CAPITOLO 32

"Tu avevi un'indole simile alla mia gelosia, così rovente, talmente avida...".

- Cime Tempestose.

Attraversai i lunghi corridoi bianchi, seguendo mia madre e Katelyn verso la stanza dove stava ricoverata Selena. La mente leggera, spoglia di ogni altra cosa se non il desiderio, di vedere come stava la signora Eyre. Addolcita dalla figura impaziente di Katelyn, la quale non riusciva più a trattenersi nella pelle. Ogni tanto si dondolava felice, precedendo il nostro passo. A momenti pronta alla corsa.
Sorrisi appena, legando i capelli in una coda veloce.
-E' davvero una bella notizia!- commentò mia madre, rifilando un sorriso nella mia direzione. Annuii con la testa, spostando lo sguardo sui pazienti seduti sulle panchine e i medici in movimento. Un via e vai di persone: dottori, assistenti e altri funzionari. Tutti occupati a svolgere le loro mansioni quotidiane.

Chissà se anche mio padre era nei paraggi, e se stesse operando in qualche altro ambulatorio.

Dopotutto, aveva mandato lui il messaggio a mia madre, riguardante Selena. E quindi, ero certa che lui e Jonathan Eyre fossero già passati a trovarla prima di noi.

Svoltammo l'ultimo corridoio, giungendo davanti alla stanza di Selena, dove Katelyn si fiondò all'interno senza perdere neanche un secondo.

-Mamma!-

Alzai gli angoli della bocca al grido di Kate, seguendo mia madre oltre la soglia della stanza. Contenta di prender parte a quella commovente ricongiunzione, sollevata nel sapere che Selena si era finalmente ripresa, ma invece fu un'altra avvenimento a traffigermi in due, a frantunarmi in mille pezzettini.
La riconoscenza di un'altra forte presenza. Un'aura che conoscevo fin troppo bene. Similmente al fiuto di un predatore in cerca della sua vittima, dell'animale da sacrificare.

Mi voltai verso l'esterno della stanza, indietreggiando di conseguenza.
Il cuore in gola e lo stomaco sottosopra.
Un sussulto che non passò inosservato.

Non era possibile...
Stavo decisamente impazzendo...
Non poteva trovarsi lì...

Mi portai una mano al petto, cercando di calmare il battito cardiaco.
Un'insana e folle voglia di scappare, di togliermi tra i piedi; nascondermi in qualunque posto dove nessuno avrebbe potuto scovarmi.

-Bea…? Tutto Okay?-

Scossi il capo, guardando mia madre, tentando di farle capire che non avevo intenzione di entrare in quella stanza.
Mia madre si accigliò, scrutandomi con aria torva.
-Ma sei impazzita? E Selena? Non la saluti?-
Stavo letteralmente sudando. E le mani mi tremavano così tanto, come anche il resto del corpo.
Il sangue alle guance e sul collo, abbastanza da farmi sembrare febbricitante.

-Mamma io… Devo andare urgentemente in bagno…!-
Inventai una scusa, provando in tutti i modi di scampare a quell'incontro inaspettato.

-Bea...? Cosa c'è?-

Scossi il capo, facendo dietrofront, camminando spedita verso il bagno. L'adrenalina a mille, e la tensione a fior di pelle. Sradicata dalle fitte nel petto e la confusione nel cranio.

Letteralmente consumata dalla realizzazione che Jace era lì.

Nella stessa stanza, sotto lo stesso tetto.

Una scarica d'ansia mi divise, e così la rabbia, il senso di colpa e l'incapacità di pensare nitido.
Eppure, allo stesso tempo, fui anche pervasa da un vasto senso di piacere. Una felicità sconosciuta a cui non sapevo dare nome.

Mi portai l'acqua al viso, lavando via la frustrazione, le sonore sensazioni, le strette al cuore, i tremori, cercando di spazzare via ogni tipo d'inquietudine.
Ogni possibile sentimento non gradito.

Diamine! Porca miseria!
E ora??
Che merda facevo ora...?

Mi lasciai sorreggere dalla parete del bagno, per poi scivolare lentamente verso il pavimento. Una serie di fitte laceranti. Come crampi sulla gamba e distorsioni sulle ossa.
Non ero assolutamente pronta, e non volevo vederlo. Desideravo solo scappare e andare a casa, prima che qualcuno potesse accorgersi della mia mancanza. Prima che lui potesse vedermi.

