CAPITOLO 49

"Non dirmi quello che è stato detto su di me. Dimmi perché erano così a loro agio a dirlo a te?"
-Gangster Q.


-È il nostro turno-

Nicholas appiattì la voce, lanciando un'ultima occhiata verso il nostro gruppo.

-Un commento stupido e siamo fottuti. Fate parlare solo me e Jace-

Gli altri annuirono con un cenno della testa, ingoiando la saliva. I corpi irrequieti, non abbastanza sicuri della loro audacia. Un velo di terrore nei loro occhi giovani.
E per un attimo, fui tentato di mandarli tutti a casa, di congedarli da quello sterile evento di pazzi. Ciò nonostante, Nicholas si fece avanti e io dopo di lui, arrestandoci davanti alla figura massiccia di Alaric.
I suoi occhi come felini, in agguato. Stabili e calcolatori.

-Oh guarda un po' chi abbiamo qui...
Il fratello del leggendario Daniel!-

Alaric sedeva su una delle poltrone rosse, le gambe sul tavolino centrale. Incurante dell'etica morale o del fatto che non fosse a casa sua. Similmente, due donne sedevano di fianco a lui con le mani sui suoi bicipiti. Avvinghiate contro le sue braccia robuste.

-Salute a te Alaric, mi dicono che stai facendo una fortuna dopo l'altra-

Lui rise, mostrando i denti bianchi, gli occhi cristallini di un verde chiaro.
-Sì, non hai idea. Ho i soldi che cadono dagli alberi -
Nicholas tirò un sorriso forzato, e potei ben notare l'irritazione che provava. Il corpo rigido e le vene pulsanti.

-Mi dispiace per la tua perdita, è davvero un peccato. Era un rivale molto affiatato, Daniel. Il genere che piace a me-

Nicholas strinse i pugni, e per un attimo temetti che avrebbe reagito male.

A quelli come Alaric, non importava la sorte degli altri, tutto per loro era come un profitto. Un gioco allettante. Un guadagno personale per arricchire le tasche e spargere sangue.

Sbuffai annoiato, volendo andare via da lì, abbandonare l'evento in favore di altro. Lui non mi piaceva e la voglia di dialogare era pressoché inesistente.

E onestamente, volevo vedere Beatrice.

Non ero riuscito a trovare il tempo di chiamarla o soltanto scriverle da quando l'avevo lasciata davanti alla porta di casa sua. Ancora infatuato dal volto armonioso che aveva, il senso di pace che mi trasferiva ogni volta che la toccavo.

- E lui chi è...?-

Mi destai dai miei pensieri turbinosi, richiamato dalla domanda curiosa, il tono interrogativo.
Sollevai lentamente lo sguardo su di loro, incontrando le loro espressioni inconsuete, l'invadenza di Alaric Waynar. La sua espressione assorta, indiscreta. Desiderosa di conoscenza.
Nicholas esitò, tossendo di proposito.
-Puoi chiederglielo tu stesso-
Fissai Nicholas e poi lui di nuovo. E con tono neutro, rigido, risposi.

-Jace Eyre, perché lo chiedi?-

Alle mie parole, Alaric sembrò ancor più colpito di prima, dando spazio una sospensione notevole.
Un breve silenzio, nella quale non staccò lo sguardo. Anzi, strinse gli occhi in due fessure, registrando la mia persona nella sua mente.
Socchiusi gli occhi a mia volta, a disagio, non amando l'improvvisa attenzione. Né tanto meno la preoccupazione sul volto di Nicholas.

-Wow... E chi l'avrebbe mai detto...?-
Parlò fra sé, congiungendo le grandi mani, sciogliendosi in un ghigno entusiasmato. Fin troppo largo, divertito.

-Posso parlarti in privato? Jace Eyre?-

Mi accigliai, basito. Incapace di interpretare la sua improvvisa curiosità, non capendo cosa volesse ottenere da me.

-Perché dovrei accettare?-

Alcuni spalancarono gli occhi, creando un brusio di sottofondo, di sussulti. Affermazioni esclamative che andavano a sottolineare la mia imprudenza. Il tono sgarbato che avevo usato nei suoi confronti. L'assenza di timore che provavo al suo cospetto.
Alaric, a differenza loro, sembrò sempre più affascinato. Sempre più deliziato.

