6. La Lunaria
6. La Lunaria
I love you since this morning
Not just for aesthetic
(Måneskin, "I wanna be your slave")
Draco Malfoy non riusciva a distogliere lo sguardo dalla silhouette di Hermione Granger.
La studiava a lezione, in biblioteca, nella serra numero quattro (luogo in cui si tenevano le lezioni dell'ottavo anno di Erbologia), lungo i corridoi, in Sala Grande...
Non c'era luogo in tutta Hogwarts in cui gli occhi grigi di Draco Malfoy non sembravano in grado di seguire il corpo tentatore di Hermione Granger.
Ovviamente non era possibile per Draco seguire la ragazza all'interno della torre di Grifondoro e al dormitorio rosso-oro, ma Hermione era talmente abituata a quello sguardo su di sé che le sembrava di averlo sempre addosso.
Hermione Granger si sentiva osservata anche quando si faceva la doccia, quando si cambiava per poi coricarsi nel letto a baldacchino del dormitorio, quando si rigirava nel letto, incapace di dormire, febbricitante.
La tortura durò una settimana intera; Hermione era tanto impaziente sabato sera, da affrettare il passo, mentre si dirigeva verso la serra numero quattro.
La porta era aperta, la Professoressa Sprite non si vedeva da nessuna parte e un paio di candele svolazzavano, accese, a un paio di metri da terra.
Hermione notò subito la bottiglia di vino elfico, con due calici vuoti accanto, posta su uno degli alti banchi che venivano utilizzati durante le lezioni di Erbologia.
L'incontro per raccogliere la Lunaria era stato rimandato di qualche ora, a causa di un fortuito incidente; uno studente del secondo anno era stato ricoverato in Infermeria per cause misteriose e tutti i professori erano stati chiamati per assisterlo. Si diceva che il bambino avesse un cognome importante nel Mondo Magico e che la Preside McGrannit in persona si fosse scomodata a scrivere una missiva ai genitori del pargolo.
«Puntuale come sempre».
La voce di Draco Malfoy giungeva da una zona d'ombra alla destra di Hermione, che spostò istantaneamente lo sguardo; così da vedere la figura del ragazzo colpita dalla fioca luce delle candele.
Hermione sorrise: «Ne dubitavi, forse?»
Draco mosse la bacchetta e la bottiglia di vino si aprì, per poi iniziare a versare il proprio contenuto color rosso scuro nei calici vuoti.
«Vorrei proporre un brindisi», disse il ragazzo, porgendo personalmente un bicchiere alla ragazza. Quando le loro dita si sfiorarono, una scarica d'impaziente desiderio li lasciò senza fiato per qualche secondo.
«Un brindisi?», chiese Hermione, cercando di celare allo sguardo avido del Serpeverde le proprie gote arrossate e le dita tremanti.
Malfoy si avvicinò alla ragazza, fino a sentire il dolce profumo della sua pelle, mescolarsi all'odore di terriccio e umidità della serra numero quattro.
«Sì, un brindisi», disse Draco, sollevando il calice: «A noi».
Hermione fece scontrare la sottile superficie del proprio bicchiere contro quella del ragazzo e ripeté, con un filo di voce: «A noi».
Bevvero poco, quanto bastava per cancellare l'arsura che sentivano in gola, poi i calici tornarono sul banco e le mani, ora libere, s'intrecciarono tra loro.
Le dita pallide e delicate di Draco avvolte a quelle forti e olivastre di Hermione.
«Darmi appuntamento nella serra dove ci siamo baciati per la prima volta tanti mesi fa... Non ti facevo tanto romantico, Malfoy», disse la Grifondoro, lasciando un leggero bacio sul polso bianco, striato di vene blu, del ragazzo.
Draco sorrise e spostò il volto di Hermione, in modo da poterla baciare sulla guancia morbida e profumata: «Questo perché ancora non mi conosci abbastanza».
