Capitolo 4 🔥🔥
Apro gli occhi, afferro il telefono e mi accorgo che sono solo le 4. Con un gesto stanco accendo la luce sul comodino. Mi sollevo a fatica, appoggiando la schiena contro la testiera del letto, e fisso il soffitto in silenzio. La mente vaga, e all'improvviso mi ritrovo a pensare a me e a Marco.
C'era un tempo in cui la nostra connessione era così profonda che le parole non servivano. Ci capivamo al volo, con un semplice sguardo. Nessun segreto, nessuna paura. Condividevamo tutto, come se nulla potesse scalfire la nostra fiducia.
Passavamo ore distesi sull'erba, nel giardino di casa, a guardare il cielo, mentre i nostri pensieri si intrecciavano come fili invisibili. Parlare di sogni, paure o speranze sembrava naturale, così come discutere delle piccole banalità della vita.
Ricordo ancora la felicità che mi invadeva quella sera speciale, il giorno in cui tutto è cambiato, quando le nostre vite si sono incrociate come nella leggenda dell'"Akai Ito", il filo rosso del destino.
Proprio come nella leggenda, il nostro incontro è stato un incontro del destino.Ricordo quella sera, quando Valentina e io siamo andate alla festa di compleanno di un vecchio amico d'infanzia. L'atmosfera era vibrante, la piscina scintillava sotto le luci soffuse, quasi irreale. Sorridevamo, sorseggiando prosecco, mentre attorno a noi vorticavano risate e chiacchiere.
All'improvviso, i miei occhi si sono incrociati con i suoi: lo sguardo intenso di Marco, con quegli occhi color ambra che brillavano nella penombra. Alzò il bicchiere verso di me con un sorriso malizioso, e sentii le guance avvampare. Si avvicinò con sicurezza, il passo lento ma deciso, e quando mi tese la mano, il suo sorriso era irresistibile.
«Piacere, sono Marco», disse, accennando con un gesto teatrale verso un amico che ballava in modo scomposto su un tavolo, «Gioco nella stessa squadra di quello là, lo conoscete?».
Scoppiai a ridere e gli strinsi la mano. «Piacere, Adele. Posso assicurarti che sopporto quel folle sul tavolo da una vita».
Le fossette che si formarono ai lati della sua bocca lo rendevano ancora più affascinante.
«Che ne dici, ci uniamo?», propose con un lampo di complicità negli occhi.
Accettai con un gesto di complicità, replicando «Perché no? Alla fine, a parte noi, sembrano tutti ubriachi».
Fu in quel vortice di risate e balli che tutto iniziò. Ma ora, guardandoci, sembriamo due estranei. Le nostre vite, un tempo così legate, hanno preso strade diverse. La magia di quella notte si è dissolta, lasciando solo il ricordo. Eppure, nel profondo, quella memoria arde ancora, una fiamma che brucia lenta, ricordandoci chi eravamo e cosa potevamo essere.
Fa male vedere due anime, intrecciate per anni, trasformarsi in estranei. I fili dei ricordi restano, ma sembrano sempre più sottili. Non condivido più con lui i dettagli della mia giornata da quando ho capito che ha smesso di ascoltare. La sua presenza accanto a me sembra solo formale, un gesto vuoto. A volte non si rende conto di quanto le sue parole mi feriscano. Mi ritrovo spesso a piangere per piccolezze. Forse sono io a esagerare, forse sono solo pensieri confusi. Magari dovrei scusarmi io. La mia mente è un caos di dubbi, un labirinto senza uscita.
Impugno il telefono con forza e scrivo: "Amore, ho esagerato. Ti va di venire da me stasera per un film?"
Poso il telefono sul comodino e chiudo gli occhi, cercando di calmare i pensieri. Il sonno arriva lento, ma alla fine mi avvolge.
Al mattino, il suo messaggio mi attende sullo schermo: "Principessa, passerò per le 21".
La giornata scorre faticosamente. Il tutore al ginocchio limita ogni movimento, e il dolore pulsante non mi dà tregua. Provo a resistere, ma alla fine cedo all'antidolorifico. Le ore si trascinano, e mi ritrovo a guardare continuamente l'orologio, contando i minuti che mi separano dal suo arrivo.
La sera cala in fretta, e in un attimo siamo seduti sul divano, abbracciati, entrambi attenti a non menzionare le parole dure del giorno prima. La TV è accesa, ma nessuno di noi sembra prestarle attenzione. La luce dello schermo getta ombre soffuse sulla stanza, dipingendo i contorni dei nostri corpi. Il suono del film si perde nel silenzio che ci circonda.
Il suo braccio è avvolto attorno alla mia vita, e la sua mano inizia una lenta salita lungo il mio fianco. Ogni tocco è calcolato, ogni centimetro che esplora sembra accendere qualcosa dentro di me.
