12. Contraddizioni




Buonsalve!

Piccolo avvertimento:

Solitamente i capitoli si compongono di tre parti; questa volta invece temo che dovrete accontentarvi di due soli punti di vista (ciò non va ad intaccare la lunghezza del capitolo, anzi...)

Buona lettura!





12. Contraddizioni


Mi contraddico? Ebbene si, mi contraddico. Sono vasto, contengo moltitudini.

(Walt Whitman)



Blaise Zabini non era stupido, anzi si poteva dire che andasse molto fiero della suo sottile acume e delle sue spiccate capacità intuitive.

Ecco perché, quando iniziò ad assistere, con sempre maggiore frequenza, agli sguardi che Draco Malfoy ed Hermione Granger si lanciavano, da quel secondo sabato di Ottobre, il Serpeverde capì che doveva essere successo qualcosa di fisico tra i due Capiscuola.

Ovviamente non poteva sapere nei dettagli cosa, ma era pronto a giurare che il suo piano geniale fosse finalmente giunto a compimento.

Fu costretto, dalla propria impazienza ed eccitazione, ad interrompere Pansy durante una sua sessione di studio per raccontarle ogni suo sospetto.

Era domenica pomeriggio quando Blaise trovò Pansy ad uno tavolo della sala comune Serpeverde, intenta a scrivere il tema di Babbanologia sul romanzo babbano che le era stato assegnato dalla professoressa Tulip.

Blaise notò subito le profonde occhiaie sotto agli occhi dell'amica, ma non si preoccupò più di tanto; non era certamente la prima volta che Pansy esagerava, sobbarcandosi di troppo lavoro, e finiva col passare qualche notte in bianco pur di guadagnare qualche galeone in più.

«Sono abbastanza certo che Draco Malfoy ed Hermione Granger abbiano iniziato a fare sesso».

Pansy sussultò vistosamente e Blaise non ebbe tempo di offendersi — per quella reazione che dimostrava come la ragazza fosse stata troppo assorta nei suoi compiti, per rendersi conto dell'amico seduto da almeno due minuti accanto a lei — dato che i bellissimi occhi, sbarrati dalla sorpresa, della ragazza erano nei suoi.

Blaise si ritrovò a chiedersi da quanti giorni lui e Pansy non condividessero un momento di simile solitudine — un momento in cui il resto delle persone facevano da sfondo alla loro conversazione senza potercisi intromettere, un momento in cui c'erano soltanto loro due, vicini, a parlare di qualcosa che non riguardasse per forza i compiti, la qualità del cibo in Sala Grande o il meteo.

Fu con una fitta di sconcerto e malessere che si rese conto che non parlava da solo con Pansy da almeno tre giorni.

Ricordava l'ultima volta che aveva avvicinato l'amica in biblioteca; le aveva chiesto quando avrebbero potuto incontrarsi, per leggere insieme il nuovo racconto, così da avere la sua opinione al riguardo, e Pansy gli aveva detto con freddezza e una scrollata di spalle che non aveva tempo da perdere.

Si erano parlati i giorni successivi a quello sfortunato incontro, ovviamente, ma Blaise aveva evitato l'argomento "racconti erotici", convinto che non valesse la pena disturbare ulteriormente Pansy.

Ora però si trovava accanto a lei, proprio con l'intento di tenerla aggiornata su quel fronte e per qualche secondo, nel notare la stanca irritazione nello sguardo dell'amica, il sorriso gli si affievolì sulle labbra e il dubbio di aver sbagliato iniziò a premere contro il suo petto.

Forse quello non era il momento adatto per importunare Pansy con le sue sciocchezza.

Pansy si passò le mani sul viso, stroppicciando la pelle e gli occhi con gesti fiacchi, poi tornò a fissare Blaise, il volto arrossato dal recente sfregamento e gli occhi più stanchi che mai.

Blaise dovette stringere le mani a pugno contro i fianchi per impedirsi di allungare le braccia e stringere Pansy in un abbraccio, certo che l'amica non avrebbe gradito un simile sfoggio di affetto.

