CAPITOLO 38
"Ma se ti conosco, so anche quel che farai...".
-C'era una volta in un sogno
⚜DAMIEN⚜
-Cambio di piani...-
Marciai all'interno della discoteca, in compagnia di Cole, trascinando il mio corpo indolenzito all'interno della struttura chiassosa.
-Hai trovato un altro modo?-
La notte era scesa, così come il freddo invernale dell'Inghilterra. Pungente contro la pelle, un gelone sulle dita.
-Sì, al posto di sequestrarla, la porterò fuori con una scusa, mentre noi saremo da qualche parte, voi chiamerete Jace e gli farete credere che l'ho sequestrata. Lui verrà correndo, e a questo punto lo catturerete...-
Sospirai, sperando nel successo di quel piano, non avendo altro posto a cui tornare nel caso Tyson, avesse scelto di buttarmi fuori.
-In quanto a Nicholas, non appena sapranno del sequestro di Jace, verranno correndo come stupidi e boom! -
-Due piccioni con una fava...! Mi piace- Cole annuii, soddisfatto del secondo piano proposto.
Gli occhi fermi sulla marea di gente che ballava sulla pista da ballo. La musica rimbombante e le voci soffocate.
Ci sedemmo al bancone, ordinando due drink, mentre nell'attesa, aspettavamo il resto del gruppo.
-In quanto a Jace, cosa vuoi fare? Sei sicuro di lasciarlo nelle mani di Tyson? Sai che il capo lo vuole morto?-
Scossi il capo, sbuffando infastidito.
-Mi ha giurato di non ucciderlo. Ha detto che hanno solo conti in sospeso da risolvere-
Cole fece spallucce, spostandosi i ciuffi dagli occhi.
-Se lo dici tu, ti credo...-
Socchiusi gli occhi, soffermando lo sguardo su di lui. Il capo leggermente inclinato di lato.
-C'è qualcosa che non mi stai dicendo?-
Cole sgranò gli occhi appena, scuotendo la testa velocemente.
-No, è solo che non mi fido di loro. Se veramente vuoi vendicarti, non farglielo fare a loro. A loro non interessa rispettare le nostre richieste-
Mi morsi il labbro, crescendo un'improvvisa irritazione. La fronte corrugata e le mani tremanti.
-Che cazzo stai cercando di dire, Cole?-
lui sussultò, alzando le mani in segno di resa.
-No, no, sto solo dicendo che non voglio che tu possa pentirtene dopo...-
Ispirai a fondo, tenendo la rabbia focosa a freno.
-Pensi che io non sia in grado di vendicarmi? Che lui sia più forte di me?-
Cole a sto punto cominciò a gesticolare, cercando di giustificarsi in fretta. L'espressione agitata. Insicura.
-Avanti Damien... Un po' ci tieni. Si vede che non vuoi vederlo morto...-
Scattai in piedi, afferrandolo per il bavero della maglietta, storcendo il tessuto nero tra le mani.
-Dí ancora una cazzata del genere e ti apro la faccia, sono stato chiaro?-
Lui annuì velocemente con la testa, fissandomi spaurito. Per un attimo dimenticai anche il fatto che fosse mio amico, totalmente avvinto dall'ira che sentivo. Gli occhi accecati dal dolore che lambiva il mio cuore, al ricordo di quell'anno funesto. Solitario.
-Hey signori? Scusate... I vostri drink...-
Sciolsi la presa sulla sua maglietta, liberando un respiro trattenuto, le mani di nuovo ai miei fianchi. Spossato, strappai il drink dalle mani del cameriere allibito, portando il bicchiere alle labbra.
Cole spostò lo sguardo verso l'esterno, visibilmente offeso, ma poco mi importava in quel momento.
-Vado a fumarmi una sigaretta, torno subito-
Bevvi il drink a sorsate, per poi allontanarmi verso l'uscita d'emergenza.
Camminai a testa china, oltrepassando il bodyguard che stava all'entrata. E una volta all'aria aperta, sfilai la sigaretta dal pacchetto, appoggiandomi alla parete dell'edificio. Una mano intenta a ravvivare la chioma rossa.
Merda...
Avevo esagerato di nuovo...
Non era colpa sua, Cole non centrava con tutto quello che mi importunava. Stava solo cercando di essere d'aiuto.
Portai la sigaretta alla bocca, contemplando il vuoto per alcuni istanti, occupato a dipingere le pareti della mia mente di un colore scuro. Troppo preso dal groppo in gola, il pugno nel petto. Il disagio interno che tentavo di scacciare via ogni giorno.
Tant'é che non mi accorsi del rumore dei passi, nessuna presenza, fino a quando la sigaretta non mi venne portata via dalla bocca.
Indignato, alzai lo sguardo, posando lo sguardo sul fottuto coglione che aveva pensato bene di alimentare il mio nervosismo. Pronto a fare a botte, se fosse stato necessario.
E fu di per sé uno shock, un evento che non avevo premeditato, né lontanamente progettato. Mi ero detto che avrei fatto il possibile per tenerlo lontano da me fino al giorno del confronto, eppure, stava ora davanti alla mia persona.
Jace Eyre stava davanti a me con la mia sigaretta tra le sue labbra.
-Ciao Damien...-
Un ghigno divertito, se non peggio, instigatorio.
Sbattei le ciglia più volte, guardando anche il resto del suo gruppo farsi strada. Nicholas lo affiancò insieme ai ragazzi con cui avevo lavorato un tempo.
-Oh guarda chi si rivede!-
Sorrise, mostrando alcuni denti dorati. Gli occhi verdognoli puntati sul mio volto.
