CAPITOLO 50
"Perché pensare al tuo amore portava così tanta ricchezza alla mia vita
Che viver di ciò era di gran lunga sufficiente, che essere re."
- Sonnetto 29, William Shakespeare
⚜DAMIEN⚜
La stanza era illuminata da varie lampade che pendevano dal soffitto seguendo una linea di design molto ricercata. Due ampie finestre nelle pareti laterali, i divanetti di lusso, posizionati vicino a un tavolino di marmo bianco.
Alaric prese posto su uno di essi, indicandoci le poltrone gialle di fronte a sé.
-Volete?-
Si protese in avanti, passandoci una scatola di sigari grossi.
Feci per dissentire, ma per l'ansia che schiacciava le mie interiora cambiai idea. Jace al contrario, tenne le braccia incrociate sul petto, rifiutando la sua offerta.
Ispirai piano, liberando la nuvola di fumo dalle labbra semichiuse; evidentemente preoccupato, istigato a morte da quell'idiota patentato che traeva gusto nel mettere Jace a disagio. E per quanto lo nascondesse così bene, stava cominciando a trapelare dalla sua figura silente. Composta.
-Bene, ora che siamo tutti comodi, posso iniziare-
Socchiusi gli occhi, fissando la sua attitudine sospetta, il ghigno onnipresente che non voleva saperne di scomparire dal suo volto malizioso.
-Non fai sedere i tuoi uomini?-domandai seccato.
Non mi andava di avere gente in piedi alle mie spalle. Anche se apparivano più come soldatini che compagni di squadra.
Cinque di loro erano alle nostre spalle con le mani dietro la schiena. Tutti vestiti di nero con degli occhiali da sole sul volto anonimo.
-No, sono i miei bodyguards...-
Jace si incupì, corrugando la fronte.
-Ma scusa, allora perché hai vietato a noi di portare più gente?- protestai stizzito, trovando il fatto alquanto ingiusto e scorretto.
Alaric rise, mostrando i denti, lasciandosi andare contro lo schienale.
-Se fossimo in un'altra situazione ve lo avrei permesso. Ma in questo caso, questi bodyguards sono solo qui per precauzione, per te-
-Per me?-
Mi puntai, guardandolo confuso, aggrottando la fronte nell'impazienza che si spiegasse.
-Sì, a motivo di quello che dirò a Jace...-
Liberò una nuvola di fumo, sorridendo subito dopo.
-E siccome non voglio essere interrotto, Né avere persone come te ha rompermi il cazzo, loro sono qui per intervenire-
Jace si morse il labbro tra i denti, tentando in ogni modo di fremere l'irritazione e apparire il più contenuto possibile. In quanto a me, non vedevo l'ora di saltargli al collo e conciarlo per le feste.
Ce la stava mettendo tutta per farmi incazzare, e tutt'ora non capivo ancora cosa volesse.
-Parla, non ho tutto il giorno-
Jace lo interruppe con parecchia acidità e poca tolleranza.
Il volto illeggibile, distaccato. Gli occhi pervasi da un forte senso di disprezzo.
Non lo avevo mai visto così a disagio, così impaziente di evadere.
Fui percosso da una leggera botta di emicrania, seguito da un improvviso bruciore nello stomaco.
Avevo un brutto presentimento...
Alaric tornò con gli occhi su di lui, inclinando la testa leggermente di lato.
-Non mettermi fretta, tesoro-
Ispirai, tenendo la calma, la mascella contratta e il corpo rigido.
-Non osare-ribatté Jace, infilandosi le mani nelle tasche dei pantaloni. Le gambe leggermente divaricate.
Trascinai lo sguardo su Alaric, per vedere la sua reazione, se stavolta avrebbe perso le staffe, e fu difatti così.
-Definisci "Osare"!-
Alaric scattò in piedi allarmandoci, chiudendo la distanza tra di noi in poche falcate.
In tutto questo Jace non perse la calma,
ma quando fui sul punto di intervenire, due grosse mani mi tennero fermo sul posto.
-Portatelo fuori!-
Alaric fece segno hai due uomini di portarmi via, ostacolando persino Jace, quando fece per venirmi incontro.
-Lasciatemi stare!-
-Dove lo state portando?-
Jace lo spintonò lontano da sé, tentando per la seconda volta di raggiungermi, ma Alaric fu più veloce, trattenendolo per il polso.
-Ti aspetterà fuori dalla porta. Non preoccuparti, non va da nessuna parte-
Serrò le dita sui suoi bicipiti, allontanandolo da me.
-Sei uno schifoso bastardo! Abbiamo fatto un accordo! Abbiamo detto almeno un testimone!- gli urlai contro incollerito, buttando il sigaro sotto i piedi.