«Come fai a dirlo?», chiese alla fine Pansy, sistemandosi con veloci e meticolosi gesti, la fragetta sulla fronte.

Blaise sentì il peso sul proprio petto sollevarsi e capì che, ancora una volta, Pansy era disposta a mettere da parte ciò che stava facendo per dedicargli tutte le attenzioni che necessitava. A volte, quando succedeva, Blaise si sentiva come un bambino egoista e appiccicoso.

«Non hai notato gli sguardi che si scambiano da ieri?», chiese il ragazzo con tono cospiratorio, anche se sapeva con certezza che la risposta alla sua domanda era negativa.

Pansy scosse il capo e la frangetta le si spostò nuovamente, mostrando agli occhi attenti di Blaise uno spicchio di fronte pallida.

«Si guardano come se volessero spogliarsi con gli occhi».

Le guance di Pansy si colorarono di un soffuso rossore e Blaise sentì una fitta di desiderio nello stomaco, nel rendersi conto che anche lui, in quel preciso momento, stava fissando l'amica con malcelato interesse.

«Sono convinto che il racconto di ieri sia stato effettivamente la goccia che ha fatto traboccare il calderone. Draco Malfoy ed Hermione Granger provano attrazione l'uno per l'altra».

Pansy annuì pensierosa.

Blaise osservò il modo in cui la ragazza giocherellava con la piuma d'oca che aveva tra le dita, mentre si mordeva il labbro e osservava una delle finestre della sala comune Serpeverde, da cui filtrava la luce verdastra del Lago Nero.

«Ora?»

Gli occhi di Pansy tornarono a fissarsi in quelli di Blaise.

«Ora che hai ottenuto quello che volevi, cosa si fa?»

Blaise Zabini s'irrigidì appena, rendendosi conto di non avere propriamente una risposta a quella domanda.

Aveva davvero ottenuto quello che voleva?

Blaise non ne era sicuro.

Così come non era sicuro di cosa fosse, nello specifico, quello che voleva ottenere.

«Ora contintueremo ad osservarli e a goderci lo spettacolo», disse alla fine Blaise, scrollando le spalle: «Sono indeciso se continuare o meno con i racconti erotici però, tu cosa ne pensi?»

«Se hanno davvero iniziato a fare sesso, non vedo il motivo di continuare. Lo scopo delle pergamene non era unicamente quello di farli avvicinare?»

«Non proprio, speravo che potessero anche infastidire e portare scompiglio», ammise Blaise, mostrando uno dei suoi sorrisi più furbeschi e impertinenti.

«Sono certa che tu sia riuscito nel tuo intento, allora», lo rassicurò Pansy, ridacchiando.

Blaise sistemò con precisione la frangetta di Pansy, così da nascondere il sottile spicchio di fronte che aveva mostrato fino a quel momento, poi le sorrise calorosamente: «Hai ragione, ora devo trovare il modo di portare ulteriore scompiglio, ecco perché voglio invitare alcuni studenti selezionati delle altre case alla festa di Halloween di quest'anno».

Pansy parve confusa per qualche secondo, poi scoppiò a ridere: «Sei terribile!», disse con un filo di voce; ma più che rimprovero, Blaise vide ammirazione negli occhi dell'amica.

«Lo so, grazie. Per rendere le cose più interessanti, potremmo rendere obbligatorio l'abito da sera... o potremmo travestirci come fanno i babbani!»

Blaise notò con una punta di orgoglio che la stanchezza sembrava essere scomparsa del tutto dal volto della Serpeverde, sostituita da un'espressione più serena e salutare, merito sicuramente della conversazione che stavano avendo.

«Oppure potremmo obbligare gli invitati a presentarsi accompagnati».

La proposta di Pansy fece brillare di malizia gli occhi di Blaise.

«Geniale, Pansy, semplicemente geniale».


°◊°◊°◊°


Hermione Granger non era un'esperta di baci.

Viktor Krum era stato un baciatore abile, ma troppo esigente.

