11. Impossibile calore



11. Impossibile calore



C'è un posto nel mondo dove il cuore batte forte, dove rimani senza fiato per quanta emozione provi; dove il tempo si ferma e non hai più l'età.

(Alda Merini)



Dopo più di un mese dal suo ritorno ad Hogwarts, Ginevra Weasley era diventata particolarmente brava a mentire e a sorridere a comando.

Sorrideva quando incontrava Hermione nella sala comune Grifondoro o in Sala Grande, sorrideva a Neville quando le mostrava con entusiasmo alcune immagini nei suoi libri di Erbologia Avanzata, sorrideva ai professori durante le lezioni, sorrideva quando le arrivavano lettere dai suoi fratelli o dai suoi genitori, sorrideva ad Hagrid quando le parlava di Thor (1) e le chiedeva notizie della sua famiglia — mostrando un particolare interesse per Charlie e i draghi che doveva accudire in Romania —, sorrideva alle lettere che le arrivavano da Harry, dove il suo ex ragazzo le chiedeva con fin troppa gentilezza come stava e la informava del corso di formazione per Auror.

Ginny iniziava ogni giornata con un sorriso — quello che provava di fronte allo specchio, mentre nascondeva le sue occhiaie con un unguento.

Sapeva che se avesse mostrato il proprio vero stato d'animo sarebbero iniziate le domande.

Domande sciocche.

Avrebbero iniziato a chiederle perché fosse triste, avrebbero iniziato a chiederle ogni pochi minuti come stesse, come si sentisse e poi avrebbero voluto dimostrazioni palpabili del suo miglioramento.

Ecco perché Ginevra aveva iniziato a mentire fin da subito, così che al resto degli studenti, ai professori e ai suoi amici non potesse saltare in mente che lei potesse essere triste.

Cosa aveva in fondo da essere triste? Era viva, no? Cosa poteva volere di più?

La messiscena aveva funzionato con tutti fin dal primo giorno, o almeno così aveva creduto Ginny, prima che Luna Lovegood iniziasse a seguirla ovunque.

Condividevano la maggior parte delle lezioni avanzate, tra cui Rune Antiche, Pozioni, Incantesimi e Trasfigurazioni, quindi inizialmente Ginevra non aveva dato molto peso al fatto che la Corvonero fosse sempre seduta vicino a lei, o al modo insistente e fastidioso in cui a volte la fissava.

Ginny aveva dato per scontato che, dopo quello che era successo l'anno precedente, fosse normale apparire più strani del solito, anche per chi, come Luna, era sempre stato particolare; per questo inizialmente non ci aveva dato peso.

Tutto era cambiato quando Luna Lovegood le aveva fatto leggere la sua prima inserzione sul Cavillo.

Era bastata la frase: "Sono molto empatica; non sembra, ma so sempre quale mio amico ha bisogno di avermi accanto, anche quando lui stesso non lo sa", per far scomparire il sorriso dal volto di Ginevra.

Per fortuna l'arrivo di Hermione le aveva impedito di voltare il capo verso Luna e di dire qualcosa di cui, molto probabilmente, avrebbe finito col pentirsi.

Malgrado la confusione che provava, Ginevra si era sentita, dopo tanto tempo, vista.

Aveva provato una sensazione simile quando il sesto anno Harry l'aveva baciata, oppure quando all'età di appena dodici anni aveva trovato un diario incantato, che le aveva permesso di sfogare il suo dolore e la sua sensazione d'inadequatezza.

In entrambi i casi, Ginevra aveva imparato qualcosa.

In primis che gli oggetti incantati potevano essere molto pericolosi se non venivano maneggiati con cura e secondo che le cotte adolescenziali per personaggi famosi dovrebbero rimanere nella fantasia e mai diventare realtà, perché le probabilità di rimanere bruciati e delusi erano pericolosamente alte.

Non che la storia con Harry non fosse stata idilliaca inizialmente, solo che poi erano iniziati i discorsi su "fare ciò che è giusto" e "non voglio farti soffrire" e "ho bisogno che tu sia al sicuro, quindi no, non ti porterò con me a rischiare la vita per salvare il mondo".

Ginevra ricordava ancora quante notti insonni aveva passato e quante lacrime aveva versato per Harry l'anno precedente, ricordava il sollievo che aveva provato quando a guerra finita, si erano ritrovati, ma più forte di ogni altro sentimento c'era stato il risentimento — risentimento per esser stata trattata come una ragazzina incapace, risentimento per esser stata messa da parte.

