CAPITOLO 51: Flashback

"L'amore non bisognava implorarlo e nemmeno esigerlo. L'amore doveva avere la forza di attingere la certezza in sé stesso. E allora non sarebbe più stato trascinato ma avrebbe trascinato."

― Herman Hesse, Demian

||Flashback||
Manchester, UK
-Diversi Anni Fa

🔸️🔸️🔸️

Era un giorno nuvoloso quando Martha decise di lasciare l'appartamento per andare a cercare Alaric, voleva dirgli che era incinta di suo figlio. Voleva poter vedere la sua reazione, capire se con questo avrebbe abbandonato la sua vita spericolata per costruirne una con lei. Voleva poterlo vedere almeno un ultima volta, prima di scegliere di scappare con Jonathan Eyre. Doveva mettere il suo cuore in ordine e capire che cosa volesse una volta per tutte.

Si era ben vestita e aveva sistemato i lunghi capelli in una crocchia perfetta. Le decolté ai piedi e una giacca beige elegante stretta sulla vita.

Fece chiamare un taxi, fermandosi davanti a un lussuoso hotel a cinque stelle, dove Alaric soggiornava per qualche giorno.

Era un uomo sempre in movimento, ed era difficile trovarlo nello stesso posto per più di un giorno; con i crimini commessi e le accuse alle sue spalle, Alaric era costantemente in fuga e doveva sempre nascondersi.

In molti lo volevano morto, e ciò rendeva difficile anche una relazione stabile a lungo termine.

Martha avanzò verso la zona reception, chiedendo informazioni su di lui e poi continuò la ricerca della sua stanza al piano terra.

Eppure, sfortunatamente, una volta dentro fu accolta dal frastuono di una festa in corso. La musica rimbombante la investì sulla soglia, otturandole l'udito. E a far da sfondo a quel caos, c'era gente che giocava a poker o intenti a rimorchiare sui divani e spacciare droga. Vagò con gli occhi nel caos dell'enorme camerata, fino a quando non gli soffermò sulla figura del diretto interessato.

Alaric stava seduto a giocare a carte con alcuni uomini, una donna seduta sulle sue gambe. Avvinghiata contro di lui, le mani sul suo corpo, i baci sulla sua guancia. E la cosa la fece così tanto infuriare da dimenticare che doveva invece rimanere composta e discreta.

Chiuse la distanza tra di loro, raccogliendo un bicchiere di vino che rovesciò di proposito sopra le carte che stava usando per vincere il bottino.

-Bel modo di pensare a noi! Ti faccio i miei auguri più sentiti!-

Alaric scattò in piedi, confuso, non avendo nemmeno il tempo di processare il tutto. Ignorò gli sguardi curiosi dei suoi compagni, dirigendosi fuori dalla stanza, dietro di lei.

-Martha...! Aspetta! Che succede?-

Erano passati almeno due mesi dall'ultima volta che l'aveva vista. E non poteva esprimere a parole quanto ne fosse estasiato.

Lei continuò a camminare spedita, verso l'exit dell'hotel, tremante e livida dalla rabbia.

-Martha! Fermati!-

Alaric la raggiunse, afferrandola per un braccio, il quale lei scansò violentemente.

-Non toccarmi! Torna pure dalla tua sgualdrina!-

Rimase fermò sul marciapiede, fissandola in silenzio. Era decisamente contento di vederla, fin troppo contento. Un forte formicolio nello stomaco, unita alla vasta sensazione di piacere che aveva preso sede nel suo corpo, occupando tutti i buchi e tutte le fessure del suo cuore. Era talmente distratto dalla sua bellezza e dalla sua presenza, da ignorare persino l'ira di lei, per almeno un altro paio di minuti.

-Non hai nulla da dire?! Eh certo! Che ha da dire un mascalzone come te?-

Alaric sorrise, sghembo. Le fossette ai lati del suo volto.

-Ciao Martha...-

-Ciao un cazzo!-

Martha non capì che cosa ci trovava di così tanto divertente, tant'è che cominciò  ha comporre il numero del taxista per sparire da lì. Tuttavia, Alaric non glielo permise, strappandole il cellulare dalle mani.
E quando lei si protese per riprenderselo, Alaric se ne approfittò per baciarla; infilando le dita nei suoi capelli lucenti, rovinandole la crocchia ordinata per poi scendere con le mani sui suoi glutei. Le dita premute contro il fondoschiena nel tentativo di avvicinarla a lui.

Martha troncò il bacio inaspettato, fissandolo interdetta.