Hermione ricordava, con una punta di disagio e fastidio, tutte le volte in cui il ragazzo aveva cercato di trasformare i baci in qualcosa di più, qualcosa che Hermione si sentiva troppo piccola per esplorare con la maturità necessaria.

Timothy Wizalby era stato un baciatore timido e impacciato.

Hermione ricordava con un sorriso indulgente quello che c'era stato tra lei e il vicino di casa babbano — per cui aveva avuto una cotta fin da piccola — che solo all'età di diciassette anni aveva avuto il coraggio di avvicinare e invitare al cinema.

Era stata l'unica parte piacevole dell'estate che aveva preceduto il suo diciottesimo compleanno. Anche se la sua prima volta non era stata entusiasmante come aveva pensato sarebbe stata e Timothy le aveva mostrato quanto poteva essere imbarazzante trovarsi di fronte ad un altro corpo nudo senza sapere come comportarsi, Hermione conservava un bel ricordo di quel loro incontro.

Malgrado la scarsa esperienza, Hermione era certa, che Draco Malfoy fosse un bravo baciatore; attento, delicato, passionale.

Dopo quel loro primo primo bacio, che si erano scambiato nell'Ufficio dei Capiscuola e Prefetti il secondo sabato di Ottobre, ce n'erano stati altri.

Molti altri.

Le guance di Hermione si colorarono di un imbarazzante rosso fuoco al solo pensiero.

Non c'era giorno che Draco Malfoy non trovasse una scusa per allontanarla dalle sue mansioni da Caposcuola o dai compiti o dalle indagini, per attirarla in un'aula vuota o un bagno deserto con la promessa di baci, baci e ancora baci.

Hermione sapeva di non essere da meno, spesso era lei a fare il primo passo, a cercarlo sulla Mappa del Malandrino e raggiungerlo con gli occhi già lucidi di desiderio e le dita frementi per l'impazienza.

«Hermione?»

Hermione Granger sollevò lo sguardo dal volume di Trasfigurazione e incontrò l'espressione corrucciata di Ginevra Weasley.

«Sì? Hai bisogno?», chiese la ragazza, cercando di schiarire la mente da ogni pensiero riguardante Draco Malfoy, baci e aule vuote.

Ginny scosse il capo: «No, non ho bisogno. Mi chiedevo soltanto se stessi bene».

«Perché non dovrei?», chiese Hermione, ridacchiando nervosamente.

«Perché sono almeno venti minuti che fissi il libro di Trasfigurazioni in modo strano».

Hermione ebbe una manciata di secondi appena per prendere una decisione; avrebbe potuto mentire a Ginevra, dicendole semplicemente che effettivamente non si sentiva bene e che era arrabbiata per una lettera che le era arrivata da Harry e Ron — i quali sembravano aver preso la pessima abitudine di scriverle solo quando avevano problemi con la teoria, che stavano studiando, e mai per il semplice piacere di sentirla e chiederle come stesse — oppure avrebbe potuto dirle parte della verità e vedere come avrebbe reagito l'amica.

Alla fine Hermione chiuse il libro di Trasfigurazioni, osservò l'orologio della biblioteca e si alzò in piedi: «Andiamo a prendere una tazza di tè nelle cucine?»

Ginevra non si fece pregare, raccolse i suoi libri e con un sorriso rassicurante seguì l'amica.

Durante il tragitto Hermione rassicurò Ginny di stare bene, ma di avere tanti pensieri nella testa ultimamente e iniziò a lamentarsi del comportamento di Harry e Ron, giusto per sondare le acque e capire se l'amica fosse veramente in vena di confidenze.

Ginevra si mostrò molto comprensiva, più di quanto Hermione la credeva capace.

La giovane Weasley occupò parte del tragitto verso le cucine a utilizzare epiteti poco gentili nei confronti di Ronald e del suo cervello sottosviluppato, un'altra parte a lamentarsi dell'ingenuità di Harry e l'ultima parte a consigliare Hermione di far notare questo comportamento ai due ragazzi appena li avesse visti di persona.