Non erano riusciti a far funzionare oltre la loro relazione, convinti che un altro anno separati avrebbe significato inevitabilmente una rottura; così avevano preferito lasciarsi prima che Harry iniziasse il suo corso da Auror, prima che Ginny tornasse ad Hogwarts, e rimanere dei buoni amici.

Anche quella definitiva separazione aveva fatto male; un dolore al petto che si era andato ad aggiungere a tutti gli altri.

Ecco perché, di fronte alle attenzioni di Luna Lovegood, Ginevra Weasley si sentiva lusingata e incerta.

Era bello sapere di essere vista; ricordava a Ginny di essere un essere umano, di avere dei sentimenti validi e di meritare attenzioni. C'era però una parte della sua testa che percepiva l'amicizia di Luna come un pericolo; ogni volta che Ginevra aveva aperto il proprio cuore e si era fidata di un altro essere umano — o inanimato — aveva sofferto. Perché con Luna sarebbe dovuto essere diverso?

Se c'era una cosa che Ginny ammirava nella Corvonero era la perseveranza.

Ogni giorno Luna sorrideva e salutava Ginevra in Sala Grande, a volte si sedeva addirittura al tavolo rosso-oro accanto a lei e le raccontava delle abitudini comportamentali e alimentari di creature strane — che la Grifondoro era abbastanza certa non esistessero — o di piante dal nome impronunciabile. Andavano in aula insieme quasi ogni giorno, sedevano vicine e Luna non insisteva mai per vedere qualcosa di più vero, dietro ai finti sorrisi di Ginevra; e di questo la Grifondoro era grata.

Il secondo sabato di Ottobre, quando Luna si presentò in biblioteca per l'incontro di studio, che avevano iniziato a organizzare più volte a settimana con Hermione, con le mani occupate da lettere arrivatele dai lettori del Cavillo — che cercavano consigli di vita dalla persona forse meno adatta a darli — Ginevra si sentì riscaldare da una sensazione di pace e contentezza che non provava da molto tempo. 

Aveva aiutato l'amica a smistare le lettere, suddividendo quelle che cercavano consigli in amore, da quelle che chiedevano suggerimenti di bellezza, quelle che cercavano rassicurazioni sul futuro da quelle che domandavano dritte in ambito lavorativo, poi era rimasta a fissare il volto concentrato di Luna Lovegood, mentre si chiedeva come avrebbe fatto, ogni settimana, a gestire quella mole di ulteriore lavoro.

Era stato facile come respirare.

Ginny aveva aperto la bocca e aveva detto alla Corvonero che l'avrebbe aiutata volentieri lei.

Rendersi conto di volerlo davvero fare — di non essersi proposta come assistente a causa delle circostanze, ma di volere effettivamente passare ulteriore tempo con Luna Lovegood a smistare lettere, selezionare quelle più interessanti e aiutare l'amica a rispondere — era stato uno shock per Ginevra.

Poi Luna le aveva sorriso, le aveva baciato rumorosamente la guancia e l'aveva ringraziata, domandandole quando sarebbe stato per lei un momento ideale per occuparsi di quel loro nuovo progetto.

Ginevra aveva ignorato l'impossibile calore che sentiva sulla guancia su cui le labbra di Luna si erano posate e aveva proposto all'amica la domenica mattina, chiedendosi come avrebbe fatto a giostrarsi tra gli allenamenti di Quidditch, i compiti e quel nuovo impegno.


°◊°◊°◊°


Hermione passò il resto del secondo sabato di Ottobre in uno stato di ribollente confusione.

Dopo le due ore di studio, passate in biblioteca con Luna e Ginny, Hermione si era trovata nel Bagno dei Prefetti, perché sentiva la necessità di rilassare ogni tensione che sentiva nel corpo.

Immersa nell'acqua bollente, con candide bolle di sapone sulla superficie della vasca e nell'aria intorno a lei, Hermione pensava a Draco Malfoy e ai baci che si erano scambiati quella mattina.

Ricordava la sensazione dei fini capelli biondi del ragazzo tra le sue dita e contro la fronte, il sapore fresco di pera nella bocca di Malfoy e la delicatezza dell'elegante mano che le aveva sfiorato il collo, facendole desiderare di continuare a sentire quel semplice contatto sulla sua pelle nuda per sempre.

Hermione s'immerse completamente nella vasca, per poi riemergere con i capelli appesantiti dall'acqua e le guance ancora arrossate dalle emozioni, che i ricordi stavano riportando a galla.

Forse avrebbe dovuto pentirsi di quello che era successo.

