CAPITOLO 22


"Mi sono abituato all'idea di essere usato."
-The Weeknd-

BEATRICE

-Che hai? Sembri pronta ad ammazzare qualcuno...-
Strinsi il libro di storia tra le mani, consapevole di possedere un'espressione adirata e molto stanca.
Ieri sera non ero riuscita a dormire abbastanza. E lo stress stava cominciando a farsi sentire.
-Beatrice...?-
Ignorai il suo richiamo per un secondo, focalizzando invece lo sguardo verso il cielo sereno; riflettendo sul piano da attuare al locale "Lion's Den".
Avevo convinto Cinthya a venire con me e Xavier, il barista che avevo conosciuto al Pub, al luogo accordato con Demerya.
Se ci andavo da sola sarebbe stato troppo ovvio, e quindi avevo pensato di portarmi dietro qualcuno in più. Pertanto, avevo scelto di farlo non più per lui ma solo per terminare un accordo tra me e lei. Un accordo che avrei trasformato in un possibile favore nel futuro.
-Jace...-
-Cosa?-
Cinthya si accigliò, fissandomi confusa.
-Lo voglio strozzare...- continuai, in un sospiro.
-Hey! hey! Tutto bene?-
Mi sbarrò la strada, posando le mani sulle mie spalle.
-Non ti ho mai sentita parlare così! Almeno non di lui. È successo qualcosa? Quello stronzo ti ha detto qualcos'altro?-
Sospirai, sedendomi sulla prima panca, fuori dall'università. Cinthya fece altrettanto. Il volto preoccupato.
-Lui sa che mi piace, lo sa. E mi pento di averglielo detto, perché non rende le cose facili...-
Mi portai le mani sui capelli, ravvivandoli. Un gesto frustrato che non fuggì inosservato.
-Cavoli... Non sapevo ti piacesse così tanto-
Cinthya mi guardò non sapendo cosa aggiungere. I capelli mossi dal vento leggero di quel pomeriggio.
-Non lo capisco neppure io, sai? Non riesco a spiegarlo Cinty, è come se lo avessi da sempre fatto. E quando l'ho visto in palestra quella volta...-
Mi fermai, cercando di tornare indietro con la memoria.
-...Ho avuto uno strano dejavu, come se fossi già stata con lui da qualche parte-
Cinthya si stupì per un attimo.
-Vuoi dire che vi siete conosciuti in un altra vita? E forse questa è l'incarnazione della vostra persona in un altro corpo?-
Sbarrai gli occhi, esasperata.
-La finisci! Quale seconda vita! Sono seria Cinthya!-
Lei rise per poi continuare.
-Ok, scherzavo. Dimmi allora... Com'è che pensi di averlo già conosciuto?-
Gesticolai per metter più enfasi nelle mie parole.
-È quello il punto! Non so come mai ho questi continui dejavu. Frammenti di qualcosa che dovrei sapere, eppure non conosco...-