Alaric lo teneva contro di lui, un braccio attorno al collo. Una presa dominante che ben conoscevo, abbastanza forte da rendere la fuga complicata. In più, era alto un metro e novantaquattro. Non che Jace fosse basso, anzi, era più o meno lì anche lui. Ma Alaric era molto più grosso, molto più allenato, aveva più esperienza di qualsiasi gangster abitante a Manchester.
-Jace!-
-Va tutto bene Damien, fa come dice. Aspettami fuori-
Scossi la testa, ancor più stizzito.
-No! Non mi fido di lui!-
Perché non si opponeva? Perché non lottava?
-Fidati di me allora...-
Jace resse il mio sguardo, incoraggiandomi a lasciare la stanza. A evitare il peggio.
-E se ti fa qualcosa? Nick non me lo perdonerebbe! E nemmeno io!-
Le mie emozioni mi tradirono, rendendomi vulnerabile. Totalmente trasparente.
I ricordi mi passarono davanti agli occhi, quelli belli, quelli che avevo tenuto per me, nonostante il profondo senso di vendetta, di odio che avevo serbato nei suoi confronti.
Anche allora mi aveva detto la stessa cosa, mi aveva chiesto di fidarmi di lui.
-Non mi farà nulla Damien, credimi-
▪️▪️▪️▪️▪️▪️
⚜JACE⚜
I miei occhi erano ancora sulla porta, da dove era uscito Damien, tant'è che quando Alaric riprese a parlare, non lo stavo pienamente ascoltando.
Mi sembrava di impazzire, troppe cose da tenere sotto controllo: il disagio, l'ira crescente e la voglia di scappare lontano da lui.
-Non sto cercando di farti male, rilassati. Fidati che se volevo, lo avrei già fatto-
Riportai gli occhi sul volto di Alaric, decifrando la sua frase, captando le ultime parole per farne un senso compiuto.
-Non sprecare fiato...- asserii pacato, allontanandomi di due passi. Finalmente libero dalla sua morsa.
-E va dritto al punto!-
Stavolta fu lui ad assumere un'espressione irremovibile. Imperturbabile.
-Bene, come si chiamano i tuoi genitori?-
Aggrottai le sopracciglia, fissandolo interdetto, non capendo lo scopo della sua domanda.
-Non sono qui per essere preso per il culo! Va al punto o lasciami stare!-ribattei indispettito.
Una forte nota di rancore, evase dalla mia bocca. Un tono che per qualche ragione contorta, parve invece eccitarlo, richiamare la sua completa attenzione su di me.
-E io ti ripeto, chi sono i tuoi genitori?-
Voltai il capo verso l'esterno, digrignando i denti. Potevo percepire il cambiamento temperale del mio corpo. Il calore che partiva dall'interno. L'ira sferzante, la pazienza che stavo perdendo.
-Sono serio Jace, chi sono i tuoi genitori? Qual è la tua identità?-
Non poteva avermi chiamato qui solo per chiedermi dei miei genitori, vero?
Perché tutto questo casino solo per questa semplice domanda?
Lo guardai con aria torva, esaminando la sua persona sotto un'altra luce. Un altro punto di vista.
C'era sicuramente dell'altro. Qualcosa che non diceva.
-Selena e Jonathan Eyre, perché ti interessa?- parlai con abbastanza veleno, aspettando una spiegazione plausible. Tuttavia, Alaric parve non voler contribuire. Anzi si innervosì, oscurando la luce nei suoi occhi verdi, risaltando la mascella definita e i lineamenti spigolosi.
-Cazzate. Ora te lo chiederò di nuovo, e voglio che tu mi risponda con onestà, chi sono i tuoi genitori, Jace?-
Assottigliai la vista, ponderando sulle sue parole, stupito dal fatto che dubitasse delle mie parole. Anche perché non andavo in giro a parlare dei miei fatti personali, e in pochissimi sapevano dell'identità di mia madre.
-Come ti ho detto, Selena e Jonathan Eyre sono i miei genitori!-
Alaric si adirò maggiormente, invadendo il mio spazio vitale, obbligandomi a indietreggiare contro la parete viola.
-E allora chi cazzo è Martha Ross?-
Il tono pericolosamente cattivo.
-Cosa?-
Sussultai piano, la bocca leggermente aperta per la sorpresa.
-Come fai a conoscere quel nome...?-
Alaric si avvicinò, arrestandosi a qualche centimetro dal mio volto. Il sorriso compiaciuto nuovamente lì, su quella bocca larga. Su quella faccia bipolare che cambiava come il giorno e la notte.
Le rughe ai lati degli occhi chiari, forti.
Esigenti.
-Perché so che Martha Ross è tua madre...-
Prese una breve pausa per assaporare la tensione, il turbamento nei miei occhi.
-E io sono tuo padre-
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