CAPITOLO 34

"Credimi anche se non faccio più parte del tuo mondo. Rilasciami, anche se ai tuoi occhi sono divenuta simile a un ostacolo".

-J.kai


ROSALIA

-Ti vedo distratto...-

Spostai lo sguardo dall'appariscente figura di Demerya alla scontrosa postura di mio fratello. Ancora apparentemente insoddisfatta, non pienamente appagata dall'idea che quella tipa vanitosa era la sua presunta ragazza.
Sospirai, incrociando le braccia. La schiena contro il divano verde di casa sua. Lo avevo nuovamente inseguito da New Orleans fino a Manchester. Scocciata dalla sua irremovibile decisione di non voler far parte della mia gang di strada, e non per questo, intenzionata a lasciarlo andare.
Mi ero detta che avrei osservato mio fratello da una vicinanza raccomandata, e poi, se le cose si fossero complicate, lo avrei di nuovo persuaso a tornare indietro con me.
Lui era tutto ciò che mi era rimasto. Il restante della mia famiglia, assieme a quell'altro marmocchio di 11 anni che non avevo ancora incontrato. E che da una parte speravo di conoscere.
-Demerya smettila...-
Riportai l'attenzione su di lei, la quale con ostinazione, cercava di stampargli numerosi baci sulla bocca. Mi massaggiai la tempia, per poi intervenire.
-Ma non vedi che gli stai rompendo le palle?-
Lei si accigliò, fissandomi con cattiveria. Gli occhi inaspriti, lo sguardo fiero, ripieno di ego, veemenza.
Un tipo di gelosia tossica, una possessività innaturale. Un segno di allarme che mi spronava a tenerla d'occhio.
-Dovevi per forza venire qui? Come se Katelyn non fosse già di troppo...!-
Il suo sarcasmo giunse chiaro e forte. Quel bastante per smuovere il mio equilibrio.
-Parla ancora così di lei e ti giuro che ti spezzo il collo-ribattei acida, infastidita dal commento rivolto alla sorella che  non avevo ancora conosciuto.
Demerya alzò gli occhi al cielo.
-Stavo solo scherzando! È un modo per dire che mi basta Katelyn!-
Avvolse il braccio attorno a Jace, sedendosi sulle sue gambe. Incurante della sua espressione svogliata, dell'espressione cupa e spenta.
Doveva essere sicuramente successo qualcosa. E per il poco che avevo potuto intendere, Jace appariva turbato; freddo, distante, chiuso a sé stesso.
Attitudini di lui che mi avevano portata a pensare a cosa poteva essere accaduto durante la mia assenza.

Dopo la morte di nostra madre, mio padre mi aveva portata via. Per anni mi aveva parlato dell'odio che fermentava per la famiglia Herondale e per Jonathan Eyre, di come avrebbe voluto vederli tutti morti. Infelici.
E per un periodo avevo desiderato la stessa cosa, ma dopodiché, col tempo, mi ero poi imbattuta nella figura di Jace e infine nella sua persona. A tal punto da scordare ogni cosa. Ogni presente astio rovente.
E questo perché, avevo sempre saputo di avere un fratello minore, ma non lo avevo mai visto di persona, sino a quel mese d'agosto, dove intenta a lavorare in un pub, lo avevo scorto tra i tavoli del locale.
E poi, senza volerlo, né ero rimasta prigioniera, così tanto da cancellare tutto il male che avevo promesso di fargli.
Il suo sguardo mi aveva ipnotizzata fin da subito, e non tanto per l'espressione distaccata che protraeva, ma per gli occhi di mia madre. Nostra madre.
Gli stessi occhi turchesi che incontravo nei miei sogni. Le stesse pupille meravigliose che mi avevano cresciuto nel tempo.

Successivamente, avevo cominciato a spiarlo, a guardarlo da lontano, nelle sue attività giornaliere. E poi, non pienamente soddisfatta, avevo cominciato a desiderarlo in modo carnale, avido, completamente sbagliato. Un sentimento che non dovevo assolutamente provare nei confronti del mio fratellastro, eppure, non riuscivo a fare altro che pensarlo in quel modo. Tant'e che tutto poi confermava le dicerie che avevo sentito dire su di lui, ovvero, che Jace era quel il tipo di persona per la quale ti ritrovavi a volere sempre di più, finivi per volerne un pezzo e poi tutto il resto. Dovevi a ogni costo portarti un frammento di lui a casa. Nel male e nel bene.

-Avanti Jace...!-

Ritornai con la mente al presente, sospirando frustrata, in tempo per vedere l'indecorosa performance di Demerya, la quale in modo sconsiderato, cercava d'infilare le sue mani sotto la sua camicia. Come se già il fatto che lo stesse baciando in mia presenza non fosse abbastanza.

Poteva almeno aspettare di essere da sola con lui!

-Sei una scassa maroni!- commentò Jace, afferrandole i polsi in una morsa ferrea.
-Sei sparito per tre mesi! Che cosa credevi?? Scusami se sono in astinenza!-
Jace alzò gli occhi al cielo.
-Non potevi fotterti qualcun'altro nell'attesa?-
Demerya fece per tirargli un ceffone, ma lui arrestò anche quello prontamente.
-Non voglio nessun altro Jace!-
Con un gesto repentino la scansò sulla parte del divano affianco a lui.
-Mi dispiace deluderti allora!-
Si alzò scocciato, portandosi con sé un pacchetto di sigarette verso l'esterno.
-Sei una testa di cazzo! Un coglione!-
Demerya continuò a urlargli dietro, nonostante avesse già chiuso la porta d'ingresso.
E soltanto dopo aver imprecato abbastanza e raggruppato una marea d'insulti, decise finalmente di calmarsi.
Scossi il capo leggermente divertita. Le mani incrociate sul grembo.
-Sei proprio una cagna in calore...- commentai maliziosa.
Si voltò verso di me, per poi alzare un dito medio nella mia direzione.
-'Fanculo! Ho tutto il diritto di essere incazzata... Non fa altro che pensare a quella deficiente!-
Mi accigliai, guardandola con curiosità.
I lunghi capelli ramati erano ora leggermente spettinati, per via della breve lotta sul divano, avuta con Jace.

-Deficiente?-

-Sì! Quella spastica di Beatrice Herondale!-

Mi allarmai subito, balzando in piedi.
-Che cosa?!-
Lei parve studiarmi per qualche secondo, le dita immerse tra la chioma setosa.
-Non lo sapevi? I due si sentono da una vita, e lei ogni tanto viene pure qui a far da babysitter a Katelyn...!-

Sbuffò furiosa. Le labbra imbronciate.

-Quella vipera si sta prendendo ogni cosa! Prima la settimana, il weekend, ora persino i suoi pensieri!-
Dovetti contare fin a dieci per mantenere la mia ira a bada, stuzzicata a morte al sol pensiero che Jace continuava a passar del tempo con gli assassini di nostra madre.

-Dove abita questa Beatrice Herondale?-

Demerya si alzò in piedi, venendo verso di me.

- Sempre dritto. A 5 minuti da qui. Se stai andando da lei, voglio venire anch'io!-

-No!-

La fermai, bloccandola con un braccio.

-Voglio andarci da sola... -
Mi alzai, incamminandomi verso il retro della cucina.
- E Non dire a Jace dove sto andando...-

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