Una volta arrivate a destinazione gli elfi furono più che disponibili a preparare dell'Earl Grey per entrambe e fu in quel momento che Hermione si fece coraggio e introdusse un nuovo e più spinoso argomento di conversazione.

«Ultimamente ho sempre da fare con i miei doveri da Caposcuola, lo sai, e più tempo passo chiusa in quell'ufficio con Malfoy, più mi rendo conto che forse non è soltanto il ragazzino viziato e crudele che ho sempre pensato fosse».

L'espressione di Ginevra si fece subito pensierosa e Hermione notò, con una punta di timore, che gli occhi dell'amica si assottigliarono e la scrutarono forse con un po' troppa insistenza.

Rimasero in silenzio per qualche istante, giusto il tempo necessario a Hermione per prendere un sorso di tè e bruciarsi la punta della lingua.

«È normale, no?», sbottò alla fine Ginevra, scrollando le spalle: «Ci facciamo un'idea delle persone e poi fatichiamo e vedere altro in loro oltre a quello che abbiamo sempre visto, ma siamo tutti esseri umani pieni di contraddizioni, no?»

Hermione annuì, anche se non era del tutto certa di aver capito dove volesse andare a parare l'amica.

«Di sicuro Malfoy è complicato», continuò Ginevra, mescolando distrattamente il contenuto della sua tazza: «E pieno di contraddizioni come chiunque altro. Non può essere solo "un ragazzino viziato e crudele", così come tu non sei solo Hermione Granger, migliore amica di Harry Potter e Salvatrice del Mondo Magico».

Hermione si sentì improvvisamente più tranquilla, mentre rifletteva sulle parole di Ginny.

Ovviamente aveva già avuto pensieri simili, sapeva che essere un essere umano voleva dire anche dover accettare le proprie contraddizioni e quelle altrui, eppure era talmente abituata a vedere certe persone come delle semplici figure in cartavelina — troppo sottili e trasparenti per poter nascondere qualcosa di nuovo — da dimenticarsi che il suo modo di vedere le cose non era universale.

Oltre a sentirsi più tranquilla, Hermione si sentì improvvisamente sciocca e immatura; Malfoy le aveva mostrato le sue contraddizioni, piccole crepe nella facciata che cercava di mantenere intatta per gli altri, tutto quello che la Grifondoro doveva fare era scavare più a fondo, lasciare che Malfoy si sfilasse definitivamente la maschera del "ragazzino viziato e crudele" e a sua volta lasciare da parte l'Hermione Granger amica di Harry Potter e Salvatrice del Mondo Magico ed essere semplicemente Hermione.

«Hai ragione, Ginny», disse alla fine la ragazza, sorridendo calorosamente all'amica: «Dovremmo parlare più spesso, a volte mi dimentico di quanto possa farmi bene parlare con qualcuno e non tenermi tutto dentro fino a implodere».

Hermione osservò il volto di Ginevra aprirsi in un sorriso e tornò a sorseggiare il suo tè, facendo attenzione a non bruciarsi la lingua.

«Sabato mattina, mentre non c'eri», iniziò a parlare Ginny ed Hermione sentì improvvisamente le spalle irrigidirlesi, nel ricordare perché non fosse con l'amica in biblioteca sabato mattina: «Ho promesso a Luna che l'avrei aiutata con la sua nuova rubrica sul Cavillo».

Ci fu una breve pausa, mentre Ginevra sorseggiava il suo tè e Hermione si chiedeva se le parole dell'amica contenessero un'accusa nei suoi confronti — "guarda cosa son stata costretta ad accettare mentre tu non c'eri..." — poi però Hermione notò il sorriso divertito sul volto di Ginevra e si sentì più tranquilla, come se le fosse stato levato un peso da sopra le spalle.

«Non lo credevo possibile, ma da quando abbiamo iniziato a lavorare insieme e a leggere tutte le lettere che le sono arrivate e a parlare, mi sento più serena».

Hermione posò la tazza di tè e allungò una mano sul tavolo in legno che le divideva, stringendo le dita dell'amica nelle sue: «Lo sai, che se hai bisogno puoi parlarmi di qualsiasi cosa, vero?»

