CAPITOLO 70
"E or senza di te, cosa mai potrei fare? Quando ho chiamato i matematici nella speranza che potessero spiegare il vuoto della tua mancanza...
Essi mi dissero, che l'amore era uguale al dolore. Uguagliava tutto ciò che provavo allo stessa medesima potenza."🌙
-Coldplay
⚜️JACE ⚜️
-Siamo in video chiamata? Voglio che possa vedere bene ogni cosa! -
Tyson stava seduto su una sedia di legno, eccitato; spartendo ordini a destra e sinistra, nell'attesa che Alaric si connettesse. Mi avevano tolto la benda dagli occhi, e messo seduto su un'altra sedia, le mani sempre ammanettate dietro di essa. Per ben due volte ero svenuto, per via del dolore alla nuca, ma mi avevano risvegliato bruscamente, rovesciandomi un secchiello d'acqua addosso.
Non mi era permesso di riposare, e le sole volte in cui chiudevo le palpebre, venivo schiaffeggiato. Mi sentivo totalmente inutile, e la cosa scalfiva il mio ego, bruciava il mio equilibrio e mi portava a sentirmi inadeguato. Vittima e schiavo di altri. Una sensazione che mai avevo provato prima, in quanto, Daniel e gli altri mi avevano sempre coperto le spalle.
E mai e poi mai, avrei mai pensato di diventare quello che invece gli altri dovevano salvare.
Quello in catene... Come se il fatto che fossi già in catene nello spirito, non bastasse. Ora lo ero anche nella carne, nel corpo.
Il tipo di persona che gli altri dovevano proteggere, sottrarre da un'imminente sorte.
Era alquanto imbarazzante e altamente denigrante. Avrei voluto sotterrarmi, scavare un fosso dalla quale non sarei più tornato in superficie. Odiavo non potermi difendere...
-Buongiorno Alaric! Spero tu abbia dormito bene! -Tyson parlò tutto contento, fissando il volto gelido dell'uomo che stava dall'altra parte della linea.
Erano le sette del mattino, aveva posizionato un Tablet nero su un tavolino centrale, che puntava direttamente su di me, in modo che tutti potessero vedermi. In modo tale che anche chi stava dall'altra parte, avesse una piena visuale della mia figura legata.
-Avanti Jace, sorridi a papà!-
Tyson si avvicinò a me, afferrandomi malamente per i capelli, provocando una smorfia di dolore sulle mie labbra, un senso di bruciore sulla testa, che mi strappò un gemito involontario.
-Che cazzo vuoi Tyson? -
Il tono profondo e grave di Alric, si fece strada oltre la linea, arrivando nitida alle nostre orecchie. Aveva un portamento contenuto, e per nulla disperato o nervoso, ma la durezza nel tono della sua voce era decisamente udibile.
-Innanzitutto! Comincia a parlarmi con rispetto! -
Mi avevano portato in uno sgabuzzino alla fine della strada, una stanza composta da alte pareti scure. Una specie di magazzino riempito di varie scartoffie e cose dimenticate. I suoi uomini stavano davanti all'entrata, mentre altri assistevano in silenzio con un ghigno fiero sulle labbra.
-Seconda cosa! Ho bisogno che tu mi spedisca una borsa con cinque milioni all'interno, per assicurarmi che farai tutto quello ti verrà imposto! -
Sbirciai lo schermo del tablet, evitando di fissare Alaric negli occhi, osservando come la maggior parte delle volte cercasse di avere un contatto visivo con me. Non appariva nervoso, né aveva vergogna di guardarmi in faccia. Pareva volesse che lo guardassi, ma non glielo permisi, distogliendo lo sguardo velocemente. In quanto mi appariva strano dover assimilare che fosse mio padre...
Un uomo che non avevo mai visto in vita mia, sino a quel momento, quelle ultime settimane.
Non per altro a capo di una grande gang. Un uomo forte e non facilmente scalfibile, seduto davanti a un figlio debole.
-Come vuoi- rispose Alaric, allontanandosi per qualche secondo dallo schermo per parlare con uno dei suoi uomini.
-Uno dei uomini ti porterà la somma richiesta. Cos'altro vuoi Tyson? -
La voce di Alaryc si fece più cupa e minacciosa.
-Se sono i soldi che vuoi, dammi una cifra e te li farò portare, ma lascia mio figlio fuori da questa merda-
Parlava con fare sicuro, abbastanza agghiacciante da farti salire la pelle d'oca.
Eppure Tyson rise di gusto, irritando maggiormente la solida figura di Alaric.