«Forse hai ragione, ma vorrei», disse la ragazza, le labbra ad un soffio da quelle del Serpeverde: «Vorrei conoscerti abbastanza».
La bocca di Draco si premette contro quella di Hermione, vorace e passionale, dando vita ad un lungo bacio che fece perdere ad entrambi il respiro.
Dopodiché, tutto sembrò succedere in un istante — mani frettolose, fruscio di abiti, gemiti sommessi, respiri affannati — proprio come era successo la prima volta, quando in quella stessa serra, al buio, si erano baciati; in un primo momento incerti e timidi, poi famelici e impazienti.
Un calice cadde a terra — vittima innocente della foga del momento — frantumandosi in mille pezzi e versando il proprio contenuto sul terriccio.
Draco sorrise contro le labbra di Hermione, ebbro di felicità.
Hermione era sul punto di piangere per l'emozione di sentire, dopo giorni e giorni di lontanaza, la pelle di Draco contro la sua, le dita delicate intrecciarsi ai suoi ricci, il respiro infrangersi contro il suo volto.
La rispettiva conoscenza intima era giunta al punto in cui Draco conosceva perfettamente dove Hermione volesse essere toccata e in che modo, dove si trovassero le sue zone erogene e quanto le piacessero i baci sul collo. Hermione possedeva ormai una mappa mentale del corpo di Draco, percorreva le vene — fiumi e affluenti sulle pianure pallide della pelle — la bionda peluria — boschi rigogliosi — e le piccole efelidi e i nei sulla schiena — piccoli centri abitati, grandi città, metropoli.
Consumarono la loro passione sul banco in legno, ignorando la caduta della bottiglia di vino elfico e del calice, precedentemente sopravvissuto alla loro foga, poi rimasero stretti, entrambi soddisfatti e percorsi dai brividi del post orgasmo.
Il volto di Hermione era premuto contro la spalla e il collo di Draco, dove lasciava baci leggeri e sussurri pieni di dolcezza.
Il naso di Draco affondava tra i ricci indomabili di Hermione, intento a memorizzare con precisione l'odore unico della pelle della ragazza.
«Dovremmo andare, prima che arrivi qualcuno a raccogliere la Lunaria», disse Hermione, controvoglia: «Vorrei rimanere tra le tue braccia per sempre».
Le labbra di Draco sfiorarono il lobo dell'orecchio di Hermione: «Si potrebbe fare, basta che tu mi sposi».
La risata nervosa della ragazza non ferì il Serpeverde; sapeva che le sue parole non sarebbero state prese sul serio, ma c'era tempo. Erano sopravvissuti alla guerra, Voldemort era stato sconfitto dall'eroico San Potty, Draco era innamorato di Hermione Granger e avrebbe fatto di tutto pur di tenerla vicina.
Per sempre.
Blaise Zabini terminò la lettura del racconto e osservò gli occhi scuri e attenti di Pansy su di sé.
«Questo non è un racconto di Milly», disse la ragazza, sollevando un sopracciglio sottile e curato: «Ti sei dato alla scrittura di racconti erotici, Blaise?»
Sul volto del Serpeverde comparve un sorriso furbesco: «Penso di aver capito qual era il problema negli altri racconti: non avevano un'ambientazione precisa, non richiamavano i fatti reali... Questo invece è perfetto e sono certo che avrà successo».
«E con successo, correggimi se sbaglio, intendi l'accoppiamento di Draco e la Granger in una serra buia, umida e sporca?», chiese Pansy, arricciando le labbra.
«Esattamente», disse Blaise, gli occhi che gli brillavano per l'emozione.
Pansy sospirò e tornò alla stesura del tema di Difesa Contro le Arti Oscure per Goyle: «Contento tu, contenti tutti...»
«Oh, Pansy, non fare così. Ti sei offesa perché l'ho scritto senza di te? Il prossimo lo scriviamo insieme, promesso!»