-Sei scemo?! Sono sposata! Se ci vede qualcuno vado nei casini...!-

Alaric storse la bocca, nascondendo l'irritazione, riservandole invece un sorriso disonesto.

-E allora? Ti farei comunque anche se fossi una suora di clausura-

Martha avvampò, liberandosi con uno strattone.

-Sei un'idiota! Ecco cosa sei! Un menefreghista che non pensa a niente se non a sé stesso!-

Alaric ammirò le ciocche bionde fuori posto, il trucco leggero che adornava il volto grazioso. I grandi occhi turchesi e le labbra piene.

-Se vuoi, potremmo portare questo bagno di insulti a un livello più alto-

Avanzò di nuovo, verso di lei, attratto dal suo corpo, dal suo profumo floreale.
-Tipo nella mia stanza...-
Le sussurrò all'orecchio, ardendo dalla voglia di toccarla, averla sotto di lui.

-Per questo hai le tue numerose donne di turno! Vallo a chiedere a loro!-

Alaric alzò gli occhi al cielo, ampliando il suo ghigno furbesco.

-Ah! Che gelosa che sei! Non ci ho fatto niente, era solo seduta sulle mie gambe. Lo sai bene che nessuna di loro è comparabile a te-

Martha gli mollò un ceffone, svincolandosi per la seconda volta.

-Sempre così aggressiva...-
Si accarezzò la guancia, ammirando la donna che aveva il suo ego in pugno, il più delle volte se non tutte le volte. Capace di piegarlo come non aveva fatto mai nessun'altra persona prima di lei.

-Ti ho detto di pensare a quale decisione prendere! Se me o la tua gang! E tu invece stai lì a divertirti!-

La sua espressione mutò, abbandonando il ghigno e dando spazio a un volto serio, cupo. Minaccioso.
-E io ti ho detto di non mettermi pressione!-

Martha trasalì, sentendosi scalfita, ferita come un animale nella morsa di un cacciatore.

-Ric! Non c'è più tempo! -

Si guardò attorno, per assicurarsi di non essere ascoltata. Il marciapiede era deserto, se non per le macchine che sfrecciavano dietro di loro. Prese Alaric per la mano, conducendolo in un vicolo dietro l'angolo, lontano da possibili occhi curiosi.

-Ric... Voglio lasciare William. Jonathan ha detto che mi aiuterà a sistemarmi altrove, lontano da lui-
Alzò gli occhi sull'uomo davanti a sé, mordendosi il labbro. Invaghita dalla sua appariscenza.
I capelli scuri, corti ai lati e più lunghi sul capo. Le verdi pupille chiare dal potere ipnotizzante, incastonate tra i forti lineamenti duri, eppur armoniosi allo stesso tempo. La massa corporea, le spalle larghe e la notevole altezza che la facevano sentire piccola. Indifesa.

-Perché Jonathan?-
Alaric le avvolse la mandibola, inchiodando i suoi occhi in quelli di lei. Aveva sentito parlare di un certo Jonathan Eyre, un tipo che girava spesso con Dorian Herondale. Un vecchio amico con la quale aveva reciso i ponti da ormai molto tempo.

Martha sospirò frustrata, quasi sbuffando.

-Ric! Tu sai che voglio una vita tranquilla. Sono stanca di vivere così, per favore, non far sì che debba scegliere un altro uomo...-

Lui corruggò la fronte, serrando la mascella.

-Sai che non sei costretta? Puoi sempre stare con me, possiamo cavarcela in qualche modo-

Martha scosse il capo, allontanandosi da lui.
-No Ric! Ti ricordi cosa è successo l'ultima volta che ci abbiamo provato? Devo io vivere con la paura che tu possa venire ammazzato o che nostro figlio venga preso come ostaggio...?-

Alaric spalancò gli occhi, scioccato.
-Nostro figlio...?-

Lei annuì con la testa, avvicinandosi di qualche passo.

-Sono incinta Ric! Potremmo costruire una famiglia lontano da tutti e tutto! Possiamo scappare insieme... Dirò a Jonathan di lasciar perdere...-

Alaric non seppe cosa dire, perdendo l'uso della lingua. Invaso da una profonda e gaeta sensazione. Una felicità irreale, assurda. Stranito al tempo stesso, ma contento di diventare padre. Euforico al sol pensare che la donna che amava portava in grembo una parte di lui.

-Quando hai scoperto di essere incinta?-
La strinse di nuovo a sé, spostandole la frangetta per guardarla in viso.