Forse avrebbe dovuto sentirsi a disagio.

Forse avrebbe dovuto interrompere quel bagno, raggiungere Malfoy e dirgli che quello che era successo era stato un errore, dettato dai racconti erotici che avevano ricevuto ogni sabato nelle ultime settimane, più che da effettivo desiderio.

Avrebbe potuto — dovuto — farlo: svuotare la vasta, asciugarsi e rivestirsi, cercare la posizione esatta di Draco Malfoy sulla Mappa del Malandrino, raggiungerlo e chiedergli di potergli parlare in privato. A quel punto avrebbe mostrato la sua espressione più fredda e impassibile agli occhi grigi di Malfoy e gli avrebbe detto — senza emozione, come se fosse stata intenta a commentare il cielo plumbeo fuori dalla finestra — che i baci erano stati un errore e che l'impossibile calore che sentiva sulla pelle e in mezzo alle gambe era dettato dall'eccitazione, che leggere i racconti erotici le aveva provocato, non per quello che avevano condiviso quella mattina.

La Grifondoro sapeva che sarebbe stato relativamente facile mentire; se era riuscita a farlo sotto alle Maledizioni Cruciatus di Bellatrix Lestrange, poteva sicuramente farlo guardando Draco Malfoy negli occhi. Eppure l'idea di scegliere la strada più facile, le lasciava l'amaro in bocca.

Hermione non era abituata ad arrendersi o a scegliere la via più breve e meno complicata; Hermione era abituata a lottare e a percorrere i sentieri più impervi, mantenendo la testa alta e fiera.

Ecco perché scansò con facilità l'idea di correre subito da Malfoy, si appoggiò comodamente al bordo della vasca e chiuse gli occhi.

Hermione rincorreva raramente alla masturbazione, principalmente perché la sua vita era troppo piena di studio e impegni per poterle permettere molti momenti di completa solitudine e di rilassamento.

Si era resa conto però che nelle ultime settimane, da quando era arrivato il secondo racconto erotico, le cose erano cambiate.

Si era trovata sempre più spesso con uno smanioso pulsare in mezzo alle gambe e aveva sfogato la tensione accumulata con sessioni più frequenti, rispetto al solito, di masturbazione (nascosta dalle tende a baldacchino del suo letto e con un incantesimo insonorizzante per impedire a Calì di sentire qualcosa).

C'era stato un periodo in cui si era vergognata del proprio corpo e di quello che desiderava.

Si era sentita sporca e inadeguata la prima volta che aveva desiderato toccarsi e esplorare a fondo il proprio sesso, convinta che una brava ragazza non avrebbe dovuto fare — e nemmeno pensare — certe cose.

Si era liberata della brava ragazza che viveva in lei iniziando a leggere testi babbani e magici sul femminismo e iniziando a realizzare che la vergogna e il senso di colpa che provava quando si eccitava non avevano motivo di esistere.

Non aveva bisogno di una vocina in testa che le facesse provare invidia nei confronti delle altre ragazze, che la facesse sentire inadeguata e sporca, che le suggerisse di sorridere sempre e di essere accomodante.

Si era liberata della vocina nel corso degli anni ad Hogwarts, anche se ogni tanto riappariva per tormentarla.

In quel momento, immersa nell'acqua bollente della vasca, mentre Hermione immaginava che le mani che percorrevano il suo corpo fossero quelle di Draco Malfoy, la vocina tornò a suggerirle che masturbarsi pensando a un altro essere umano, una persona in carne ed ossa che aveva baciato solo due ore prima, fosse un nuovo livello di bassezza e indecenza.

Hermione decise di ignorare la vocina, concentrandosi sul modo in cui le proprie mani stavano massaggiando il suo seno nudo, immaginando gli occhi grigi di Malfoy osservarla con lo stesso desiderio che aveva visto in quello sguardo, prima di lasciarlo solo nell'Ufficio dei Capiscuola e dei Prefetti.

Forse avrebbe dovuto analizzare con attenzione i propri sentimenti, capire perché provasse una simile attrazione per un ragazzo che, tutto sommato, conosceva appena, o forse avrebbe dovuto sgridarsi aspramente per non essere stata in grado di controllare il proprio desiderio, quando si era trovata accanto a Malfoy poco prima; invece di compiere quel nuovo e incerto passo oltre il precipizio, quel nuovo e incerto passo verso Draco.

Hermione scacciò con forza ogni pensiero che non riguardasse la bellezza degli occhi grigi e pieni di desiderio di Malfoy, il solletico che le sue dita le avevano causato sul collo, la scarica di piacere che aveva provato nel sentire le mani del Serpeverde stringerle i capelli.