Ginevra abbassò il volto, nascondendo quelle che a Hermione parvero lacrime, dietro ai capelli rosso fuoco: «Lo so, lo so».

Per qualche secondo rimasero in silenzio, poi Hermione sciolse la stretta delle proprie dita su quelle di Ginevra e tornò a sorseggiare il suo tè, osservando l'attività degli elfi intorno a loro, che si muovevano come in una danza nelle grandi cucine di Hogwarts, intenti a preparare la cena.

A Ginny bastarono una manciata di minuti prima di asciugarsi il volto e risollevare il capo: «Sto bene», disse con un filo di voce, prima di schiarirsi la voce e ripetere quelle due parole con maggiore convinzione.

Hermione decise di non insistere — anche se avrebbe voluto dire all'amica che non c'era nulla di male ad essere tristi, a non stare bene e ad ammetterlo e sfogarsi — e cambiò argomento.

Bastò introdurre l'argomento Quidditch, e chiedere a Ginevra cosa pensasse della partita Tassorosso contro Serpeverde, la prima dell'anno scolastico, per far tornare il sorriso sul volto della giovane Weasley.

Trascorsero ancora qualche minuto nelle cucine, poi, appena finirono il tè, Hermione accompagnò Ginevra in biblioteca, dove la lasciò in compagnia di Luna, per poi trovare un corridoio deserto e controllare la Mappa del Malandrino.

Hermione notò subito il nome di Draco Malfoy, che si trovava un piano sotto di lei, in un'aula studio con una manciata di Corvonero, Dean Thomas, Seamus Finnigan e le sorelle Greengrass.

Spinta dalla forza dell'abitudine, Hermione cercò anche i nomi di Theodore Nott e Blaise Zabini. Il primo stava avendo un tête-à-tête con Padma Patil nell'aula di Pozioni, mentre il secondo si trovava nella sala comune Serpeverde, in compagnia di Goyle e Bulstrode.

Una volta chiusa la mappa, Hermione prese un profondo respiro, pensò una manciata di secondi a quello che stava per fare, poi si avviò con passo veloce alle scale.

Impiegò pochi secondi a raggiungere l'aula studio in cui Draco Malfoy era seduto, intento a scrivere un tema, con i biondi capelli che gli coprivano gli occhi e la piuma incantata, in modo tale da trascrivere ciò che il ragazzo sussurrava con un filo di voce.

«Malfoy».

Hermione rimase immobile, incantata ad osservare il modo lento in cui il Serpeverde si morse il labbro inferiore, spezzò l'incantesimo che faceva muovere la piuma e sollevò i suoi occhi grigi, fino ad incontrare quelli scuri di lei.

Hermione sentì le ginocchia tremarle e si chiese come avesse fatto a non cadere a terra, dopo aver assistito a un simile gesto, tanto seducente da far pensare alla ragazza che Malfoy se lo fosse preparato appositamente per farle battere disordinatamente il cuore in petto.

«Granger», ricambiò il saluto lui, mantenendo un tono di voce basso e osservandola con un pizzico di sorpresa in volto: «Come posso aiutarti?»

Hermione deglutì, si guardò intorno e — quando notò che il resto degli studenti nell'aula studio sembravano trovare molto più interessanti i loro compiti, che la conversazione tra lei e Draco — si abbassò sul banco, appoggiandoci sopra una mano, e premette le labbra contro l'orecchio del Serpeverde.

«Potresti seguirmi nel Bagno dei Prefetti e baciarmi fino all'ora di cena, ecco come potresti aiutarmi».

Le parole di Hermione erano un sussurro a mala pena percettibile, ma la ragazza, con le guance rosse e gli occhi nervosi, controllò nuovamente i volti degli altri studenti nell'aula. Si sentì più tranquilla solo quando constatò che nessuno prestava loro attenzione.

Draco raccolse con gesti che Hermione notò essere particolarmente frettolosi le proprie cose, per poi affiancarla e sussurrare: «Andiamo?»

