EPILOGO

I giorni col tempo tornarono alla normalità, o almeno, più sereni di prima, meno soggetti ai traumi del passato. Avevo sentito da Jace, che suo padre si era dovuto allontanare per seminare la polizia.
Pertanto, i notiziari e i telegiornali parlavano proprio dell'accaduto, di come avessero trovato il corpo irriconoscibile di Tyson e di tutti i suoi compagni, morti nello stagno.

Alaric non né aveva risparmiato neanche uno, confermando le parole di Nicholas sul fatto che fosse difatti un uomo feroce, cancellando ogni traccia di sé lungo la strada.

In quanto a Damien, si stava riprendendo, ogni tanto io e Jace andavamo a fargli visita, e spesso si lamentava di come volesse lasciare il letto d'ospedale e venire via con noi, ovunque fossimo andati.

Sia Jace che Damien e Nicholas, si erano avvicinati ancora di più, e negli ultimi mesi, era cresciuto tra di loro un rapporto ancora più forte e saldo.

Gli avevo persino affibbiato un soprannome, etichettandoli come i tre moschettieri di turno, per come fossero uno la fine dell'altro; e il bene che si volevano era percepibile a miglia di distanza.

Demerya invece, ogni tanto si faceva vedere in compagnia di Rosalia Villain. A quanto pare, Rosalia era tornata da New Orleans dopo quella famosa litigata che avevamo avuto in macchina, non per altro, sentendosi profondamente in colpa per non aver sentito del sequestro di Jace, e di tutto il casino che era avvenuto in sua assenza.

Non dico che le cose fossero perfette, in quanto vi erano alcune cose da sistemare, ma almeno eravamo tutti sulla strada giusta. Rosalia non mi guardava più con disprezzo e nemmeno Demerya. E quello era già un traguardo.

I miei genitori invece, erano rimasti all'oscuro, avevo ammesso di aver avuto delle problematiche con Jace, ma senza confessare di Alaric o delle altre gang.

Non potevo mica rivelare di essere stata sequestrata e di aver quasi perso Jace Eyre.... O meglio Jace Ross Waynar? Perché adesso... Aveva due identità!

Ora le cose erano un po' più movimentate, e Jace si spostava spesso tra una città e l'altra, nella speranza di capire che fine avesse fatto Alaric. Parlando invece di Jonathan Eyre... Jace lo considerava un padre come tale, anche se non biologico, aveva sempre pensato al bene della famiglia, di Katelyn e di Selena.

E naturalmente... Aveva aiutato Martha Ross, molte volte, pur sapendo che ella amasse Alaric Waynar.

Insomma, non potevo lamentarmi, in quanto non era per nulla scontato essere vivi, amare o respirare.

E ora potevo finalmente ritornare a fare tutte e tre le cose, senza la costante paura di perdere qualcuno.

E che dire del mio senso di colpa...?

Onestamente...  Avevo cominciato ad accettare di essere stata perdonata, a considerare il fatto che Jace mi avesse esonerata da tutto e da ogni cosa, ma ciò non significava che non ci stessi male qualche volta.

Alcune volte mi veniva da piangere lo stesso, ma non come prima. Non più con quel senso di angoscia opprimente. Jace mi aveva liberata, aveva reso il mio giogo più leggero; una me, enormemente innamorata, spensierata. 

Impacciata. 

E avrei potuto restare ore a parlare di come trasformasse i miei difetti in meraviglie o di come scombinasse i circuiti del mio cuore rovente. Potevo seriamente restare a parlare per milenni del mio Sir Labyrinth... Ma adesso era giunta l'ora di godermi il momento, le persone a me care e l'uomo per la quale avevo fermato la carrozza e volontariamente perso la scarpa di cristallo...

E come disse un tale:" Il tempo mio è ormai giunto, di consumare il mio cuore smunto, e d'immergerlo come un pennello nella tempera viva, di mescolarlo con le sfumature del dolce tepore, di quel gaeto colore che giammai scompare. Di raccontare ai ricchi e ai poveri, di aver dipinto l'ardore e di non aver più smesso di fare l'amore...".

Con affetto Eterno, 

Beatrice Herondale

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