E la cosa mi irritò maggiormente.

-Shake! Dammi una stanza VIP, dove posso parlare in privato- richiamò l'attenzione del proprietario del locale, puntando me e poi se stesso.

-Non ho dato il mio consenso-
Sottolineai gelido. Incattivito.

Stavolta anche Nicholas intervenne.
-Ti pregherei di rispettare la nostra decisione, parleremo un'altra vol..!-

Ma ancor prima che Nicholas poté solamente finire di parlare, uno sparo riecheggiò nella nostra direzione.
Non riuscii a capire chi o cosa avessero colpito, fino a quando qualcuno non scacciò un grido inorridito.
Uno dei nostri compagni cadde a terra, con la mano premuta sulla spalla.

-Hamilton!-

Nicholas si protese verso di lui, cercando di fermare l'emorragia. E subito dopo, la gente prese a scappare fuori dal locale. Uno sciame di mormorii e passi veloci. Anche le due donne sedute di fianco a lui, cambiarono espressione, ora impaurite dell'uomo che stavano corteggiando.

- Nick, portalo via, andate all'ospedale. Io vi raggiungerò dopo-

Aiutai Hamilton ad alzarsi da terra, ordinando al resto del ragazzo di soccorrerlo e caricarlo in auto.

-No Jace! Non ti lascio con quell'idiota!-

Nicholas obiettò, chiudendomi il polso nella sua presa ferrea. Imbestialito e pronto a fare a botte.

-Nick! Per favore! Non c'è tempo per parlare! Andate! Non voglio che dia fuoco a qualcun'altro!-

Come se non avessi detto niente, si impose di nuovo, spartendo diversi ordini.

-Voi andate! Caricatelo in auto, io resto con Jace!-

Scossi il capo sospingendolo nella stessa direzione intrapresa dai nostri compagni.
-Nick te lo puoi scordare! Porta il culo là fuori insieme a loro! Non ti voglio qui!-

-Col cazzo Jace! Come posso lasciarti con quel bastardo? E se ti fa qualcosa?-

Scossi il capo di nuovo, frustrato. Fissando quel psicopatico con l'ira negli occhi.
Era rimasto seduto composto, con le mani incrociate sulle ginocchia, lo stesso sorriso sghembo e criptico. Pertanto, i suoi uomini, stavano armati dietro di lui, con pistole cariche e coltellini svizzeri nelle cinture di cuoio. Le espressioni illeggibili, pronti a eseguire qualunque nuovo ordine affidatogli.

-Voglio solo parlarti Jace, e non amo essere rifiutato-

Non aveva smesso di osservarmi, e non aveva battuto ciglio neanche per un secondo.

-Vaffanculo! Ti spacco la faccia! Stronz!-
Tappai la bocca a Nicholas, spingendolo verso la direzione della porta.
Alaric non avrebbe esitato a sparare anche lui.
-Per favore Nick, Va! Ora! Starò bene, vi raggiungo dopo-
Nick non si mosse, fissando Alaric dritto negli occhi disonesti. I pugni chiusi ai lati del corpo, la mascella serrata. L'espressione tumefatta dalla rabbia.

-Voglio un testimone! Lascia almeno che qualcuno resti con Jace! Per assicurarmi che non gli farai del male. Sai bene che è una richiesta legittima!-

Alaric ampliò il suo ghigno, inclinando la testa leggermente di lato. Una mano sotto la mandibola come se stesse meditando, prendendo la richiesta in considerazione.

-Okay, accetto. Manda qualcuno che non sia tu. Non ho voglia di tenere a bada cani rabbiosi-

Nicholas imprecò, facendo molta fatica, la mano sulla pistola nascosta all'interno della cintura.

Oramai il locale si era svuotato, eccetto per Alaric e i suoi uomini, e alcune gang che pensavano fosse uno spettacolo televisivo.
A differenza del proprietario del locale, il quale invece, pareva mortificato, forse dispiaciuto per il trambusto causato nel suo pub e la perdita dei suoi clienti migliori.