Le labbra della ragazza si arricciarono in un timido sorriso: «Ci sarà da divertirsi, allora».
Il cuore di Blaise iniziò a battergli in gola: «Puoi contarci».
°◊°◊°◊°
Hermione arrivò alla serra numero quattro con le ginocchia che sembravano incapaci di sostenerla e il volto pallido di chi aveva appena visto un fantasma.
In realtà aveva effettivamente visto uno spettro, durante il tragitto dalla torre di Grifondoro alle serre, solo che non era stata la figura perlacea della Dama Grigia a provocarle una reazione simile.
A lasciarla tanto scossa era stata la pergamena con la scritta "Leggimi", un appuntamento fisso ormai, appesa sul muro di fronte all'ingresso della sala comune Grifondoro.
Aveva dovuto inventarsi una scusa con Neville e Ginny — l'ennesima bugia — per poter strappare dalla parete quel pezzo di pergamena, senza che nessuno la vedesse.
Poi si era appoggiata al muro e nel corridoio deserto aveva letto riga dopo riga, parola dopo parola, di quel nuovo racconto erotico.
Aveva notato subito l'ambientazione diversa dal solito: Hogwarts, in quel racconto il Draco Malfoy e la Hermione Granger fittizi si muovevano tra le mura di Hogwarts. Ma ciò che l'aveva lasciata davvero senza parole, era stato l'accenno alla Lunaria e alla serra numero quattro, verso la quale si stava dirigendo, prima di trovare la pergamena a lei indirizzata.
Una volta arrivata a leggere le ultime due parole — quel "per sempre", che sembrava una minaccia, più che una promessa — Hermione prese un profondo respiro, piegò la pergamena fino a farne un minuscolo quadratino e la nascose nella tasca interna del mantello.
Il tragitto era stato a dir poco atroce.
Tutto quello che la mente di Hermione era stata in grado di riproporle, erano state le scene di ciò che aveva letto nella pergamena, intermezzate da immagini vivide del reale Draco Malfoy.
Malfoy a colazione, Malfoy annoiato a lezione, Malfoy sporco d'inchiostro sul mento, Malfoy concentrato in biblioteca...
Una volta arrivata di fronte alla serra numero quattro, Hermione era quasi nauseata dai suoi stessi pensieri — forse, perché aveva iniziato a rendersi conto che l'interesse che iniziava a nutrire nei confronti di Malfoy poteva essere qualcosa di più di una semplice e passeggera ossessione.
La Professoressa Sprite la accolse con un enorme sorriso — a cui Hermione rispose con una timida smorfia, che avrebbe dovuto essere un sorriso — per poi condurre la ragazza all'unico tavolo in legno che era rimasto vuoto e sul quale erano disposte tre piante di Lunaria.
Nella serra numero quattro, quella sera, oltre alla docente, si potevano contare una decina di persone, tutte munite di guanti in gomma — i fiori di Lunaria tendevano a macchiare le dita di giallo — e di espressioni più o meno felici.
L'unico che sembrava sprizzare gioia da tutti i pori era Neville, in coppia con la sua ragazza, Hannah Abbott, al tavolo dietro si trovavano Ginny e Luna, entrambe sembravano poco entusiaste dell'imminente attività, poi c'erano Goyle e Nott, che dovevano scontare un'ora di detenzione per aver rubato una pianta di Draconcello e averla nascosta sotto al letto di Draco Malfoy, la sera precedente.
Dalle voci che circolavano quel sabato mattina a colazione, lo scherzo avrebbe dovuto semplicemente far passare la notte in bianco al ragazzo, ma aveva finito col tenere alzato mezzo dormitorio maschile, a causa dei versi minacciosi prodotti dalla pianta; Lumacorno e la Preside erano intervenuti, prima che il Draconcello riuscisse a bruciare l'intera sala comune Serpeverde.