-Lo picchiamo adesso o dopo?-
Qualcuno commentò alle loro spalle, dando via a una fragorosa risata collettiva.
-No Raga, lasciatelo a me-
Jace si voltò per dare loro segno di andare dentro il locale.
-Sicuro Jace? Ho sempre voluto mettergli le mani addosso. Uno sporco traditore senza eguali!- commentò Nicholas, dandomi un ultima occhiata di disapprovazione. Di risentimento.
-Ti aspettiamo dentro Jace-
Se ne andò col resto del branco, lasciandomi con l'ultima persona che volevo vedere. Per niente preparato a interagire con la sua strafottenza.
Portò la sigaretta dietro l'orecchio, rivelando diversi piercing argentati. Un abbigliamento sportivo, leggero. Apparentemente insensibile al freddo di quel fatidico mese di novembre.
-Che cazzo vuoi?-
Mi misi in guardia, adottando una posizione difensiva.
Jace diversamente da me, incrociò le braccia, fissandomi esasperato. Gli angoli della bocca alzati in un leggero sorriso fioco, le fossette in rilievo.
-Smettila Dem, sembri patetico...-
Come cazzo si permetteva??
-Va farti fottere! Non abbiamo nulla da dirci!-
Il rancore saliva e continuava a salire, nonostante tentassi di presentarmi contenuto.
-Davvero? A me pare che tu non faccia altro che cercare le mie attenzioni...-
Si incamminò piano, fermandosi davanti a me. L'aria sicura, confidente. Un lato di lui che avevo sempre invidiato e allo stesso tempo ammirato.
-Sei un coglione! Uno stronzo patentato...!-
Feci per tirargli un pugno in faccia, ma lui ebbe la meglio, torcendomi il braccio saldamente, per poi spingermi contro la parete. Mi ripresi subito, sferrando una gomitata che gli fece mollare la presa. Si massaggiò il petto, ancor più divertito.
-Ahi...! Sei migliorato... -
Lo guardai stralunato, per come parlasse con tanta indifferenza. Come se non sapesse quello che mi aveva fatto. La solitudine e la depressione a cui mi aveva abbandonato.
-Vattene! Togliti dalle palle!-
Gli urlai contro furioso, le vene pulsanti e la vista appannata dal fastidio che provavo.
Jace inclinò la testa lentamente, gli occhi nuovamente fermi su di me. Immerso in uno studio dettagliato della mia persona.
Stavolta, serio. Seccato.
-Dobbiamo parlare...-asserì dopo un breve silenzio. Alle sue parole, mi spostai incazzato, soltanto per venire spintonato di nuovo contro la parete.
-Jace! Lasciami stare! Va caggare il cazzo da un'altra parte!-
- Non è una richiesta Damien, dobbiamo parlare del tuo piano di merda-
Spalancai gli occhi incredulo.
-E tu come lo sai?-
Chi ci aveva tradito? C'era forse una spia nel nostro gruppo?
Jace sorrise di nuovo, afferrandomi per l'avambraccio, la morsa forte, dolorosa.
Era sempre stato più bravo di me nelle lotte corporali, e grazie alla sua altezza, era più facile torreggiare i suoi avversari. Me incluso, siccome superava anche il mio metro e ottantacinque.
-Scusate per il disturbo, Lo porto via...-
Fece un occhiolino alle ragazze curiose, fuori dal locale, rassicurando invece le guardie del corpo all'entrata. I quali lo salutarono amichevolmente, come se fossero amici d'infanzia.
Un'altra caratteristica di lui che avevo sempre invidiato. Il rispetto, l'autorevolezza con cui faceva le sue cose.
-Sei sempre lo stesso egoista! Non cambi mai!-gli urlai contro. Era troppo facile per lui, aveva sempre quello che voleva quando lo voleva. E la gente si doveva sempre adattare ai suoi tempi del cazzo! Ai suoi capricci interminabili.
-Ti spacco il culo, Jace!-
Mi spostò con la forza, trascinandomi verso il parcheggio.
-Vedo che ti sono mancato molto... Se non vedi l'ora di spaccarmi il culo -
Mi sorrise con tanto di fossette da farmi letteralmente infuriare. La sua mano dietro la schiena e con una spinta lieve mi condusse verso il parcheggio. Lontano dagli sguardi indagatori. Nella riservatezza della notte, tra le macchine parcheggiate.
-Davvero pensavi di sequestrare Beatrice?-
Non riuscivo ancora a capacitarmi di come fosse venuto a conoscenza dei miei piani. Né chi fosse lo stronzo che aveva pensato bene di spifferare tutto alle mie spalle. Adirato a causa della sua sfrontatezza. La tranquillità con la quale stava davanti a me, dopo avermi creato traumi e attacchi di panico che non ero ancora riuscito a smaltire.
-Non sono cazzi tuoi!-
Jace strinse gli occhi in due fessure, scrutandomi attraverso le pupille turchesi, più scure durante l'inverno. Enigmatiche per la confusione che emanavano. Poiché non riuscivi mai a capire a cosa stesse pensando quando ti guardava.
-Se centra lei, sono cazzi miei!-
Fece pressione sulle ultime parole, calcando il tono autorevole, arrabbiato.
-Prova a fare una cosa del genere, e giuro che ti ammazzo con le mie stesse mani. Stalle lontano, Damien. Non voglio ripetermi-
Ristetti per qualche secondo, la fumante rabbia imbevuta nell'improvvisa tristezza. La consapevolezza di non valere nulla per lui. Una falsa illusione, dove solo io lo avevo immaginato come un fratello.
-Saresti disposto a fare una cosa simile, per lei...? Nonostante tutto?-
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