CAPITOLO 37
"Quando di te, verrà il desiderio di frantumare il tuo amore, vi prego di conservare il mio con ardore ".
-J.Kai
-E perché a me no? Pensi che a me non faccia male...?-
Fui assalita da un istantaneo senso di colpa, succube del tono pacato che aveva. L'equilibrio che si creava tra una parola e l'altra. Convintissima nel mio, che dopo una sfuriata del genere, il minimo che avrebbe potuto fare era urlarmi contro. Prendermi a parolacce. Invece, il tono apparve contenuto, smorzato, se pur pieno di dolore.
Con uno scrollo della testa indietreggiò fino al letto della sua stanza, per poi sedersi su di esso. Il volto tra le mani, completamente nascosto. Avvolto dalle ciocche bionde che ricadevano sulla fronte, ai lati del suo viso.
-Jace...-
Mi si strinse il petto e le mani presero a sudare. Il cuore di seguito. Vederlo così mi annientava in modo particolare, inverosimile. Sospingeva il mio respiro verso il supplizio, sradicava l'intero autocontrollo che componeva la mia persona. Colpiva i miei organi, come avrebbero fatto le frecce di un cacciatore.
-Jace non fare così... Non è quello che intendo. Ho solo bisogno di tutelarmi... Ho bisogno di tempo-
Mi avvicinai alla sua figura; chinandomi su di lui, posando le mani sopra le sue ginocchia, contro la sua pelle calda.
Gli spostai le mani dal viso, rivelando i suoi occhi stanchi, le pupille lucide. Lo sguardo perso, instabile. A momenti, truce. Per come gelido ed esangue ti osservava da sotto quelle ciglia scure.
Ebbi un sussulto al cuore, la vista soggiogata, la mente in subbuglio. Prigioniera delle sue cicatrici, del cielo che governava nei suoi occhi.
-Oh Jace...-
Accostai il suo capo contro il mio petto, stringendolo nel mio abbraccio. Afflosciata su di lui, amaramente persa nel suo sortilegio. Nella sua incombente figura.
-Hai tutto il mio cuore...-
Lo ripetei più volte, convinta di quest'unica verità. Una sola sopra mille altre. Ed era vano cercare obiezioni, poiché comunque non vi erano da nessuna parte.
Aveva tutto di me: mente, cuore e corpo. Il mio spirito, le mie verità. Le mie incertezze e le mie paure. E come i re del passato, Jace Eyre era la mia gloria e allo stesso tempo la mia disfatta. Il tallone d'Achille, che se toccato, destinava alla decadenza.
-Se ho tutto il tuo cuore, perché mi parli di strade che si dividono...?-
La sua domanda giunse al mio udito dolcemente, un modo di parlare curioso, simile a un bambino in cerca di risposte in un mondo complesso. Un'anima in pena che cercava sicurezza. Stabilità. La base sulla quale piantare il suo albero.
E solo Iddio sapeva quanto lo desideravo...
Quanto bramavo dimenticare ogni cosa anche se solo per un istante. Liberare la mente e divincolarmi dalla realtà presente.
-E' proprio perché ti voglio così tanto, che devo tutelarmi... Lo capisci?-
Gli sollevai il mento, posando la mia completa attenzione su di lui. E per un po' restai così. Ferma, immobile, stregata nel contemplare le sue espressioni, la malsana beltà che in modo intricato stava intessuta nel suo volto.
-Ho scelto io di esentarvi... Io ho scelto di non farvene una colpa, quindi dimmi... Da cosa devi tutelarti...?-
Mi morsi il labbro inferiore, socchiudendo gli occhi, sopprimendo le lacrime in vano.
-Il mio perdono non ti basta...?-
Appoggiai la fronte sulla sua, chiudendo gli occhi. Sicura di star per perdere anche il poco di lucidità rimasta.
E questo per il modo che aveva di parlare, ragionare, con lui non potevo pensare chiaramente. Smettevo di vedere nitido.
-No, è che non riesco a perdonarmi... Mi sembra quasi immeritato-
A sto punto Jace mi attirò contro di lui, facendomi sedere sulle sue gambe.
-Ti ricordi cosa mi dicesti, quella sera, quando avevi insistito che mi facessi curare da te?-
Annuii con il capo, riportando la mente al giorno in cui Jace era venuto a prendersi una pizza con sua sorella. Il momento in cui aveva obiettato davanti al kit di pronto soccorso. Nolente alla scelta della mia punizione.
-Ti avevo detto che non mi stavi punendo, ma solo facendo un favore... E tu...-
-E io ti avevo risposto se potevo scegliere come punirti...-
Completai le sue parole, nascondendo il volto nell'incavo del suo collo, Inalando il suo profumo all'interno delle mie narici. L'odore soave di muschio e sandalo. Un profumo che mi donava una certa tranquillità, una pace che si poteva provare solamente quando si tornava a casa.
La mia dimora fattasi in carne e ossa.