Quando raggiunse l'orgasmo Hermione ridacchiò tra sé e sé, nel rendendosi conto che avrebbe voluto di più; avrebbe voluto condividere quel momento con un'altra persona, avrebbe voluto sentire la mani di Draco Malfoy accarezzarle il viso e baciarla con forza e passione, mentre il suo corpo tremava ancora per il piacere.

Con le gambe che le vacillavano appena, Hermione concluse il bagno e si asciugò con gesti attenti il corpo e i capelli, poi indossò la divisa, si sistemò la spilletta di Caposcuola sul petto e con un'espressione compiaciuto uscì dal Bagno dei Prefetti, dirigendosi verso la Sala Grande per pranzo.


°◊°◊°◊°


Draco Malfoy passò l'intero sabato mattina in uno stato di confusione ed eccitazione a cui non era abituato.

Aveva provato a fare dei compiti, trovando un tavolo libero nella sala comune Serpeverde, da dove poteva anche osservare i movimenti dei propri compagni di casa — nello specifico di Nott e Zabini, che avevano deciso di accomodarsi di fronte al camino e di lamentarsi del brutto tempo e del freddo onnipresente nei sotterranei — ma aveva fallito miseramente.

Neanche Pozioni, la sua materia preferita, riuscì ad attirare abbastanza la sua attenzione da permettergli di studiare.

Concluse il tema di Babbanologia su "Uno studio in rosso" con una tale confusione in testa da iniziare a sospettare di aver scritto, in mezzo alle citazioni e all'analisi del testo qualcosa di sconveniente e imbarazzante.

Ne ebbe la conferma quando notò di aver scritto il nome Granger al posto di Watson in una riga e di aver scritto la parola "orgasmo" nella parte in cui descriveva l'ambientazione del romanzo.

Corresse con le gote arrossate e le labbra strette in una linea di biasimo, ringraziando la magia e la possibilità di non lasciare alcuna traccia fisica di quello che il suo subconscio era riuscito a esternare, con quei due miseri errori.

Non avrebbe dovuto stupirsi se, dopo i baci e le parole che c'erano stati tra lui e la Granger quella mattina, l'idea di vedere la Grifondoro in un momento tanto intimo, puro e vero come quello dell'orgasmo lo facesse sentire accaldato ed eccitato.

Una volta corretto e concluso il tema di Babbanologia, si arrese all'evidenza che non sarebbe riuscito a fare molto altro quel giorno, lo stato in cui si trovava la sua mente non gliel'avrebbe permesso; così ripose ogni sua cosa nella borsa e raggiunse Blaise e Nott di fronte al camino, sedendosi su una poltrona poco distante.

Zabini gli sorrise calorosamente, mettendo in mostra rughe d'espressione intorno ai suoi occhi: «Malfoy! Ero giusto sul punto di venire a parlarti, ho appena convito Theo a darmi una mano con le preparazioni per la festa di Halloween, so che mancano ancora tre settimane, ma trovo che sia meglio non lasciare nulla al caso e iniziare fin d'ora a prendere le decisioni importanti».

Draco non l'avrebbe mai ammesso ad alta voce, ma la distrazione che gli stava porgendo su un piatto d'argento l'amico era proprio quello di cui aveva bisogno, per liberarsi dall'immagine mentale di Hermione Granger con le labbra arrossate dai baci e gli occhi che lo imploravano di toccarla, che lo tormentava da almeno un'ora.

«Che tipo di decisioni importanti?», chiese Draco, rilassandosi sulla poltrona e lasciando che il calore proveniente dal camino lo aiutasse a sciogliere ogni tensione nel suo corpo.

Theodore puntò gli occhi in quelli di Malfoy ed emise un gemito scocciato: «Zab vuole estendere l'invito alla festa alle altre case».

La sensazione di relax che Malfoy stava provando cedette il posto, nuovamente, alla tensione, mentre gli occhi grigi del ragazzo si spostavano da quelli emozionati di Blaise e quelli scocciati di Theo.

«Non proprio», disse Zabini, iniziando a gesticolare e a lanciare occhiate di rimprovero verso Nott: «Pensavo più a coinvolgere i pochi dell'ottavo anno delle altre case e al massimo qualche studente selezionato del settimo. Potrebbe essere un buon modo per dimostrare al resto della scuola che noi Serpeverde possiamo anche essere persone accoglienti e divertenti».

