·9· {55} Destino o solo una coincidenza?
La sera
Io e i miei tre compagni di stanza decidiamo di andare a fare un giro per la struttura dell'università. Decidiamo di andare a vedere quale sia la nostra aula per tirocinio, visto che stasera inizieranno le lezioni. Fino a ieri era solo ripetizione, ora si fa sul serio.
Giriamo in lungo e largo, ma di quest'aula nessuna traccia. Decidiamo di guardare su una qualche pianta della struttura, per vedere dove ci troviamo e dove si trova l'aula.
La pianta si trova vicino la porta della biblioteca. Abbiamo fatto l'intero giro, senza meno.
Controllo sulla piantina, ma essendo una frana con le mappe l'avvicino agli altri e la ispezioniamo da cima a fondo.
Jean esclama: <<C'est ici>> {È qui}. Il suo francese, nonostante tutto ancora impeccabile. Vorrei tanto impararlo. Chiederò a lui e Véronique di aiutarmi.
Poi andando a gettare l'occhio accanto all'aula che ci aveva messo tanto a farsi trovare, noto la scritta LABORATORIO LINGUE. Che significa? Io e Julie saremo vicini anche all'università? Ne sarei felicissimissimissimo. In questo momento, salterei di gioia come un bambino, ma, non volendo sembrare un bambino, mi limito a stringere il pugno e a dire, tra me e me, un felice EVVAI .
La notte
Sono talmente felice di aver scoperto che io e Julie saremo insieme anche qui da non riuscire a chiudere occhio. Vorrei tanto che lo sapesse anche lei.
La notte, Véronique e Jean, discutono di qualcosa che non capisco, dato che parlano e sbraitano in francese. Menomale, che, almeno quando devono parlare con noi, parlano nella nostra lingua. Io mi volto verso Marko. Sembra non riuscire a dormire. Lo chiamo. Appena mi sente, si gira a sua volta.
<<Si?>> mi risponde con una domanda. È talmente agitato da non riuscire quasi a parlare. Trema tutto, nonostante io gli parli come gli parlerebbe la madre. Mi ricorda la scena raccapricciante a cui assistetti a cinque anni, io impotente sulla porta, a guardare il papà che strangola la mamma e mi porta a letto dicendomi di aver sognato tutto. Non la fece nemmeno seppellire. L'ha sepolta lui stesso nel giardino di casa. Una sepoltura indegna della mamma.
<<Non riesci a dormire?>>
<<No>>. La voce tremolante. Ricordo la terza media, qui in Olanda, all'esame. I prof. mi facevano una domanda, e, nonostante rispondessi bene, la mia boce risultava incertissima.
<<L'ansia per domani?>> Il cuore mi batte all'impazzata. Ha il mio stesso problema, anche se io sono felice, perché avrò la mia ragazza affianco.
<<Già>> risponde. <<Tu? Sei preoccupato, Nico? Per quello che ci potrebbero far fare.
Annuisco con un cenno del capo. Jean e Véronique discutono sul sottofondo della nostra ansiosa chiacchierata. <<Un po'. Ma, sai. Tu sei bravo. Non dovresti essere preoccupato.>>
<<T-t-u dici?>> Balbuziente. Mi ricorda l'incontro con Huge, Franz e Hubert. Quando mi prendevano in giro e io non facevo nulla.
<<Io dico di si. Siamo due secchioni della matematica, io e te. Inizialmente ero una frana, poi son diventato scienziato>>.
<<Magari, invece, io da scienziato, divento una frana. Tutto e possibile.>>
Su questo ha ragione. Anch'io dicevo che non sarei mai diventato amico di Thomas, mentre, ora, dato che il nostro legame era così forte, su di lui ho scritto anche un libro, che ho pubblicato tre anni fa'.
Tutto è possibile. Soprattutto in questa vita.
Magari mi sposerò con Julie, o magari, scoprendo che mi tradisce, la lascio prima che sia tardi.
Tutto è possibile. Non lo si può negare.
Tutto è possibile.
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