CAPITOLO 8

"Ma nel cuore
nessuna croce manca
E' il mio cuore
Il paese più straziato".

-G.Ungaretti

-Vuoi dire che... Non è nemmeno la prima volta?-
katy scosse il capo, seduta sul divano di fianco a me.
-Litigano spesso e poi lui esce e torna con un volto cupo...-
Sospirai, meditando sulle parole di sua sorella.
Un mare irrequieto. Un cielo in tempesta. Queste erano le caratteristiche che avevo notato nella sua persona. Irruento nei suoi gesti, acido nelle sue parole. Eppure genuino nel profondo.
Jace non era il bad-boy della situazione, a cui tutti piaceva pensare, e non era una persona cattiva.
-Dove pensi sia andato adesso?-
Lei scosse il capo contrita.
-Non ne ho la più pallida idea-
Sbuffai, un tantino delusa.
Ero scappata in bagno per l'imbarazzo. Convinta di trovarlo in cucina una volta tornata. E Invece, mi ero ritrovata da sola con sua sorella in soggiorno.
Per la sorpresa, mi ero lasciata andare contro lo schienale del divano, meditando sulle prossime decisioni da prendere.
Che cosa dovevo fare ora? Aspettare che tornasse a recuperare Kate? O invitarla a dormire da me?
Il cielo era nero e la notte era calata.
Voltai lo sguardo verso di lei.
-Ti va se passo la notte da te?-
Lei si illuminò, fissandomi contenta.
-Sì, stavo per chiedertelo io-
Un po' la capivo, insomma, una ragazzina che si era spesso ritrovata a casa da sola. I genitori a lavoro e il fratello disperso non so dove. E nello stesso modo, anch'io mi ero abituata alla solitudine. Oramai una parte solida di me. Ed era diventata così famigliare da non darmi più fastidio.
-Vado a preparare le mie cose, e poi andiamo-
Mi alzai dirigendomi verso la mia stanza, conscia che non sarebbe tornato quella notte.
E successivamente, mi adirai.
Poiché avevo visto la sofferenza sul volto degli stranieri, sulla pelle dei passanti. E mi ero imposta di non farmi contagiare.
Avevo deciso che non avrei preso quella strada. Avevo scelto di costantemente vegliare, di vegliare sul mio cuore.
Eppure, l'amore appariva come una grossa cicatrice impressa sul braccio di un pirata. Una ferita sbiadita che non aveva intenzione di andare via.
E a volte, quando sceglieva di farsi conoscere, veniva con il dolore. Per questo motivo, per anni, avevo preservato il mio cuore, mi ero detta di non innamorarmi e di non rivelarmi.
Tuttavia... stavo fallendo miserabilmente.

🔹🔹🔹

[~20 minuti dopo~]

Casa Eyre era ben diversa da come me la ricordavo. Una villetta modesta e ben arredata: dagli oggetti antiquati alle forniture di alta qualità. L'ambiente era spazioso e accogliente, diversamente dalla mia che tendeva a essere fredda e spoglia.
-Vieni! Ti mostro la mia stanza!-
Seguii la figura minuta di Kate, verso i piani superiori.
E nel percorso verso la sua stanza, incrociai lo sguardo con una scritta in caratteri cubici "Keep Out".
-Sì, Quella è la stanza di Jace, non gli piace che entriamo quando lui non c'è - spiegò Kate, osservando il mio sguardo perplesso.
-Oh...-
Era così riservato anche in famiglia? Se ne stava spesso per conto suo?
-Kate, scusa se te lo chiedo, ma è da un po' che litigano?-
Lei alzò gli occhi al cielo.
-Santi numi! Tutti i giorni quasi!-
Aprì la porta della sua cameretta viola, invitandomi a posare la borsa sul tappeto.
-Non che gli abbia visti di persona, ma posso sentirli dall'esterno-
Corrugai la fronte, curiosa di sapere, aspettando il proseguimento del racconto.
-Demerya ogni tanto passa la notte in camera sua. E in alcune occasioni che sono in casa, posso sentirli litigare...-
Kate prese una pausa, l'espressione dubbiosa. Gli occhi assorti e pensosi.
-Bea...? -
-Sì?-
Mi accigliai impaziente.
-Non voglio saltare a conclusioni affrettate ma, mi è sembrato che Demerya lo stesse minacciando...-
Socchiusi gli occhi, inclinando la testa di lato.
-In che senso?-
Lei sospirò, sedendosi sul letto matrimoniale.
-Non lo so... mi pare che quell'arpia abbia in pugno mio fratello in qualche modo-
Sgranai la vista, totalmente scioccata, catturata dalle rivelazioni che mi stava confessando.
-Perché lo pensi?- chiesi, sempre più curiosa. Una sete di risposte. Una fame della sua misteriosa persona.
-Jace è una persona confidente, sicura di sé. E se non vuole stare in una relazione non si fa troppi problemi. Insomma è evidente che non si trova bene con lei, eppure ci sta assieme-
Aggrottai la fronte, affilando lo sguardo. Le parole di sua sorella cominciavano ad avere un senso logico. Un'affermazione che però, doveva essere prima indagata. Non potevo confrontarlo basandomi solo sulle sue parole, dovevo cercare le prove di una possibile relazione tossica.
-Hai notato qualcos'altro? O meglio, perché pensi che quel taglio che aveva sul viso fosse da parte di Demerya?-
Kate si stiracchiò, allungandosi sul letto.
-Perché alla fine di ogni discussione, Jace a qualche segno sul viso e lei ha delle unghie lunghissime!-
In effetti, avevo notato il suo fascino per la moda: le unghie curate e rosse, in tinta con il rossetto sulle labbra.
-E poi anche i suoi amici sono strani...-
Amici strani??
-Che vuoi dire?-
Mi sedetti vicino a lei.
-Jace invita un gruppo di gente a casa, quando i nostri sono in viaggio. E sembrano tutte persone poco raccomandate. Pericolose-
Cavoli! La quantità d'informazioni ricevute era sconcertante.
E tante cose stavano cominciando a essere più comprensibili. A partire dal suo carattere scontroso e difensivo.
Jace Eyre stava decisamente nascondendo qualcosa.
Eppure, potevo veramente intrufolarmi nella sua vita personale? Non era forse sbagliato?
E forse, lui nemmeno voleva essere aiutato.
In fondo, quelle erano state le sue parole:

"...Non sono un vostro esperimento. Il mio silenzio non è un disperato tentativo di chiedere aiuto e quello che faccio non vi riguarda" .

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