Hermione indossò i guanti, scambiando un cenno di saluto Con Neville, Luna e Ginny, alla sua sinistra, poi iniziò subito a lavorare, raccogliendo con meticolosa attenzione i fiori gialli della Lunaria.
La porta della serra si aprì altre due volte; facendo entrare prima Padma e Calì, poi Elisabeth Craig (Grifondoro) e Rudolph Tallis (Corvonero), che si diceva avessero una storia, ma Hermione non aveva mai visto i due ragazzi in atteggiamenti particolarmente intimi.
Le orecchie di Hermione si colorarono di un intenso magenta, quando realizzò come neanche Dean e Seamus, prima della settimana precedente, le avessero mai dato motivo di sospettare che tra di loro ci potesse essere qualcosa di più di una profonda amicizia, eppure aveva visto con i propri occhi i due ragazzi baciarsi in un'aula deserta...
«Granger».
Hermione si spaventò, tanto da far cadere il contenitore in cui stava raccogliendo i fiori di Lunaria a terra.
Gli occhi scuri — resi grandi e tondi dallo sgomento — si posarono sul volto pallido di Malfoy e, per un paio di secondi, Hermione non riuscì a parlare, poi balbettò un saluto (incomprensibile anche alle sue orecchie) e osservò, con profondo imbarazzo, l'espressione divertita sul viso del Serpeverde.
«Siamo maldestre questa sera», disse Malfoy, prima di lanciare un paio di semplici incantesimi e di far tornare il contenitore pieno di fiori gialli, tra le mani di Hermione.
Il nodo allo stomaco s'intensificò tanto da lasciarla momentaneamente senza fiato, poi la Grifondoro tornò al proprio lavoro, decisa a non sollevare più lo sguardo su Draco Malfoy quella sera.
Ne andava della sua salute mentale.
°◊°◊°◊°
Draco Malfoy non riusciva a spiegarsi quale potesse essere il motivo dietro allo strano comportamento di Hermione Granger, quella sera.
Anzi, se doveva essere del tutto onesto, non riusciva a raccapezzarsi proprio di ciò che era successo alla ragazza nell'ultima settimana.
Poteva capire di averla sconvolta chiedendole scusa il sabato precedente; scusarsi solitamente non rientrava in ciò che era abituato a dire, soprattutto se la beneficiaria delle sue scusa era Hermione Mezzosangue Granger; ma lo strano comportamento della ragazza poteva essere imputabile a quel singolo tentativo di Draco di fare ammenda?
Osservò con la coda dell'occhio il profilo della sua compagna di banco, quella sera; la sua espressione concentrata, mentre staccava i fiori di un colore giallo acceso e li riponeva nel contenitore che stringeva nella mano sinistra.
Draco ripensò a quando, arrivando, l'aveva salutata; l'incapacità di lei di parlare, le mani che le tremavano appena e, ai suoi piedi, i fiori della Lunaria sparpagliati come luminose costellazioni sullo sfondo scuro del terriccio.
Hermione Granger gli era sembrata colta da un'emozione che, per qualche istante, gli era sembrato desiderio.
«Cosa vuoi?!», esclamò con un filo di voce la Grifondoro, voltando il capo verso di lui.
Draco, preso in contropiede, socchiuse le labbra e sentì chiaramente le sue guance tingerglisi di rosa; non si era reso conto di esser rimasto a fissare la ragazza tanto a lungo da attirarne l'attenzione.
«Niente», disse il Serpeverde alla fine, per poi tornare a dirigere lo sguardo verso la pianta di Lunaria che aveva di fronte.
La Granger sembrò soddisfatta di quella risposta, dato che non chiese ulteriori chiarimenti, e Malfoy si sentì sollevato di poter tornare ai propri malsani pensieri.
Poteva essersi sbagliato? Poteva aver frainteso la reazione della ragazza? Poteva non esser stato desiderio quello che aveva intravisto negli occhi grandi e lucidi di Hermione Granger?