Sento il calore della sua mano fermarsi sul mio seno, e un fremito mi attraversa. Mi giro verso di lui, i nostri occhi si incontrano, e in quell'istante c'è una connessione profonda, un'intesa che non ha bisogno di parole. Il suo sguardo è intenso, carico di desiderio, e so che i miei occhi riflettono lo stesso.
«Dovremmo davvero mettere fine a queste discussioni», sussurra, la sua voce bassa e calda, vibrante contro la mia pelle. Sento il suo respiro avvicinarsi, un'ondata di calore che si diffonde lungo il mio collo.
Le sue labbra si posano sulle mie, all'inizio leggere, quasi un assaggio. Ma poi il bacio si intensifica, diventando più profondo, più vorace. C'è una tensione sottile che si fa spazio tra di noi, e sento il mio cuore battere più forte, come se volesse esplodere. La sua lingua sfiora la mia, con movimenti lenti, quasi esplorativi, e un'ondata di piacere mi invade. Mordo il suo labbro inferiore, e lui lascia uscire un gemito profondo, inclinando la testa all'indietro, esponendo il collo alla mia bocca.
Bacio la sua pelle, calda sotto le mie labbra, seguendo la linea del suo collo, sentendo il battito accelerato sotto la pelle. Si muove sopra di me, il suo corpo si preme contro il mio con un'energia che fa salire la tensione in modo palpabile. Le sue mani scivolano sulla mia pelle, e in un gesto fluido, mi toglie la maglia. La lascio cadere senza pensarci, troppo concentrata sul calore che cresce tra di noi.
Le sue labbra riprendono a esplorare il mio corpo, tracciando una linea di baci lungo la mia clavicola, poi scendono verso il petto. La sensazione è quasi travolgente, e un gemito soffocato mi sfugge dalle labbra. Lo fermo un attimo, afferrando il bordo della sua maglia e sollevandola.
«Credo che sia tu ad essere troppo vestito», mormoro, la voce roca di desiderio.
Marco sorride, uno di quei sorrisi che accendono ancora di più il fuoco tra di noi.
«Non così veloce», dice con un tono quasi giocoso, mentre mi riporta a sé, catturando le mie labbra in un bacio profondo. Mi solleva con facilità, e in pochi passi siamo in camera da letto. Mi adagia sul letto con delicatezza, facendo attenzione al ginocchio, ma i suoi occhi non si staccano mai dai miei. C'è qualcosa di elettrizzante in quel contatto visivo, come se le parole non fossero necessarie.
Si alza e si sfila i pantaloni, lasciandoli cadere a terra, con un gesto quasi studiato. Con le mani ai lati del mio corpo, fa scivolare via anche i miei pantaloni, che finiscono abbandonati sul pavimento. Il suo corpo nudo si piega su di me, e il calore della sua pelle contro la mia è quasi troppo da sopportare. Ogni bacio, ogni tocco sembra lasciare una traccia ardente.
Si ferma un istante, il respiro pesante, mentre mi guarda con quel sorriso malizioso.
«Ti piace, vero?», chiede con una voce bassa, appena un sussurro.
Scoppio a ridere, ma il suono è soffocato dal mio imbarazzo. Mi porto il cuscino al viso per nascondere il rossore che mi inonda le guance, ma Marco non mi lascia nascondere. Rimuove il cuscino con delicatezza, e i suoi occhi brillano mentre afferra un preservativo, lo infila con movimenti sicuri e torna sopra di me.
«Voglio vederti», mormora, la sua voce carica di desiderio. E c'è una dolcezza, quasi disarmante, nel modo in cui mi guarda.
Poi entra in me, e il mio corpo risponde a ogni movimento, ogni spinta. Il respiro diventa più profondo, il ritmo si intensifica, e sento il calore montare dentro di me, un'ondata che mi travolge. Il ginocchio bloccato dal tutore mi limita nei movimenti, ma il piacere che cresce è comunque incontrollabile. La sua presa sui miei fianchi si fa più stretta, e sento le sue spinte diventare più decise, più profonde. Il suo corpo preme contro il mio con una forza che mi fa perdere il controllo.
Le sue labbra trovano le mie di nuovo, mentre entrambi ci avviciniamo al punto di non ritorno. Sento il suo gemito soffocato contro la mia bocca, un suono profondo che mi manda in estasi. Una spinta più forte, e sento il suo corpo tremare, perso nel piacere. Un istante dopo, un'ondata di piacere mi travolge, e il mondo intorno a noi si dissolve.
Restiamo così per un attimo, i nostri corpi intrecciati, il respiro pesante che si calma. I suoi occhi nei miei, entrambi senza parole. Poi scivola accanto a me, tirando le coperte sopra di noi. Mi abbraccia da dietro, la sua pelle calda contro la mia, il suo respiro che diventa più lento, più regolare, e quel ritmo mi culla dolcemente verso il sonno.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top