No! Resta qui!
Fatti valere...

Presi lunghi respiri, contando fino a dieci; dovendo infine aderire con la mia coscienza. E questo dal momento che aveva ragione. Non potevo farmi smuovere in questo modo.
Non era possibile che lui restava sempre in piedi mentre io, mi facevo piegare come un tronco reciso. Una foresta in fiamme nel cuore della notte. Destabilizzata al solo pensiero di lui.
-Che nervoso!-
Mi alzai dalla mia posizione china, preparandomi mentalmente. E poi con un ultimo respiro, lasciai il bagno.
Diretta di nuovo verso quella stanza soffocante. Il volto ancora imbarazzato e le mani tremolanti.

-Buon pomeriggio signora Eyre...- 

Mi forzai di regalarle un sorriso sincero, nonostante le circostanze. Assumendo un atteggiamento incurante, imperturbabile; peraltro, freddo, solo nei suoi confronti.

-Sono davvero lieta di rivederla-

-Grazie cara, anch'io sono contenta di vederti-
Mi sorrise di rimando, affettuosamente.
Le mani intente ad accarezzare la chioma di sua figlia; la quale stava ancorata su di lei, con Il capo contro il suo petto.

-Bea tutto okay?-

Mia madre mi guardò accigliata, una ruga di preoccupazione nel volto spigoloso.
Annuii velocemente, mantenendo lo sguardo su di loro, impedendo in tutti i modi ai miei occhi di soffermarsi sulla sua figura alta. Sulla sagoma robusta a qualche metro dalla mia postazione.

Potevo nettamente avvertire il peso del suo sguardo, dei suoi occhi maledetti. Il modo in cui aveva di perforarti il lato della faccia. Addossato contro la parete bianca della stanza, con le braccia conserte.
Silenzioso, eppure strepitante. Il clamore della sua presenza, decisamente sonoro.

Quel tipo di persona che si faceva sentire in ogni particella in cui si muoveva, anche se nolente.

-Come state? Come vanno gli affari? Il tuo ex prima, mi stava accennando dei vostri nuovi progressi...-
Mia madre si illuminò,
abbandonando la questione.
E da un lato ne fui grata, poiché non avevo intenzione di parlare di cosa non andava; non quando il diretto interessato stava proprio lì.

Non lo avevo ancora salutato, e non sapevo cosa fare.

Dovevo almeno farlo? Potevo?

Insomma! Poteva farlo anche lui, no?
Da quando in qua, dovevo essere sempre io a fare il primo passo...!

Decisi di restare con l'attenzione sulla conversazione di mia madre, fingendo di non vederlo. Aspettando con ansia di poter lasciare quel posto agonizzante.
Ogni tanto Katelyn alzava lo sguardo per guardare suo fratello o per vedere cosa stessi facendo, ma poi, ritornava a chiudere gli occhi. L'espressione serena, sonnolenta, vicina al sonno. E mi dispiacque ancor di più di non essere andata a trovarla prima. Ma come ora, ero davvero felice per lei.

-Mamma, vado un attimo a vedere se papà è in ambulatorio- annunciai piano, aspettando che si voltasse verso di me.
Mi fece segno di avermi sentito con un cenno della testa.

-Ma', vado anch'io...-

Il tono pacato di lui giunse alle mie spalle, indebolendomi per qualche istante, inviando brividi di piacere fin sopra la mia spina dorsale. Per il modo in cui facilmente ne venivo stregata. Corrotta.

Mi affrettai a uscire dalla stanza, prima che potesse solamente pensare di raggiungermi o di parlarmi.
E una volta imboccato il corridoio, mi ritrovai quasi a correre, confondendomi tra la massa di persone.

-Beatrice aspetta...!-

No, no e poi no!

Neanche per sogno.
Non mi avrebbe fermata e io non mi sarei trattenuta.

La maniera sleale, in cui il mio corpo stava rispondendo alla sua chiamata, era del tutto sconcertante, se non doloroso. Ed ero sicura che se mi fossi fermata, anche per un istante, non sarei più riuscita a muovermi.

Non volevo scansarlo in questo modo, ma non mi dava altra scelta.

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