·3· {49} Ritorno ad Amsterdam.
La sera prima
Anche oggi abbiamo fatto molta attività fisica. E meno male che ho detto a Hubert di non farci faticare. Se non glielo dicevo che faceva? Ci uccideva.
Sono tutto sudato. Come me, anche gli altri. Odio essere tutto sudato. Ovviamente, in bagno entra Huge, che sta minimo un'ora. E io intanto cosa faccio? Beh, mi dirigo in camera mia e di Julie e mi tolgo i vestiti, rimanendo in boxer. Quando si suda, sembra faccia più caldo, molto più caldo. Mi stendo un po' sul letto, quando in camera entra Julie. <<Buona sera>>. Io sorrido. Non posso fare altro che sorridere.
Io, appena lei entra, mi tuffo sotto le lenzuola, in modo che non mi veda nudo. Beh non esageriamo. Sono seminudo. Ma per me è la stessa cosa. Rimane con la maglietta e gli shorts con cui è uscita. Si mette sul letto accanto a me, e non sapendo cosa fare chiede: <<Balliamo?>>
Io la guardo stranito. Ha quel suo sorriso che mi prega di alzarmi e di andare a ballare con lei. Ma sono in boxer, quindi non mi va di togliermi da sotto le lenzuola prima di aver fatto un bagno. Ma i suoi occhi blu notte mi implorano di ballare con lei, e come gli occhi anche il sorriso.
<<D'accordo>> mi alzo ridendo. <<Cosa vuoi ballare? Tango, salsa?>>
Sono i primi che mi vengono alla mente. L'anno scorso abbiamo fatto un corso di latino americano e questi sono i due belli che preferisco. Non so il motivo.
<<Tango!>>
Credo di capire la sua scelta. Nel tango si sta scandalosamente attaccati, e credo sia quello che lei voglia in questo momento. O non avrebbe chiesto il tango. Ma purtroppo, non c'è la musica, non essendoci lo stereo. Dovremo farci bastare un motivetto. Spero che venga bene il tango.
È lei, a canticchiare. È proprio il ritmo che volevo. I nostri corpi si avvicinano scandalosamente. Lei mi prende la mano setra e l'altra me la poggia sulla spalla. Io faccio lo stesso, ma la sinistra, va sul fianco.
Siamo fluidi nei movimenti. Sembra balliamo da una vita, anche se è solo un anno che balliamo insieme.
Anche se non indossiamo gli abiti adatti, sembra un vero e proprio tango argentino quello che stiamo facendo.
All'improvviso, senza che lei lo sapesse, le faccio fare un casquè.
Ricordo ancora quando facemmo una competizione. Siamo arrivati primi. Che soddisfazione. Sapere che balliamo addirittura da primo posto è stato un grande sollievo per me.
Quel giorno io indossavo uno smoking nero, lei un vestito lungo e rosso, con spacco sulla gamba sinistra.
Sono venuti a vederci anche Huge, Franz e Hubert. E non posso credere al commento che ci hanno fatto: <<Siete sicuri di essere olandese e americano?>> Noi due ridevamo. Che potevamo mai fare?
Quando non ce la facciamo proprio più, ci tuffiamo sul letto. Lei mi guarda sorridente, io le accarezzo il viso. Improvvisamente mi bacia, in maniera sincera. Credo non mi abbia mai baciato così, delicato e focoso allo stesso tempo. Sento delle risate. <<Scusate. Siete così romantici.>> fa Huge.
Chiudo la porta. Mi sdraio sul letto. Julie inizia ad accarezzarmi il petto. Poi mi prende il viso nelle mani delicate e affusolate e mi bacia, esattamente come prima. Mi giro su di lei, ma non mi butto addosso. Sto sul fianco. La mia mano incerta poggiata sul suo fianco. Stavolta sono io a baciarla, e per la prima volta, facciamo l'amore. Io la amo. Tutto qua.
<<Va' a farti la doccia ora.>> dice Julie.
<<D'accordo>>. La bacio di nuovo.
Nella doccia penso ancora a stasera. Chissà se me lo scorderò mai. Spero di no.
Giorno della partenza.
Prepariamo tutte le borse. E quando arriviamo in aeroporto mi inizia a prendere l'ansia. Un'altra volta l'aereo? Non possiamo andare in nave?
Ad un certo punto mi ricredo. Sono con Julie. Lei mi tranquillizzerà nel caso mi prenda il panico.
Appena l'aereo sale, inizia una a tremare. Una turbolenza. È normale che ci sia. Stiamo salendo. Ma comunque mi prende il panico, quando Julie mi afferra la mano. <<Sta' tranquillo>> mi dice. Facile a dirsi, ma non a farsi.
Non riesco a calmarmi, ma appena Julie poggia la testa sulla spalla, mi calmo. Finalmente siamo su. Non ci posso credere.
Julie è riuscita, come sempre, a calmarmi. Sono stupito di come ci riesca con naturalezza. Secondo me dovrebbe lavorare nella scuola, come vorrei fare anch'io. <<Saresti un'insegnante perfetta>>.
<<Davvero?>> Sembra stupita che gliel'abbia detto. <<I miei dicono il contrario. Vogliono che io faccia l'avvocato>>
<<È quello che vuoi?>>
<<No. Io voglio essere una professoressa nelle scuole superiori>>. Poi mi guarda e dice: <<Psicologo?>>
<<No. Mai. Io voglio essere un'insegnante. Non mi piace la psicologia.>>
Mi fa un sorriso strano. Come se avesse capito che l'ho fatto perché non mi voglio separare da lei. <<Io sarò un'insegnante. Già.>>
<<Che bello!>>
Poi guardo Huge. Mi alza il pollice in segno di approvazione. Io alzo gli occhi al cielo ridendo. Voglio bene a tutti quelli che sono u questo aereo. Dal primo all'ultimo.
Mezz'ora dopo mi serve di nuovo la testa di Julie sulla spalla per calmarmi, perché stiamo atterrando e quindi perdendo quota. Quando siamo giù esco dall'aereo e passo in rassegna il borsone per cercare la foto di Thomas e me. La trovo. Sta sotto a tutte le mie cose.
Io gli volevo tanto bene. E ora Julie sa cosa gli è successo. E devono saperlo ance gli altri. Ci fermiamo al bar dell'aeroporto e inizio a raccontare la mia triste storia, dall'incontro alla morte di Thomas. Prima era il mio unico amico. Infatti io non lo dimenticherò mai. Anche se è un po' di tempo che non viene a parlare con me nella mia testa. Sarà lui ad essersi dimenticato? No. Non credo proprio. Eccolo lì che mi saluta. Lui c'è sempre. È sempre presente nella mia vita. E non mancherà mai. Proprio come i miei nuovi amici, chenon mancano mai. In nessuna occasione. Voglio bene a tutti. A Thomas in primo piano. E poi, visto che non c'è più, in primo piano voglio bene a Julie e al secondo i miei amici. Voglio tanto benea tutti.
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