-Qualche mese dopo il nostro incontro a Detroit...-
Alaric scese verso la sua bocca, strappandole un altro bacio, alzando le sue gambe attorno al suo bacino, tenendola salda contro di lui.

-E' una notizia stupenda...-aggiunse, immergendo i suoi occhi in quelle orbe celesti, il timido sorriso che prese posto sulla sua bocca.

-Sì Alaric, potremmo avere tutto questo, ma devi scegliere... Per favore, scegli noi-

Martha non voleva essere egoista, poiché sapeva bene com'era difficile abbandonare un circolo vizioso, e sapeva anche quanto Ric né fosse prigioniero.

-Martha non posso... Non posso lasciare tutti i miei compagni così, i miei affari, i locali che gestisco. Sono tutte cose che mi sono guadagnato con il sangue e con il sudore e tu lo sai-

Martha si offese di nuovo, sciogliendo la presa sulle sue braccia, ordinando di farsi posare a terra.

-Metti sempre la tua gloria prima di me... Il tuo successo! Valgo così poco per te??-

Alaric si irritò, stringendo i denti. Odiava entrare in tali discorsi e litigare con lei non gli dava alcun piacere.

-Non è un fatto di valore! Martha! Non posso lasciarli così! Sai cosa farebbero i miei nemici ai miei compagni se vengo a mancare? Hai una vaga idea di come dissiperanno tutto quello su cui ho lavorato?-

Alaric si passò una mano tra i capelli, chiudendo gli occhi per un secondo.

-Con questo lavoro posso farci vivere nel lusso, dare ai nostri figli tutto quello che vogliono. Posso fare in modo di non farti mai soffrire...!-

-Ma io non voglio il lusso, Alaric! Non voglio una vita agiata, non voglio niente! Voglio solo te! Tu mi sei sufficiente!-
Martha gli gridò in faccia, raccogliendo le lacrime attorno agli occhi tristi. Lo sconforto nella voce, l'insoddisfazione nelle sue pupille.

-Per favore Ric... Rendimi felice, vieni via con me...-
Allungò le mani, avvolgendole attorno al suo ampio torace, la guancia contro la sua maglietta bianca.

-Martha... Mi metti in una posizione difficile...-

Lei scosse il capo, affondando il viso contro di lui.
-Non è così difficile... Devi solo dire di sì... Voglio che mi ami Ric-

Alaric la studiò in silenzio, massaggiandole la schiena lentamente. Incantato dalla donna che aveva davanti. I forti sentimenti che non riusciva a gestire. Né contrastare.

-Ma io ti amo ancora, Martha...-

-Allora dimostralo Ric, dimostramelo...-

Ritornò a guardarlo, e per un po' resto in silenzio a fissare le sue complesse espressioni. L'amarezza e la confusione nel suo sguardo. Il cuore impazzito e il sentimento famelico che minacciava di divorarla da dentro.

L'aria del pomeriggio sferzava contro i loro volti, accompagnata dal debole odore della pioggia di qualche ora fa.
Non vi erano molti passanti in giro, e fu sollevata di non dover temere il peggio.

-Martha... Hai mai visto un pastore con un gregge? Ti è mai capitato di fermarti a chiedergli, cosa farebbero le sue pecore se lui dovesse sparire per sempre?-

Martha si ritrovò a stringere gli occhi per prevenire le lacrime. Amareggiata, consapevole della risposta imminente, di quello che stava cercando di dirle.

-Vedo che anche tu conosci la risposta, mia cara...-

Alaric le avvolse il viso, asciugandole una lacrima fuggente, sconfitto dall'interno. Pugnalato fin dentro le ossa.
-Non è che non ti amo, e non è che non posso scegliere tra te e loro. È solo che devi darmi del tempo per sistemare le cose...-

Martha lo ascoltò, pesando le sue parole come la sabbia, ascoltandole come se stesse udendo la melodia di un antico strumento. Qualcosa che amava ascoltare in ogni stagione, col sole e con il temporale.

-Dammi del tempo Martha...-

Sospirò nuovamente, posando una mano sul suo volto, percependo i peli della barba che stava ricrescendo.

-Non è che non voglia darti tempo Ric, è che il tempo non è dalla nostra parte. E per quanto io voglia aspettarti, devo crescere questi bambini e non posso farlo in queste condizioni...-

Alaric fece un cenno con la testa.
-Vuol dire che te ne vai? Lasci Manchester...?-

Martha non poté fare a meno che sciogliersi allo sconforto nella sua voce profonda, intensa. Intenerita da quello che ancora sentiva e provava per lui.