-Eh! Troppo facile così! Dopo tutto quello che mi hai fatto... -
Camminò di nuovo verso di me, arrestandosi alle mie spale come un'ombra incombente.
-Dopo il denaro di cui mi hai derubato, la mia reputazione che hai usurpato. L'umiliazione che mi hai fatto attraversare...! -
Senza alcun preavviso, sfilò un taser dalla giacca, premendolo direttamente sul mio fianco, strappandomi una serie di mugugni dalla bocca.
Mi ritrovai impreparato, con il respiro mozzato. Il corpo infuocato, mentre serravo le labbra per non svenire.
-Credi davvero che mi basta una manciata di soldi per porre fine a tutto? - aggiunse Tyson, alzandomi la camicia per esporre la pelle arrossata. Guardò Alaric negli occhi, prima di spingere nuovamente il taser su di me. Il dolore non mi fece parlare, causando in modo indiretto uno stato di sfocatura, dove mi ritrovai con gli occhi appannati. Le dita strette fortemente contro i braccioli della sedia.
-Che C'è Alaric? Non fai più lo spaccone?-Tyson lo schernì, aspettando una risposta dalla linea silenziosa.
Allontanò poi il taser soddisfatto, ricevendo un coro di complimenti e ululati da parte dei suoi compagni eccitati.
-E' me che vuoi Tyson, non è vero? Mi consegnerò a te di persona. Verrò da solo- Alaric rispose, palesando tutte le parole con fatica. In collera.
-Puoi fare di me quello che vuoi, ma ti ordino di lasciarlo andare. Adesso. -
A quel punto il loro parlare mi arrivò confuso, spezzettato; sopraffatto dall'appesantirsi delle mie palpebre.
-Dio solo sa se non ti ucciderò. E tu sai bene quanto me, che lo farò se non lo lasci andare immediatamente-
Di primo impatto, Tyson apparve scosso, turbato, come se Alaric lo avesse spaventato, o come se sapesse che fosse in grado di fare proprio quello che gli aveva appena detto, ma poi, incollerito avanzò di nuovo verso di me.
-Parlami ancora in questo modo, e stavolta gli faccio seriamente male! - minacciò mio padre, allungando una mano attorno al mio collo, come se volesse strozzarmi. Le sue dita serrate attorno alla mia pelle, mentre con le unghie scalfiva la superficie. Alaric sospirò, fissando la schermata con ferocia.
-Comincia a scappare Tyson. Sto arrivando da te, e se ti prendo, sarò l'ultima persona che i tuoi occhi vedranno-
La linea si interuppe in quel momento, lasciando il sottoscritto ancora più nervoso e adirato di prima.
🌸 BEATRICE 🌸
Alaric aprì un borsone sul tavolo del monolocale in cui eravamo entrati, un modesto locale, poco arredato, del tipo di persona troppo indaffarata, per solamente decorare o rendere l'ambiente più ospitabile. Il soggiorno era abbastanza spoglio, fornito solo di un tavolo centrale, dei divani sparsi a caso e qualche armadietto.
Tirò fuori una serie di armi e pistole, passandogli a cinque dei suoi uomini che ci avevano seguito all'interno. Tutti vestiti in nero, con una maschera sul viso. Nulla di complesso. Maschere altrettanto nere, per nascondere le loro identità. In quanto a me, me ne stavo con Nicholas, in silenzio, ad aspettare un prossimo ordine.
A proposito di Nicholas, era riuscito a rintracciarmi dal cellulare, avendo anche lui avvistato il furgone che aveva rapito Jace Eyre, e così si era aggiunto al piano disperato di recuperarlo in tempo, prima che Tyson desse libero sfogo alla sua idiozia.
Non avevo assistito alla video chiamata, anche perché Alaric ce lo aveva vietato espressamente, urgendoci a lasciarlo da solo.
In quanto a Damien, lo avevamo lasciato in ospedale in compagnia di Cole e di qualche altro amico stretto di Jace.
-C'è qualcosa che posso fare anch'io? - chiese Nick, già mal ridotto.
Aveva fatto a botte con alcuni scagnozzi di Tyson, procurandosi alcune contusioni al viso e un grosso livido violaceo sull'addome.
Alaric ci guardò di sottecchi, senza però rispondere.
Aveva tolto la giacca lunga e la camicia verde, rimanendo solamente con una canotta nera, che metteva in risalto i muscoli, le cicatrici e i grandi tatuaggi sofisticati. Un insieme di rose, nomi, date e simboli. Per non parlare della grossa tigre tatuata sulla schiena.
Anche senza vederla completamente, lo si poteva comunque intuire.
-Non sei stato colpito abbastanza, ragazzo? -
Alaric lo guardò poco convinto, osservando come Nick zoppicasse su una gamba.
