CAPITOLO 39


"Mostrami gli incubi con cui stavi lottando, i luoghi dove ti stavi nascondendo."

-Subtitles, Nylo

-Penso di amarlo Cinthya...-
Accostai il cellulare all'orecchio sinistro, nascosta tra le spesse coperte di lana.
-Non stai correndo troppo...?-
Sospirai, fissando il cielo nero fuori dalla finestra. La notte era calata prima del previsto e Jace mi aveva accompagnata a casa, per poi dileguarsi. Aveva detto di avere un incontro con i suoi amici altrove; e a malincuore lo avevo lasciato andare, ancora febbricitante, instabile a causa sua. Le guance rosse e il cuore al galoppo.
-Beatrice ci sei?... Ti ha fatto un incantesimo sto Jace?-
Sorrisi appena.
-Forse... Cinthy. Credo di sì-
Potei chiaramente percepire l'incertezza nella sua voce, il dubbio che prendeva posto nei suoi brevi silenzi. Lei non era molto convinta di Jace, e pensava che lui fosse solo il solito belloccio che si usava delle donne per scopi personali. Aveva paura che siccome frequentasse soggetti pericolosi, fosse in qualche modo anche lui, infido. E non aveva tutti i torti, perché da una parte poteva anche dare quell'idea, seppure non era del tutto così.
-C'è insomma Bea, son contenta per te, davvero. Ma non sappiamo nemmeno che intenzioni abbia. Sparisce e appare. A volte sembra solo cercarti fisicamente... Spero davvero che non ti stia prendendo per i fondelli-
Non avevo ancora detto a Cinthya della mia amnesia. E lei non sapeva che in  verità, il nostro non era un sentimento basato soltanto su questi ultimi mesi, ma aveva inizio da molto tempo prima.
-Spero di no Cinthy, spero proprio di no...-
Anche perché dopo tutto quello che avevo scoperto su di me, su di lui, sarebbe stato difficile tornare indietro.

-Okay teso, allora ci vediamo domani all'università, mi raccomando...-

-Va bene, Buona notte-

Chiusi la chiamata lasciando il cellulare sul piccolo comodino. E poi spensi la luce, voltandomi dall'altra parte.
Le farfalle nello stomaco e la testa leggera. Uno stato d'animo surreale. Il potere che veniva con l'amore. Una droga, dove l'intero sistema sapeva di volerne ancora. E come la natura, gemeva nel desiderio di altro, di molto e di più. Ripassai i suoi lineamenti col pensiero, frugando nell'intelletto, in cerca di alcune immagini. Frammenti del passato che potevo riportare al presente. La nostra storia incisa sulle pietre di ciò che era trapassato, andato e dimenticato col tempo. Ricordi perduti, infusi nell'odore acre del mare. E non quel mare che conoscevamo, ma quello che ondeggiava all'interno della nostra anima.

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||FLASHBACK||

La voce eccitata della signora Herondale, saliva leggiadra verso il cielo, assieme al tono dolce della signora Eyre. Entrambe perse a parlare del più e del meno; dei pettegolezzi e dei loro desideri repressi. Lontane dai corpi dei due giovani ragazzi innamorati. I quali stavano sdraiati sull'erba alta, non molto lontani dal lenzuolo da picnic steso sul prato.
Al contrario degli adulti, i due fanciulli parevano ammirare il silenzio, prender parte all'orchestra della quiete;
isolati dal resto del mondo nelle loro menti, protagonisti dell'universo da loro eretto.
I corpi stretti uno all'altro, amalgamati come soltanto poteva esserlo il mare con la terra.
-Dormi...?-
Jace scosse il capo in modo impercettibile, gli occhi chiusi, occupato a godersi i raggi del sole sul viso. E similmente a lui, Beatrice stava posata con la guancia sul suo petto, le mani intrecciate attorno al suo torace in un abbraccio spontaneo.
-Però, potrei presto...-
-Ti stai annoiando?-
Lui scosse il capo di nuovo, ampliando la bocca in un sorriso caloroso.
-È il contrario...-
Gli occhi ancora chiusi, i ciuffi mossi dalla leggera brezza estiva.
Beatrice si issò sul gomito, quel che bastava per guardarlo in faccia. E non poté fare a meno che sciogliersi in un sorriso luminoso, provocato  dalla sola visione di lui. Per il modo in cui indossava la felicità nel suo sguardo.
-E cosa allora?-
Spostò una ciocca dal suo viso, contemplando le orbe azzurre, ora ferme su di lei. Un turchese ghiacciato che dava l'impressione di avere incastonati, due lapislazzuli nelle concavità oculari.