-Sì, almeno per un po', ho bisogno di staccare e stare in pace-

-E perché con Jonathan? Perché devi andare con un altro uomo?- chiese lui, irritato. Visibilmente contrariato.

Martha ricambiò il suo sguardo, imbronciata, esasperata. Ormai tutti sapevano che lei e Alaric non stavano più insieme. Si erano lasciati per inseguire ognuno le proprie strade e calmare gli animi focosi.

-Mi sto sentendo con lui...-

Ric serrò la presa sui suoi fianchi, esponendo la sua gelosia nei gesti, la durezza nei suoi occhi, l'ira nel respiro.
-Però ti incazzi se ho altre donne nel mio letto! Com'è che devo farmi andare bene l'idea che William ti scopa, e ora questo Jonathan del cazzo?-

Martha si rabbuiò, stringendo la sua maglietta nel suo pugno.
-Non parlare così di lui! È un uomo per bene! E non abbiamo ancora fatto nulla!-

Alaric la staccò da sé, cercando di calmarsi.
-Eh sia lodato il cielo che non avete ancora fatto nulla! Guarda... A momenti salto dalla gioia! - Il tono sarcastico e sprezzante.

Anche lei si adirò, ricercando un contatto fisico, volendo sorreggere il suo sguardo, guardare il suo volto.

-E' colpa tua, sei tu che hai deciso di troncare la nostra relazione! Quindi non vedo perché ti deve preoccupare con chi vado a letto!-

Alaric imprecò ad alta voce, braccandola contro la parete ruvida del vicolo cieco.
-Ah quindi è colpa mia se tu ti fai infilare il cazzo da qualcun altro? Io avevo detto di prenderci una pausa, non di troncare l'intera relazione!-

Martha obbiettò, alzando il tono della voce.
-E chi merda voleva quella pausa? Io non la volevo! E da dove vengo io, la pausa porta sempre alla fine della relazione! Non potevo mica aspettare di essere lasciata e quindi ti ho lasciato!-

-E allora sono cazzi tuoi! -
Ric ribatté rapido, smorzando il suo discorso a metà.

Lei sgranò gli occhi, stupita. Totalmente impreparata davanti alla sua sfacciataggine. Lo spintonò lontano da sé, schivando le sue braccia robuste.

-Benissimo! Allora non farti i cazzi miei!-

Marciò verso l'uscita del vicolo, solo per venire riacciuffata di nuovo.

-Dove cazzo vai?!-

Martha se lo scrollò di dosso, sfilando il cellulare dalla sua tasca. Quello che lui aveva pensato bene di confiscarle una ventina di minuti fa.

-Chiamo un taxi!-

Alaric si portò le mani sui capelli, cercando di calmarsi, di darsi un contegno.
-Mi fai impazzire!-

Martha finì di mandare un messaggio al taxista, per poi ricacciare il cellulare nella tasca della giacca leggera.

-Ebbene, anche tu!-

Per un po' restarono in silenzio, senza parlare. Solo il suono dei loro respiri affannosi e i corpi accaldati.

-Il mio taxi è arrivato! Buon dì e ci si rivede!-

Martha fece per muovere un altro passo verso l'esterno ma senza alcun successo, perché Alaric le fu subito addosso, voltandola nella sua morsa.
E senza troppe pretese, unì la sua bocca alla sua, con ardore, con parecchia disperazione da farle male. Il tipo di bacio che si dava con lo scopo di lasciare un segno, un livido, un qualcosa dell'altra persona. Avido, prepotente.
Dolente.

Le mordicchiò il labbro inferiore, tirando, soffocando i gemiti nella sua bocca. Le mani in esplorazione attorno al suo corpo, sulla pelle, sulle gambe scoperte.

E per quanto Martha volle resisterlo, non ci riuscì, anche perché lo desiderava con la stessa passione, la medesima frenesia.
E non vi era nulla da resistere, niente da combattere.

-Devo andare Ric...-

Gli parlò contro le labbra, le sue mani attorno al suo collo, nei suoi capelli.

-Verrò a trovarti...-

Lei scosse il capo, decisa, nonostante i suoi occhi professassero altro. Nonostante l'innegabile attrazione.

-Sono con Jonathan, non puoi...-

Alaric la baciò di nuovo, scendendo poi sul collo. A contatto con il suo profumo, la sua dolce essenza.

-Al diavolo Jonathan Eyre... Vengo lo stesso-

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