·2· {24} A scuola. Noooooo...
Al suono della sveglia, sobbalzo.
Nooo oggi scuola.
Uff...
Mi alzo, mia nonna mi dice di sbrigarmi perché non posso arrivare in ritardo il primo giorno.
Faccio colazione con latte e cereali. I chocopops. Buonissimi.
Poi mi vado a lavare, mi lavo faccia e denti e poi mi faccio la doccia. Che bella sensazione. Però vorrei essere a casa mia.
Mi ci devo abituare. Lo so.
Dopodiché indosso l'accappatoio e mi dirigo in camera mia.
Indosso i miei boxer, una canotta, un paio di jeans, un maglione, le mie adidas bianche con strisce nere e il mio solito cappellino con visiera.
Mi infilo il cappotto di pelle.
Mi preparo lo zaino con due quaderni a righi e due a quadretti e il borsellino e il diario.
Non ho proprio voglia di andare a scuola, ma i miei nonni hanno detto che se non voglio più andare a scuola devo imparare a mantenermi da solo. Io non so cucinare, quindi non posso mantenermi.
Decido, finalmente, di uscire fuori casa.
Vedo alcuni ragazzini con gli zaini, così decido di seguirli, almeno non arriverò in ritardo, almeno il primo giorno.
Appena mi notano, mi puntano l'indice ridendo come matti.
<<Scusate, sapete dove sono le scuole medie?>>
<<Perché? Tu vai alle medie?>> dicono ridendo. Quanto mi da fastidio.
<<Si, ho dodici anni, ma sembra che ne abbia diciotto, a causa dell'altezza.>>
Loro, ridendo, mi indicano con l'indice un edificio proprio qui vicino.
Io li ringrazio e li saluto e, sbuffando, mi dirigo verso la scuola. Cavolo, qui ad Amsterdam sono peggio che nel Cincinnati. penso tra me e me mentre cammino.
All'esterno, c'è un mucchio di ragazzini e ragazzine minuti. Come posso fargli credere che ho solo dodici anni?
<<Ehi>> mi sento chiamare. <<Ciao, timidino e balbuziente. Come va?>>
<<Ti ho già detto c-c-che non sono un balbuziente>>.
Il fatto che ancora continui, mi infastdisce. Mi sa che la sfera dei "Randagi" mi ha seguito fin qui. Non finirà mai.
Il ragazzo che mi rompe le scatole è alto nella media, per la sua età, ossia quasi quanto me, ed è magrolino. È biondo come quasi tutti, qui.
Se n'è aggiunto un altro penso.
Inizia ad accarezzarmi il viso.
<<Sai? Ammettere di avere un problema è un passo avanti per risolverlo.>>
Ancora. La mia rabbia inizia a salire indicibilmente. Ho paura che qualcuno vada in ospedale. Ed è solo il primo giorno.
Devo cercare di calmarmi.
Quando finalmente ci riesco, mi arriva un pugno nella pancia.
<<Molliccio>>. Dice agli altri ridendo.
Io sto soffocando per il dolore e loro se la spassano? Ma in che orrendo posto sono capitato? Non era meglio rimanere nel Cincinnati? Dato che lì mi ero guadagnato il rispetto? Persino Blade mi rispettava, e lui di rispetto verso di me non ne ha mai portato sin dalle elementari. Qui, invece, sono completamente solo. Non ho nessuno, neanche Thomas. Poi mi ricordo di ciò che ha detto, ossia di guardare il cielo, lo faccio e improvvisamente sento un peso sulla schiena.
Ora sarò imbattibile.
<<Ci vediamo in classe, Molliccio>>
Entrando si ferma a guardare una ragazza che si trova sulla soglia della scuola.
HUGE'S POV
Cavolo, questo ragazzo è tutto ciò che io detesti di più al mondo. Un balbuziente, un timidino e ora anche un molliccio. Cavolo non so se lo vorrei mai invitare a casa mia.
Sulla soglia vedo Hanneke, la ragazza più stupida, ma anche più carina della scuola. È bruna, occhi marroni, alta, magra, e poi oggi indossa un cardigan rosa con una gonna non molto lunga: è incantevole.
Mi avvicino a lei e cerco di dirle qualcosa.
<<Ciao Hanneke>>
<<Ciao Huge>> sembra in imbarazzo. Cavolo, se una ragazza si sente imbarazzata da me, credo che sia una cosa buona. O almeno spero.
<<Tutto bene, Hanneke?>>
Lei mi guarda in modo strano. Come fossi un alieno.
<<Ehm... si. Non dovrebbe essere tutto a posto?>>
Io la guardo dritto negli occhi. La secchiona ci sta cascando. Non crederà davvero che io voglia sapere se sta bene o no?
<<Alla terza ora... vogliamo incontrarci nell'atrio?>>
Sento il suono della campanella e vedo lei fondarsi dentro. Poi, improvvisamente, si gira e annuisce con un cenno del capo.
C'è cascata in pieno.
Io, Hubert e Franz le faremo una sorpresa con i fiocchi. Proprio ciò che volevo. Vado vicino ai miei amici e dico loro che la ragazzina c'è cascata.
Loro mi guardano perplessi.
Gliel'avevo detto che sarei riuscito a convincerla a venire.