-Allora, fammi scegliere Beatrice-
〰️〰️〰️
⚜DAMIEN⚜
-Quindi? Hai trovato un modo per incastrarlo o no?-
Alzai lo sguardo verso Tyron, il fuorilegge che comandava il branco di uomini nelle zone petrolifere. Piccole case a schiera accostate una all'altra. Si trovavano ai margini della città di Manchester, dove molte volte si sentivano di risse, sparatorie e nel peggiore dei casi, omicidi. Un mondo per niente tranquillo, dove sussisteva una realtà pressoché violenta e spesso determinata da terrificanti atti illegali, tra cui anche l'assassinio.
Un gruppo di persone che commettevano crimini insieme, disposti a morire per il proprio gruppo di origine. E vi erano molti motivi per cui i giovani decidevano di unirsi alle gang di strada. Uno dei tanti era la possibilità di fare soldi attraverso vendita di droghe illegali o furto. Un altro motivo, soprattutto per i più giovani, era la possibilità di avere un posto a cui appartenere. Una seconda famiglia per molti, per rimpiazzare i genitori assenti, violenti o perduti in qualche incidente.
Non avevo molte ragioni quando presi la decisione di diventare un gangster, ero giovane e stupido, ma poi col tempo, cominciai a esserne condizionato.
In quanto a Jace Eyre, lo avevo incontrato per caso, quando durante una rissa, mi aveva salvato da un tipo che era disposto a mandarmi sottoterra.
Avevo 14 anni, non pronto a battermi con i ragazzi di quel locale notturno.
E lui mi aveva difeso, battendosi a mani nude, corpo a corpo. In lui avevo ritrovato il fratello gemello che avevo perso in un'incidente, tant'è che quando decise di abbandonarmi per Nicholas, non ci avevo più visto. Il mio rancore era cresciuto negli anni a tal punto da diventare nocivo. E ora vivevo con un macigno nel cuore che stavo cercando di liberare tramite la mia vendetta personale.
Una vendetta che consisteva nel far provare a Jace una parte di quello che aveva fatto provare a me. Perché mentre per lui ero solo uno dei tanti ragazzi, per me era come un fratello. Se non tutta la mia famiglia.
-No... Datemi qualche giorno ancora...-
Tyson stava seduto contro lo schienale del divano in pelle, nella sua tana personale. Una casa indistinta che dava sempre l'idea di essere in campagna. Uno scarso arredamento con pochi mobili.
-Non abbiamo tempo Damien! Voglio Jace e Nicholas fuori gioco!-
Si grattò la corta barba, guardandomi attraverso i suoi occhi vispi. Scuri.
Le mani tatuate, coperto da una giacca in pelle nera.
-Non voglio più aspettare! Abbiamo aspettato abbastanza! Se non mi dai una risposta entro domani, ti tagliamo fuori!-
Annuii con il capo, in un rispettoso segno di riverenza.
-Sarà fatto-
Mi alzai, abbandonando il burbero uomo dai capelli castani. La squallida casa che appariva più spoglia che viva.
E una volta fuori, fui raggiunto da Cole, un vecchio amico a cui mi ero affezionato dopo il distacco di Jace.
-Hey Damien! Che ha detto il capo?-
Portava un cappellino blu per nascondere la zazzera scura. Gli occhi attenti, seppur con delle borse leggere.
-Vuole che gli do una risposta entro domani, o se no mi sbatte fuori...-
Sospirai rumorosamente, non sapendo quale scelta fare.
Beatrice era troppo trasparente, gentile, per diventare parte di questa merda.
-Che mi dici di quella ragazza? Non puoi consegnarla come suo punto debole?-
Fissai di nuovo gli occhi nei suoi, ancor più frastornato di prima.
-Non se lo merita Cole... Sai come sono fatti i ragazzi, se dovessimo lasciarla con loro anche solo per un'ora, non saprei cosa farebbero del suo corpo...-
Cole dovette in qualche modo darmi ragione, annuendo con un cenno della testa. Anche lui consapevole degli atti barbarici, all'interno del nostro gruppo. Non l'avrebbero risparmiata, se non peggio, stuprata.
-Allora che consigli? Cosa intendi fare?-
Sospirai di nuovo.
-Mi farò giurare dai ragazzi di non toccarla, useremo Beatrice solo per spaventare Jace, fargli capire che conosciamo il suo punto debole, e poi la libereremo subito. La affiderò a te Cole, fa in modo che non le venga torto neanche un capello.-
Cole annuì di nuovo, fermando gli occhi scuri su di me. La curiosità visibile nel suo volto. Tante domande senza una risposta.
Scossi il capo ancor prima che potesse muovere la bocca.
-No, lei è diversa. Non si merita quel tipo di male, anche se sto lottando contro di lui...-.
-Da quando ti importa della sorte di quella ragazza? Non ti serviva solo per vendicarti?-
Socchiusi gli occhi alle sue parole, passando una mano tra i miei capelli spettinati. Frustrato. Stanco. Intenzionato a non rispondergli. Pertanto, non avendo alcuna risposta da condividere.
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