Hermione fece strada fino al Bagno dei Prefetti, non riuscendo a trattenersi dal lanciare spesso occhiate veloci e piene di desiderio al Serpeverde, che, accanto a lei, sembrava a sua volta incapace da levarle gli occhi di dosso.

Quando arrivarono a destinazione, Hermione lasciò cadere la propria borsa e il mantello all'ingresso, aiutando poi Malfoy a fare lo stesso.

Appena sentì le labbra calde e impazienti di Draco sulle sue, Hermione si lasciò sfuggire un gemito e avvolse le braccia intorno al collo del ragazzo.

Era dal giorno prima, da quando Draco l'aveva raggiunta in biblioteca e l'aveva attirata verso uno stanzino vuoto del quarto piano, che non si stringevano l'uno all'altra con la stessa foga.

Quella mattina, prima delle due ore di Incantesimi, Hermione era riuscita a rubare dieci minuti a Malfoy, mentre percorrevano il corridoio diretti a lezione, per chiedergli se avesse scoperto qualcosa di nuovo e utile all'indagine, ma oltre alle poche parole piene di sconforto che si erano scambiati, non c'era stata occasione di esplorare l'attrazione reciproca, che da poco avevano entrambi scoperto.

In quel momento invece, nascosti dagli altri studenti nel Bagno dei Prefetti, avvolti dal silenzio e dal bianco marmo della stanza, Hermione si sentiva calma e impaziente allo stesso tempo; una contraddizione che aveva imparato negli ultimi giorni a collegare a Malfoy, l'unico in grado di suscitare in lei sentimenti tanto contrastanti.

«Posso?»

La domanda di Draco colse Hermione di sorpresa e la lasciò senza parole per qualche secondo, poi la ragazza annuì con trasporto e aiutò il ragazzo a sfilarle il maglione della divisa.

Fino a quel momento si erano limitati ai baci e alle carezze sopra i vestiti; era stata Hermione a dettare quella regola, proprio nel momento in cui avrebbe voluto strappare di dosso a Draco la divisa scolastica. Aveva imposto quel limite per cercare di controllare se stessa e il proprio desiderio, più che Malfoy, ma se ne era pentita quasi subito, rendendosi conto della futilità della propria reticenza.

Le mani di Draco si avvolsero intorno ai seni della ragazza, coperti dal reggiseno e dalla camicia bianca della divisa, ed Hermione gemette per quella nuova sensazione, premendo con maggiore foga le labbra contro quelle di Malfoy e iniziando a muovere il proprio bacino contro quello del ragazzo.

Draco ridacchiò e sussurrò qualcosa che somigliava molto a: «Non vado da nessuna parte, Granger», ma Hermione era troppo distratta per rispondere e lasciò semplicemente che le sue mani sfilassero con un gesto impacciato il maglione di Malfoy, prima di premerlo nuovamente contro di sé.

«Hai presente...», iniziò a dire Hermione, prima di interrompersi, col volto in fiamme, nel sentire l'affanno nel suo tono di voce.

Aspettò una manciata di secondi, prendendo profondi respiri per calmare il battito del proprio cuore, prima di riprovarci: «Hai presente la regola sul tenere i vestiti addosso? Penso che potremmo eliminarla, che dici?»

Draco rise ed Hermione si fece subito contagiare dal genuino divertimento, che scaturiva dalla bocca di Malfoy e sorrise a sua volta.

«Mi stai dicendo che dopo tre giorni di agonizzante tortura potrò finalmente vederti senza reggiseno?», disse Draco, prima di rubarle un bacio e morderle scherzosamente il labbro inferiore.

Hermione sorrise e, prima di lasciarsi bloccare dall'imbarazzo, iniziò a slacciarsi i bottoni della camicia.

Draco seguì quel gesto con occhi famelici e le labbra socchiuse, poi iniziò a sfiorare la pelle che veniva esposta al suo sguardo con gesti languidi e curiosi; tocchi che finirono con liberare Hermione di ogni imbarazzo, incitandola a continuare.