-Vengo io come testimone!-

Damien sbucò dal fondo della sala, cogliendomi di sorpresa.
Anche Nicholas prese a fissarlo stupito. Una sorpresa che però durò pochi secondi.
-No, tu no! Non fai altro che volerlo morto! Sarà una perfetta scusa per attuare il tuo piano di merda!-
Tentai di calmare Nicholas, ma in vano.
-Non ci provare Damien! Ti ammazzo!-
Portai le mani sulle sue spalle, ostacolandolo dal corrergli incontro.

-Non lo voglio morto, Nick!-
Damien rispose con tono sincero, l'espressione vulnerabile, un non so che di nuovo nei suoi occhi ambrati.

-Bene allora! Sarai tu il testimone. Ora basta così!-
Alaric si levò dalle poltrone rosse, fermandosi vicino a me. E con estrema fluidità, serrò la mano attorno al mio avambraccio, spostandomi verso di lui.
-Ma che cazzo!-
Nicholas si allacciò dall'altra parte, tirandomi verso di lui. Il gesto provocò un senso di fastidio, che andò a innervosire la statica silhouette di Alaric, il quale fu sull'orlo di perdere le staffe.

-Nick! Va! Non farti pregare!-
Lo supplicai un'ultima volta, imprimendo il mio avvilimento nelle ultime parole.

-Eh va bene!-
Si portò una mano tra i capelli corti, socchiudendo gli occhi per qualche secondo. Un ringhio di sofferenza. Gli occhi instabili e l'ira nel respiro.

-Damien! Se Jace non torna intero, io ti troverò e ti ucciderò! E tutti voi dopo di lui!-
Con un ultimo sguardo nella mia direzione, fece dietrofront, dileguandosi verso l'uscita del locale.

-Eh finalmente! Stavo per sparargli una pallottola sulla fronte!-
Mi scansai, liberando il mio braccio dalla sua morsa.
-Non toccarmi, vengo da solo- restai misurato, contenuto. Non volendo sembrare terrorizzato o debole ai suoi occhi.
Non volevo far trasparire nulla, in tal modo da privarlo della soddisfazione di vedermi impreparato.
-Okay, come vuoi-
Si voltò poi verso il bancone, facendo segno all'uomo di mezza età di seguirlo. -Shake! Guidaci tu!-
Alaric si mosse nella direzione delle scale che portavano alle stanze VIP, ovvero, un pub su due piani, suddiviso in due rispettive funzioni: la discoteca al piano terra, con diverse sale da ricevimento. E le stanze VIP per chi voleva avere un po' di privacy in affari o quant'altro.

-Jace!-

Damien si affiancò a me, lo sguardo preoccupato. Totalmente differente da quello truce di qualche ora fa.
-Che vuole da te?- parlò sottovoce, non volendo farsi sentire dagli altri.
Sospirai, passando una mano tra i capelli.
-Non ne ho idea, siamo qui per scoprirlo...-
Si infilò le mani nelle tasche dei pantaloni di velluto nero. I riccioli davanti agli occhi, l'aria pensante.
-Comunque, scusa per prima... Per la testata... Non volevo. È solo che mi fai incazzare a volte-
Sorrisi appena, facendo spallucce.
-Come mai così gentile, ora? Sei preoccupato per me?-
Damien mi guardò per un secondo, contrariato, ma poi sospirò.

-Certo che sì, non ho la più pallida idea di cosa voglia questo gorilla da te-

-Oh... Che carino che sei-

Si indignò subito, di nuovo, suscitando un altro sorriso sulla mia bocca.
-La finisci! Mi fai pentire delle cose che ti dico!-
Alzai gli occhi al cielo, salendo i gradini di marmo, dritto verso la stanza prenotata. Alaric era già entrato all'interno, in quanto ai suoi uomini, stavano dietro di noi, per controllarci e fare in modo che non cercassimo di scappare.

-Stammi vicino Damien, per favore non dire o fare cazzate...-aggiunsi, una volta vicini alla soglia.

-Cos'è, ora sei tu quello che ci tiene?-

Damien, mi schernì, cercando di mascherare la sua reazione sorpresa.
Gli lanciai un'ultima occhiata, prima di tornare impassibile e serio.

-Non ho mai smesso, Dam-




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