Chapter 3 ✘ Jisoo Seon
"Bambini, oggi avremo come ospite speciale il padre di Jisoo. Nella lezione di oggi ci parlerà dell'argomento 'che cos'è la felicità?'. Mi raccomando, ascoltate attentamente!"
Oggi è una giornata speciale per tutti i bambini presenti. I loro genitori assisteranno alla lezione. Mentre tutti sono felici però, una bambina, con una frangia laterale a coprirle la parte sinistra del viso, osserva la situazione con estrema apatia, e quasi sembra infastidita dalla presenza di suo padre in quella classe. Alle sue orecchie, non sfuggono i commenti delle mamme dei suoi compagni. "Quello è il padre di Jisoo? È l'amministratore delegato di quella grande compagnia..."
"Che sorpresa, suo padre sembra una persona così a modo. Chissà perché sua figlia è così..."
"Tsk... non ha avuto fortuna con sua figlia..."
"Così sembra..."
La bambina non può fare niente, se non ascoltare.
"Ciao a tutti~ piacere di conoscervi. Sono il padre di Jisoo, Dongsoo Seon."
I bambini applaudono, quasi ipnotizzati dal tono gentile di quell'uomo. Dongsoo si dirige verso la lavagna, prende un gesso e a caratteri cubitali scrive la parola FELICITÀ.
"Bene! Cos'è la felicità per voi?"
Con molta ingenuità, arrivano risposte come "Avere molti soldi", "Andare in una buona università." oppure "Diventare famosi."
L'uomo rivolge la sua attenzione verso la figlia, aspettando quasi speranzoso una risposta da quest'ultima. Ma lei non dice una parola, è difficile perfino dire se stia respirando, data la rigidità con cui è seduta sulla sedia.
"Sicuramente queste cose possono rendervi felici. Ma c'è sempre il rischio che dobbiate compensare con qualcos'altro."
I bambini si guardano l'un l'altro, confusi.
"Ah... era troppo difficile da capire? Per dirlo più chiaramente, potreste finire per perdere molte cose per diventare felici. Le cose che perdi quanto sei ricco, le cose che perdi per guadagnare il rispetto della gente; il mondo è molto più giusto di quello che sembra, quindi ogni volta che guadagni qualcosa... finisci per perdere qualcos'altro."
L'ammirazione di tutti i presenti nei confronti di quest'uomo è palese.
"Ma ci sono anche forme di felicità in cui non perdi nulla."
Un bambino pieno di curiosità si fa avanti, alzando la mano. "Quali sono?"
No...
"Ah beh... sono..."
No!
"Generosità, carità e amore!"
✘
"Lei ha salvato mia figlia, signore... le sono davvero grato."
Sono girata di schiena, così da non dover guardare mio padre.
"Di niente. La persona che ha salvato Jisoo è un ragazzo che si è trasferito qui oggi. È uscito un attimo fa."
"Ah è così? Comunque so che è molto occupato, perciò grazie per il tempo che mi ha dedicato."
"Si figuri, non c'è problema, so che anche lei è sempre occupato con il lavoro... comunque, farei meglio ad andare. Jisoo sembra ancora sotto shock, quindi la aiuti a calmarsi."
"Lo farò di certo."
Sento la porta chiudersi. Sono rimasta sola con mio padre.
Sento i suoi passi. Si sta avvicinando al mio letto. Con la coda dell'occhio, lo vedo prendere qualcosa dalla tasca della camicia. Un foglio stropicciato. Mi si gela il sangue.
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"Te lo chiedo giusto perché sono curioso..."
Ancora una volta, guardando quel foglio, mi perdo nei ricordi.
Colpisco la donna in faccia con un martello, ma è ricoperto da tantissimi strati di bende e io non sono così forte da ucciderla. È solo svenuta. Facendo un paio di respiri, inizio a trascinare il corpo privo di sensi. Sposto il frigo e mi ritrovo davanti la porta segreta.
Ci sono forme di felicità in cui non perdi nulla. Ah beh... sono...
Busso tre volte. Il segnale che ho finito la mia parte del lavoro.
Gentilezza, carità e...
La porta si apre lentamente. Il viso distorto di mio padre mi fa venire sudori freddi.
Amore.
"Ti sei presa cura di tutto?" La voce di mio padre e totalmente distorta dalla follia.
"S-si..."
"Ah si?" Dietro di lui riesco a scorgere la sua sala delle torture, piena di attrezzi infernali e ogni genere d'arma.
"Portala dentro."
Finito di trascinare la ragazza all'interno, esco da quella stanza, non volendo restare un secondo di più.
"Pulisci tutto."
Cado in ginocchio, non potendo fare a meno di sentirmi in colpa per quella povera ragazza. Ma non ho nessuna scelta.
"Lo so, è impossibile. Ma..."
Riesco a sentire il suo fiato sul collo, e la rabbia del suo sguardo contro di me. "Sei stata tu?"
Mio padre, è un serial killer.
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