Draco prese un profondo respiro e considerò saggio fare un passetto indietro, nella giungla dei suoi pensieri.
La domanda non era se il desiderio ci fosse stato o meno, la domanda importante era: perché gli stava facendo battere forte il cuore l'idea che quello sguardo febbricitante fosse diretto a lui?
Improvvisamente accaldato dai suoi stessi pensieri, Draco slacciò gli alamari del proprio mantello e se lo sfilò, abbandonandolo sul banco vuoto alle sua spalle, per poi tornare a dedicarsi alla raccolta della Lunaria.
«Ti è caduto...», la voce della Granger s'interruppe bruscamente e un'espressione sconvolta le stravolse i lineamenti.
Quando Draco abbassò lo sguardo, per notare cosa aveva raccolto da terra la Grifondoro, il suo volto sbiancò.
Tra le dita di Hermione Granger si trovava la pergamena, con la vistosa scritta "Leggimi", che Draco aveva trovato sulla parete di fronte alla sala comune Serpeverde, quando era uscito per raggiungere la serra numero quattro. Draco non si era fermato a leggerla, malgrado la curiosità; si era limitato a mettere la pergamena nella tasca del mantello e a camminare con passo sostenuto, dato che era già in ampio ritardo per la stupenda serata di sfruttamento, che lo attendeva.
Malfoy allungò la mano, per sfilare la pergamena dalle dita della ragazza, ma la Grifondoro fu più veloce e fece un passo indietro, gli occhi fissi sul volto del Serpeverde.
Per qualche secondo non successe niente, Draco rimase a fissare la Granger, chiedendosi che intenzioni avesse; mentre gli occhi della ragazza si facevano impossibilmente grandi.
«Dobbiamo parlare», disse infine lei, spostando lo sguardo dalla pergamena al volto di Malfoy: «Non qua, dopo, nell'Ufficio dei Capiscuola e Prefetti».
Draco, con la fronte aggrottata e un'espressione di puro stupore, pose l'ovvia domanda: «Perché?»
Hermione non disse niente, si limitò ad estrarre dalla tasca interna del proprio mantello un foglio di pergamena.
In un primo momento Draco pensò che la Grifondoro fosse impazzita, poi notò la scritta "Leggimi", fin troppo familiare, e l'incredibile somiglianza tra le due pergamena che Hermione stringeva tra le mani e gli occhi gli si sbarrarono per la sorpresa.
Quando Draco recuperò il dono della parola, tutto quello che potè dire fu: «Sì, dobbiamo parlare».
***
Buonsalve popolo di Wattpad!
Per prima cosa: chiedo scusa per il leggero ritardo, poi, qualche precisazione:
- Sono poche le informazioni che sono riuscita a trovare sulla Lunaria, soprattutto in italiano, quindi ho deciso di inventarmi qualcosina (come ad esempio il fatto che i fiori macchino la pelle).
- Altra cosa che sono abbastanza certa non vi tornerà: sì, le pergamene hanno su di loro, quando Blaise e Pansy le lasciano in giro, uno specifico incantesimo che permette solo a Hermione o a Draco di vederle, ma questo incantesimo svanisce una volta che la pergamena viene toccata dalla persona a cui è destinata. Un paio di capitoli fa, infatti, Pansy comunica a Blaise di aver visto Draco dirigersi verso l'aula ventisei con la pergamena in mano. Ecco perché Hermione è in grado di vedere la pergamena di Draco quando cade.
Se avete ulteriori dubbi o domande, non esitate a chiedere!
Cosa ne pensate del capitolo? Personalmente sono molto emozionata, questo è un punto di svolta nella trama e, anche se sono ancora incerta sui dettagli, sono certa che ne vedremo delle belle, andando avanti!
Come sempre vi ricordo che potete segurmi su Instagram, il nome dell'account è lazysoul_efp, e su Ko-fi, di cui trovate il link per la mia pagina nella bio.
Un bacio,
LazySoul_EFP
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