CAPITOLO 65

"La fine dell'ira è il principio del pentimento".
-Anonimo

⚜️JACE⚜️

-Mi raccomando Jace, non perdere la testa, qualunque cosa accada, che la tua impulsività non diventi la tua perenne rovina... - disse Nicholas, trapassandomi con lo sguardo da una parte all'altra.

Le sue mani strette sul volante della macchina, un velo di agitazione nei suoi occhi verdognoli.

-Non sappiamo quanti uomini sono all'interno, né se ci stanno attendendo un'imboscata- continuò Nicholas, tentando di lenire la mia impazienza, la mia voglia di entrare e radergli tutti al suolo.

Non riuscivo a essere prudente, non quando Beatrice e Damien erano lì dentro. In condizioni che potevano anche essere gravose, dal momento che Tyson non era certo un uomo empatico o di natura compassionevole.

Amava torturare le sue vittime sia fisicamente che emotivamente, e la mia ira, a sto punto, era praticamente incontenibile.
E come il vento impetuoso potevo essere paragonato, divenire gemello. E quando perdevo le staffe, ne ero il fratello.

-Jace... Perfavore, non fare nulla di stupido-aggiunse uno dei nostri dai sedili posteriori, erano tutti agitati, in qualche modo preoccupati per me.

Sospirai chiudendo gli occhi per un secondo.

-Cercherò di non fare nulla di avventato, ma non posso promettervi nulla...- dissi, uscendo dall'auto.

Era notte fonda, se non l'inizio di un nuovo giorno, in quanto gli orologi segnavano le tre del mattino, nascosti dietro una fabbrica abbandonata, nella speranza di sorprendere Tyson alle sue spalle.

Un vecchio garage che non stava a più di cinque metri da dove avevamo parcheggiato, le luci visibili da sotto lo spiraglio di ferro.

-Jace... Non ti ho detto di Daniel per fartene una colpa. Sì, insomma, in passato mi sono anche incazzato e non nascondo di averti persino odiato, ma... -

Nick si affiancò alla mia figura, infilando le mani nelle tasche laterali, l'aria sferzante contro i nostri volti persi.

-Ma poi ho capito... Ho compreso più tardi che mio fratello, doveva aver visto qualcosa in te che valeva la pena salvare...-

Ascoltai le sue parole in silenzio, in qualche modo assente, stordito dal suono dei miei pensieri nella mia testa.

-E qualunque cosa ha visto in te, deve essere importante... E non voglio-

Non lo lasciai finire, interrompendo il suo monologo a metà, troncando le sue parole dispersive.

-Non voglio la compassione di nessuno e non voglio essere salvato- risposi freddo. Distaccato.

-Jace! Che cosa stai dicendo?!-

-No! Non aggiungere altro! -

Mi voltai verso di lui, appressando la mia figura alta alla sua più bassa. Davanti alla sua insicurezza, il nervosismo altalenante e la confusione come un faro accecante.

-Daniel non si è sacrificato solamente per la mia causa, sai bene quanto me quanto fosse sommerso da debiti...
Pensi davvero che non ne fossi al corrente?-


Nicholas mi fissò con fare amareggiato, infilandosi una mano tra i capelli castani, un nodo di frustrazione nel respiro, gli occhi turbati.

-Sai meglio di me, quanti debiti avesse...-

Si girò verso le quattro auto nere nella breve distanza, dove stava il resto del nostro gruppo e poi di nuovo verso di me...

- Quella di Daniel, è stata una scappatoia più conveniente, poiché con la sua morte, sarebbero cessati anche tutti i suoi debiti... - continuai risoluto, nonostante la crescente rabbia che scorgevo negli occhi di Nicholas.

-E quando venne a sapere della taglia sulla testa di mio padre e sulla mia, scelse di morire in quel modo, poiché più facile era morire per una giusta causa che dover ammettere al proprio fratello di aver considerato il suicidio... -

Un gancio piuttosto violento mi arrivò sulla guancia destra, smuovendo il mio equilibrio per un fratto di secondi, obbligandomi a indietreggiare di poco per non cadere.

-Sei uno stronzo! Un bastardo! Vaffanculo! -
Si avventò di nuovo su di me con altri pugni, i quali scelsi deliberatamente di non fermare.

