CAPITOLO 61

"Il disordine è un mare di desideri, fai anche parte di quelli ma ancora tu non mi credi".
-LDA


Non avevo mai pensato di trovarmi in una tale situazione. Poiché avevo sempre abitato al sicuro. Nella protezione della mia famiglia e dei miei amici.
Non che non avessi mai avuto difficoltà, certamente nella vita avevo avuto situazioni complesse, ma mai come questa.
Nulla di simile al rapimento o l'angoscia del presente. Non avevo idea di cosa volessero da me, ma avevo intuito che centrava Jace Eyre.

Volevano lui e io ero solamente l'esca che avrebbe facilitato il loro piano.

Socchiusi gli occhi cercando di voltarmi dall'altra parte.
Tenui dolori dovuti al guidatore spericolato, che pareva centrare ogni rialzo della strada, non so se di proposito o con fare assente, qualunque la ragione, c'è la stava mettendo tutta a darmi il mal di schiena.
Oltre a ciò, con mia sorpresa, avevo scoperto che non ero completamente da sola e non avevano sequestrato solo me.
Non distante dal mio corpo, giaceva anche Damien.
Solo che a differenza mia era stato addormentato.
I suoi occhi erano chiusi e le mani legate dietro la schiena.

Pertanto, non avevo idea di dove ci stessero portando, il furgone era completamente buio, se non per le piccole fessure che ogni tanto permettevano alle luci notturne di filtrare. E per quanto stupido come pensiero, una parte di me era sollevata di avere almeno al mio fianco, una faccia familiare.

La consapevolezza di non essere totalmente da sola mi rendeva meno ansiosa.
-Damien!-
Lo chiamai piano cercando di non farmi sentire. Non ero riuscita a capire se fosse solo svenuto o se lo avessero sedato per bene.
-Damien! Svegliati!-
Lo scossi piano, più volte e inizialmente non fece una piega, ma poi con la mia persistenza cominciò a sbattere le ciglia; dandomi finalmente una risposta.
-Dove mi trovo...?-
Non lo lasciai finire.
-Damien! Non c'è tempo per il disorientamento! Ci hanno sequestrati entrambi e dobbiamo trovare un modo per evadere!-
Lui voltò la testa lentamente, gli occhi socchiusi e la confusione nelle pupille.
-Beatrice...? Che merda ci fai qui?- Sembrò pensarci a fondo, la fronte ora aggrottata.
La voce rauca, dovuta sicuramente all'effetto dei sedativi nel suo sistema. -Come ti ho appena detto, hanno rapito anche me...-
Damien sospirò piano, l'espressione ancora più turbata.
-Questo l'ho capito... Ma come cazzo ti hanno presa? Non dovevi essere nel motel?-
Alla sua domanda non seppi cosa rispondere, perché in effetti dovevo rimanere lì ferma, ma la mia testardaggine aveva avuto la meglio. Damien sospirò di nuovo, ma stavolta come un genitore esasperato.

-Sei uscita nonostante ti era stato detto di rimanere all'interno?
Quanto sei scema da 1 a 10?... -

Mi irritai subito, fissandolo in cagnesco.
-Non sono io scema! Se mi aveste detto che ero sotto mira, non mi sarei mai presentata stasera!-

Lui chiuse gli occhi come se volesse isolarsi e non sentire più niente.
-Ormai il danno è fatto... Speriamo solo che non ci siano tanti morti tra oggi e domani...-

Aggrottai la fronte con aria interrogativa.
-Che vuoi dire?-
Damien mi guardò un secondo in più, per poi tornare a fissare il vuoto.
-Una delle tante punizioni delle gang di strada è il tradimento.
Se tradisci il capo e la tua gang vieni ucciso...-

Sussultai piano, incerta se la regola valesse anche per Jace.

-Questo però varia a seconda del tipo di rapporto che hai con la tua gang e io... Io non son ben visto. Il piano era di venir punito da solo, non volevo nessuno di voi in mezzo a questa merda... -

Ci misi un pò a realizzare quello che stava dicendo, ma poi spalancai gli occhi interdetta.
-Non stai forse dicendo che volevi consegnarti da solo, a insaputa di tutti? Damien!-

Lui fece spallucce.
-Perché no? Meglio la mia vita che quella di qualcun'altro. In fin dei conti, è tutto colpa mia. Vi ho messo io in pericolo...-

Non lo lasciai finire, tirandogli una sberla sul braccio.

-Ahi! Ma sei scema? Mi fa male qui!-mi guardò stupito, aggrottando la fronte di conseguenza.

Non feci una piega, fissandolo indignata.
-Non dire mai più una cosa del genere, Damien... La tua vita vale quanto la mia...! -
Mi avvicinai a lui, per guardarlo meglio in faccia ma venni improvvisamente interrotta da forti pugni tirati contro il furgone.

-Oh ma, volete stare Zitti?! Vi ho per caso messo lì per parlare?!-
Il conducente ci urlò contro dalla postazione frontale.
-Io l'avevo detto di farvi tappare la bocca!-

Alle sue parole seguì un momento di silenzio, ma poi Damien si mise a ridere sotto i baffi, influenzando presto anche me.
-Certo che per essere sotto sequestro, c'è la stiamo prendendo troppo alla leggera... -disse a tono basso.