Sarà bella e secchiona, ma di imbrogli non capisce nulla.
Noi entriamo in classe divertiti.
NICO'S POV
<<In classe, da oggi, avremo un nuovo studente, Nicolas Kane.>> mi presenta la prof. della prima ora. <<Da dove vieni?>>
<<Cincinnati>>
<<Brrrr... ho sentito dire che è molto più freddo di Amsterdam.>>
<<Ed è vero. C'è la neve sempre, apparte in primavera ed estate. Sono gli unici periodi in cui non ci sia la neve. Ma è comunque molto freddo.>>
<<Che bello. Mi piacerebbe molto andarci.>>
E io che vi devo dire, prof. Se ci volete andare, andateci. Ve lo sconsiglio penso tra me.
<<Beh... ora trovati un posto.>>
L'unico disponibile è quello vicino a una ragazza. Non mi piace. Già mi prendono in giro per i miei problemi ad aprirmi alle persone. Se ora mi metto affianco a una ragazza ancora peggio.
<<Ciao.>> mi saluta.
<<Ciao.>> la timidezza mi fa uscire il "Ciao" mozzo. <<Come ti chiami?>>
<<Julie Gaffney, ma mi chiamano la gatta. Gioco a hockey. Faccio da portiere. Le paro quasi tutte. È per questo, secondo me, che mi chiamano così. Qual è il tuo soprannome?>>
<<Non ne ho. Mi faccio chiamare Nico, ma non credo valga.>>
Poi mi ricordo come i ragazzi chiamavano me e Thomas, STORPIO IL POTENTE. Posso dirglielo o mi prenderà in giro?
Secondo me, posso farlo. Non mi sembra una rompiscatole come Huge.
<<In realtà, uno ce l'avrei. Me l'hanno dato perché avevo un amico storpio, stavamo sempre insieme. Quando andavamo a passeggio, a scuola, a giocare a palla canestro, io me lo caricavo sulle spalle. Così diventavamo una persona sola. Ci chiamavano: STORPIO IL POTENTE. Non so se valga, ora che sono solo, ma... è sempre stato questo il nostro soprannome. >>
Lei annuisce con il capo. <<Mi piace. STORPIO IL POTENTE. Quando tu e gli altri ragazzi della classe andate a giocare a palla canestro, farò il tifo per te dicendo: "Sei fantastico, STORPIO IL POTENTE."
Cavolo. Ma io da solo non riesco a giocare. Ma guardando il cielo, il mio amico corre in mio aiuto. Quindi va bene. Siamo ancora una squadra.
<<Perché parlavi di lui al passato?>>
<<Preferirei non parlarne. È dura per me. Era il mio unico migliore amico. Magari più in là>>
E lei annuisce. Quasta ragazza annuisce a tutto. Mi fa piacere, però, che non mi voglia già più chiedere nulla riguardo Thomas. Per me sarebbe troppo complicato. Odio parlare di lui come se non ci fosse. Lui è su di me in questo momento.
<<Lei è la prof. di quale materia?>> le chiedo.
<<Francese. È madrelingua. Viene da Lilla, in Francia.>>
Meno male che sono riuscito a recuperare il francese con Palange, o avrei fatto una figuraccia con la nuova prof.
<<Kane? Facevi francese, nel Cincinnati?>>
<<Si, avevo 6. Non ero né eccellente né scarso. Ero sufficiente.>>
Julie, che è accanto a me, ghigna. Che bel ghigno che ha. Mi piace. Non è sguaiata come le ragazze del Cincinnati. Meno male. Non avrei potuto sopportarlo.
La prof. sta spiegando "y" e "en", proprio dove mi ero fermato con Palange.
Meno male. Temevo di essere un ostacolo per gli altri e invece no.
Alla fine della lezione, arriva una prof. piuttosto giovane. Indossa un vestito grigio, misto fra elegante e sportivo. Mi piace.
È mora, ha gli occhi verdi. È magra e piuttosto alta. È di poco più alta di me.
<<Prof. di...?>>
<<Matematica.>>
Perfetto. Una delle materie che odio di più. Ma magari lei lo sa spiegare, o almeno farmelo capire. Quella nel Cincinnati non sapeva neanche cos'è la matematica. Speriamo.
<<Oggi vi spiegherò i minomi.>> dice. Poi, vedendomi, fa: <<Tu devi essere Nico. La prof. Laurent mi ha parlato molto bene di te. Dice che sei attento. Mi ha mentito?>>
Io scuoto energeticamente la testa.
Lei inizia a spiegare come si fa la somma.
2a+a-3a-a=-a.
Perché -a? Glielo chiedo e lei mi di che davanti "a" c'è 1, quindi 2+1 fa 3 e poi a 3-3 fa 0 e quindi rimane -1
<<Hai capito?>>
Annuisco. Ed è vero. È la prima volta che capisco un'espressione di matematica.
Mi chiede di andare alla lim e mi da la penna.
Mi detta un'espressione. a+5a-4a+3a=?
<<5a?>>
Lei annuisce contenta.
Mi dice di andare a posto.
Sono davvero felice di come sia andato in matematica, dato che non l'ho mai capita. A Julie scappa un altro ghigno.
È carina quando sorride.
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