Lo fissò per qualche istante ancora, per poi spostare lo sguardo sulla silhouette delle due donne pettegole. Vestite con due abiti a fiori, corti sulle gambe. I lunghi capelli biondi di Martha Ross e quelli castani di sua madre. Simili a due sorelle, se non gemelle diverse.

Un periodo della vita di Beatrice molto sereno, felice. Una famiglia al completo e un ragazzo che amava con tutta se stessa. Nello stesso modo lo era per Jace, il quale godeva di quel periodo di euforia e completezza. Un tempo dove la pace e la serenità parevano volteggiare come farfalle in una perenne danza infinita.
-Sono felice Bea... -
Lei trascinò l'attenzione su di lui, scaldata da quelle semplici parole. Gli occhi gentili e un sorriso a trentadue denti.
-E io sono felice che tu sia felice, Jace...-

[...]

🌙〰️🌙〰️🌙〰️🌙

La luce del sole soffiò all'interno della mia stanza, risvegliando quel poco che era rimasto di me. Quella devota parte di me che si ostinava a poltrire nonostante il sole fosse alto nel cielo. Mi stropicciai gli occhi con voluta lentezza, stiracchiando il resto del mio corpo stressato.
la sonnolenza nell'aria. La fatica nell'atmosfera.
Pronta, anche se falsamente, ad un altro giorno scolastico, all'università di Manchester. La testa ancora intasata, infetta dai ricordi del flashback della notte precedente. Totalmente a pezzi, alla visione di noi, alla luce nei nostri sguardi.
Turbata, visibilmente accaldata.
Gli ormoni, gli impeti e le scariche a fior di pelle. Una visione di me fuori controllo. Assolutamente ineccepibile. Non poteva vedermi così miserabile, vogliosa di lui.
Liberai un altro respiro nettamente angoscioso. Consapevole di quello che volevo, di come volessi vederlo....
E desideravo ardentemente averlo.

Impiegai un'ora a prepararmi e poi a passo lento, mi incamminai verso la struttura scolastica.

Quando giunsi all'entrata, Cinthya stava già ai cancelli, i capelli scuri raccolti in uno chignon. Un maglione giallo di cotone, sopra un paio di leggings bianchi.
-Ciao Cinthy-
La salutai con un bacio sulla guancia.
-Ciao bella, come stai?-
-Bene dai, e tu?-
Lei fece spallucce, fissando lo sguardo sul resto degli studenti che occupavano il cortile centrale.
-Bene, abbiamo un'ora buca alla terza ora, è l'unica notizia positiva. Per il resto, siamo sommerse di lavoro-
Sospirai, entrando con lei nell'edificio maestoso, pronta per la prima ora di progettazione.

Al nostro arrivo, il professore Jerome, alzò lo sguardo verso di noi. Il naso arricciato e la bocca chiusa in una linea ferma. Sicuramente pronto per rifilarci qualche ramanzina sgradita.
-Le solite ritardatarie! Volete anche un rinfresco?-
Alzai gli occhi al cielo, avanzando verso le scalinate che portavano alle sedute superiori.
-Ma prof! Perché ha sempre il nostro nome in bocca? Come se fossimo le uniche! Abbiamo fatto solo 5 minuti di ritardo!-
Cinthya ribatté, lanciandogli un'occhiataccia velenosa. Le mani ancorate sui fianchi.
-Signorina Tennesse! Vada subito a sedersi!-
Lei sbuffò, raggiungendomi con la sua borsa, gli occhi ancora puntati sul prof; incurante dei vari studenti che se la ridevano sotto i baffi.
-Cinthy, fa niente... Ignoralo-
La tirai per la manica, facendola accomodare.

-Mi da su i nervi! C'è gente che entra dopo di noi, eppure non fa altro che riprenderci!-

-Fate silenzio là in fondo! Cinthya! Ancora salotto? Non vi basta il rinfresco di stamattina?-

Ammutolii, abbassando lo sguardo sul foglio. La bocca leggermente tirata in un sorriso divertito. Cinthya era diventata rossa in viso, pronta ad aprire un dibattito focoso.

-Cazzo!Lo vedi?! Finirò per tirargli il collo come una gallina!-

Sgranai la vista al suo tono di voce, troppo elevato.

-Che cosa ha detto signorina Tennesse?!-

Ci risiamo...

-Prof! Quello che ha sentito!-




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