Sorrisi, dandogli ragione.
-Manca solo un addio al celibato... E un brindisi per le nostre ultime ore nel mondo dei viventi-continuai, reggendo il suo gioco.

Damien rise ancora di più.
-Non ci dimentichiamo le lettere d'addio da lasciare per i nostri cari... - andò avanti lui, smorzando la tensione nell'aria.
Sorrisi ancor di più, osservando le sue pupille luccicanti, il sorriso luminoso che raramente vedevo sulle sue labbra.
-Siamo decisamente due stupidi... - commentai, gli angoli della bocca verso l'alto, per un attimo, decisa a non pensare a quello che ci aspettava.

🔸🔸🔸

⚜️NICHOLAS⚜️

Jace era fuori di sé.
Da quando erano stati sequestrati non aveva smesso di fare chiamate a tutte le cerchie che conosceva. Era nervoso, visibilmente esaurito.
Il senso d'impotenza, pareva pesargli come un macigno sul petto.

-Jace! Stai impazzendo, calmati! Gli troveremo in qualche modo! Ma ho bisogno che tu la smetta!-

Non mi diede retta, accedendo una sigaretta per lenire il nervosismo. I vari oggetti che aveva scagliato per tutta la stanza in preda alla rabbia.
La lampada del motel, distrutta sul parquet di legno, assieme ai vasi e le decorazioni sulle mensole.

-Come puoi chiedermi di stare calmo, Nick?! Come cazzo posso restare calmo...! -
I muscoli contratti e le vene in rilievo. Si accostò contro la parete, fissando il vuoto. Le mani tremanti e il respiro corto.
-Chiamare non serve a un cazzo! Faccio prima a farmi consegnare...! -aggiunse, socchiudendo gli occhi, spostandoli verso la finestra della stanza che avevamo prenotato, nella fasulla speranza di venire su con un piano in mezz'ora.

-Ti stai sentendo? Jace! Non puoi farti consegnare così! Non quando sei tu il bersaglio!-
Mi adirai a mia volta, accrescendo la morsa pungente che covavo nel petto, anche perché avevo già perso mio fratello Daniel nello stesso modo.
Si era consegnato senza pensare alle conseguenze.
-Non importa... -disse lui esangue, il tono duro, privo di emozioni e di ragioni.
E ancor prima di rendermene conto, mi ritrovai a marciare verso di lui, in preda a un'esigenza cavernosa che non potevo più trattenere.
E con un colpo secco, lo spinsi violentemente contro la parete.
-A me importa! Porca miseria...! Se non ti importa niente della tua vita, è un tuo problema ma non renderai la morte di mio fratello vana!-

Lo sguardo di Jace mutò lentamente, passando da uno stato di confusione a uno profondamente turbato.
-Di che merda stai parlando, Nick...?-

Imprecai sottovoce, le mie mani ancora strette sul bavero della sua camicia nera.

Cazzo...

Presi un lungo sospiro prima di parlare, non potendolo più sopprimere, né nascondere.

-Mio fratello si è consegnato al posto di Alaric, dovevate esserci voi a quella sparatoria...! -

I suoi limpidi occhi arcani, mi fissarono inorriditi. Le pupille celesti in movimento tra un mio occhio e l'altro, come se non ci credesse, come se sperasse che mi fossi fatto di qualche stupefacente pesante.

-Nickolas... Di che cazzo stai parlando?-
Premette le sue grandi mani sulle mie larghe spalle, studiandomi di nuovo, in cerca di qualche conferma dalla mia persona.

-C... Com'è che parli di mio padre? Tu già sapevi chi era...? Non stai parlando di lui... Vero?-
Gli tremò la voce, i lineamenti del suo viso ora docili. Totalmente indifeso.

Sospirai prima di parlare.

-Sì Jace, io e Daniel conoscevamo l'identità di tuo padre ancor prima di te, da diverso tempo... - risposi frustrato, il mio sguardo fermo sulla sua figura slanciata. La tensione dei suoi muscoli, il male nei suoi occhi.

-Nick per favore, non dirmi una cosa del genere... Ho già troppe cose a cui pensare -
Strinse i muscoli della mia spalla, cercando un tipo di conforto che non venne. L'espressione completamente mutata in una sconfitta.

Me ne approfittai per rispingerlo contro la parete bianca, accanto alla finestra.

-Sì Jace! Mettitelo in testa! È costata la vita di mio fratello per la tua libertà! E non mi importa un cazzo di quanto ci tieni a quei due! Non ti lascerò sprecare la vita di mio fratello in questo modo! -gli gridai contro.

Gli occhi lucidi a causa del ricordo, a causa di ciò che mi aveva portato a confessare. Non ambivo a far del male a Jace, poiché era ormai diventato come un fratello per me, ma doveva sapere. E pultroppo, era giunto il momento che conoscesse la verità.

-Mi dispiace Jace... -
Allentai la presa, rilasciando la morsa attorno ai suoi avambracci, Jace si lasciò sostenere dalla parete a cui stava ancorato, strisciando lentamente con la schiena fino al suolo. E così restò pietrificato sul pavimento. Seduto.
Il viso nascosto e i ciuffi davanti agli occhi.
-Avrei voluto dirtelo prima, ma Daniel mi ha fatto promettere di non farlo, di aspettare che fossi prima tu a scoprire dell'esistenza di Alaric...-

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top