose che sua madre aveva provato a spiegargli, ma che lui era stato troppo disattento per capire.
«Stai bene, Malfoy?»
Gli occhi grigi del Serpeverde incontrarono quelli scuri di Hermione Granger e annuì: «Sì, sto bene», poi Draco tornò a guardare la foto: «Sembra un bambino felice».
«Sì, penso che lo sia», disse la ragazza, sorridendo tristemente: «Ma soffrirà molto, quando capirà ciò che la guerra gli ha portato via».
«Lui è...? Sai...», Draco si morse il labbro, incapace di dire la parola licantropo, ma sembrò non essercene bisogno, perché la Granger parve leggergli negli occhi quello che intendeva: «No, non lo è».
Draco annuì, rasserenato: «Bene; orfano e... licantropo sarebbe troppo per chiunque», disse, posando nuovamente la foto — immobile e babbana — di fronte alla ragazza.
La Granger, con un semplice incantesimo non verbale dublicò l'oggetto e porse l'originale a Malfoy: «Tienila, potresti mostrarla a tua madre, magari è tempo che vecchi rancori familiari cessino una volta per tutte».
Fu in quel momento che Draco raccontò ad Hermione Granger, l'ultima ragazza a cui pensava avrebbe confessato certe cose, che Narcissa Black in Malfoy non aveva mai smesso di voler bene a sua sorella, Andromeda Black in Tonks, e che per anni sua madre aveva inviato doni e soldi ad ogni Natale, a volte qualcosina anche per i compleanni o l'anniversario di matrimonio, senza ricevere mai niente in cambio.
«Immagino che sia una situazione difficile», constatò alla fine la Grifondoro, appoggiando la mano su quella di Draco, quella che non stringeva la foto tra le dita: «Ma penso che ad Andromeda farebbe molto piacere avere l'occasione di rivedere te e tua madre, ora che la guerra è finita. In momenti come questi la famiglia può essere di conforto».
Draco non si irrigidì e non si allontanò quando le dita della Granger s'intrecciarono dolcemente alle sue, trasmettendogli una sensazione di calore, che lo fece sorridere.
Per qualche secondo nell'Ufficio dei Capiscuola e Prefetti non si sentì altro suono, oltre ai respiri regolari dei due ragazzi.
Fu Hermione a sciogliere la stretta tra le proprie dita e quelle del Serpeverde e fu sempre lei a spezzare il silenzio: «Domani è sabato e ancora non abbiamo scoperto chi si nasconde dietro ai racconti».
Il tono della ragazza sembrava spazientito, forse anche un po' preoccupato.
Draco invece era rilassato; in fondo cosa sarebbe potuto accadere di male?
***
Buonsalve popolo di Wattpad!
Lo so.
Anche in questo capitolo sembra non succedere nulla di particolarmente entusiasmante, ma mi serviva per mostrare come sta procedendo la tregua tra Draco ed Hermione.
Prometto che dal prossimo torneranno ad esserci scene interessanti!
Cosa ne pensate del rapporto che si sta creando tra i due protagonisti e della loro sempre maggiore comprensione reciproca?
Per quanto riguarda gli altri personaggi abbiamo un po' di informazioni in più su di Blaise, che verranno approfondite nel prossimo capitolo, Luna e Ginny sembrano essere la compagnia ideale per Hermione durante lo studio e Draco vede per la prima volta una foto di Andromeda e Teddy.
Per quanto riguarda Narcissa, dite che l'ho dipinta in modo troppo positivo? O trovate verosimile che, malgrado Andromeda sia stata allontanata dalla famiglia Black, tra sorelle continui comunque ad esserci un flebile rapporto?
Fatemi sapere!
Come sempre ricordo che potete trovarmi anche su Instagram, il nome dell'account è lazysoul_efp.
Un bacio,
LazySoul_EFP
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