«Ora tocca a te», disse la ragazza una volta rimasta con solo il reggiseno bianco in cotone a coprirle il petto.

Draco rimase immobile a lungo, le mani congelate sulla pelle morbida di Hermione e gli occhi abbassati, poi il ragazzo fece un passo indietro, mettendo distanza tra il suo corpo e quello della Grifondoro: «Sei sicura, Granger?»

In un primo momento Hermione non capì, poi lo sguardo le scivolò sulle braccia di Draco e sull'ombra scura che poteva intravedere attraverso il tessuto chiaro della camicia del ragazzo, all'altezza del suo avambraccio sinistro, e all'improvviso l'entusiasmo provato fino a quel momento scivolò via, lasciando dietro di sè incertezza e timore.

Prima che Hermione potesse convincersi che no, non aveva paura del Marchio Nero e sì, voleva vedere il torso pallido e nudo del Serpeverde, Draco prese la decisione al suo posto e, indossato nuovamente il maglione della divisa, le si allontanò, diretto alla porta del Bagno dei Prefetti, dove aveva lasciato la sua borsa e il suo mantello.

«Dove vai?», chiese Hermione, colta dal panico, stringendosi le braccia intorno al proprio torso nudo ed esposto e facendo un paio di passi verso il ragazzo.

Draco raccolse le proprie cose e si voltò appena, mostrando il proprio profilo agli occhi attenti e preoccupati di Hermione: «Mi dispiace, ma non penso di essere pronto a quello sguardo, Granger»

«Quale sguardo?», chiese lei, incerta se bloccare con una mano la fuga del ragazzo o meno.

«Quello di pietà, timore e ribrezzo che avevi in volto, appena ti sei ricordata che sono un Mangiamorte».

«Ex Mangiamorte», lo corresse lei, affiancandolo e premendo la propria mano sulla sua spalla destra, come se con quel semplice gesto potesse impedirgli di andarsene e lasciarla sola.

«E quale differenza pensi che ci sia, Granger? Mangiamorte, ex Mangiamorte, rimango comunque un reietto con il Marchio Nero come monito per me e per gli altri, così che sia possibile a tutti ricordare le mie scelte sbagliate e non darmi mai troppa fiducia».

Hermione deglutì, affannandosi a cercare qualcosa da dire; ma quali parole sarebbero bastate per spezzare quel silenzio pesante e soffocante? Quali parole avrebbero potuto convincere Draco a restare?

«Mi dispiace», disse alla fine e si rese subito conto del suo errore; lo notò nel modo in cui la mascella di Draco si fece impossibilmente rigida e i suoi occhi grigi apparvero tanto chiari e freddi da sembrare inanimati.

Draco scrollò la spalle per liberarsi della sua mano e annuì: «Dispiace anche a me».

L'istante successivo Malfoy era uscito dal Bagno dei Prefetti, lasciando Hermione sola e incerta, le braccia premute sotto al seno e gli occhi pieni di lacrime non versate.

«Resta», sussurrò Hermione, quando ormai era troppo tardi e nessuno, oltre alla sirena addormentata nell'unico dipinto che occupava la stanza, poteva sentirla.






***

Buonsalve popolo di Wattpad!

So che questo capitolo è un po' diverso dal solito ed è anche molto più lungo rispetto a quelli precedenti, ma spero comunque che vi sia piaciuto.

Ho scelto di non inserire il punto di vista di Draco questa volta, per dare più spazio ad Hermione e ai suoi pensieri, anche perché volevo mostrare la scena nel Bagno dei Prefetti dal punto di vista di Hermione. Così nel prossimo capitolo potrò dedicarmi quasi interamente a Draco e ai suoi pensieri!

Spero che, malgrado il finale poco allegro, il capitolo vi sia piaciuto e che abbiate tempo e voglia di farmi sapere cosa ne pensate della storia!

Come sempre vi ricordo che potete trovarmi su Instagram, il nome dell'account è lazysoul_efp!

Un bacio,

LazySoul_EFP

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