Nella mente di Malfoy comparve un'immagine molto chiara di Harmione Granger, vestita elegantemente e con i capelli domati — come quando c'era stato il Ballo del Ceppo il quarto anno — in onde morbide intorno al viso, intenta a ballare nel centro esatto della stanza, in cui si trovava in quel momento, circondata dal verde e argento dei Serpeverde e le labbra atteggiate in un dolce sorriso, mentre lo invitava a raggiungerla e a ballare con lei.

«Perché no?», riuscì a borbottare Draco, schiarendosi la voce: «Dimostreremmo di poter avere spirito di squadra».

Il sorriso sul volto di Blaise si allargò e annuì con fervore: «Esattamente! Non è quello che il vecchio ripeteva sempre? Di unirci nei tempi bui e di non lasciarci accecare dai pregiudizi, ma di accendere la luce e... sono certo che Silente l'avesse detta in modo leggermente diverso, ma si è capito, no?»

Draco ridacchiò divertito, mentre Nott si limitò a scuotere la testa: «Ti rendi conto che stai proponendo di far entrare nella casa comune di Serpeverde dei Mezzosangue e Sanguesporco

Blaise sollevò gli occhi al cielo: «Come se fosse la prima volta che succede, lo sai che Voldemort in persona era un Mezzosangue, vero?»

Il corpo di Draco s'irrigidì a quella parole; l'immagine molto chiara di occhi rossi, urla e il volto contorto dal dolore di Hermione Granger mentre veniva torturata da zia Bellatrix invase la sua mente. Malfoy non pensava che Zabini potesse essere tanto sfacciato da pronunciare il nome del Signore Oscuro come se niente fosse, ma non si sarebbe dovuto stupire; Blaise non era forse il ragazzo che il sesto anno aveva spiattellato ai quattro venti il suo essere bisessuale senza mostrare neanche un po' d'imbarazzo?

Nott non trovò nulla da ribattere, si limitò a stringere la braccia al petto e ad arricciare le labbra in una smorfia socciata.

Zabini parlò ancora con Draco di come l'idea gli fosse venuta quella mattina, mentre sorseggiava il suo caffé all'italiana, che gli elfi domestici gli facevano trovare per colazione, e continuò a parlare anche quando decisero di avviarsi verso la Sala Grande per pranzo.

Zabini si propose di scrivere gli inviti con l'aiuto di Millicent Bulstrode e chiese a Draco se conoscesse un incantesimo sicuro e veloce per far arrivare segretamente i biglietti agli invitati, senza dover scomodare troppi gufi di Hogwarts.

Mentre pensava a una soluzione, gli occhi di Draco vagarono nella sala gremita di studenti, fino a quando non incontrarono lo sguardo di Hermione Granger.

Sentì il cuore iniziare a battergli disordinatamente in petto e le dita tremargli appena, nel momento esatto in cui la Grifondoro gli sorrise apertamente e gli fece un breve cenno di saluto con il capo.

Dimentico della domanda postagli da Zabini, Draco ricambiò il sorriso e iniziò a mangiare, malgrado il nodo che sentiva allo stomaco, chiedendosi se avrebbe avuto il coraggio, dopo pranzo, di raggiungere la ragazza e di riprendere il discorso che avevano lasciato in sospeso nell'Ufficio dei Caposcuola e Prefetti quella mattina.








(1) Nella nuova traduzione dall'inglese il nome Fang è stato tradotto con Zanna, ma io mi baso sulle vecchie traduzioni, quindi ho deciso di lasciare il nome Thor, per il cane di Hagrid.



***

Buonsalve popolo di Wattpad!

Benvenut* alla fine di quest'undicesimo capitolo, dove abbiamo un nuovo punto di vista, molta introspezione e qualche dettaglio su quello che Blaise vuole organizzare per la festa di Halloween.

Cosa ne pensate dei pensieri di Ginny?

Vi piacerebbe saperne di più?

Io personalmente ho trovato interessante farmi un giretto nella testa di Ginny per una volta, così da scoprire qualcosina in più sul suo stato d'animo.

Per quanto riguarda Draco ed Hermione invece, avevo bisogno di esplorare un po' i loro pensieri, così da mostrarvi gli effetti che il bacio ha avuto su di loro. Spero che questo viaggio nelle loro teste non sia stato troppo noioso.

Spero abbiate tempo e voglia di farmi sapere cosa pensate del capitolo e della storia fino ad ora!

Come sempre vi ricordo che potete trovarmi su Instagram, il nome dell'account è lazysoul_efp.

Un bacio,

LazySoul_EFP

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