·17· {39} Una chiamata.
Dopo essere tornato dall'ospedale, mi butto piangente sul mio letto. Non ho mai pianto per qualcuno che prima mi avesse fatto del male. In tutta la mia vita, non ho pianto che per Thomas.
Lo chiamo e gli dico che ho bisogno di lui in questo momento. Thomas è un lampo. Non ci ha messo molto prima di arrivare. Nel mio cervello, inizia una conversazione con lui.
<<Cosa succede?>> mi chiede vedendomi piangente.
<<Huge potrebbe morire e io me ne sto qui senza fare niente!>> dico fra i singhiozzi. Che mi succede? Mi sento un tantino imbarazzato.
<<Ehi! È normale piangere per qualcuno. Se ora siete amici, vuol dire che le vostre divergenze sono finite.>> Io sorrido. Come fa un esserino come lui ad essere così saggio. È proprio per questo che gli voglio un mondo di bene. Lui, dopo mia madre, ovviamente, era la persona più importante della mia vita. Un amico. Una spalla. Un complice. La mia completa felicità, insomma. Senza di lui, non sarei diventato nessuno. Lui, costringendomi nelle nostre avventure mi ha fatto diventare qualcuno. Non so come ben spiegarlo. Ma è ciò che provo, per Thomas. È l'unica persona al mondo che riuscisse a capirmi, anche quando era impossibile.
<<Grazie, amico. Mi ci voleva proprio una chiacchierata con te. Tu sei una delle persone più importanti della mia vita. Dopo mia mamma.>> dico accennando sorriso. <<E anche Huge sta diventando una persona importante. Un amico. Capisci?>>
Lo sento annuire.
<<Se vuoi... posso aiutarlo io. Dico a... svegliarsi.>>
<<Grazie, amico. Sei il migliore tu, però.>> dico e ridiamo tutti e due insieme. Ci sbellichiamo.
<<Ora vado. Ciao.>>
Io lo guardo incredulo. Non capisco dove vada in questo momento. Poi rifletto. Lui mi ha detto che può aiutarlo. Magari per intercessione sua, Huge starà di nuovo meglio. Se starà meglio, hanno detto i medici, ci avrebbero chiamati. Spero di ricevere una chiamata da loro.
Stanotte non riesco a dormire. Guardo il soffitto di camera mia e a volte piango a volte sorrido. Non so nemmeno io cosa voglio. Se uno mentre piange sorride, vuol dire che non sta molto bene.
All'improvviso sento i miei occhi cedere e piombo in un sonno profondo. Non sento rumori, non sento chiacchiere. Nulla. Sento solo... il SILENZIO. Vi starete sicuramente chiedendo come io faccia a sentire il silenzio. E io vi risponderò: "Lo sento. In camera mia non si sente altro. È tutto piombato in un silenzio tombale." Ecco cosa risponderei. Non sento neanche mia nonna che entra e mi chiama. Il silenzio.
Quando mi sveglio, mi ritrovo in ospedale. Mi viene incontro un medico che dice, secondo lui, abbia avuto un mancamento. Come posso aver avuto un mancamento. Il prossimo mese ho solo tredici anni. Non posso già soffrire di cuore.
Lui mi dice che appena sono arrivato in ospedale ero senza battito. Ma mi dice che non sono l'unico dodicenne che ha avuto un mancamento. È davvero terrificante. Problemi di cuore. Ma se ora sono sveglio e arzillo, come una gazzella. Glielo mostro. Inizio a saltellare per tutta la camera. <<Posso tornare a casa?>> chiedo al medico.
<<Almeno stanotte deve stare qui. Sa... gli accertamenti. Domattina può anche farsi dimettere, ma per oggi... mi pare impossibile.>>
Io sbuffo. Non mi va di stare nel posto in cui è stato anche Thomas. È orribile. Julie mi chiama sul cellulare. Io rispondo.
<<Cos'è successo?>> chiede. <<Ho sentito l'ambulanza.>>
<<No, niente. Hanno detto che ho avuto un mancamento. Puoi crederci.>> dico perché le sento fare un verso interrogativo.
<<E come mai hai avuto un mancamento? Sai che è grave. Vero?>>
<<Certo che si. Lo so. Ma non mi hanno spiegato. Sai, ieri ho parlato, nei messaggi con Thomas. E risentirci, forse, mi ha fatto commuovere. Ma il fatto è, che sto bene ora. Ma non vogliono dimettermi.>>
<<È meglio che ci stai pee una notte.>>
Mentre parlo con lei, devo metterla in attesa per rispondere ad un'altra chiamata. È l'ospedale dove si trova Huge. <<Pronto?>>
<<È sveglio. Ed è guarito il suo amico. Le ferite sono riemarginate e cicatrizzate. È davvero fortunato. E forte. Oggi lo controlliamo. Domani potrebbe anche uscire.>>
O mio Dio. La felicità mi sta pervadendo. Non potete proprio capire come io sia felice. <<Grazie, dottore.>>
Che bello.
Riprendo a parlare con Julie dandole le buona notizia. Lei è super felice. Sembra più arzilla di me. Anche io rido aome una matto continuando a dire: "Si è svegliato." È l'unica frase che mi esce di bocca.
<<Dormi, ora. Domani lo andiamo a trovare. Ciao.>> mi saluta.
Ora mi addormento. Un sonno, non profondo come prima, ma molto leggero. Sento parlare i medici con mia nonna che sorride. Li sento parlare di me, di come ho aiutato Huge e di come sia felice in questo momento per avergli, letteralmente, salvato la vita.
Che bello!
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