-Nicholas! Jace! Non è il momento! -

Gli altri uscirono dalle auto immediatamente, accorrendo verso di noi, frenando e ostacolando Nicholas dal recarmi altri malesseri fisici.

-Lasciatemi andare! Vi ordino di lasciarmi subito! -
I nostri compagni non gli diedero retta, tenendolo saldamente per le braccia.

-Ti ammazzo Jace! Ti ammazzo io con le mie stesse mani, altro che Tyson! -

Non battei ciglio, osservando le lacrime nei suoi occhi affranti, una ferita che avevo riaperto io.

Sospirai, chiudendo gli occhi di nuovo, ma stavolta per un lungo istante.

🔸 🔸 🔸

||Flashback||

~North Yorkshire, UK

Quella sera Daniel stava chiuso nel suo studio, seduto sul pavimento assieme a tutti i debiti che aveva accomulato negli ultimi anni, a partire da suo padre, il quale in primis, aveva addossato su di lui i debiti di suo nonno, condannandolo a una vita piena di responsabilità e sacrifici. Non poteva di certo rendere Nicholas partecipe di questo casino, di una fottuta sorte a cui il loro stesso padre gli aveva crocifissi, e non poteva mettere a repentaglio la spensieratezza di un ragazzo che ancora doveva conoscere la vita.

-Daniel...? -

L'uomo sussultò piano, voltandosi verso l'entrata della sua stanza, trovandovi un Jace ancora sveglio e spigliato.

-Torna a letto, ragazzo- rispose docile, tornando a fissare l'ampia finestra davanti a sé.

La notte celestiale e il verdeggiante paesaggio che dava una vista mozzafiato sul mare. E così si ritrovò a pensare alle innumerevoli volte in cui era stato costretto a scappare e cambiare postazione proprio a causa di questi debiti.
E per il momento si erano trasferiti a Yorkshire, nel nord dell'Inghilterra, nel vano tentativo di trovare una pace provvisoria, in transizione verso qualcosa di migliore. Poiché sempre in agguato doveva restare, vegliando ogni giorno per non essere attaccato dai suoi nemici.

-Che ci fai qui, sul pavimento... -

Jace si arrestò davanti alla figura di Daniel, fissandolo dall'alto con aria preoccupata.

-Nulla, sto solo guardando le bollette da pagare, tutto qui... - rispose lui indifferente, come se il ragazzo fosse abbastanza stupido da non capire, come se Jace fosse così ingenuo da non intendere che stesse invece contemplando le sue debolezze.

-Non mentirmi... - Jace sussurrò appena, fissando i vari pezzi di carta sul pavimento. Debiti che ben riconosceva come l'agonia nelle sfumature del suo migliore amico.

-Perfavore Jace! Vattene! Non ti riguarda... Non centri nulla con questo... Sono affari miei-

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Sì invece che mi riguardava, era tanto affar mio quanto suo, la sua agonia era tanto mia quanto sua, e che lui abbia pensato di non poter trovare quell'aiuto in me, era molto più atroce di quanto potessi immaginare.

-Nicholas! Avrei preferito che mi usasse... Avrei preferito che Daniel si usasse di me per chiedere un riscatto a mio padre, che pensare di fare il super eroe! Non gliel'ho chiesto...! -

Nick a sto punto smise di dimenarsi fissandomi negli occhi con un'espressione mista tra lo sgomento e il dolore.

-Mio padre avrebbe potuto darvi qualsiasi somma per riscattarmi, abbastanza da coprire tutti i vostri debiti... E lo so che è umiliante chiedere! So che ferisce l'uomo nell'orgoglio! - aggiunsi, alzando il tono di qualche nota, oramai indifferente a tutto.

-E se non voleva abbassarsi così tanto, avrebbe potuto chiederlo a me... E avrei pregato Alaric sulle ginocchia, senza battere ciglio-

Strinsi la pistola che avevo nella cintura, per poi tirarla fuori.

-Ma non dirmi che ha fatto questo sacrificio per me, perché mi fa sentire ancor più male... Mi fa ancor più male pensare, che Daniel non è riuscito a venire da me, pur sapendo che non avrei esitato a dargli qualunque cosa...-

La mia voce si spezzò, ma trattenni le lacrime con la forza, con tutto me stesso.

-Vi prego di restare qui e non seguirmi, questa battaglia è mia. Entrerò in quel garage e ne uscirò di nuovo-

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