-No! Jace è la fuori! Mi rifiuto di restare con le mani in mano, nonostante le mie condizioni...! - ribatté Nicholas deciso.
-Anch'io! - mi aggiunsi, determinata, volendo a tutti i costi essere d'aiuto.
Alaric scosse la testa, accennando un sorriso debole.
-Voi due siete matti - lo disse con tono pacato, caricando le pistole nelle cinture di cuoio e nelle tasche dei jeans larghi.
-Fate come volete, ma state attenti. Non sarò lì a pararvi il culo. Una volta che libero Jace, lo prendete e andate via. É chiaro? - ci fissò nuovamente serio, assottigliando la vista in due fessure, i lineamenti del viso ora freddi. Esenti da ogni sfumatura d'indecisione o vulnerabilità.
-Sì, signore-risposi osservandolo affascinata. Le fattezze del suo viso che tanto mi ricordavano quelle di Jace. Il volto di un uomo senza paura, l'attitudine di qualcuno che era da sempre andato in guerra e oramai non aveva più il timore di combatterla.
-Qualunque cosa succeda, non restate a guardare! Prendete Jace e sparite- parlò conciso, facendoci intuire che sarebbe stato un bagno fino all'ultimo sangue. E di certo non ero propensa a voler sapere altro, tutto quello che volevo, era riavere il mio Jace, sano e salvo. La mia monotona e tranquilla vita quotidiana.
◾[1 Hour Later| Liverpool ] ◾
Ci impiegammo giusto un'ora di viaggio ad arrivare, il luogo stava situato leggermente fuori città.
In una zona non visibile dalle telecamere stradali, vicino ai campi di grano di una fattoria industriale. Alaric parcheggiò l'auto in un'area abbastanza nascosta, coperta dallo spessore di un albero da frutto.
-Voi, state qua. Due dei miei uomini resteranno con voi. Appena porto Jace qui, sapete cosa fare! Non aspettatemi! - ribadì con fare autoritario, lanciandoci un'ultima occhiata di rimprovero prima di andare. Io e Nicholas ci guardammo, fissando la sua alta figura lasciare la macchina, insieme ad altri suoi grossi compagni, che erano giunti nel luogo una mezz'ora prima con auto diverse.
-Mi sa che c'è puzza di bruciato... - cominciò a dire Nicholas a bassa voce, per non farsi sentire dai due uomini che ci facevano da guardia con le pistole in mano.
-Che cosa intendi? - chiesi completamente frenetica. Sommersa dall'ansia e dal terrore, mentre fissavo la struttura in lontananza con angoscia. Volevo uscire dall'auto e correre verso di lui, nonostante gli ordini appena imposti da Alaric. Nonostante avessi intuito nel profondo, che era una pessima idea.
Ma come potevo restare qui ferma, mentre Jace si trovava là dentro??
-Non provarci nemmeno!-
Nicholas appoggiò una mano sul mio avambraccio, tirandomi lontano dalla portiera.
-Ma Nicholas! Devo assolutamente andare da lui!- dissi dimenandomi nella sua morsa. Sempre di più disperata.
-Non vai proprio da nessuna parte! Non hai sentito cosa ha detto Alaric? Lo porterà lui qui!-
Mi riproverò guardandomi in cagnesco.
-E se non dovesse funzionare? Se venissero sequestrati entrambi? - domandai agitata, il respiro corto, il cuore a mille, come se volesse esplodere da un momento all'altro. Stavo per avere un attacco di panico
-Calmati Beatrice! Alaric non è come noi! E fidati, quando ti dico che non lo conosci...-
I suoi occhi verdognoli si posarono su di me, aiutandomi a distendere la schiena contro lo schienale della macchina.
-È l'uomo più feroce che abbia mai incontrato, ed è il motivo perché... È a capo di una delle gang più famose di tutta Manchester... E in più, stiamo parlando di Jace! Suo figlio. Non credo possa tornare a mani vuote... - concluse Nick, abbassando i finestrini per far entrare dell'aria pulita.
E poi si lasciò andare contro lo schienale, guardandomi frustrato, passando una mano tra i capelli castani con fare stanco.
Le sopracciglia corrugate, la bocca semi aperta. Perso in una silenziosa contemplazione della mia persona irrequieta, come se stesse cercando di leggere o intendere qualcosa di me. Avvampai leggermente, per via dell'intensità del suo silenzio, e per il modo in cui stesse cercando di mettermi a fuoco.
Ma poi mi sorrise inaspettatamente...
-Respira Beatrice... Respira. Fallo anche per Jace-
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