🔸️🔸️🔸️

JACE

-Hey Fra!-
Nicholas mi venne incontro afferrando la mia mano in una morsa ferrea.
Gli sorrisi di rimando, stringendolo amichevolmente sulla spalla destra.
-Ho sentito che Jeremy ti ha aggredito-
Annuii, riportando la mente a quella sera nella stazione di polizia. Avevano arrestato sia me che lui. Solo che Jeremy era riuscito a svignarsela, colpendo il poliziotto in faccia.
-Non preoccuparti, non dovrebbe importunarci per un po'-
Nicholas annuì, portando un braccio attorno alla mia spalla.
-Vieni, dobbiamo parlare di tante cose-
Lo seguii entrando nel nostro covo. Una stanza che avevamo affittato per ritrovarci. Nicholas aveva preso le redini della gang, dopo la morte di suo fratello, il mio migliore amico. E da quel momento, era divenuto il punto di riferimento. Io venivo subito dopo, e quando Nicholas era occupato, prendevo il comando.
-Jace!-
Fui salutato dal resto del gruppo, i quali già seduti sul divano, fumavano erba o bevevano qualche alcolico. Eravamo giusto una ventina.
-Ho sentito che l'hai conciato per le feste!-
Risero fieri, come se quel gesto che avevo compiuto fosse qualcosa da ammirare. Eppure, non vi era nulla di onorevole nella violenza.
Ricambiai il saluto, sedendomi con loro.
-Okay raga, ora che siete qui, posso parlarvi al completo-
Nicholas si sedette sulla sedia, infilandosi una sigaretta in bocca.
-Penso di aver trovato la gang, responsabile della morte di Daniel...-
Sussultai incredulo, l'adrenalina nelle vene.
-Ma dai? E dove si nascondevano quei sorci?-
Accese la sigaretta buttando l'accendino, per poi rispondere alla domanda di Trevor.
-Sono sempre stati nei dintorni, la colpa è nostra che non siamo mai stati abbastanza attenti-
Strinsi i pugni, la testa pesante, tanto da recarmi un leggero senso di nausea.
Arrabbiato e vendicativo; trafitto da forti impulsi che non ero riuscito a sopprimere col tempo. E anzi, il desiderio di vendetta era diventato sempre più soffocante.
Nicholas mi squadrò, forse sensibile al cambiamento del mio umore.
-Dobbiamo essere astuti stavolta, e quindi non voglio che vi muoviate per istinto. Jace, tu in particolare. Non fare nulla, almeno finché non abbiamo un piano concreto-
Gli altri annuirono, eccetto me, dal momento che non sapevo come placcare il mio spirito.
-Nick! Nick!-
Fummo interrotti dall'intrusione di Albert, un fedele scagnozzo di Nicholas, il quale catturò le nostre attenzioni su di lui.
-C'è una gang fuori, che dice di voler parlare con te-
Alle sue parole, molti caricarono le pistole, tenendole pronte nelle cinture.
-Ragazzi no! Non sparerà nessuno!-
Lanciò un'occhiata di disapprovazione al gruppo per poi riportare gli occhi su Albert.
-Fagli entrare, e riferisci loro che parleremo come civili-
-Chi cazzo sono?-
La confusione sui loro volti, tra chi borbottava sotto voce e chi si rigirava la pistola tra le mani.
Restai in silenzio, ascoltando il loro chiacchiericcio concitato; aspettando i misteriosi ospiti, completamente assorto.

Seguì un breve silenzio, e poi un gruppetto da 10 persone entrò nella larga stanza.

Si sedettero sui divanetti rossi, tutti armati e orgogliosi.

-Di cosa avete bisogno?-
Sguardi minacciosi e freddi. Lineamenti duri e spigolosi.
-Siamo qui per un affare, che riguarda la vostra reputazione. Siamo disposti a non importunarvi più a una condizione...-
Nicholas socchiuse gli occhi, liberando una nuvola di fumo nell'aria.
-Dite-
Stavolta fu una ragazza bionda a rispondere, rimpiazzando la voce autoritaria dell'uomo calvo.
Due occhi enigmatici, pieni di freddezza, plagiati da qualcosa di oscuro, di morto, seppur vivo.
-In cambio, vorrei essere soddisfatta fisicamente-
Il mio gruppo scoppiò a ridere, avendo tutti intuito cosa volesse.
-Vorresti dire scopata!- commentò Trevor, battendo il cinque agli altri. Ignorai i loro schiamazzi, fissando la giovane donna.
-Bene, potrei sapere chi avrà l'onore di questo atto?-
Nicholas sorrise divertito, curioso di sapere chi avrebbe nominato.
La donna non tentò nemmeno di pensare o di guardarci uno a uno, ma invece, in modo fluido e sicuro, mi fissò.
-Jace Eyre-
Gli altri scoppiarono in un ululato di approvazione.
-Managgia a te Jace! Ti becchi sempre tutte le donne più interessanti!-
Mi diedero una pacca sulla spalla, esplodendo in una risata fragorosa.
Tuttavia, dentro di me non mi sentivo per niente dilettato, se non peggio, seccato.
Disinteressato. E questo perché mi dipingevano come il seduttore di turno, il playboy senza freni, e spesso dimenticavano che non ero io a usarmi di loro, ma loro a usarsi di me.
-E' davvero questo che vuoi?-
Riformulai la domanda, dandole la possibilità di cambiare idea o meglio di ritirare la sua affermazione.
Lei sorrise sadica, gli occhi spenti ma pieni di malizia.
-Sì, non desidero altro-
Si passò la lingua sulle labbra rosse, provocando un'altra reazione di piacere nei volti dei miei compagni.
Mi alzai furioso, portando via con me l'accendino e le sigarette sul tavolo.

-Mi raccomando, stanotte al "Lion's Den". Non mancare-

Non mi voltai nemmeno, uscendo fuori da quella stanza e verso l'aria aperta.

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